STEFANO ZIANTONI

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In viaggio nelle periferie del mondo

 

“Ponti, non muri”, scritto dal direttore di Rai Vaticano con Filippo Di Giacomo, ripercorre i 47 viaggi apostolici di Papa Bergoglio: «Il libro vuole offrire al lettore la possibilità di comprendere meglio ogni tappa della missione apostolica di Francesco». Edito da Rai Libri, disponibile in libreria e negli store digitali

 

Il pontificato di Papa Francesco raccontato in 47 viaggi apostolici, come nasce “Ponti, non muri”?

Nasce dalla consapevolezza che le cronache dei telegiornali e dei giornali non esaurivano la totale spiegazione dell’importanza di ogni viaggio apostolico. Dunque, dapprima al termine di ogni viaggio apostolico, Rai Vaticano ha realizzato dei reportage da mezz’ora andati in onda su Rai 1 qualche giorno dopo il rientro del Pontefice dal viaggio. Dopodiché mi sono reso conto che era necessario raccogliere assieme tutti questi viaggi affinché il filo immaginario ma esistente potesse unire tutti gli argomenti che Papa Francesco ha trattato nei suoi viaggi: ad esempio, i giovani, la pace, il dialogo interreligioso, la difesa del creato, l’Europa, la guerra, i migranti. Praticamente il libro è la conclusione di un puzzle. Quando si apre una scatola contenente un puzzle dentro si trovano tanti pezzettini che però non danno l’immagine finale riportata sulla scatola. Solamente unendo con pazienza, intuizione e logica ogni pezzettino del puzzle alla fine si ha la figura completa. Il libro vuole essere proprio questo: unire tutti i puzzle costituiti dai 47 viaggi e offrire al lettore la possibilità di comprendere meglio ogni tappa della missione apostolica di Francesco. Perché quasi sempre un viaggio è stato la prosecuzione del precedente e l’anticipo del successivo.

Con quale criterio Papa Francesco ha scelto i paesi da visitare? Non sempre si è trattato di scelte facili o dal bagno di folla garantito…

Una volta una persona mi ha chiesto con quale criterio il Papa scegliesse la destinazione di un viaggio. È giusto porsi la domanda perché ogni destinazione ha avuto un suo perché, una specifica ragione, a volte incomprensibile alla mente di molti. Nei 47 viaggi si scoprono tante periferie del mondo: d’altronde Papa Francesco amava “la periferia”. Ecco perché non ha scelto sempre paesi al centro delle dinamiche sociali, economiche, politiche ma è andato nei luoghi remoti, appunto nelle periferie, per far conoscere anche quelle realtà più remote che altrimenti sarebbero rimaste tali. Ma ovunque, anche nei paesi dove i cattolici erano lo 0,.. – ad esempio, in Mongolia -, ciò nonostante, la gente ha gremito gli stadi, i luoghi dove Papa Francesco ha incontrato le persone.

Quarantasette viaggi, altrettante schede virtuali alle quali accedere dal QR code contenuto nel libro. Cosa possono scoprire i lettori collegandosi?

L’idea del QR code mi è venuta perché in occasione di tre viaggi alcune persone mi hanno chiesto dove fossero questi tre paesi: la Mongolia, Timor-Leste e Papua Nuova Guinea. Nello scrivere il libro, dunque, mi sono reso conto che era importante anche collocare geograficamente il paese all’interno del globo terrestre: perché anche vedendo materialmente in quale continente si trovava si potessero capire tante sfaccettature. Il QR code consente non solo di vedere dove sta il paese, con chi confina, in quale continente si trova; ma offre anche delle informazioni sullo Stato e sulla chiesa: ad esempio il numero di missionari, il numero di parrocchie, il numero di vescovi, il numero di sacerdoti per cittadini. Grazie al QR Code possiamo avere una “radiografia” non solo del paese ma anche della situazione della Chiesa. E poi attraverso foto e “mappe digitali” il lettore può anche “viaggiare” e tornare mei luoghi dove il Papa si è recato. Con la tecnologia ogni lettore verrà “catapultato” in una spiaggia, in uno stadio, in una spianata, in un palazzo dove Papa Francesco ha incontrato o politici, o giovani, o sacerdoti, o poveri, o migranti, a anziani. Ad un mezzo tradizionale quale è il libro ne ho voluto aggiungere uno moderno e tecnologico che oggi tutti noi usiamo.

Quale mattone ha portato, Papa Francesco, alla Chiesa di Roma?

Sono diversi i “mattoni” che Papa Francesco ha portato alla Chiesa di Roma e alla chiesa universale. Innanzitutto, che Roma non è il centro ma le periferie diventano le grandi protagoniste della Chiesa. Da qui il titolo del volume “Ponti, non muri”. Ma anche la voglia di superare tanti preconcetti e tante situazioni sociali e religiose che si erano incancrenite e che Francesco – con un abbraccio, con una visita, con un incontro, con un gesto di umiltà – ha voluto guarire. Quindi direi che sono molti i mattoni di Papa Bergoglio, mattoni con i quali ha consolidato o costruito tanti ponti. Ma è stato anche architetto perché … ne ha progettati altri.

