Come Ass scelgo la verità
LINA SASTRI
Cinema, televisione, teatro, il suo volto è uno dei più apprezzati della scena nazionale. Il Radiocorriere Tv incontra l’attrice che in “Vincenzo Malinconico avvocato d’insuccesso” veste i panni di Assunta, ex suocera del protagonista: «Un personaggio simpatico che dice sempre quello che pensa. Vincenzo la ascolta e con la sua dolcezza la completa. Hanno una comunicazione molto affettuosa»
Come è stato il suo incontro con Assunta?
Assunta detta Ass (sorride). Un bell’incontro, lei è un personaggio simpatico che dice sempre quello che pensa, che ha un rapporto diretto con la vita, con la verità. Una donna sicuramente sola e non felice, ma piena d’energia. Non è una madre tipica del Sud e questo mi ha fatto piacere, non si sa bene che marito o compagno abbia avuto nella vita perché nella serie non se ne parla. Con la figlia ha un rapporto quasi inesistente, l’ha avuta da giovane e in un certo senso non è madre, mentre con l’ex genero Vincenzo si trova bene. Lui ascolta, da uomo mite quale è le fa da spalla. Con la sua dolcezza la completa. Hanno una comunicazione molto affettuosa.
Afferma che Assunta è una donna che ha un rapporto con la verità, nella vita reale è cosa così difficile da realizzare?
Lo è. Io, Lina, ho sempre avuto un rapporto con la verità, mi è difficile non averlo e questo nella vita l’ho sempre un po’ pagato.
Diego De Silva sostiene che alle donne piacciono gli uomini che inciampano stando fermi, lei, da donna, è d’accordo?
Non so se piacciono. A un certo tipo di donna un po’ autoritaria, sicuramente l’uomo mite, timido come Vincenzo, che attraversa la vita senza opporsi, può fare tenerezza. Ma l’attrazione è un’altra cosa.
Assunta e Vincenzo: quello pensato e portato su carta da De Silva è davvero un rapporto speciale, su cosa si basa?
Assunta non si sente giudicata, di fronte non ha un nemico che la mette in discussione. Da Vincenzo si sente accolta, protetta.
Ha affermato che “di ruoli come quello di Assunta il cinema italiano non ne offre molti”, non le piacciono le donne raccontate dal nostro cinema, dalla nostra televisione?
Non è vero, ci sono ruoli meravigliosi, nel cinema come nella fiction. Però penso che la generazione dai 40 ai 60 anni, la generazione di mezzo, sia meno raccontata.
Cosa le fa dire di sì a un progetto televisivo?
Il personaggio dentro la storia e la storia che è intorno al personaggio. La regia e gli altri attori del cast, le persone con le quali mi trovo a confrontarmi, a creare quel personaggio in quel pezzo di vita.
Cosa deve avere un personaggio per interessarla e per rimanere in lei?
Di solito i personaggi si legano a un periodo della tua vita vera. Ti ricordi che lo facevi in un determinato periodo. Ricordo, ad esempio, di avere fatto Assunta con il grande dolore della perdita di mio fratello, cosa che mi porto dietro. Così come quando facevo “Ballando con le Stelle”, programma allegro, ad angustiarmi c’era la malattia di mio fratello.
Cosa significa essere un attore oggi?
Sa che non lo so? (Sorride). Soprattutto oggi, è tutto spettacolarizzato. Chiunque si trova a camminare fa le foto di quello che vede, di quello che mangia, di quello che succede. Fa video, selfie. Sui social tutti sono protagonisti di qualcosa, tutti sono diventati attori. Una volta l’attore era un individuo unico e irripetibile che veniva chiamato, come in questo caso, da un giornalista che faceva un’intervista che poi veniva pubblicata. E questo succedeva perché eri un personaggio pubblico, un attore, un politico, uno sportivo. Oggi no, oggi è pubblicato tutto di tutti in ogni momento.
Cosa la rende felice?
Poche e piccole cose. Una risata con gli amici, un brindisi, stare vicina al mare. Le cose più semplici, che hanno a che fare sempre e comunque con i sentimenti della vita.
Nel suo futuro professionale?
Il mio primo film da regista che si intitola “La casa di Ninetta” e che ho già cominciato a girare. Ne ho scritto anche la sceneggiatura tratta dal libretto che dedicai a mia madre Ninetta. Ci tengo molto, è un momento nuovo per me. A novembre riprenderò lo spettacolo “Eduardo mio. Maestro di vita e di palcoscenico”, che andrà in tour. Per il momento credo che basti così (sorride).