NUNZIA DE GIROLAMO

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Innamorata della gente (e della vita)

 

Pronta a tornare su Rai 1 con “Ciao Maschio” nel pomeriggio del sabato dal 19 settembre, la conduttrice si racconta al RadiocorriereTv: «Se sei vero alle persone arriva, e diventi uno di famiglia. Sia dalla politica che dalla televisione ho imparato come l’umiltà sia una dote fondamentale per lavorare dietro e davanti alle telecamere»

 

 

“Ciao Maschio” torna portando con sé una novità importante, da notte fonda si passa al pomeriggio del sabato, pronta a questa nuova sfida?

Sempre prontissima. Quando si tratta di sfide sono in prima fila per confrontarmi con me stessa. Ci sono modifiche che stiamo apportando al programma per renderlo più confacente alla fascia del daytime, è un lavoro anche entusiasmante, che ci dà l’opportunità di apportare dei cambiamenti. Tutto questo è adrenalinico…

Nuova energia…

…e nuova luce…  se da un lato sono dispiaciuta di abbandonare il sabato sera, è vero pure che sfido un nuovo pubblico, quello del pomeriggio.

Raccontarsi di notte, quasi sottovoce, e farlo invece alla luce del sole. Cosa può cambiare per i suoi ospiti?

Avranno un pubblico completamente diverso, ma per loro non cambierà nulla: non farò sconti su fragilità, emozioni, vita vera, sempre con tanta voglia di entrare nell’animo di chi ci verrà a trovare. Con le luci accese cercheremo di fare un po’ più rumore e affronteremo ogni argomento. Certo è che le carte, nel pomeriggio, saranno un po’ più leggere (sorride). Sarà sempre un programma di genere: avremo tre maschi con differenze molto forti tra loro, di settore, età, personalità. Ma arrivano la luce, la musica, il pubblico in studio.

Che caratteristiche deve avere un ospite per essere giusto per “Ciao Maschio”?

Deve essere coraggioso, vero, sfidante.

Tra i tanti ospiti che hanno popolato la trasmissione ce n’è stato uno che l’ha stupita per davvero?

Rispondo con il titolo di una canzone… “Gli uomini non cambiano” (sorride).

E uno che invece l’ha delusa?

Senza fare nomi posso dirle che ebbi molta difficoltà a intervistare un ospite perché respingente. In un altro paio di occasioni gli ospiti non mi lasciarono nulla. Per il resto “Ciao Maschio” è sempre stato un viaggio meraviglioso nell’animo maschile.

Prima c’era la politica, poi è arrivata la Tv. Cosa le hanno insegnato questi anni davanti alle telecamere?

Che la televisione è uno specchio dell’anima. Tanto è vero che ci sono persone che si siedono a tavola con te, che si accomodano nel salotto con te quando appaiono in video, e altre persone che non passano. È una questione di empatia, di energia vitale, di verità. Se sei vero alla gente arriva, e diventi uno di famiglia. Sia dalla politica che dalla televisione ho imparato come l’umiltà sia una dote fondamentale per lavorare dietro e davanti alle telecamere. Ho imparato anche che è meglio essere una formica piuttosto che una cicala. Le carriere fulminanti rischiano di essere semplicemente delle stelle cadenti. Già, più stelle cadenti che stelle comete (sorride).

Come è cambiato, da quando era in politica a oggi, il suo modo di vedere e ascoltare la gente?

Ho continuato ad ascoltarla. Penso davvero di essere una conduttrice con il master in politica, se mi devo riconoscere una dote, che nella vita diventa anche un difetto per la mia sensibilità, è l’ascolto. Sono obiettivamente e sinceramente interessata all’altro.

Il prossimo 10 ottobre festeggerà un compleanno importante… chi è Nunzia oggi?

Un dramma raggiungere i cinquant’anni (sorride)… Nunzia è una madre, una donna risolta e soddisfatta e al tempo stesso ancora una ragazzina con tanta voglia di vivere e di fare.

Che rapporto ha con il tempo che passa?

Non mi piace la vecchiaia, così come non mi piace la fine della vita. Ma questo è il viaggio che ci è concesso e vale la pena viverlo al meglio. Negli anni che verranno mi vorrò anche divertire molto, essendo stata una sempre molto perfettina nella vita che ho condotto.

Un grande amore per la vita…

Sempre. Ed è qualcosa che non si insegna, una luce che hai dentro.

Come festeggerà?

Una grande festa con la famiglia, gli amici, con le persone a cui voglio bene. Ora dovrò trovare il tempo per organizzarla (sorride).

Cosa regalerà a Nunzia?

Un viaggio con le mie due sorelle, che possa restare nei nostri ricordi, nei nostri cuori. Siamo molto legate, lo vedo come completamento di un percorso.

NICOLA SAVINO

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Vince chi “non fa”

 

Voce amata della radio, conduttore e autore alla tv, è pronto a mettersi in gioco, tra leggerezza e un pizzico di sadismo in stile giapponese, con la sua compagna Rocío Muñoz Morales, è pronto al debutto di “Freeze”, in onda su Rai 2 da martedì 16 settembre in prima serata

 

Bentornato in Rai. Come si sente?