Dopo Francesco, Leone XIV, quali pensi siano gli elementi di continuità (e quali quelli di novità) tra i due pontificati?

Francesco era un gesuita. Leone è un agostiniano. Due ordini così diversi tra loro, completamente diversi. Ma entrambi hanno delle caratteristiche fondamentali, dunque entrambi hanno dato e daranno alla chiesa una grande ricchezza. Dall’8 maggio, giorno della sua elezione a successore di Pietro, stiamo conoscendo Leone XIV e gli agostiniani e dunque Sant’Agostino. Sant’Agostino è tutto da scoprire: è un Santo forse tra i più vicini a tanta gente proprio per il tipo di vita che ha vissuto. Sant’Agostino è molto simile a molti di noi: è stato sposato, peccatore e poi un Santo, un uomo che cercava Dio anche attraverso la cultura. Penso che questa impronta agostiniana sicuramente – in un momento così critico per il mondo intero – potrà rappresentare una grandissima svolta. Lo spero.

Da cronista ha seguito da vicino Francesco, cosa le ha lasciato e cosa le ha insegnato il papa argentino?

Francesco mi ha lasciato e mi ha insegnato una cosa: quella di non mollare mai. Lui ha creduto in alcuni progetti e non si è fermato nemmeno di fronte alle difficoltà oggettive, ad esempio l’andare in un determinato paese in guerra o con disordini sociali che potevano procurare rischi alla sua sicurezza. Questo suo desiderio di andare nonostante il pericolo forse – in questa fase storica – forse ci incoraggia ad avere un po’ più di ardore nel perseguire il bene comune.

Vista mare

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Un viaggio alla scoperta della fascia costiera e dei borghi del Bel Paese. Con Federico Quaranta, il sabato alle 12.00 su Rai 1, a partire dal 19 luglio

 

Un’Italia raccontata con occhi nuovi, con uno sguardo attento alla valorizzazione del suo patrimonio storico, sociale, naturale, enogastronomico e culturale. Un Paese che guarda al futuro, attraverso l’implementazione di un turismo consapevole e sostenibile, capace di esprimere al meglio le sue potenzialità. In ogni puntata, un territorio diverso viene raccontato attraverso le sue curiosità, tipicità, eccellenze e aspetti innovativi che lo rendono unico. Nella seconda stagione, composta da dieci episodi, molte regioni italiane diventano protagoniste di un viaggio alla scoperta di aree geografiche specifiche: dagli antichi borghi che hanno saputo preservare la propria identità, ai luoghi più noti e iconici della penisola. Un racconto itinerante che mira a mettere in luce e promuovere la straordinaria ricchezza paesaggistica, artistica, culturale e identitaria dei territori visitati. Un percorso che attraversa luoghi celebri e angoli meno conosciuti, usi, costumi e quei valori – materiali e immateriali – che costituiscono la memoria storica del Paese, contribuendo a rendere l’Italia una delle mete più amate al mondo.Inizio modulo

 

 

 

Aspettando “La Notte dei Serpenti”

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È disponibile in digitale l’album live dell’edizione 2024, con i canti popolari abruzzesi registrati durante la scorsa edizione del concertone diretto dal Maestro Enrico Melozzi. L’evento torna il 20 luglio allo Stadio del Mare di Pescara, con ingresso gratuito e diretta su Rai 2

 

Mentre cresce l’attesa per la terza edizione del concertone “La Notte dei Serpenti”, è stato pubblicato in digitale, il nuovo album live che raccoglie il cuore musicale dell’edizione 2024. “La Notte dei Serpenti 2024” è un viaggio sonoro nei canti popolari abruzzesi, rivisitati dal vivo con arrangiamenti originali e intensi, frutto del lavoro di Melozzi e della sua orchestra. Prodotto artisticamente da Enrico Melozzi, il disco raccoglie le interpretazioni più intense ed evocative dei brani tradizionali abruzzesi eseguiti dal vivo. Un omaggio sonoro alla cultura della regione, curato nei minimi dettagli sotto la direzione del Maestro, affiancato da un ensemble di musicisti abruzzesi e dall’Orchestra dei Serpenti. Ogni traccia dell’album è un tassello della ricchezza popolare e musicale dell’Abruzzo, da “Cicirinella” a “La Fija Me”, passando per momenti speciali come il duetto con Filippo Graziani in “Taglia la testa al gallo” e l’intensa interpretazione di “Maremaje” con Giovanni Caccamo. Dopo il grande successo della seconda edizione, con oltre ventimila presenze e la trasmissione in prima serata su Rai 2, anche quest’anno la conduzione sarà affidata ad Andrea Delogu, con conferma della futura messa in onda in televisione. “La Notte dei Serpenti” è più di un concerto: è un rito collettivo che unisce musica, identità e tradizione, rendendo ogni edizione un’occasione unica per celebrare l’anima dell’Abruzzo.

