Non ti pago

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Eduardo da Collection…

Dopo lo straordinario successo di “Napoli Milionaria”, la rete ammiraglia propone un nuovo titolo con Sergio Castellitto nei panni di Fernando Quagliuolo, eccentrico inventore, padre e marito scostante. In prima serata su Rai 1 martedì 2 gennaio

Continua con “Non ti pago” la Collection De Filippo, ambizioso progetto di trasposizione filmica dei capolavori teatrali di Eduardo De Filippo, grande protagonista del teatro italiano e internazionale. Le sue commedie fondono, in un meccanismo perfetto, la comicità̀ con l’inquietudine, il ritmo dell’azione con la riflessione e, sotto un’apparente leggerezza, sono in realtà̀ specchio amaro e ironico della nostra società̀ e, dunque, assolutamente attuali. Su questo fil rouge della contemporaneità si è iniziato a lavorare attraverso la trilogia di Eduardo De Angelis interpretata da Sergio Castellitto in “Natale in casa Cupiello, “Non ti pago” e “Sabato, domenica e lunedì” come un unico discorso che racconta lo sfaldarsi dei legami tradizionali e la loro sempre più faticosa ricomposizione all’irrompere delle mutazioni sociali ed economiche che attraversano la società italiana a partire dal dopo guerra. Al “punto di vista” del regista casertano ha fatto seguito quello di Francesco Amato che ha diretto l’unica commedia al femminile di De Filippo, quella “Filumena Marturano” scritta per la sorella, dove il conflitto tra Filumena (Vanessa Scalera) e don Mimì (Massimiliano Gallo) è l’occasione per fare i conti con il passato di entrambi, alla ricerca di un mondo che deve ritrovare quella umanità piena di amore e di lacrime dove “i figli so’ figli”. Quelli di Eduardo sono tutti personaggi umanissimi e fragilissimi, che rischiano di essere travolti dalla Storia, come nel caso di “Napoli milionaria!” (regia di Luca Miniero, con Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo), dove l’improvvisa ricchezza de “lo fanno tutti” corrompe prima l’anima che i corpi e alla quale bisogna resistere nella tragica speranza di “addà passà a nuttata”. Sono tutte storie che sembrano muoversi nel mondo di oggi piuttosto che nel tempo della loro scrittura. Obiettivo della collection è raccontare i rischi e il degrado della “modernità”, rivolgendosi in particolare alle nuove generazioni che conoscono uno dei più grandi autori della cultura italiana solo per “brandelli” o “citazioni”. È soprattutto a loro che parla Eduardo.

NON TI PAGO, la storia

Ferdinando Quagliuolo ha ereditato da suo padre Saverio un Banco Lotto ma sogna di sbancarlo con una vincita straordinaria. Per questo motivo passa intere nottate sui tetti, affiancato dal fido Aglietiello, cercando di svelare gli arcani che si celano nella composizione e nella combinazione fumogena delle nuvole, nella speranza di ricevere i numeri giusti da giocare. Finalmente il giorno della vincita arriva ma a beneficiarne è Mario Bertolini, il suo giovane e già fortunatissimo impiegato, segretamente fidanzato con sua figlia Stella. A dargli i numeri vincenti è stato proprio Don Saverio che gli è comparso in sogno chiamandolo “Piccerì”. Ferdinando è roso dall’invidia e, quando il giovane gli consegna il biglietto per fargli vedere che non sta mentendo, se ne impossessa; quel biglietto è suo di diritto: il padre, infatti, ha dato in sogno i numeri vincenti a Bertolini, è vero, ma solo perché questi abita nella vecchia casa di Quagliuolo. Il povero don Saverio, non sapendo del trasloco del figlio, era convinto di trovare nella camera da letto proprio lui, Ferdinando! Tant’è vero che lo ha chiamato: “Piccerì”.

I PERSONAGGI

FERDINANDO QUAGLIUOLO (Sergio Castellitto)
Eccentrico inventore, padre e marito scostante, ha ereditato la gestione di un Banco Lotto dopo la morte del padre. È egli stesso un accanito giocatore, alla perenne ricerca di numeri vincenti tra le stelle e le nuvole, a dispetto della sua eccezionale sfortuna.

MARIO BERTOLINI (Gianluca Di Gennaro)
Impiegato al Banco Lotto di Ferdinando, Mario inanella vincite su vincite suscitando la feroce invidia nel suo datore di lavoro. Come se non bastasse, è innamorato, corrisposto, di sua figlia Stella.

CONCETTA QUAGLIUOLO (Maria Pia Calzone)

Moglie di Ferdinando e madre di Stella, trascorre le sue giornate tentando di porre rimedio alle intemperanze del marito.

STELLA QUAGLIUOLO (Pina Turco)

Figlia di Ferdinando e Concetta, è innamorata di Mario che vuole fortemente sposare, nonostante l’ostilità del padre.

AGLIETIELLO (Giovanni Ludeno)

Fedele servitore di Ferdinando, complice delle sue intemperanze e compagno delle sue notturne osservazioni astrali. Invaghito, non corrisposto, della giovane Margherita.

MARGHERITA (Angela Fontana)

Cameriera di casa Quagliuolo, volitiva e ben decisa a non cedere alle avances del vecchio Aglietiello.

DON RAFFAELE (Maurizio Casagrande)

Uomo di fede, confidente spirituale di Concetta, particolarmente amante dell’anice. Proverà, invano, a convincere Ferdinando dell’illegittimità delle sue azioni.

AVVOCATO STRUMMILLO (Giovanni Esposito)

Uomo di legge coinvolto nell’azione dallo stesso Ferdinando convinto, erroneamente, che il diritto sia dalla sua parte.

LE SORELLE FRUNGILLO (Antonella Morea e Carmen Pommella)

Sorelle, zitelle, vicine di casa della famiglia Quagliuolo. Fermamente convinte, a buona ragione, del coinvolgimento di Don Ferdinando nella repentina dipartita del loro amato cane.

ERMINIA (Biancamaria D’Amato)

Zia di Mario, preoccupata per la sua sopravvivenza e intenzionata a far quanto possibile per aiutarlo.