Sono davvero felice. È la stessa felicità che ho provato sia alla presentazione dei Palinsesti a Napoli, sia entrando nello studio dell’Auditorium. È stata un’emozione che credo ricorderò per sempre. Sono stato accolto da tutti con grande calore, soprattutto a Napoli: c’erano quaranta gradi, ne avrei fatto volentieri a meno (ride). L’accoglienza ricevuta in studio mi ha commosso. Un entusiasmo dovuto forse anche alla presenza di Rocio e al momento particolare che sta vivendo, non capivo dove finisse l’applauso per me, per il piacere di rivedermi, e dove iniziasse quello per manifestare solidarietà ed empatia verso la mia compagna di viaggio.

A proposito di Rocio, quanto “iene” sarete insieme?

(ride)… direi parecchio, perché il programma ha una dose di cattiveria — bonaria, per carità, perché si gioca — ma c’è. In “Freeze” è impersonata dal Grande Freezer.

Ci spieghi meglio…

Il Grande Freezer non è altro che la giuria, o meglio una squadra di arbitri guidata da Mara Maionchi. Il programma si sviluppa sostanzialmente in due luoghi: lo studio, dove ci sono le tifoserie dei vari ospiti vip, che noi chiameremo “congelati”, e la stanza dei giochi, dove i concorrenti devono rimanere immobili. Qui capiteranno loro cose non sempre piacevoli.

Mara Maionchi, Ubaldo Pantani e…?

… di volta in volta ci sarà anche la voce della Nazionale di calcio, Alberto Rimedio. Per me è stato un onore, un sogno. Sentirlo raccontare i nostri giochi — tutto sommato futili e divertenti — è stato esilarante. C’è un gioco in particolare, quello della puzzola, che annunciato con la sua voce solenne assumeva un livello di serietà incredibile (ride). E lì ho citato una frase famosa di Manlio Scopigno (l’allenatore “filosofo” del Cagliari scudettato): “Tutto mi sarei aspettato dalla vita, tranne che vedere Comunardo Niccolai in mondovisione”. Parafrasandolo, in onda ho detto: “Tutto mi sarei aspettato dalla vita, tranne sentire Alberto Rimedio commentare il gioco della puzzola”.

Possiamo dire che nella vita c’è sempre “un momento puzzola”?
Assolutamente (ride). “Freeze” è un gioco per tutta la famiglia, e penso soprattutto ai bambini, ne andranno matti. Si basa su piccole paure, sugli “spaventini”, sulle puzze “adorate”, o su prove di silenzio e immobilità. È tutto molto primordiale, come molti format giapponesi da cui anche io nostro trae ispirazione.

Tra leggerezza e simpatico sadismo…

È un gioco sulla capacità dell’essere umano di trattenersi: resistere a spaventi, movimenti, odori, paure e, a volte, persino agli animali. C’è anche un cagnolone che punta a una pallina calata vicino ai concorrenti. Per prenderla, inevitabilmente, finisce per saltare addosso a chi è immobile. Io porto ancora i segni sulle braccia, non dai denti, ma dalle sue zampe!

Se i concorrenti resteranno “freezati”, voi conduttori cosa farete?
È il primo programma dove i concorrenti non devono fare niente: non li mandiamo su un’isola deserta, non li chiudiamo in una casa, non hanno compiti. E quel “non fare” che riesce meglio a noi che lavoriamo in tv (ride). Io e Rocio saremo la compagnia del pubblico, divertendoci a commentare quello che succede insieme ai vip non coinvolti nei giochi.

Cosa significa costruire oggi uno show per la prima serata?

Significa capire cosa possa interessare davvero al pubblico, cercando di fare un programma per tutti, trasversale. Io amo la cultura pop, mi piace pensare che possano guardarmi sia un bambino di otto anni, sia una signora di ottanta. Entrare nelle case con leggerezza è come sedersi sul divano accanto a loro.

Cosa ha capito di se stesso dal suo mestiere?

Ogni anno mi sento una persona nuova, con una consapevolezza diversa. Sarebbe bello essere come Benjamin Button, ma purtroppo il corpo non ringiovanisce (ride). Però dentro ci si migliora. Prima della registrazione di “Freeze” ho passato notti insonni, come mi succede sempre davanti a un progetto nuovo. Eppure, al momento della verità, non ho provato quell’ansia accecante, mi sono goduto l’attimo. Questo perché oggi mi fido un po’ di più di me stesso.

Cosa si aspetta dal lavoro, a questo punto della sua carriera e della vita?
E cosa ne posso sapere io (ride)? “Yesterday is history, tomorrow is a mystery, but today is a gift; that’s why it is called the present”. Mi godo tutto, anche questa intervista.

Cosa significa per lei giocare?

Giocare è il modo migliore per vivere il presente. Se penso a un momento felice della mia vita, ricordo quando stavo a casa di amici a giocare con i Lego. Un bambino non ha l’angoscia del domani, vive l’attimo. Quando riesco anch’io a ritrovarmi in quella condizione, i problemi spariscono.

Con “Freeze” rimarremo tutti immobili: su cosa resta “imperturbabile”?
Purtroppo mi “freezo” negativamente quando apro i quotidiani, che da almeno tre anni, se non di più, riportano quasi solo brutte notizie. Un tempo arrivavano anche buone notizie dal Medio Oriente o dall’ex Unione Sovietica. Oggi invece è un momentaccio, e non riesco a rimanere indifferente.