 

FLAVIO MONTRUCCHIO & MARGHERITA GRANBASSI

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La nostra estate verde

 

Alla guida di uno dei programmi più amati della Tv, i conduttori di “Linea Verde Estate” si raccontano al nostro giornale: «Un viaggio che sorprende sempre perché ci fa scoprire e raccontare luoghi inaspettati» dice Flavio, mentre Margherita evoca «le emozioni che si provano all’incontro con località e persone speciali: in quei momenti c’è solo tanta gratitudine»

 

Il verde che sposa l’estate, qual è il risultato?

FLAVIO: Sono nato nella provincia italiana, in Piemonte, tra la campagna e la natura incontaminata. Da sempre il verde rappresenta estate, ambiente, libertà, un abbraccio alla bella stagione, alle giornate che si allungano, al relax e alla spensieratezza. Il risultato è perfetto ed è quello che in qualche modo, unendo questi ingredienti, cerchiamo di portare con “Linea Verde Estate”, un mix tra leggerezza e informazione.

MARGHERITA: Sfumature che dal verde portano all’azzurro e che continuano a raccontare una terra ricca di bellezza e cultura, di natura che nutre il corpo ma anche l’anima. L’esplosione estiva dell’agricoltura è accompagnata da colori e sapori conditi anche dall’allegria tipica di questo momento dell’anno!

Che viaggio avete intrapreso e che emozioni vi sta lasciando?

MARGHERITA: Un viaggio che sorprende sempre perché ci fa scoprire e raccontare luoghi inaspettati… ci sono diverse emozioni, alcune legate all’aspetto meramente professionale, per esempio la speranza di essere all’altezza nel valorizzare ciò che vediamo e il lavoro delle persone che incontriamo. La responsabilità di essere uno dei volti di una trasmissione tanto longeva, amata e seguita. Non siamo turisti e un po’ di stress dovuto ai tantissimi e spesso lunghi spostamenti, alla pianificazione delle trasferte, una dietro l’altra cercando di conciliare al meglio la vita familiare, c’è. E poi ci sono le emozioni che si provano quando si incontrano luoghi e persone speciali, in quei momenti c’è solo tanta gratitudine… per esempio ieri mentre guardavo il tramonto sul mare di Vieste, in Puglia, ho provato gioia e tanta gratitudine: faccio un lavoro bellissimo! E poi l’orgoglio di vedere al lunedì quante persone ci hanno visti ed apprezzati!

FLAVIO: Un viaggio straordinario, fatto di incontri e conoscenze, del territorio e delle nostre tradizioni. Amo da sempre l’Italia e la conosco molto bene, da Nord a Sud, grazie ai diversi viaggi che negli anni ho fatto, ma grazie a “Linea Verde Estate”, mi sono reso conto che è impossibile conoscerla veramente tutta, ci sono centinaia di località spettacolari, piene di vita, ricordi e persone, un viaggio emozionale che ricorderò con grande affetto.

Che Italia state scoprendo sotto il sole estivo?

FLAVIO: Un’Italia che non smette di lottare, lavorare, migliorarsi e valorizzarsi. Siamo ben consapevoli di quanto valiamo e del valore della nostra terra, ma la vera scoperta sono le persone, autentiche, che grazie al programma stiamo incontrando e raccontiamo al pubblico di Rai 1.

MARGHERITA: Sicuramente calda, non solo per le temperature, ma anche per l’ospitalità delle persone che ci accolgono nei loro paesi, nei loro orti… nelle loro comunità.

Che segno può lasciare l’incontro con le persone e le loro storie?

MARGHERITA: Ecco, appunto! I paesaggi e gli ospiti sono i veri protagonisti della trasmissione! Scopriamo storie davvero belle, fatte di impegno, a volte di coraggio e sempre di amore per la propria terra. Ognuna lascia un segno e mi piacerebbe nominare ogni ospite… soprattutto vorrei tantissimo tornare a trovarli!

FLAVIO: Un segno indelebile. Ognuno di noi ha la propria storia, il proprio vissuto. Raccogliere, ascoltare e custodire ciò che di speciale hanno questi incontri è importante perché ti arricchisce come persona. È nelle province italiane che vive il cuore del nostro Paese, proprio lì c’è l’essenza del nostro made in Italia e di ciò che siamo.

Ce n’è una che vi ha colpito in modo particolare?

FLAVIO: Tante, ma una mi ha colpito maggiormente. Nel corso delle registrazioni, ho conosciuto una ragazza di diciotto anni che nonostante le diverse possibilità che la vita le abbia presentato, ha scelto di vivere sui monti con i suoi animali, le sue mucche e le sue capre, a stretto contatto con la natura e l’essenza della vita. Un’Heidi dei nostri tempi!