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La luce nella masseria

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In onda domenica 7 gennaio in prima serata su Rai 1, il film Tv diretto da Riccardo Donna e Tiziana Aristarco si colloca nell’ambito delle celebrazioni per i settant’anni della televisione e racconta l’arrivo del nuovo medium in una famiglia del Sud Italia. Nel cast Domenico Diele, Aurora Ruffino, Giovanni Limite, Giusy Frallonardo, Carlo De Ruggieri e con Renato Carpentieri

Il 3 gennaio del 1954 la Rai inizia il regolare servizio di trasmissione su tutto il Paese e nel giro di pochi anni la televisione entrerà nelle case degli italiani: nel 1965 gli abbonati saranno oltre 6 milioni. “La luce nella masseria”, film tv in prima visione domenica 7 gennaio in prima serata su Rai 1 – una produzione Èliseo Entertainment in collaborazione con Rai Fiction, prodotto da Luca Barbareschi per la regia di Riccardo Donna e Tiziana Aristarco – si colloca nell’ambito delle celebrazioni per i settanta anni della televisione e racconta l’arrivo del nuovo medium in una famiglia del Sud Italia negli anni ‘60. Più precisamente in una famiglia di Matera, città della Basilicata che una quindicina di anni prima era stata definita da Palmiro Togliatti “vergogna nazionale” per le misere condizioni di vita degli abitanti. Si tratta di una popolazione che per il 95% si sostiene con l’agricoltura e che ha un’emigrazione (verso il nord e verso l’estero) ancora piuttosto significativa. Il racconto si colloca proprio nel momento in cui il progresso, portato anche dalle prime fabbriche, causa lo svuotamento delle campagne. «È una bella storia, educativa e leggera – dice Maria Pia Ammirati, direttore di Rai Fiction – ‘La luce nella masseria’ è una favola luminosa vista attraverso gli occhi di un bambino per celebrare i 70 anni di Rai, azienda che ha fatto la storia tecnologica, culturale e sociale». Anche i Rondinone, la famiglia narrata nella serie, si confrontano con l’avvento della modernità. Sono una famiglia numerosa e unita che, sotto la guida del patriarca Eustachio (Renato Carpentieri), ha sempre fatto fronte comune alle avversità e da decenni lavora la terra e vive dei frutti della propria fatica. Una vita dura, ma che per l’undicenne Pinuccio (Giovanni Limite) è impastata di magia e di sogni, come quello di avere un televisore. L’eroe di Pinuccio è suo zio Vincenzo (Domenico Diele): il più forte, il più simpatico ma anche il più moderno e al passo con i tempi. Essendo anche un bel ragazzo, è conteso da due donne: Giuseppina e Imma (Aurora Ruffino). Un giorno però zio Vincenzo si ammala, la diagnosi è grave: sclerosi a placche. Costretto a smettere di lavorare nei campi, Vincenzo presto si ritrova su una sedia a rotelle. La famiglia, preoccupata dall’avvenire di Vincenzo, per assicurargli una vita normale, gli compra una tabaccheria in città, proprio accanto a un negozio di televisori che diventa meta fissa di Pinuccio. «Siamo nel lontano 1962 – raccontano i registi Riccardo Donna e Tiziana Aristarco – Pinuccio ha nove anni e a modo suo ci racconta la vita della sua grande famiglia rurale, che fa i conti con le amare sorprese della vita e con l’arrivo della modernità. L’avvento della tv diventa un momento epocale nella memoria del bambino. Realizzare questo lavoro è stato per noi tutti una specie di viaggio nel tempo. Abbiamo girato realmente molte scene nelle case originali dei sassi di Matera. Con grande cura abbiamo ricostruito quel mondo che in quegli anni viveva ancora senza acqua corrente, senza servizi igienici e con gli animali dentro casa per scaldarsi». A coprodurre il film Tv sono Rai Fiction e la Eliseo Entertainment di Luca Barbareschi: «La Rai offre migliaia di ore di Servizio Pubblico tenendo compagnia a milioni di persone – afferma il produttore – è l’ultima possibilità di narrazione di questo Paese. ‘La luce nella masseria’ racconta come eravamo innocenti, aperti alle novità, alle tragedie e alle emozioni».

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LA STORIA

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Creature senza nessun potere

«Come mettersi al servizio di un’idea tanto semplice quanto gigantesca? Con tutta l’umiltà e la fedeltà possibili» afferma Francesca Archibugi, regista della serie evento tratta dal capolavoro di Elsa Morante, uno dei testi fondamentali della letteratura italiana. Quattro prime serate, da lunedì 8 gennaio in prima visione su Rai 1

La Storia (History: A Novel), director Francesca Archibugi, cinematography Luca Bigazzi. A series based on the ‘History: A Novel’ of Elsa Morante, in Rome during the war and after the war.

Tutta la Storia e le nazioni della terra s’erano concordate a questo fine: la strage del bambinello Useppe Ramundo.

“La Storia”, Elsa Morante, 1974

Roma, quartiere San Lorenzo. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Ida Ramundo, maestra elementare rimasta vedova con un figlio adolescente di nome Nino, decide di tenere nascoste le proprie origini ebraiche per paura della deportazione. Un giorno, rientrando a casa, viene violentata da un soldato dell’esercito tedesco, un ragazzino ubriaco.  Dopo lo sgomento, l’angoscia e la vergogna, scopre di essere incinta. Mentre Nino trascorre l’estate al campeggio degli Avanguardisti, Ida partorisce in segreto un bambino prematuro, piccolo e quieto, con gli stessi occhioni azzurri del padre, quel soldato ragazzino tedesco già morto in Africa. Quando Nino torna a casa e scopre il fratellino, lo accetta di slancio e se ne innamora. Lo soprannominerà Useppe. La piccola famiglia viene stravolta dagli eventi della guerra: prima Nino, fascista convinto, decide di partire per il fronte contro il parere di Ida, lasciandola sola con Useppe; poi, nel bombardamento di San Lorenzo del luglio 1943, la loro casa viene distrutta, Ida perde tutto ed è costretta a sfollare a Pietralata. Da quel momento, ogni giorno diventerà una lotta per la propria sopravvivenza e per quella del suo bambino. 