Il piacere di essere una voce amata dal pubblico. Qual è la sua più grande soddisfazione?
È vero che ormai faccio anche televisione, ma il fatto che il programma radiofonico che conduco con Linus abbia ascolti paragonabili — se non superiori — a un programma tv, non l’avrei mai immaginato. Con orgoglio e un po’ di commozione penso a mia madre. Più di trentacinque anni fa, quando decisi di smettere di studiare, lei mi disse con il suo accento calabrese: “A me va bene, ma ricordati che di Renzo Arbore ce n’è uno solo”. Aveva ragione: Arbore è unico. Però io e Linus, nel nostro piccolo, ci siamo tolti molte soddisfazioni.

Che rapporto ha con la tv?

Sono uno spettatore onnivoro, anche se ho ancora una debolezza per la televisione generalista. Non sono uno schizzinoso, guardo il day time, i programmi di cucina, quelli di storia. Adoro “È sempre Mezzogiorno” di Antonella Clerici, perché ha un’impronta molto radiofonica, spontanea… (nel frattempo Nicola Savino riceve una telefonata). Era Rocio: ha esordito con “Mi manchiiiiii” (intonando Fausto Leali). Ecco, questi siamo noi prima di “Freeze” (sorride). Dicevo, guardo di tutto: i game show, programmi di storia, a quelli politici preferisco la satira di Zoro a “Propaganda Live”. Anche questo, come il format di Antonella, ha lo stesso spirito improvvisato della radio. Per me la comunicazione è proprio questo: pensavi di fare una cosa, ma succede altro, e tu ci vai dietro.

Un giovane conduttore le chiede un consiglio: cosa gli direbbe?
Prima di tutto di guardare tantissima televisione. E poi non mettersi mai davanti a ciò che si presenta. Nessuno vuole presentare, tutti vogliono essere presentati. Il percorso di Stefano De Martino è, invece, sorprendente. È il primo giovane che prova fatto mestiere e si mette in gioco con grazia e intelligenza, non mette sé stesso al centro, ma quello che porta in scena. Questo è l’insegnamento che ho ricevuto dai miei autori, e che a mia volta cerco di trasmettere.

Pippo Baudo ci ha lasciato da poco. C’è qualcosa che avresti voluto chiedergli?
Ai maestri ci sarebbe da chiedere tutto. La sua era una tv “sartoriale”: il format di Pippo Baudo era Pippo Baudo. Dirigeva tutto, dal primo faretto all’ultima ballerina di fila. Un modo di lavorare straordinario, ma per me — che divido le mie energie tra radio e tv — impossibile da replicare. A lui e ad Arbore chiederei solo questo: “Come avete fatto?”.

 

RaiPlay

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Le maschere rivelano e non nascondono

 

In esclusiva su RaiPlay dieci nuove puntate di “Nella mente di Narciso” con Roberta Bruzzone. Una docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali

 

 

Dopo il grande successo riportato con la prima stagione, sono arrivati su RaiPlay i nuovi episodi di “Nella mente di Narciso”, la docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali, condotta da Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense. Nella seconda stagione la conduttrice accompagna ancora una volta gli spettatori in un viaggio nel narcisismo patologico, approfondendo i profili dei protagonisti di alcuni tra i casi italiani più rilevanti e discussi degli ultimi anni: “Filippo Turetta – l’omicidio di Giulia Cecchettin”, “Veronica Panarello – l’omicidio di Lorys Stival”, “Andrea Pizzocolo – l’omicidio di Lavinia Ailoaiei”, “Antonio De Marco – l’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta”, “Mario Perrotta – il caso Arianna Flagiello”. La docuserie, dieci puntate da 30 minuti, vuole fornire al pubblico una sorta di manuale d’istruzioni per riconoscere e allontanare possibili narcisisti e individuare quei comportamenti tossici ai quali prestare particolare attenzione. «Con “Nella mente di Narciso” vogliamo portare lo spettatore in un viaggio disturbante ma necessario: dentro le crepe della coscienza di chi ama solo sé stesso e distrugge chiunque osi metterlo in discussione – dice Roberta Bruzzone –. La cronaca nera è piena di storie che sembrano incomprensibili finché non si imparano a leggere le dinamiche del narcisismo patologico e perverso. Quelle che per molti sono solo “relazioni sbagliate” sono in realtà vere e proprie trappole psicologiche, in cui si consuma – spesso lentamente e silenziosamente – l’annientamento dell’altro. In questa serie accenderemo una luce sugli abissi dell’animo umano, per capire, riconoscere e soprattutto prevenire». «Nella mente di Narciso ha riscontrato un fortissimo gradimento da parte del nostro pubblico, catturato dai consigli della criminologa Roberta Bruzzone che accompagna lo spettatore a individuare il profilo del narcisista manipolatore e a difendersi da chi minaccia la propria incolumità psicologica e fisica – sostiene Marcello Ciannamea, direttore Rai Contenuti Digitali e Transmediali –. In questa seconda edizione, attraverso nuovi fatti di cronaca, la Profiler si concentra sulle migliori strategie investigative per descrivere le più comuni tipologie di manipolatori maligni, decodificando comportamenti ambigui e pericolosi per la vita stessa, comportamenti che anche e soprattutto il nostro giovane pubblico deve saper riconoscere.»