MARGHERITA: Chiudendo gli occhi e ripensando alle puntate fatte sinora mi è venuto in mente il prof Angelo Floramo, a San Daniele, nella Biblioteca Guarneriana, sfogliando un’antica e preziosissima Divina Commedia, mi ha fatta emozionare!

Guardandovi dall’esterno, come conduttori, con quale aggettivo vi definireste? Perché?

MARGHERITA: Io fatico a guardarmi, non ho mai capito perché ma forse ho paura di non piacermi, di essere molto critica con me stessa. O forse perché non percepirmi come un personaggio televisivo mi fa restare con i piedi per terra. Oppure perché temo di perdere in spontaneità. Sono ipotesi, ma è certo che dovrò iniziare a farlo perché penso possa essere importante per migliorarsi.

FLAVIO: Solare. In tutte le trasmissioni che faccio, cerco di essere solare, un po’ perché mi appartiene come carattere e poi perché credo sia un bigliettino da visita essenziale ed importante, ci presentiamo a casa delle persone e il sorriso è la cosa migliore che si possa portare.

Qual è la sfida professionale che state cercando?

FLAVIO: Vivo il momento. Ho i miei obiettivi, senza dubbio, ma solo lavorando sodo, giorno dopo giorno, si possono raggiungere. Negli ultimi anni ho toccato più generi, dall’intrattenimento in prima serata ai programmi del day time, dal game, alla cucina e oggi la divulgazione pop, solo l’esperienza che ti crei sul campo, ti forma. Non c’è una scuola per diventare conduttori, io sono nato attore, poi ho seguito la mia vocazione, ciò che mi faceva stare bene, oggi sono frutto di questo percorso, di queste esperienze e dei miei sogni.

MARGHERITA: Nessuna sfida, ho già dato! Però la parola che ho usato prima, “migliorarsi” fa parte del mio modo di pensare, intendo anche come persone non solo come professionisti.

“Linea Verde” è anche cibo. Qual è il vostro sapore preferito dell’estate?

FLAVIO: Assolutamente e senza dubbio, l’anguria. Per me è l’essenza dell’estate!

MARGHERITA: Ed è anche un tema che mi appassiona, sono una buona forchetta! Ho un debole per la frutta di stagione e mi piace inserirla anche nelle ricette salate. Poi i latticini freschi, i molluschi… ops, devo andare a cucinare!

Il caso

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Mercoledì 16 luglio arriva in prima serata su Rai3 il nuovo programma true crime di Rai Cultura condotto da Stefano Nazzi che, in quattro episodi, ripercorre alcune tra le vicende giudiziarie più discusse della storia italiana contemporanea

 

 

Condotto dal giornalista Stefano Nazzi, il programma si distingue per un approccio narrativo asciutto, rigoroso e privo di sensazionalismi. Ogni puntata ricostruisce un caso emblematico, non solo dal punto di vista processuale, ma anche analizzando il modo in cui i media hanno cambiato la percezione di quei fatti. I casi trattati sono quelli di Yara Gambirasio, Samuele Lorenzi, Meredith Kercher e Donato Bilancia, ormai parte della memoria collettiva. Il programma si interroga su come quei fatti siano stati raccontati, percepiti, e su quale impatto culturale continuino ad avere. Attraverso immagini d’archivio, testimonianze e il contributo di esperti, tra cui magistrati, criminologi, genetisti forensi e giornalisti, “Il Caso” propone un’analisi critica dei meccanismi che trasformano la cronaca nera in spettacolo. Ogni episodio si sviluppa come un’indagine a ritroso, affidata al racconto di Nazzi, che guida lo spettatore attraverso gli snodi giudiziari, i passaggi chiave delle indagini e le reazioni pubbliche che hanno accompagnato ciascuna vicenda, riflettendo sul modo in cui una società si racconta quando si confronta con i delitti.

 

 

ELEONORA DANIELE

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Da “La Partita del Cuore” al cuore delle storie: quando la TV unisce e fa bene

 

Al RadiocorriereTv la conduttrice racconta l’emozione di tornare alla guida di un evento che unisce sport, musica e solidarietà, in onda su Rai 1 martedì 15 luglio alle 21.30. Ambientata quest’anno all’Aquila, città simbolo di resilienza, la partita vede sfidarsi la Nazionale Cantanti e la Nazionale Politici con l’obiettivo di raccogliere fondi per il Progetto Accoglienza del Bambino Gesù. Da settembre, la giornalista torna su Rai 1 con “Storie Italiane”, “Tutti a Scuola” e il nuovo ciclo di approfondimento “Storie di Sera”

 

Che emozione è per lei essere ancora una volta il volto di un evento così amato?

