DILETTA PARLANGELI E FRANCESCO DE CARLO
Alle 9 del mattino… Prendila così
Il sabato e la domenica su Rai Radio2 c’è il programma che celebra uno dei protagonisti dell’età moderna: il fallimento. Il RadiocorriereTv incontra i conduttori al tavolino di un bar a due passi dagli storici studi di via Asiago a Roma… Cappuccino, cornetto e tanta voglia di normalità. Il programma è a cura di Roberto Deidda e Pietro Luchetti, la regia è di Savino Bonito
Il titolo del vostro programma è più un invito alla rassegnazione o all’ottimismo?
DILETTA: A vedere la vita per come è e a non avere paura di fallire (sorride). Veniamo da anni in cui il successo è stato osannato in ogni forma, siamo sempre indotti a dovere mostrare il meglio di noi. Vogliamo proporre l’idea che siamo tutti nella stessa barca, non con pessimismo ma con normalità, nella migliore accezione del termine.
FRANCESCO: Diciamo sempre che se “uno su mille ce la fa”, noi vogliamo parlare agli altri 999, che poi siamo noi. Le rubriche mettono in piazza le nostre debolezze. “Prendi la forchetta”, ad esempio, è dedicata alla cucina, perché io e Diletta siamo due schiappe. Non avete idea…
Non vi salvate proprio in nulla?
DILETTA: Io un wok di verdure riesco a prepararlo, sfido Francesco…
FRANCESCO: Cracker e tonno…
DILETTA: Il piatto del fuorisede…
FRANCESCO: Ma se metti sopra un po’ di pepe ha il suo perché (sorride).
La vostra è un po’ una filosofia di vita. Vi piace essere considerati i filosofi del week-end di Radio2?
FRANCESCO: No.
DILETTA: A me sì, i filosofi della “fuffa” (sorride). Mettiamo spesso in onda le nostre psicosi, parliamo della vita di tutti i giorni. Con gli ascoltatori tiriamo in ballo un mestiere a settimana, con i suoi pro e i suoi contro, per raccontarlo attraverso la voce di chi fa le cose.
FRANCESCO: Di solito c’è un’ostentazione di una realtà che non è poi quella che si vive. I videoclip, ad esempio, raccontano un mondo in cui è tutto bello, ma la quotidianità è un’altra cosa. Con la radio, mezzo che raggiunge tanta gente, vogliamo vedere cos’è la normalità. Abbiamo campagne come “Tristagram”, per l’uso più consapevole dei social, in cui non bisogna ostentare il piatto di pasta gourmet, ma semplicemente la vita per come è: cracker con il tonno.
DILETTA: Abbiamo anche la campagna “Lasciateci perdere” dedicata all’infanzia e ai ragazzini che giocano a pallone, a pallavolo e via dicendo, e che spesso vengono pressati dai genitori per ottenere più performance. Abbiamo avuto il patrocinio morale del Coni e tanti testimonial. È un invito a parlare dello sport senza la questione agonistica. Vedere genitori che si azzuffano sugli spalti è poco educativo e mette i ragazzi in una condizione di ansia che nulla ha a che vedere con lo sport.
Dopo tante puntate siete riusciti a farvi un’idea dell’ascoltatore tipo di “Prendila così”?
FRANCESCO: Persone che apprezzano il fatto che non siamo degli speaker tradizionali, perché non potremmo farlo, non siamo così nella vita…
DILETTA: Non facciamo i “capiscioni”…
FRANCESCO: Anzi, chiediamo agli ascoltatori, che sono molto attenti, di correggerci. Loro lo fanno con i messaggi che chiamiamo “gne gne gne”…
DILETTA: Se mi rendo conto di avere sbagliato il nome di un artista lanciando un brano, al ritorno lo dico subito (sorride).