Si inizia con le puntate dedicate a Giulia Cecchettin e a Lorys Stival: la prima uccisa nel 2023 a Fossò, nella città metropolitana di Venezia, con settantacinque coltellate inferte dall’ex fidanzato Filippo Turetta che non accettava la fine della loro relazione.  L’omicidio della giovane, prossima alla laurea in ingegneria biomedica, ha avuto una grande risonanza mediatica. Il ragazzo è stato condannato all’ergastolo. L’altro caso trattato, avvenuto a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, racconta la tragica morte di Lorys Stival, di appena 8 anni, strangolato con delle fascette di plastica dalla mamma Veronica Panarello. La donna è stata condannata a trent’anni di carcere per omicidio e occultamento di cadavere. Si prosegue il 18 settembre con altre sei puntate dedicate a “Andrea Pizzocolo – l’omicidio di Lavinia Ailoaiei”,  ad “Antonio De Marco – l’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta” per poi terminare con uno speciale sul caso di “Mario Perrotta – il caso Arianna Flagiello”.

 

50 Domenica In

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Con Mara Venier da domenica 21 settembre alle ore 14 su Rai 1 per festeggiare il cinquantesimo anniversario di uno dei programmi più popolari e amati della televisione italiana

 

Tutto iniziò il 3 ottobre del 1976, quando Corrado, in diretta, augurò per la prima volta la buona domenica al pubblico del Programma Nazionale, oggi Rai 1. Al suo fianco, Dora Moroni e il mago Alexander. L’informazione sportiva era curata da Paolo Valenti nella rubrica “90° minuto”. Nel corso delle 50 edizioni, si sono susseguiti alla guida del programma alcuni dei volti più amati della nostra televisione, da Pippo Baudo, per 13 volte al timone, a Mino Damato ed Elisabetta Gardini, da Raffaella Carrà a Lino Banfi, e ancora Marisa Laurito, Edwige Fenech, Gigi Sabani, Toto Cutugno e Alba Parietti. È il 24 ottobre del 1993 quando ad accendere la domenica televisiva arriva Mara Venier. Prima come co-conduttrice, insieme a Luca Giurato, Monica Vitti, Don Antonio Mazzi e Giampiero Galeazzi, poi come padrona di casa assoluta per un totale di diciassette straordinarie edizioni. A condurre la trasmissione, nel corso degli anni, anche Fabrizio Frizzi, Giancarlo Magalli, Amadeus, Carlo Conti, Paolo Bonolis, Lorena Bianchetti, Lorella Cuccarini, Paola Perego, Cristina Parodi. In onda per 49 edizioni dagli studi Rai di Roma (dai centri di produzione di Via Teulada, Dear, Teatro delle Vittorie), nel 1992 “Domenica In” venne trasmessa eccezionalmente dallo studio Tv2 del centro di produzione Rai di Napoli. Tanti i registi impegnati stagione dopo stagione dietro le telecamere, tra questi, per quattro indimenticabili edizioni, Gianni Boncompagni. La cinquantesima “Domenica In”, in onda dal 21 settembre alle 14 su Rai 1, oltre alle classiche interviste one-to-one di Mara Venier, sarà arricchita da uno spazio dedicato all’attualità nel quale si affronterà “la notizia” della settimana (un fatto di cronaca, di attualità, di costume, di gossip o di spettacolo), da un nuovo gioco telefonico che avrà come tema i 50 anni del programma che coinvolgerà il pubblico da casa, e da uno spazio dedicato ai sentimenti.

 

 

STEFANO DE MARTINO

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Ogni sera una grande festa italiana

 

Al RadiocorriereTv parla del game che all’ora di cena tiene compagnia a milioni di italiani su Rai 1: «“Affari tuoi” è un format che vive sulle persone comuni, sulle loro storie, sulle loro emozioni. Il mio compito è quello di stare lì, accanto a loro.» Il conduttore partenopeo ricorda anche il re della tv recentemente scomparso, Pippo Baudo: «È stato – e resta – l’architetto della televisione italiana. La sua eleganza, la sua capacità di essere dentro al tempo anticipandolo, è un punto di riferimento per chi fa questo mestiere»

 

Una bellissima riconferma per il pubblico, suo alleato fedelissimo. Come si sente?

Sono grato per l’affetto del pubblico che non è mai scontato. Lo sono ogni volta che le persone decidono di accogliermi nelle loro case, scelgono di fidarsi, ed è una responsabilità che sento. E io cerco ogni giorno di restituire quella fiducia con il massimo impegno e rispetto.

 

Macchina rodata, cosa si aspetta da se stesso?

Quando una macchina è rodata, è proprio il momento in cui puoi rischiare di andare in automatico. Io voglio restare attento, curioso. La sfida è evolvere, essere riconoscibile nel proprio modo di intrattenere, ma non prevedibile.

 

Insieme ai concorrenti del programma dà vita ogni sera alla grande festa di “Affari tuoi”, un anno fa immaginava tutto questo?