È una grande emozione, una gioia immensa occuparmi delle storie del Bambino Gesù e di questo evento benefico dove tutti si mettono in campo: dal mondo dei cantanti, dello spettacolo, fino alla politica. È davvero una partita speciale.

Qual è il significato profondo per lei, in questo contesto?

È un momento per riflettere e capire che le cose davvero importanti sono la sofferenza di tanti bambini, ma anche il loro sorriso. Regalare loro la possibilità di sopravvivere, vivere e avere un futuro dignitoso è ciò che conta di più.

Cosa si aspetti da questo confronto, inedito, ma anche agonisticamente speciale, quasi una rivincita?

Sì, è una rivincita. Mi aspetto che abbiano affinato le armi e si siano allenati, perché in fondo hanno avuto un anno per prepararsi. Vediamo se riescono a batterli quest’anno!

 

Quanto conta il contesto territoriale nel raccontare il valore sociale della Partita del Cuore?

È un valore importantissimo. L’Aquila è un territorio che ha sempre bisogno di grande sostegno e di forza per non dimenticare ciò che è accaduto. Allo stesso tempo, è un campo simbolico in cui gareggiare. Ma, alla fine, non è importante chi vince o chi perde.

Quello che conta davvero, dunque, è la raccolta fondi?

Sì, l’importante è proprio il risultato finale: la raccolta fondi per i bambini. Ci sarà un SMS solidale e tutto sarà devoluto al progetto di accoglienza dell’ospedale Bambino Gesù, che aiuta tanti genitori che vengono da fuori e devono stare a Roma per seguire i propri figli malati.

In un momento storico complesso, quanto è importante che la televisione pubblica promuova eventi come questo, capaci di sensibilizzare su temi sociali attraverso linguaggi popolari come lo sport e la musica?

Ognuno deve mettersi in gioco. Penso che noi abbiamo una responsabilità enorme: informatori, chi va in video, chi ha la possibilità di lanciare certi messaggi. Dobbiamo usarla bene.

Ha già vissuto l’atmosfera unica del backstage lo scorso anno. C’è un aneddoto, un incontro, un gesto che l’ha colpita e che porta con lei come testimonianza del valore umano della Partita del Cuore?

Sicuramente le storie delle mamme e dei ragazzi. Alcune le ho ritrovate anche nel programma “Dottore in corsia – Bambino Gesù”, che andrà in onda quest’inverno su Rai 3. Ogni momento ha avuto il suo fascino, ma ciò che mi ha colpito di più è stata l’allegria, la voglia di fare squadra, di unirsi. Anche nel backstage l’anno scorso si respirava questa forza.

Da settembre torna anche con “Storie italiane”. Quali temi sente più urgenti da portare in trasmissione? Cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova stagione?

Sicuramente ci sarà tanto spazio dedicato al sociale. Alle denunce dei cittadini, degli spettatori. Ai limiti, a volte, delle istituzioni nell’ascoltare i bisogni delle persone, e viceversa: le persone che non riescono a farsi ascoltare. Credo che la televisione debba essere un mezzo anche per questo, e per me è fondamentale.

A settembre sarà anche alla guida di “Tutta la Scuola”. Che messaggio vuole lanciare quest’anno agli studenti e alle famiglie?

Il 22 settembre sarà una giornata importante, con messaggi istituzionali e una grande riflessione sulla scuola italiana oggi. Spero, attraverso tante storie positive, di far capire che insieme si può creare una rete importante. Solo insieme possiamo costruire qualcosa.

Perché i ragazzi, in fondo, sono una risorsa fondamentale…

Sì, i ragazzi sono una risorsa enorme. Quando sto tra i più piccoli, per me è una fonte immensa di energia, e anche un’occasione per vedere il mondo con occhi diversi, con la loro visione e non più solo con la nostra.

Dal 20 ottobre arriverà in seconda serata “Storie di Sera”, tra racconto e approfondimento. Come ci sta lavorando?

Stiamo lavorando già da ora per una continuità con quanto fatto l’anno scorso. Riprenderemo alcune storie già trattate, come l’inchiesta di Cutro, e nel frattempo abbiamo trovato nuove storie simili, molto forti. Stiamo proprio esplorando un mondo che ha ancora tanto da raccontare.

L’inchiesta sarà quindi il fulcro della trasmissione?

Sì, sarà all’insegna dell’inchiesta.

Se dovesse scegliere una sola parola per descrivere il suo autunno televisivo, quale sarebbe e perché?

“Mia madre”. Con la volontà e la speranza che resista, che si faccia forte. Anche perché questo lavoro, di fatto, l’ho iniziato per lei, da Genova.