Intanto, Useppe cresce aspettando i ritorni di suo fratello, al quale è legato da un amore inossidabile, mentre una vitalità a tratti disperata spinge Nino verso la lotta armata di Resistenza, verso l’amore, verso i compagni, pieno di desideri; più soldi, più affari, più avventura. Dopo la guerra si darà al contrabbando, prima di sigarette e poi di armi. Vuole una vita migliore per sé, per Ida e per Useppe.


La parola a Francesca Archibugi, regista

Tutto nasce da una violenza sessuale di un giovane soldato tedesco su una donna incapace di difendersi. Quel giovane soldato morirà poco dopo, in guerra. Tutti sono incapaci di difendersi. I personaggi di questo grandioso libro sono creature senza nessun potere, attraversate da forze collettive, piccole figure che tentano di sopravvivere nel decennio di un secolo che ha attraversato l’orrore assoluto. Come mettersi al servizio di un’idea tanto semplice quanto gigantesca? Con tutta l’umiltà e la fedeltà possibili. Attenzione spasmodica alla distribuzione dei ruoli, alla scelta degli attori e delle attrici, dei cani e dei bambini, delle case, delle piazze, delle scarpe e delle ciabatte. Immagini. Voci. Luci. Suoni. Il lavoro di regìa è una sequenza infinita di scelte macro e microscopiche, grandi impostazioni e minimi dettagli. Guidare un’armata di collaboratori geniali, tutti tesi allo stesso scopo: cercare di restituire nei personaggi e nelle scene lo stesso stupore, divertimento, orrore, disperazione provati leggendo “La Storia” da adolescenti. Con la precisa certezza che sarebbe stato impossibile.

È stato terrificante e bellissimo.

I PERSONAGGI

Ida Ramundo vedova Mancuso (Jasmine Trinca)

È una diligente maestra elementare, figlia di maestri, semplice, infantile, conserva ancora una “faccia da bambina sciupatella”.  Crede con fervore nell’istruzione e solo dentro l’aula con i suoi scolari prova un po’ di pace. Il mondo le fa paura. Rimasta vedova e sola da giovane, mezza ebrea, attraversa il fascismo, le leggi razziali e l’occupazione di Roma da parte dei nazisti con un terrore occulto. Ama i suoi figli come un’innamorata, prima di Nino, adolescente bello e inquieto che la tiene in un continuo stato d’agitazione, e poi di Useppe, il suo pupetto dallo sguardo celeste. I suoi figli sono la sua unica ragione di vita, “come certe gatte malandate”.

Nino (Francesco Zenga)

Cresce durante i cinque anni di guerra. Odia la scuola, infrange i sogni di Ida di vederlo laureato abbandonando gli studi per arruolarsi volontario nell’esercito fascista. S’immerge nel caos della guerra, ritorna a casa dopo essersi unito a sorpresa ai partigiani della cellula dei castelli romani. L’Italia sobbolle, lui viaggia, attraversa il fronte, va a Napoli, si unisce agli americani. Nino è sempre in movimento, pieno di idee, a volte in conflitto fra loro; da orfano di padre, comanda sulla madre ed è intollerante a tutte le autorità, correndo a perdifiato felice e disperato verso il suo destino.

Useppe (Christian Liberti/Mattia Basciani)

Frutto della violenza sessuale di un soldato tedesco, è un bambino di una dolcezza quasi soprannaturale, pieno d’amore per l’universo, gli uomini e gli animali. Il suo sguardo azzurro conquista il mondo e tutte le persone che lo incrociano.  Durante la terribile occupazione nazista che affama Roma, Ida si batte come una lupa per cercare di trovare per lui qualcosa da mangiare, farlo crescere, non farlo ammalare. Perché Useppe soffre di assenze, chiamate Piccolo Male, che finita la guerra lo faranno passare attraverso la trafila di medici e medicine. Ida è fiduciosa perché è la stessa malattia di cui soffriva lei da piccola e dalla quale è guarita.

L’oste Remo (Valerio Mastandrea)

Proprietario di un’osteria a San Lorenzo, è una specie di capo di quartiere, amato e rispettato, l’unico che Nino sta a sentire e, per questo, amato anche da Ida. Si scoprirà essere uno dei capi della resistenza armata e farà da tramite per passare le notizie tra Ida e il figlio Nino. Non abbandonerà mai Ida e le sarà sempre vicino.

Eppetondo (Elio Germano)

Giuseppe Cucchiarelli è un marmista che dopo il bombardamento di San Lorenzo sfolla a Pietralata insieme a Ida e Useppe. Chiamato Giuseppe Secondo per l’eccesso di Giuseppi nel capannone degli sfollati, viene ribattezzato Eppetondo da Useppe che non sa pronunciarne il nome. Comunista, d’animo gentile e generoso, è uno strano tipetto che si lega con amicizia fortissima e anomala prima a Useppe e poi a Ida. Quando compare Nino partigiano, si unisce di slancio alla lotta armata. Catturato dai nazisti, si comporterà da piccolo grande eroe per non tradire i compagni.

Carlo Vivaldi (Lorenzo Zurzolo):

Il vero nome è Davide Segre, studente ebreo di Mantova, è un anarchico nonviolento. Scampato alla deportazione che ha sterminato la sua famiglia, dopo l’incontro con Nino si convince a partecipare attivamente alla lotta partigiana. L’uccisione violenta di un tedesco, lo porterà a un conflitto interiore che lo consumerà. Dopo la guerra, ritrova Useppe conosciuto durante lo sfollamento a Pietralata. Il bambino si legherà a lui, lo cercherà, mentre Davide, incapace di riprendersi dalle ferite della guerra, sprofonderà sempre di più nella solitudine.

I Mille (Vincenzo Antonucci, Anna De Stefano, Rosaria Langellotto, Arcangelo Iannace)

Famiglia mezza romana mezza napoletana, scampata ai bombardamenti a tappeto di Napoli.  Si sono rifugiati nel ricovero per gli sfollati di Pietralata, guidati dalla furbizia di Domenico (Vincenzo Nemolato). Chiamati così perché numerosi, sono tutti imparentati tra loro. Sono allegri, spregiudicati, ridono, litigano, fanno la borsa nera. Tra loro si distingue la sora Mercedes (Carmen Pommella), matrona della famiglia, che nasconde sotto una coperta i beni alimentari e li smercia anche all’interno del capannone; e Carulina (Flora Gigliosetto), chiamata da Useppe Ulì, una quindicenne già madre di due gemelline di cui dice di non sapere chi è il padre. Affettuosa, allegra, “canterina e piagnona”, resterà nei ricordi di Useppe per sempre.