Sinceramente, no. Sapevo che sarebbe stata una bella sfida, ma non immaginavo l’energia che si sarebbe creata. “Affari tuoi” è un format che vive sulle persone comuni, sulle loro storie, sulle loro emozioni. Il mio compito è quello di stare lì, accanto a loro. La “festa” nasce proprio da lì.

 

Il maestro della tv per eccellenza, colui che l’ha “creata”, ci ha lasciato. Cosa ha rappresentato (e rappresenta) per Stefano De Martino professionista della tv e dello spettacolo la figura di Pippo Baudo?

Pippo Baudo è stato – e resta – l’architetto della televisione italiana. La sua eleganza, la sua capacità di essere dentro al tempo anticipandolo, è un punto di riferimento per chi fa questo mestiere. E poi, non avendo avuto la fortuna di conoscerlo di persona, lo rende ancora di più un mito. Accogliere ogni sera il pubblico “dal Teatro delle Vittorie”, casa di Pippo Baudo, è un grande onore.

 

A proposito di maestri, cosa le piacerebbe “rubare” dai grandi?

La capacità di non perdere mai la curiosità, che è uno degli ingredienti che secondo me rende grandi. I veri maestri, quelli che ho avuto la fortuna di incontrare o anche solo osservare, sono quelli che affrontano ogni nuova esperienza come se fosse la prima. Non danno nulla per scontato. E poi la leggerezza, che non è superficialità, ma consapevolezza profonda. È un’arte, e io ci sto lavorando.

 

Qual è il suo “pacco vincente” nella vita?

Il mio pacco vincente è stato mio figlio Santiago. E poi la mia storia personale che mi ha insegnato che nulla è dovuto, che ogni traguardo ha un impegno e una fatica dietro, e che nella vita come nel gioco spesso il pacco più prezioso è quello che non luccica da subito.

 

Serie Tv

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Non è mai troppo tardi per essere felici

 

Veronica Pivetti e Carla Signoris sono le protagoniste di questo dramedy brillante e originale in cui due amiche scelgono di fare dei loro sessant’anni un nuovo inizio, scoprendo che la loro amicizia è il segreto per affrontare le future sfide personali. Da domenica 21 settembre in prima serata Rai 1

 

Milla (Carla Signoris) ed Evelina (Veronica Pivetti) conducono vite antitetiche, nonostante siano state migliori amiche a lungo. Tanto è borghese, conformista e apparentemente perfetta quella di Milla, quanto è fricchettona, creativa e scombinata quella di Evelina. La morte di un’amica comune improvvisamente le riavvicina. Terzo membro di un trio indissolubile ai tempi dell’università, Adriana (Manuela Mandracchia) ha dedicato la vita a salvare le balene e all’inizio della serie muore proprio in mare in un “banale” incidente. E se Adriana fosse stata uccisa? Questo è il punto di partenza di un’indagine non ufficiale che Milla ed Evelina conducono nel corso della serie. Mentre le due passano al setaccio la vita dell’amica, sono costrette a guardare con occhio critico le proprie e affrontare i grandi sconvolgimenti che si prospettano all’orizzonte. Milla scopre che suo marito Walter (Paolo Sassanelli) la tradisce e così, prima lo lascia e lo caccia di casa, poi, appena si riprende dal lutto, si presenta nell’azienda di famiglia per reclamare il ruolo di Presidente, che fino a quel momento è stato suo solo sulla carta. Evelina invece incontra, o meglio si scontra, con Riccardo Villa (Giorgio Tirabassi), il nuovo Presidente dell’Accademia di Belle Arti nella quale lei insegna. Riccardo incarna, in apparenza, la tipologia d’uomo più distante dal mondo di Evelina ma, com’è noto, gli opposti finiscono per attrarsi sempre. Mentre le due amiche si riavvicinano, la stessa cosa succede ai loro figli, Flaminia (Laura Adriani) ed Emanuele (Filippo Scicchitano). Lui, separato e con una figlia piccola, quando la rivede capisce subito di non aver dimenticato la sua cotta adolescenziale. Lei però, nel frattempo, è diventata una donna incapace di avere relazioni stabili e si mette in testa che con Emanuele devono restare solo amici. I due si aiutano a vicenda nelle rispettive vite, ma quando Flaminia capisce di provare effettivamente qualcosa per Emanuele, forse è troppo tardi, perché lo ha praticamente spinto tra le braccia della sua amica Susanna. Grazie alla loro forza d’animo e all’amicizia ritrovata, Evelina e Milla supereranno i momenti più difficili, troveranno un nuovo equilibrio e arriveranno anche a scoprire la verità sulla morte di Adriana, ricavandone un grande insegnamento: che la vita è bella, sempre, a vent’anni, come a sessanta e… non bisogna sprecarla!