RAIPLAY – CORTOMETRAGGIO

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Nel posto giusto

 

Una storia d’amore finita al telefono, con Vanessa Incontrada e Giorgio Panariello. Disponibile su RaiPlay

 

 

“Nel posto giusto”, disponibile su RaiPlay, racconta, attraverso una lunga telefonata, la fine di una storia d’amore. Le incomprensioni di un rapporto ormai al capolinea sono esasperate proprio dalla modalità attraverso la quale si parlano i protagonisti – Vanessa Incontrada e Giorgio Panariello – tra il cellulare che non ha campo e le batterie scariche, in un dialogo che diventa sempre più coinvolgente. Lei in casa, lui fuori. Lei esterna il dolore nella solitudine, lui lo camuffa nella vita che gli passa accanto. Non hanno tanto tempo per dirsi addio, ma le parole restano sospese in una narrazione intensa e allo stesso tempo tragicomica che lascia spazio alla riflessione. “Nel posto giusto” è una produzione Loreb per Rai Contenuti Digitali e Transmediali, direttore Marcello Ciannamea.

 

PAOLA TURCI & GINO CASTALDO

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Il tour che celebra le regine della musica italiana

 

Dopo “Il tempo dei giganti”, la cantautrice e il giornalista tornano insieme con “La rivoluzione delle donne”, un progetto che celebra le grandi voci femminili della nostra musica, da Mina a Patty Pravo, da Milva a Mia Martini, artiste che hanno saputo rivoluzionare non solo la canzone, ma anche il costume e la società. Il tour, partito il 24 giugno e presentato in anteprima su Rai Radio 2, unisce musica dal vivo, narrazione e immagini d’archivio per raccontare il coraggio e la bellezza di queste figure indimenticabili

 

“La rivoluzione delle donne” è un titolo potente e carico di significato. Qual è stata la scintilla che vi ha spinti a raccontare proprio questa rivoluzione attraverso la musica?

CASTALDO: È cominciato tutto l’anno scorso. Avevamo già fatto un tour insieme ed è stata un’esperienza magnifica, un racconto dedicato ad alcuni giganti della canzone d’autore, ma prevalentemente maschili. Sentivamo proprio la mancanza di una presenza femminile e da lì è nata l’idea. È partita da un desiderio un po’ frustrato di raccontare una parte di storia che in quel primo progetto non c’era. Già durante i nostri viaggi iniziavamo a provare dei pezzi e piano piano è nata l’idea di costruire uno spettacolo tutto sulle donne, non solo come voci.

TURCI: Siamo partiti dall’esigenza di dare voce alle donne, siamo arrivati a questo spettacolo, che è un incontro, un racconto, non saprei nemmeno come definirlo. È una narrazione cantata della società vista attraverso la musica femminile dagli anni Sessanta a oggi. Gino ha una grande passione per la teoria musicale, per come si è sviluppata, e io amo cantarla. Ci siamo incontrati lì.

Tra le artiste che omaggiate ci sono vere e proprie icone come Mina, Patty Pravo, Milva. Cosa le accomuna, secondo voi, oltre al talento musicale?

TURCI: Non necessariamente devono avere qualcosa in comune, ma sicuramente a legarle è il periodo storico. Ma anche l’indipendenza, la libertà di potersi esprimere nel modo in cui a loro piaceva. Credo sia qualcosa di innato nelle donne che hanno fatto la differenza.

CASTALDO: Ognuna di loro ha uno stile completamente diverso, e già questo è un segno di grandezza. Ma ciò che hanno in comune è l’aver dimostrato, in maniera opposta ai cantautori uomini che spesso cantano se stessi, che anche se inizialmente escluse dalla possibilità di scriversi i testi, hanno fatto una rivoluzione con la loro personalità.

Il vostro spettacolo intreccia musica, narrazione, immagini. Come avete lavorato alla selezione dei brani? C’è un filo conduttore, al di là delle autrici?

CASTALDO: È stato un vero work in progress, e non è ancora finito. La scelta è iniziata immaginando le figure più determinanti per il racconto che volevamo fare. È venuta naturale. Ma poi è stato fondamentale anche il coinvolgimento emotivo: Paola interpreta i brani, quindi doveva sentirli vicini. Magari ci sono brani che ammiriamo tantissimo ma che lei non sente nelle corde. Quindi la scelta delle canzoni è legata anche a ciò che lei sente davvero di interpretare. Abbiamo fatto una scaletta, che sembra funzionare, ma la stiamo ancora rifinendo.

TURCI: Io ho attinto molto dal mio passato, dalla mia formazione. Sono state le donne a conquistarmi da subito, fin da bambina: Mina, Ornella Vanoni, le conoscevo a memoria. Cantavo tutte le loro canzoni. Quindi è stato naturale scegliere brani che sento fortemente. Parliamo anche di Alice, delle produzioni di Battiato, Mia Martini, Patty Pravo. È stato un piacere, ma anche inevitabile. Con Gino ce lo siamo detti: raccontiamo e cantiamo quello che ci appartiene, quello che sentiamo fortemente. E poi corrisponde alla storia della musica femminile, quindi è stato semplice.