La famiglia Marrocco: Ida e Useppe affittano una stanza nella loro casa di Testaccio una volta abbandonata Pietralata.  Sono ciociari: in casa ci sono il nonno, un vecchio un po’ rimbambito che vuole solo bere vino, il signor Tommaso Marrocco (Enzo Casertano) che lavora come portantino in ospedale, la signora Filomena Marrocco (Antonella Attili), sarta in casa, brutale e sboccata, sempre dietro al lavoro delle macchine da cucire e circondata di clienti, e Annita (Ludovica Francesconi), la piccola sposina del figlio Giovannino, disperso in Russia. L’attesa del ritorno di Giovannino è il pensiero fisso della famiglia. Il suo nome e la sua foto campeggiano nella casa e nei pensieri.

Santina (Asia Argento)

È una prostituta che va a casa Marrocco a leggere i tarocchi, di cui è esperta, interrogata come un oracolo da Filomena e Annita sulla sorte di Giovannino. Lì conosce Davide Segre, con il quale intreccia una relazione intima, anche di pensieri e conforto, che ingelosisce Nello (Josafat Vagni) il suo magnaccia violento e possessivo.

Blitz e Bella

Sono i cani della famiglia Ramundo-Mancuso. Blitz, voluto da Nino quando è nato il fratellino, come una sorta di risarcimento. Quando parte soldato, lo affida a Useppe, in segno del loro legame speciale. Ma il cagnolino morirà sotto le macerie del bombardamento di San Lorenzo, il primo trauma indelebile per Useppe. Bella, invece, è una magnifica maremmana enorme e bianca, di cui s’innamora Nino come fosse una ragazza e che va a vivere con loro appena finita la guerra. Sarà compagna di grandi avventure per Useppe e nelle sue scorribande romane starà sempre appiccicata a lui, per proteggerlo da tutto. Quando Nino non c’è, Bella veglia sulla famiglia e sulla malattia di Useppe come una seconda mamma.

Patrizia (Romana Maggiora Vergano)

È la fidanzata di Nino, di cui si innamora anche Useppe, per la sua dolcezza e la sua allegria. Fanno giri in moto in tre e, durante una scampagnata al lago, Useppe li vede fare l’amore. Insieme trascorrono momenti intensi di felicità. Di questa felicità resterà Ninetta, la pupetta che Patrizia avrà da Nino.

Vilma (Giselda Volodi)

È una strana donna, un po’ maga, un po’ strega, che Ida incontra al ghetto. È considerata dagli altri ebrei una che vaneggia, poiché riporta le notizie delle radio straniere che ascolta dalla signora da cui lavora. Notizie che sono prese con fastidio, come profezie squinternate di una donna fuori di sé. C’è troppo orrore in quello che racconta, morte, deportazione, nessuno le crede. 

Signora Di Segni (Anna Ferruzzo)

Ha un negozio di tessuti nella piazza principale del ghetto. È la più scettica sulle profezie di Vilma, non vuole crederle. Ida la incontra di nuovo vicino alla Stazione Tiburtina, dopo che tutta la sua famiglia è stata rastrellata il 16 ottobre del ’43. Ida la segue fino al treno, e la vede gridare ai fascisti e ai nazisti di fare partire anche lei con i suoi cari, pensando che andranno in un campo di lavoro e non in un campo di morte.

La storia inizia così…

La maestra Ida Ramundo è ebrea, ma lo tiene nascosto. Il marito è morto anni prima e lei vive con suo figlio Nino, adolescente bellissimo ed esuberante. La vita di Ida, fra scuola e San Lorenzo, procede impaurita ma tranquilla, aiutata spesso dall’oste Remo.  Un giorno di gennaio del 1941 tutto cambia: Gunther, un giovanissimo soldato tedesco, la segue in casa e la violenta. È quello il giorno in cui la Storia bussa alla porta di una donna normale: Ida si scopre incinta. Mentre Nino è lontano al campeggio con gli Avanguardisti, nasce un neonato magico, con degli occhi azzurri bellissimi. 

Al ritorno, Nino non fa domande e si innamora istantaneamente del fratellino.  E il piccolo di lui. Fra i due fratelli s’instaura un legame fortissimo. Però Nino, fascista esaltato, abbandona la famiglia e il liceo, spezzando i sogni di Ida, e si arruola in guerra volontario, salutato da tutto il quartiere. Ida resta sola con il piccolo soprannominato Useppe. La guerra sconvolgerà ben presto le vite di tutti. San Lorenzo viene bombardato, la casa di Ida distrutta e Blitz, il cagnolino di Nino, muore sotto le macerie. 

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La cucina che parla un linguaggio più intimo

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FLAVIO MONTRUCCHIO

L’attore e conduttore è tornato in Rai alla guida della nuova edizione di “Cook40”, il cooking game culinario del mezzogiorno di Rai 2, in onda tutti i sabati alle 12. Gli ospiti si raccontano tra ricette, consigli e sfide, in compagnia di uno chef professionista

Rai 2: Flavio Montrucchio conduce nuova edizione ‘Cook 40’ Flavio Montrucchio negli studi Rai di Napoli dove sta registrando le puntate della nuova edizione del programma ‘ Cook 40’, 20 novembre 2023. ANSA/CIRO FUSCO

La conduzione di questo programma è per lei un nuovo inizio?

Oppure un ritorno al futuro! Sono particolarmente felice. In questo momento sono a Napoli per registrare un’altra puntata e ne parlo con grande piacere e soddisfazione perché è bellissimo lavorare qua, in questa location così solare e brillante.

Questo programma di cucina è dedicato anche a chi ha davvero poco tempo. In tantissimi quindi?