 

Il regista Alessandro Casale commenta

«”Balene” è una fiction dramedy, che innesta eventi sentimentali o drammatici su un impianto principale di commedia arricchito da una linea gialla leggera ma accattivante. Il racconto è ambientato in un territorio ricco di storia e bellezza, le Marche, che esalta il quadro estetico della serie. Ho cercato di sfruttare il più possibile lo splendore della costa e della ricchezza artistica del territorio marchigiano per portare lo spettatore nella calda e colorata arena dove la storia delle nostre due protagoniste si dipana. Lo spartito a cui mi sono attenuto per raccontare le vicende della serie si ispira alla commedia di situazione inglese e alla commedia sentimentale statunitense, dove finzione e realismo si fondono per coinvolgere gli spettatori in un’estasi di emozioni e divertimento. E ho avuto la fortuna di dirigere due attrici straordinarie, che hanno aggiunto non solo il loro talento ma anche il loro cuore ad una storia che hanno da subito sentito molto “propria”.»

 

L’inizio della storia

Due amiche di vecchia data, Evelina, insegnante d’arte, e Milla, casalinga borghese, si rincontrano al funerale della loro amica Adriana, morta in un incidente subacqueo. Nonostante il loro rapporto sia incrinato da anni di tensioni irrisolte, accettano di aiutare il vedovo Fosco nella vendita della casa che lui e Adriana possedevano al Conero. A ritrovarsi dopo tanto tempo sono anche i figli delle due amiche, Flaminia ed Emanuele: se da un lato la figlia di Milla, impegnata nel ruolo di direttrice commerciale nel pastificio di famiglia, lotta con il giudizio altrui a causa della sua vita sentimentale instabile, il figlio di Evelina è invece impegnato a crescere da solo sua figlia Zina mentre la mamma della bambina è fuori per lavoro. Gli equilibri si rompono quando Milla scopre il tradimento del marito con Lucia, l’impiegata della banca che segue i conti del pastificio, e soprattutto quando emerge il sospetto che la morte di Adriana non sia stata un semplice incidente.

L’ipotesi di omicidio prende corpo con la scomparsa del computer di Adriana, spingendo Evelina e Milla a intraprendere una loro personale indagine. Nel frattempo, Evelina si scontra con Riccardo, il nuovo presidente dell’Accademia, deciso a rivoluzionare l’istituzione a modo suo. Intanto Milla, stanca di vivere nell’ombra del marito infedele, rivendica il ruolo di presidente del pastificio. Una decisione che non fa che deteriorare il già fragile rapporto con la figlia Flaminia. Dal canto suo anche Evelina va contro il volere di suo figlio, iscrivendo Zina a danza di nascosto. La festa in Accademia si trasforma in una sfida tra Evelina e Riccardo che però si conclude in un ballo che lascia trapelare un’evidente attrazione. Lui tuttavia è fidanzato, per di più con una trentenne! Nel frattempo, la ricerca del computer di Adriana porta a una rivelazione sconvolgente: Adriana e Fosco si erano lasciati. E se fosse stato proprio lui ad ucciderla?

 

Tim Music Awards 2025

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La grande musica italiana si prepara a vivere due serate indimenticabili con il più importante riconoscimento legato alle vendite discografiche e all’entertainment. Con Carlo Conti e Vanessa Incontrada. in diretta dall’Arena di Verona venerdì 12 e sabato 13 settembre su Rai 1 e Rai Radio 2

 

 

Giunta alla diciannovesima edizione, la prestigiosa kermesse, sarà trasmessa in diretta dallo straordinario scenario dell’Arena di Verona venerdì 12 e sabato 13 settembre su Rai 1 e Rai Radio 2. Conducono Carlo Conti e Vanessa Incontrada, per la quattordicesima volta insieme sul palco.

 

A rendere unico l’appuntamento saranno Achille Lauro, Alfa, Annalisa, Antonello Venditti, Astro, Bresh, Brunori Sas, Eros Ramazzotti, Fabri Fibra, Fedez, Fiorella Mannoia, Gigi D’alessio, Giorgia, Guè, Il Volo, Irama, Laura Pausini, Lazza, Ligabue, Luchè, Lucio Corsi, Marco Masini, Marco Mengoni, Mario Biondi, Max Pezzali, Nayt, Nerissima Serpe, Papa V & Fritu, Olly, Pinguini Tattici Nucleari, Pooh, Rose Villain, Salmo, Tananai, The Kolors, Umberto Tozzi.

 

Due serate che si annunciano come un vero mosaico di emozioni, sorprese e celebrazioni: «E’ sempre una gioia tornare all’Arena di Verona con i TIM Music Awards insieme a Vanessa – dice Carlo Conti – auesta edizione è speciale perché ci porta dritti verso un traguardo importante: nel 2026 festeggeremo vent’anni di questa grande kermesse. La musica, i protagonisti e pubblico ci faranno vivere serate piene d’energia. Queste due serate sono una festa per la musica italiana, per gli artisti che hanno fatto cantare milioni di persone e per il pubblico che ci segue sempre con entusiasmo. E sarà una gioia ritrovare anche tanti protagonisti del Festival di Sanremo, in un grande abbraccio che celebra la musica e le emozioni condivise».

 

Protagoniste le hit più amate e le tournée di maggior successo dell’ultimo anno. Saranno premiati gli Album che hanno raggiunto le certificazioni FIMI/NIQ Oro, Platino e Multiplatino e i Singoli Platino e Multiplatino usciti tra settembre 2024 e settembre 2025. Spazio anche ai riconoscimenti per i grandi live: eventi e tour che hanno superato le 100mila presenze (Oro), le 200mila (Platino) e le 300mila (Diamante) certificate da SIAE. Non mancheranno, come da tradizione, degli importanti Premi Speciali per i protagonisti che hanno lasciato un segno indelebile.