Durante la preparazione dello spettacolo, c’è stato qualcosa che vi ha sorpresi? Magari una riscoperta musicale inaspettata?

CASTALDO: L’ultima cosa che abbiamo aggiunto proprio in questi giorni. Qualcuno che aveva già visto lo spettacolo ci ha ricordato che Mia Martini aveva fatto delle cose con Gabriella Ferri. Non me lo ricordavo, sono andato a cercare e ho trovato dei duetti bellissimi, su stornelli romani. Abbiamo subito deciso di inserirli, proiettiamo un video e poi Paola canta un pezzo di Gabriella Ferri. È un’aggiunta dell’ultimissimo minuto.

TURCI: E io ho sorpreso Gino proponendogli Milva. Una canzone che conoscono tutti, ma che non si sente più da molto. La lasciamo come sorpresa, ma è stato bello vedere la sua reazione.

Il pubblico oggi è più pronto ad ascoltare queste storie? Ha una sensibilità diversa rispetto al passato?

CASTALDO: È una domanda bella, ma difficile. Non saprei dire se è più pronto, ma sicuramente si percepisce che oggi c’è un grande bisogno di verità. Le persone vengono con questo desiderio, quindi forse sì, sono prontissimi. Più che pronti, hanno bisogno.

TURCI: A giudicare dalla presenza del pubblico, direi che sì, sono molto curiosi di ascoltare. Hanno voglia di sentire cosa abbiamo da raccontare e da cantare sulla storia della musica italiana attraverso le donne.

Che emozione prova nel cantare brani che l’hanno formata?

TURCI: La commozione di ritrovarmi in quei momenti per me indimenticabili. Ritrovare il pubblico dentro quei momenti è una sensazione bellissima. È qualcosa che mi dà gioia autentica. È la cosa che amo fare.

In qualità di narratore musicale, che tipo di responsabilità sente nel raccontare queste artiste?

CASTALDO: In un tempo in cui tutto è ambiguo, in cui facciamo fatica a distinguere il vero dal falso, trovarsi davanti a delle persone, anche solo cento, mille, è impagabile. Vedere nei loro occhi l’effetto del racconto è qualcosa che vale tantissimo. Sento una grande responsabilità, anche perché Paola è molto coinvolta, ci mette tutto, e questo mi contagia. Lei mette in gioco un’emozione fortissima, e anch’io, inevitabilmente, ne sono travolto.

 

GIANLUCA SEMPRINI & GRETA MAURO

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L’estate in tempo reale

 

Da lunedì 30 giugno è tornato su Rai 1 “Estate in diretta”, appuntamento pomeridiano che accompagna gli spettatori nel cuore sella stagione più calda. Il RadiocorriereTv incontra i conduttori che raccontano il programma e il suo dietro le quinte

 

Il programma è partito, “Estate in diretta” va già a pieni giri…

GIANLUCA: Per me è il sesto anno consecutivo, e devo dire che affrontare ogni edizione con una nuova energia è sempre stimolante. La preparazione è stata intensa, ma la squadra è come una macchina da Formula 1: precisa, rodata, affidabile. È un piacere “guidarla”.

Questa, Greta, è la sua prima volta alla conduzione…

GRETA: È una grande felicità esserci, poter condurre un programma così importante per la Rai e per la televisione italiana. È un format che ha una grande storia, provo anche un forte senso di responsabilità, ma le emozioni predominanti sono sicuramente l’entusiasmo e la gratitudine.

Com’è stato iniziare a collaborare e prepararvi insieme?

GIANLUCA: Greta è preparata e spontanea, una combinazione perfetta per un programma in diretta. La verità è che per quanto si possa pianificare, in diretta funziona tutto se c’è intesa. E con lei c’è, fin da subito.

GRETA: Molto facile. Conoscevo già Gianluca, avevamo lavorato insieme anni fa, sempre a “Estate in diretta”, quando io avevo un piccolo spazio settimanale. Veniamo da percorsi simili, entrambi molto legati al lavoro redazionale e alla condivisione. È stato naturale.

Che narrazione guiderà questa edizione di “Estate in diretta”?

GRETA: Raccontiamo il Paese, dalla cronaca più urgente al costume, con pagine più leggere dedicate all’estate, alle vacanze degli italiani. È una narrazione sincera, rispettosa, mai superficiale.

GIANLUCA: L’imprevedibilità della diretta ci impone di essere pronti a tutto. Si parte con una struttura, ma ogni giorno può cambiare. Il mio augurio è che ci sia spazio per sorridere e raccontare anche le cose belle, oltre alla cronaca più dura.

Come si trova il giusto equilibrio tra argomenti seri e altri più leggeri?

GIANLUCA: Dipende dalle giornate. Mi è capitato di raccontare il crollo del Ponte Morandi in pieno agosto, eravamo pronti per una puntata festosa ed è tutto cambiato in un attimo. Altre volte invece si celebra il Ferragosto tra sagre e grigliate. Bisogna saper cambiare registro, con rispetto.