La maggior parte ormai. Nella frenesia delle mille cose che dobbiamo fare, c’è pochissimo tempo. In trasmissione diamo questi famosi quaranta minuti agli ospiti, che sono un tempo congruo e coerente con gli anni in cui viviamo per cucinare qualcosa di buono e non buttato lì.

I personaggi noti si raccontano con le ricette. La cucina diventa qualcosa di intimo?

Quello che mi piacerebbe portare a casa è proprio questo. Conoscere il nostro ospite attraverso la cucina, vedere come se la cava non nell’ambito per cui è diventato famoso, ma alle prese con qualche fornello, coadiuvato da uno chef che gli dà una mano. La cucina ci dà la possibilità di parlare un linguaggio più intimo e conviviale come tra le mura domestiche. La cucina è dunque un pretesto per conoscerlo meglio. E poi ci divertiamo.

Lei come si trova tra i fornelli?

Mi trovo bene. Mi piace la situazione familiare, di tranquillità, di convivialità tra l’ospite, me e il pubblico a casa. La mia missione non è quella di addestrare il pubblico a casa su come cucinare meglio qualcosa, non ho questa pretesa. Il mio ruolo è quello di collante tra il pubblico e il prodotto che portiamo. Io faccio proprio la parte di quello che fa domande, che potrebbero essere anche quelle di chi è a casa e non è preparatissimo.

In questa edizione sono tanti i consigli per fare la spesa. Lei la fa? E le capita di comprare cose inutili?

Faccio la spesa spesso e compro tantissime cose inutili. Sono passato da vent’anni fa con la lista in mano, a campione di spesa. Sono un po’ compulsivo perché a parte le cose che devo comprare per necessità, mi faccio attrarre dalle offerte, dal marketing e poi dalla gola. Non sono uno di quelli che va a fare la spesa a stomaco pieno e per questo il carrello esce sempre pieno. Se volete interrogarmi conosco tutti i prezzi e le offerte del momento!

Le piace sperimentare in cucina oppure preferisce la tradizione?

Bella domanda perché, per come sono io, dovrei rispondere la tradizione. Ma in realtà, quando cucino, non replico mai la stessa cosa. In base a quello che trovo invento qualcosa.

Nel programma non mancano i consigli dei nutrizionisti. Lei segue una dieta precisa o si concede degli sgarri?

Ho la mia tecnica che è quella di ascoltare il mio corpo. Attendo un attimo quando vedo un alimento e cerco di capire se mi invita a mangiarlo. Ad esempio, non mangio dolci perché non mi piacciono, ma alcune volte sento la necessità di mangiarli. Altre volte capita con alimenti diversi. Non ho una dieta specifica, ma attendo suggerimenti dal mio corpo.

Quali erano i sapori della sua infanzia?

Vengo da una famiglia di estrazione contadina. Sicuramente i sapori legati alla terra, ai vigneti, all’uva quando c’era la vendemmia. Ho sempre fatto l’orto e tutt’ora lo coltivo, quindi la terra ha un odore particolare e anche gli ortaggi che vengono fuori hanno un sapore diverso. La mia infanzia ha una allure contadino.

Tra i piatti più strani che ha assaggiato, quale ritiene il peggiore in assoluto?

Mi è capitato più volte, viaggiando al di fuori dall’Italia. In Indonesia, ad esempio, ho assaggiato una cosa con un accostamento impensabile: cioccolata con il pomodoro. Non riesco a capacitarmene. Più volte all’estero sono rabbrividito.

Un invito a seguirla, ai lettori del RadioCorriereTv?

Mi farebbe molto piacere che ci seguiste non tanto per i consigli di cucina che diamo, ma per stare con noi un’oretta in compagnia e soprattutto in serenità, che è quella che mi piacerebbe portare con questo programma.

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Mi godo questa seconda giovinezza

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RUGGIERO DEL VECCHIO

Una vita in sartoria a confezionare abiti eleganti, poi, dismessi ago e filo, l’incontro con il re della Tv, Fiorello, e la ribalta dello spettacolo. A 83 anni, il nonno-cantante di “Viva Rai 2!” è personaggio amato e apprezzato dal pubblico

La Tv con Fiore l’ha resa molto popolare, Ruggiero, è felice?

Felicissimo, Rosario mi ha dato una seconda giovinezza, con lui sto benissimo.

Come sono cambiate le sue giornate da quando ha incontrato la Tv?

Alla mattina non vedo l’ora di uscire di casa (sorride). Mi sveglio e alle 5, massimo alle 5.30, sono pronto per uscire di casa ed essere puntuale al Foro Italico. Sempre con l’entusiasmo di un ragazzino.

E la sera?

Alle 9 sono a letto per ricaricare le batterie.

In famiglia come vivono la popolarità di nonno Ruggiero?

I miei nipoti sono entusiasti. Mi mandano i messaggi, si complimentano con me. Avere l’apprezzamento di figli e nipoti fa molto piacere. Mi vogliono bene.

Come e quando nasce la sua passione per la musica?

Ho fatto il sarto sin da ragazzo e in sartoria, dove trascorrevo tutta la giornata, si è sempre ascoltata tanta musica. Si cantavano le canzoni del Festival di Sanremo, che ascoltavamo prima alla radio poi in televisione, sentivamo Carla Boni, Gino Latilla, Achille Togliani, il Duo Fasano. Da allora ho sempre cantato con grande passione…

Imparando i testi a memoria?

Certamente. La sera, a letto, imparavo i brani che mi piacevano di più: “Vecchio frack”, “Il torrente”, “Buongiorno tristezza”, “Incantatella”…

… una canzone del cuore ce l’ha?

“Giamaica”, che negli anni Cinquanta è stata interpretata da numerosi artisti, ma anche “Granada” di Claudio Villa.

Che cosa le piace, e cosa le piace di meno, della musica di oggi?

Alcuni brani di oggi, che mi fanno ascoltare i miei nipoti, sono bellissimi. Certo, quelli dei miei tempi erano più melodici, la musica moderna ha ritmi molto diversi.

Tra i grandi ospiti di “Viva Rai 2!” ce n’è stato uno che ha incontrato con più piacere?

Tutti! Anche se Gianni Morandi ha qualcosa in più, devo dire che mi ha colpito all’istante, è un amico, un ragazzo semplice, uno come noi. È stato bello incontrarlo, era come se ci conoscessimo da una vita.

