Enrico Ianniello

A teatro ho imparato a conoscere me stesso

Presto lo rivedremo nei panni del Commissario Nappi nella sesta stagione di “Un Passo dal Cielo”, ora lo apprezziamo nel ruolo del dottor Modo, l’antifascista che aiuta Ricciardi ad alleggerire la vita: «Bruno è un uomo saggio, accogliente, uno dei pochi che riesce a tranquillizzare le angosce dell’amico, anche perché ne riconosce qualcuna sua». Il RadiocorriereTv raggiunge l’attore napoletano nella sua città d’adozione, Barcellona

© Anna Camerlingo

Lei che di Commissari se ne intende, come si sta dall’altra parte?
Anche Lino (Guanciale) ne sa qualcosa di commissari (ride), è stato uno scambio interessante! Modo è un medico legale, svolge una professione che ha un lato sgradevole, complicato da gestire, cioè avere a che fare continuamente con la morte. Fin dai romanzi di de Giovanni si comprende però che questo legame con la “fine” lo aiuta a sviluppare un profondo amore per la vita in tutte le sue forme. È un uomo saggio, accogliente, uno dei pochi che riesce a tranquillizzare le angosce del Commissario, anche perché ne riconosce qualcuna sua. È poi un antifascista, una parola purtroppo ancora troppo contemporanea, un elemento che, paradossalmente, rende moderno questo personaggio. Anche in questo però non è mai arcigno, mantiene la sua giovialità, limitandosi a dire sorridendo quello che pensa.

Un legame speciale quello con Ricciardi…

“Noi vediamo la morte tutti i giorni, non possiamo farci carico anche del loro dolore” è la filosofia di Modo, che come medico legale tocca con mano la morte, ma non vuole lasciarsi sopraffare, in totale contrapposizione a quello che succede a Ricciardi, che vive dentro di sé la sofferenza delle persone morte. Il medico però deve essere freddo se veramente vuole aiutare il malato.

Modo è la voce del dissenso che in anni difficili non nasconde le proprie idee

È vero, negli anni che raccontiamo ci voleva molto coraggio per parlare, per esporsi, la reazione era immediata, ma anche oggi ce ne vuole. Siamo convinti di avere la libertà di poter dire quello che pensiamo, ma tutto è diventato più subdolo, ci manca forse la capacità di riflettere meglio sulle nostre parole, prima di mettere le mani sulla tastiera. È un insegnamento che viene dal maestro Camilleri che, assistendo a una discussione tra Leonardo Sciascia e un suo amico, che iniziava le sue argomentazioni con “Io penso…”, a un certo punto lo interruppe dicendo: “Tu devi imparare a riflettere prima di pensare”. Dovremmo tutti tenere a mente queste parole.

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