GRETA: Con sincerità. Se c’è onestà intellettuale nel trattare ogni tema, allora anche il tono trova da sé il suo equilibrio. È più una questione di sensibilità che di schema fisso.

C’è un aspetto del programma che vi ha colpito fin dalla preparazione?

GRETA: Sicuramente la squadra. Autori, inviati, produzione… sono professionisti eccezionali, spesso dietro le quinte eppure fondamentali. È un lavoro collettivo ed è giusto riconoscerlo.

GIANLUCA: La dedizione artigianale degli autori. Ogni scaletta viene costruita con precisione assoluta. Io vengo da ambienti dove facevi tutto da solo. Qui, invece, hai un team alle spalle che ti consente di concentrarti sulla conduzione, e lo fai con serenità.

Nel cast c’è Gigi Marzullo. Cosa aggiunge al racconto del programma?

GIANLUCA: Avere Marzullo in studio è un privilegio. È una presenza rassicurante, sempre pronta a intervenire con intelligenza e ironia. In diretta può aiutarti a cambiare ritmo, a spezzare un momento di tensione, ed è sempre efficace. È un pezzo di storia della Tv.

GRETA: Gigi è sempre Gigi. Ha il suo modo unico e sorprendente di porsi, sempre originale. Lo conosco da tantissimi anni, da quando lavoravo nel suo programma da giovanissima. È rimasto autentico, ed è questa la sua forza.

Quanto conta esserci in estate, quando molti italiani restano in città e magari da soli?

GIANLUCA: È forse la funzione più vera del Servizio Pubblico. Ci sono anziani, persone sole, chi non può partire. Essere lì ogni giorno, con garbo, offrendo informazione e anche un sorriso, è una responsabilità che sentiamo molto.

GRETA: Conta tantissimo. Le vacanze oggi sono brevi, non più lunghe e strutturate come una volta. Molti restano a casa, spesso da soli. Il nostro compito è anche quello di tenere compagnia, con delicatezza.

Il vostro primo ricordo legato all’estate?

GRETA: Il mare. Da bambina passavo tutta l’estate nella casa al mare vicino Roma. Finita la scuola si partiva subito e si stava lì fino a settembre. Era una magia.

GIANLUCA: Rimini, con mio padre. Era romagnolo e ogni estate si andava lì. Era il paradiso per un bambino: sala giochi, piadine, tutto. Il mio primo grande ricordo estivo.

Un piatto che fa subito estate?

GIANLUCA: Spaghetti alle vongole. Senza dubbio.

GRETA: Pomodoro, mozzarella e basilico. L’estate italiana in un piatto.

Una colonna sonora per la vostra estate…

GIANLUCA: “Stessa spiaggia, stesso mare”… ma nella mia versione personale: “Stesso studio e niente mare”! La canto ogni anno.

GRETA: Il mio primo concerto da sola, fu quello di Antonello Venditti. E poi anche Jovanotti, che per me è estate pura.

Energia in movimento

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Su RaiPlay il viaggio nella mobilità sostenibile italiana condotto da Barbara Politi e Angela Tuccia

 

Condotto da Barbara Politi e Angela Tuccia “Energia in movimento” racconta come due città simbolo, Bologna e Bolzano, abbiano scelto di guardare avanti, combinando tecnologia, rispetto per l’ambiente e valorizzazione del territorio. Realizzato da Rai Contenuti Digitali e Transmediali, il programma gode del patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Bologna apre il percorso, mostrando come la spinta all’innovazione possa convivere con la tutela del patrimonio artistico e culturale: qui, dai bus a biometano fino al futuro dell’idrogeno, si disegna un modello urbano virtuoso in cui la qualità dell’aria, il silenzio e l’efficienza diventano parte integrante della vita quotidiana. A Bolzano, invece, tra le vette delle Dolomiti, l’idrogeno non è un’ipotesi ma un presente concreto: autobus silenziosi, infrastrutture all’avanguardia e una visione di mobilità a impatto zero dimostrano come sia possibile far convivere natura e innovazione in perfetta armonia.
«Con il format “Energia in movimento” offriamo al nostro pubblico un racconto proiettato al futuro – sostiene Marcello Ciannamea, direttore Rai Contenuti Digitali e Transmediali – che mostra il nostro Paese indirizzarsi verso una mobilità sostenibile, prevedendo l’utilizzo di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, sociale ed economico. Argomento particolarmente caro ai giovani che confermano come, adottando comportamenti virtuosi, in vari ambiti, si possa ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità della vita del singolo e dell’intero Pianeta.» “Energia in movimento” intreccia immagini suggestive e testimonianze reali offrendo uno sguardo ispirato e coinvolgente su come l’Italia possa diventare protagonista di una rivoluzione sostenibile.