Cos’è per lei Fiorello?

Fiorello è la sincerità e l’allegria. Con lui si ride, si scherza, si canta. Un amico veramente, gli sono molto grato per questa bella avventura che dura da anni.

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PROFUMO DI BUONO

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Natalia Cattelani è in libreria e negli store digitali con le ricette dei suoi nuovi dolci alla portata di tutti: torte e crostate adatte a ogni occasione, perfette per fare colazione al mattino, per essere servite come dessert a una cena tra amici, o per festeggiare una ricorrenza importante

Torna in libreria con i suoi dolci. Sono ricette alla portata di tutti?

Assolutamente sì, sono proprio i dolci di casa come mi piace definirli. Possono essere replicati senza bisogno di attrezzature particolari e con pochi ingredienti, solo con la voglia di prepararli.

Ha preso spunto dalla tradizione di casa sua?

Soprattutto nei precedenti libri. Poiché questo è il terzo che tratta di dolci, ci ho messo la mia esperienza di golosa. A me piacciono tantissimo i dolci e quando li vedo sono sempre molto incuriosita. Quando guardo qualcosa di nuovo, la faccio mia mettendo gli ingredienti che mi piacciono di più.

Da dove nascono invece le sue creazioni originali?

Cerco di mettere insieme tante esigenze. Guardo la praticità ad esempio. Poi ci sono dolci che a casa si riescono a realizzare con semplicità. Mi piace che chi fa i miei dolci abbia la soddisfazione di una buona riuscita. Quindi le mie ricette vengono da tutto quello che mi circonda. Dalla stagionalità e dai profumi invernali con le spezie. Mentre d’estate guardo tutto quello che è leggero e fresco. Sono continuamente alla ricerca del prossimo dolce da fare.

E’ diventata un punto di riferimento on line per gli appassionati di cucina. Cosa condividete in particolare?

Il fatto di condividere dolci in tv ha creato una community che è anche on line dove sono diventata un punto di riferimento per i dolci di casa. Ma, essendo una mamma con quattro figli che lavora e che deve comunque mettere in tavola ogni giorno qualcosa, cerco anche di condividere quello che faccio durante il giorno per la mia famiglia. Spunti per chi mi segue. Pasti veloci, fatti bene, con ingredienti di stagione e che possano piacere alle famiglie dove ci sono dei ragazzi.

“Prova del cuoco” prima e poi “È sempre mezzogiorno”. La televisione è la sua seconda cucina?

Sì, davvero! Non lo avrei creduto neanch’io. Tutto è nato da una mail dove mi si chiedeva se avessi voglia di partecipare in studio con dei bambini. Io sono nata, televisivamente parlando, con la cucina per ragazzi e bambini. Tutto è iniziato per gioco. I bambini sono cresciuti e siamo passati ad altro.

Nel suo libro, sua sorella racconta che sin da ragazzine, lei trascriveva in bella copia il ricettario delle torte di famiglia. Lo conserva ancora?

Assolutamente sì. Sono una che butta tante cose e non tiene molti ricordi. Ma quello sì. Tra l’altro lo tengo insieme ad un quaderno delle elementari. In un compito in particolare la maestra ci diede un tema libero e io raccontai come avevo cucinato lo gnocco fritto, con ricetta e sequenze. Presi 9.

Rispetto a quelle ricette, però, si lasciava andare anche a piccole variazioni…

Sì, perché mi piaceva personalizzarle. Le provavo e poi la volta successiva le aggiustavo, facendole mie. Raramente mi adeguavo a quello che vedevo. Sono una creativa, ma non tocco le ricette della tradizione. Mi avvantaggio solo sulle tecniche.

Cosa significa per lei, in casa, preparare un dolce per qualcuno?

Per me il dolce, sembra scontato, ma significa pensare a qualcuno e trasmettergli il proprio sostegno. Ho preparato torte ad amiche in difficoltà, trasmettendo loro vicinanza. Ovviamente arrivava la mia torta, ma poi c’ero anch’io per loro. Il dolce ha questa magia di emanare profumi che piacciono anche a chi non gradisce tanto mangiarli. Preparare un dolce per me è come esprimere qualcosa che non so dire a parole. Sono una donna pratica e i dolci parlano per me.

Una ricetta di Natale per i nostri lettori?

Trovo che sia molto delicata e pratica, da preparare anche il giorno prima, la corona con i frutti di bosco con crema alla namelaka. Una crema che si fa da sola, molto semplice. Ho fatto questa corona e l’ho decorata con stelline di biscotti. Una torta di Natale un po’ fuori dalla tradizione di Natale che è a pagina 249 del mio libro.

E una ricetta dolce per l’ultimo dell’anno?

Un dolce pratico, che si prepara prima, dato che arriviamo sempre all’ultimo momento di corsa: la torta semifreddo a vulcano. Fa un figurone incredibile, è gradevole dopo un pasto abbondante, si presenta molto brillante. Si tratta di due torte messe insieme che tagliate in un certo modo creano una cupola. Sembra una ricetta difficile ma non lo è, ed è un dolce che può essere congelato. Lo trovate a pagina 230. Credo sia molto divertente per l’ultimo dell’anno.

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La guerra non è ancora finita… prima ha dà passà a nuttata

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Continua grazie al Servizio Pubblico l’ambizioso progetto di trasposizione cinematografica delle opere di Eduardo. Dopo “Natale in Casa Cupiello”, “Sabato, Domenica e Lunedì” e “Filumena Marturano” il progetto prosegue con “Napoli Milionaria!”, la commedia più “contemporanea” dell’autore napoletano con i suoi riferimenti alle aberrazioni delle guerre e al potere del denaro. Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo in prima serata su Rai 1 lunedì 18 dicembre