 

 

 

MICHELE MIRABELLA

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Elisir, la salute spiegata con chiarezza

 

Dal 1996 a oggi è diventato un punto di riferimento della divulgazione medica in Tv. In onda dal lunedì al venerdì alle 10.50 su Rai 3, il programma continua a unire rigore e semplicità. «Sono il primo spettatore — racconta al RadiocorriereTv — ascolto, imparo e condivido: è questo il segreto di un successo lungo trent’anni»

 

Trenta edizioni di “Elisir”. Avrebbe immaginato allora che il programma sarebbe diventato un punto di riferimento così longevo della televisione italiana?

No. All’inizio collaboravo con due protagoniste straordinarie, Lucia Restivo e Patrizia Belli, che avevano ideato una prima serata dedicata alla salute. Io avrei dovuto solo contribuire al format, ma il direttore insistette: “Così com’è scritto lo puoi condurre solo tu”. Cercai di oppormi, spiegando di essere un ipocondriaco incallito, ma non ci fu verso: o accettavo o perdevo il contratto. Mi buttai. Erano due ore e tre quarti di diretta la domenica sera, con un’organizzazione perfetta. Era la Rai.

In che modo è cambiata la narrazione della medicina in Tv in questi anni?

Credo molto grazie a “Elisir”. All’inizio esistevano altri programmi, condotti da giornalisti competenti ma non medici. L’idea nuova fu quella di una prima serata su temi universali, popolari, che toccano chiunque. Dopo la sesta puntata facevamo già il 12 per cento di share e da lì non ci siamo più fermati.

 

La forza di “Elisir” è sempre stata la chiarezza del linguaggio. Come si riesce a tradurre la complessità scientifica in parole semplici, senza banalizzare?

Non c’è una formula magica. Ero docente di sociologia della comunicazione e il rischio era di essere troppo tecnico, ma alla radio avevo imparato la chiarezza e l’ironia. Puntata dopo puntata è diventato naturale. E il pubblico lo ha premiato.

In un’epoca di fake news, qual è il ruolo di un programma come “Elisir”?

Fondamentale. Negli ultimi anni siamo stati vittime di falsi video, realizzati con intelligenza artificiale, per diffondere notizie mediche ingannevoli. Li abbiamo denunciati e in parte bloccati. Ma l’IA, se usata bene, è preziosa per diagnosi, terapie e ricerca. Il problema è l’uso criminale. Oggi “Elisir” è quotidiano: significa che la medicina è diventata parte integrante della cultura civile.

La trasmissione dà molto spazio a nutrizione e prevenzione. Quanto è cambiato il rapporto degli italiani con l’alimentazione?

Ci sono stati progressi, anche se il consumismo ha fatto danni. Per noi la dieta mediterranea è una legge: chiara, rigorosa, non moralista. Siamo molto severi con ipernutrizione e obesità infantile. E il pubblico apprezza: soprattutto gli anziani ci fermano per strada, e questo è un riconoscimento importante.

La televisione italiana ha salutato Pippo Baudo, figura cardine del Servizio Pubblico. Che ricordo ha di lui?

Pippo era un amico e un protagonista assoluto della televisione italiana. Era un uomo Rai, come Arbore e come me. Non facevamo la stessa tv, ma rimane il grande maestro dell’intrattenimento popolare. Dopo il debutto di “Elisi”r fu il primo a chiamarmi: “Bravissimi, ce l’avete fatta”. Era lo spirito di squadra della Rai di allora.

Dopo 30 edizioni, cosa rappresenta “Elisir” per lei? Una sfida professionale, un servizio pubblico o un pezzo della sua vita?

È un pezzo della mia vita. Non ero nato per fare il medico, ma ne sono sempre stato curioso. Sono il primo spettatore di “Elisir”, e questo si percepisce. Ogni anno la medicina cambia, io ascolto e imparo. È quello che mi dà ancora entusiasmo al trentesimo anno.

Serie Tv

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KABUL

 

Una importante produzione internazionale, frutto della collaborazione dell’Alleanza Europea (Rai Fiction – France Télévisions – ZDF), la serie in tre serate è diretta da Kasia Adamik e Olga Chajdas. In prima visione su Rai 3 dal 12 settembre e disponibile in boxset su RaiPlay

 

Presentata in anteprima mondiale a Lille, nell’ambito del Concorso Séries Mania 2025, la serie ha conquistato lo Special Jury Prize alla prima edizione dell’Italian Global Series Festival.