È un ambizioso progetto di trasposizione filmica dei capolavori teatrali di Eduardo De Filippo, grande protagonista del teatro italiano ed internazionale, che impegna la Rai nel suo ruolo centrale di Servizio Pubblico dedicato a custodire e rinnovare la memoria culturale del nostro Paese: «Siamo andati a toccare uno degli autori più importanti del Novecento italiano, che ha naturalmente una produzione sterminata. Tutto è nato durante il Covid, abbiamo pensato di fare un regalo di Natale agli italiani: il grande teatro di Eduardo in forma cinematografica» afferma Ivan Carlei, vicedirettore di Rai Fiction. Le commedie di Eduardo fondono in un meccanismo perfetto la comicità con l’inquietudine, il ritmo dell’azione con la riflessione e, sotto un’apparente leggerezza, sono in realtà specchio amaro ed ironico della nostra società. Dopo “Natale in Casa Cupiello”, “Sabato, Domenica e Lunedì” e “Filumena Marturano” il progetto continua con la commedia più “contemporanea” dell’autore napoletano con i suoi riferimenti alle aberrazioni delle guerre e al potere del denaro. Realizzata per la prima volta nel suo ambiente “testuale”, un vicolo nel cuore di Forcella, mette in scena una famiglia che si dissolve e che, solo ai confini del baratro, cerca di ritrovare se stessa. Dentro i suoi spazi angusti senza sole né luce, con la materia porosa delle sue mura e i legni sbreccati dei suoi portoni, si muovono i protagonisti della storia, Gennaro, la moglie Amalia e i loro tre figli, in un dialogo continuo con gli altri abitanti del vicolo. Nessuno di loro è innocente: tutti in cambio della felicità sono pronti a vendersi l’anima. Faust dentro vicolo Scassacocchi. In questo mondo ha lavorato il regista Luca Miniero per raccontare in primo piano una famiglia e sullo sfondo l’umanità lacera e disperata che la circonda, dove la pietas è scomparsa travolta dalla fame. Qui vivono gli Jovine alla ricerca commovente della loro identità, aggrappati alla speranza che “Ha dà passà a nuttata”. La collection continua il 2 gennaio su Rai 1 con “Non ti pago” diretto da Edoardo De Angelis e interpretato da Sergio Castellitto.

Napoli Milionaria!

La storia…

È il racconto, attualissimo, della potenza del denaro e della sua capacità di corrompere le anime. Lo vivono sulla propria pelle Gennaro e Amalia Jovine e i loro tre figli. Il primo, ex tranviere, è costretto a fare il finto morto per coprire i traffici della moglie che si arrangia con la borsa nera in combutta con Errico Settebellizze. Cercano di sopravvivere alla miseria in cui è piombata la città nel suo ultimo anno di guerra. E poi arriva la pace, l’abbondanza delle merci americane, la fame dei napoletani e i soldi, tanti soldi. Gennaro, catturato dai tedeschi in ritirata, è ormai scomparso dalla vita della donna che rimane abbagliata da tutta quella ricchezza a portata di mano. Quando inaspettatamente ritorna, la sua famiglia si è dissolta e “perduta”. Amalia è una donna ricca in società con Settebellizze, innamorato di lei, e tratta con crudeltà spietata quelli che si rivolgono a lei per acquistare beni di prima necessità. Amedeo, il figlio più grande è diventato un ladro di pneumatici, Maria Rosaria la figlia maggiore è incinta di un soldato americano che l’ha poi abbandonata. Sarà l’improvvisa malattia di Rituccia, la figlia più piccola, a costringere tutti a fare i conti con quello che sono diventati. Gennaro inizierà a ricostruire l’identità onesta della sua famiglia facendo aprire gli occhi ad Amalia per guardare l’inferno in cui è precipitata. Sarà un percorso lungo e incerto perché, come ha ripetuto inascoltato dal giorno del suo ritorno Gennaro, la guerra non è ancora finita. Prima “ha dà passà a nuttata”.

I PERSONAGGI

Gennaro Jovine (Massimiliano Gallo): un tranviere senza più tram e famiglia

Amalia Jovine (Vanessa Scalera): una moglie disposta a qualsiasi cosa per i suoi figli

Errico Settebellizze (Michele Venitucci): un borsaro innamorato di Amalia

Amedeo (Vincenzo Nemolato): un figlio pulito sporcato dalla guerra

Maria Rosaria (Carolina Rapillo): una figlia abbandonata a se stessa

Rituccia (Andrea Solimena): una figlia più piccola che si troverà di fronte alla morte

Brigadiere Ciappa (Jacopo Cullin): un poliziotto che apprezza le recite

Ragioniere Spasiano (Tony Laudadio): un uomo ridotto alla miseria dalla borsa nera

Peppe o’ cricco (Gennaro Di Biase): un’anima nera per Amedeo

‘O miezo prèvete (Marcello Romolo): un confidente e amico di Gennaro

Donna Peppenella (Maria Bolignano): una popolana che ammira Amalia

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La seconda chance

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Un film che affronta la tematica genitori-figli con leggerezza, trattando in modo sincero le dinamiche che si creano all’interno di un nucleo famigliare. Un racconto perfetto per le feste, in prima visione assoluta su Rai 1 venerdì 29 dicembre alle 21.25

«Per la prima volta con questo film ho scelto di raccontare la famiglia. La storia affronta la tematica genitori-figli con leggerezza, trattando in modo sincero le

dinamiche che si creano all’interno di un nucleo famigliare. Il film vuole divertire ma senza tradire l’autenticità dei personaggi, le loro inquietudini, le distanze che spesso si creano tra i genitori e i figli. È così che il racconto ci porta a riflettere su quanto noi genitori non conosciamo le vite dei nostri figli» racconta Umberto Carteni, regista di “La seconda chance” con Max Giusti e Gabriella Pession. Il film, in onda venerdì 29 dicembre in prima serata Rai 1, è «un film di buoni sentimenti, che il pubblico della Rai meritava di vedere adesso, senza aspettare anni prima di poterlo vedere in tv» ricorda Adriano De Maio, Direttore Cinema e Serie Tv, a cui segue il commento di Paolo Del Brocco, AD di Rai Cinema: «si tratta di un prodotto cinematografico nuovissimo e inedito che mi ha colpito perché, in chiave leggera, parla di un tema sociale attuale, cioè il complicato rapporto genitori/figli» in cui tutti si possono ritrovare. Che succede veramente in una famiglia, a un certo punto? Figli che crescono e da adolescenti cominciano a parlare sempre meno con i padri e le madri, la routine che prevale sulla comunicazione e dinamiche che a un certo punto vanno i tilt. E allora il vero convitato di pietra a ogni cena abita nella testa di ognuno: e se fosse colpa mia? Se avessi o non avessi fatto così? È davvero troppo tardi? E se ci fosse ancora una possibilità? È proprio in quei pensieri fastidiosi e assillanti la sola possibilità di ritrasformarsi in famiglia…

La trama

Max e Anna Mancini sono sposati da venticinque anni ed hanno due figli adolescenti. I due ragazzi, sebbene siano gemelli, sono caratterialmente agli antipodi: Tina è ribelle e poco studiosa; Nico è pacato, solitario ed ha il chiodo fisso dei videogiochi. Tra genitori e figli è in atto una guerra costante, che raggiunge l’apice il giorno del diciottesimo compleanno dei gemelli, quando la festa a casa, che era stata loro concessa, degenera. Max e Anna si rendono conto di non sapere nulla di quei due adolescenti, si chiedono dove abbiano sbagliato e ripensano con nostalgia ai tempi in cui Tina e Nico erano adorabili scriccioli da proteggere. Ma ricordano davvero com’è andata? Al termine di quella serata disastrosa, si presenta una seconda chance per Anna e Max, per vedere chiaro nel rapporto con i loro figli e tentare, dove possibile, di non ripetere gli stessi errori.

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La Biblioteca dei sentimenti

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Con i libri per parlare della vita

Novità della Direzione Intrattenimento Day Time del Servizio Pubblico che aspira a raccontare le emozioni dal punto di vista di ragazzi, giovani tra i diciotto e i venticinque anni, che si mettono in discussione e si raccontano grazie alla lettura. Da lunedì 18 dicembre, dal lunedì al venerdì, alle 15.20 su Rai 3

Quindici puntate, quindici sentimenti: dalla felicità alla nostalgia, dalla rabbia alla paura. È “La Biblioteca dei sentimenti” condotto da Maurizio De Giovanni, scrittore e drammaturgo, e Greta Mauro che raccontano i grandi sentimenti dell’umanità attraverso i libri, insieme a nove Millennial: ragazze e ragazzi tra i diciotto e i venticinque anni che arricchiscono la discussione in studio con il loro punto di vista. Nel dibattito, aperto da un monologo di De Giovanni che introduce il sentimento di puntata, i ragazzi analizzeranno tre testi (un grande classico, un romanzo contemporaneo e un libro di saggistica) in compagnia di tre personalità del mondo della cultura e della letteratura. Il programma è una sorta di “manuale per la contemporaneità”, “un farmaco per la coscienza” che prova a fornire nuove suggestioni per comprendere meglio il nostro presente e interpretare il futuro. E lo fa attraverso i libri, il pretesto per parlare della vita, per aiutare il pubblico a scoprire come, attraverso la letteratura, sia possibile comprendere meglio il nostro vissuto, mettere a fuoco emozioni e stati d’animo.

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Stanotte a Parigi

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A Natale nella Ville Lumière con Alberto Angela. Su Rai 1 la serata evento prodotta da Rai Cultura. Lunedì 25 dicembre alle 21.25

Il viaggio nella storia, nell’arte e nella musica di Parigi. Dopo il grande successo delle passate edizioni, dedicate alle città d’arte italiane, quest’anno rivivremo le atmosfere intime e raccolte di “Stanotte a…” in una Parigi grandiosa e allo stesso tempo insolita. Alberto Angela, a bordo della mitica deux chevaux, ci porterà nei luoghi più celebri della Ville Lumière e in quelli più difficili da scovare. La puntata prende il via da piazza del Trocadero, quando già la Tour Eiffel risplende sulla città. Qui l’incontro con Giancarlo Giannini, presenza fissa di “Stanotte a…”, questa volta nei panni di un commissario Maigret che pare conoscere tutti i segreti della Parigi del suo creatore, George Simenon. Il viaggio prosegue attraverso le stradine tortuose di Montmartre, Place Vendôme, e i grandi viali voluti dal barone Haussmann, fino ad arrivare all’Opéra Garnier, dove rivivremo il memorabile esordio a Parigi di Maria Callas su questo importante palcoscenico. Scopriremo poi gli incantevoli colori delle vetrate della Sainte- Chapelle, capolavoro dell’architettura gotica francese.  Nella notte si accenderanno anche le luci della reggia di Versailles, dalle magnifiche fontane alla Sala degli specchi. E un’altra luce, quella che Claude Monet inseguiva mentre dipingeva le ninfee, ci guiderà al museo Marmottan. Parigi è anche la città dell’amore, dal Museo Rodin Alberto Angela vi racconterà “Il bacio”, uno dei più famosi della storia dell’arte, e dal museo di Cluny, l’affascinante storia di una dama e di un unicorno impressa su un ciclo di arazzi.  La magia di “Stanotte a…” prosegue tra le strade del Marais, dove scopriremo in una boulangerie i segreti della baguette perfetta e dei dolci natalizi fino ad arrivare al mulino più famoso al mondo: il Moulin Rouge. I fari della deux chevaux illumineranno luoghi celebri come la Piramide del Louvre, l’Arco di Trionfo, il Centre Pompidou, il Museo Nazionale di Storia naturale e la Cattedrale di Notre-Dame, ancora ferita dall’incendio del 2019. Durante il viaggio nella notte parigina il racconto di Alberto Angela s’intreccia con quello di grandi ospiti. Il cantante di origini libanesi, Mika, ci racconterà della sua infanzia trascorsa a Parigi. Gianluigi Donnarumma, portiere della Nazionale italiana e del Paris Saint- Germain, ripercorrerà i primi passi della sua carriera e l’approdo in una città che ha amato fin da subito. La cantante e attrice Lola Ponce ci farà rivivere le atmosfere del musical di Riccardo Cocciante, “Notre-Dame de Paris”, tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo. “Stanotte a Parigi” è una produzione realizzata dalla Rai, diretta da Gabriele Cipollitti, con la fotografia di Vincenzo Calò. È scritta con Fabio Buttarelli, Ilaria Degano, Vito Lamberti, Aldo Piro, Emilio Quinto.

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