15 agosto 2021: Kabul cade nelle mani dei talebani. Zahara, procuratrice del tribunale della città, diventa una fuggitiva braccata dai nuovi padroni. Accanto a suo marito Baqir, dopo una iniziale resistenza, farà tutto il possibile per lasciare il Paese attraverso l’ambasciata francese. Il loro figlio Fazal, soldato dell’esercito nazionale afghano, assiste impotente alla dispersione della sua unità mentre i talebani consolidano il controllo. In un primo tentativo, cerca rifugio nel Panjshir, ma, inseguito dai talebani, finisce per unirsi alla CIA, che lo incarica di infiltrarsi in una cellula dell’ISIS per sventare un attacco imminente. Sua sorella Amina, medico in un ospedale di Kabul, decide di fuggire verso l’aeroporto portando con sé una giovane paziente, Nooria, per salvarle la vita. Nel frattempo, Giovanni, giovane diplomatico italiano e console a Kabul, si trova a gestire le evacuazioni in prima persona, mentre l’Ambasciatore viene richiamato a Roma per coordinare le operazioni dall’Italia. Tra la folla di rifugiati diretti all’aeroporto e la crisi umanitaria che esplode ad Abbey Gate, il giovane diplomatico affronta una sfida senza precedenti. Intanto Vera, agente dello spionaggio tedesco, intraprende una missione per salvare il generale Hassan, ufficiale afghano che le aveva salvato la vita due anni prima durante un’imboscata. All’ambasciata francese, una delle ultime ancora operative a Kabul, il capo della sicurezza Gilles cerca disperatamente di organizzare l’evacuazione dei rifugiati verso l’aeroporto. In mezzo al caos, tutti lottano per la sopravvivenza, mentre incombe la minaccia di un attacco dell’ISIS, pronto a trasformare la città in un campo di battaglia.

 

I PERSONAGGI

Famiglia Nazany

Baqir Nazany (Vassilis Koukalani)

Padre della famiglia Nazany, intellettuale che si oppone ai talebani, capisce chiaramente quello che sta per avvenire ed è determinato a mettere tutta la sua famiglia al sicuro fuggendo in Francia.

 

Zahara Nazany (Darina Al Joundi)

Madre della famiglia Nazany e procuratrice di Stato, odiata dai talebani. Il suo bisogno di fuggire diventa urgente quando un Talebano che aveva mandato in prigione rischia di riconoscerla.

 

Fazal Nazany (Shervin Alenabi)

Figlio della famiglia Nazany, soldato dell’esercito afghano, ingaggiato dalla CIA per infiltrarsi in una cellula di Daesh che progetta di approfittare del caos per organizzare un attacco suicida all’aeroporto di Kabul. Riuscirà a fermarli?

 

Amina Nazany (Hannah Abdoh)

Figlia della famiglia Nazany, è sul punto di diventare chirurgo quando i talebani assumono il controllo del suo ospedale. Decide di seguire i consigli di suo padre e fuggire, portando con sé una giovane paziente, Nooria. Riusciranno a raggiungere l’aeroporto in tempo?

 

 

Ambasciata francese

Gilles (Jonathan Zaccaï)

Capo della sicurezza dell’Ambasciata di Francia, deve trovare il modo di far passare tutti i profughi afghani, compresi Zahara e Baqur, attraverso il territorio controllato dai talebani per raggiungere l’aeroporto.

 

Erwan (Thibaut Evrard)

Agente di polizia inviato come rinforzo da Parigi per assicurare la sicurezza dell’Ambasciata di Francia a Kabul, è un ufficiale determinato ed esperto. Ha al suo attivo una lunga carriera nel RAID. Contrario ai metodi di Gilles, il capo della sicurezza, che giudica temerario, dovrà collaborare con lui per riuscire a evacuare l’ambasciata.

 

Benoît (Olivier Rabourdin)

Ambasciatore di Francia a Kabul, Benoit lascia urgentemente l’ambasciata quando i talebani entrano in città e raggiunge l’aeroporto militare. Vi si trasferisce per organizzare la partenza dei cittadini afghani verso la Francia, ma anche per coordinare l’evacuazione dell’ambasciata accerchiata dai talebani, a costo di opporsi agli Americani.

 

Ambasciata italiana

Giovanni (Gianmarco Saurino)

Giovane diplomatico, console a Kabul, fa di tutto per imbarcare gli Afghani in possesso di visti italiani sugli aerei.

 

Francesca (Valentina Cervi)

Superiore in grado di Giovanni, donna dal carattere forte e con molta esperienza in campo diplomatico, cercherà di aiutare Giovanni a fronteggiare l’emergenza.

 

 

Ambasciata tedesca

Vera (Jeanne Goursaud)

Paracadutista tedesca esclusa dai suoi colleghi dell’esercito, intraprende la missione personale di salvare il generale afghano Hassan dalle mani dei talebani.

 

CIA

Martin (Eric Dane)

Agente esperto della CIA, è costretto ad allearsi con i talebani per combattere contro le forze criminali di Daesh, sperando che questa pericolosa alleanza permetta di proteggere l’evacuazione delle truppe e dei cittadini del suo Paese.

La prima serata

Episodio 1

Mentre i talebani assumono il controllo di Kabul, scoppia il caos. Zahara, una procuratrice, fugge col marito Baqir all’ambasciata francese, l’ultima ancora aperta, dove Gilles, il capo della sicurezza, sovrintende all’evacuazione dei diplomatici mentre i rifugiati cominciano a riunirsi. Fazal, figlio di Zahara e soldato dell’esercito nazionale afghano, assiste alla dispersione della sua unità e decide di fuggire in Panjshir, dove si formano nuclei di resistenza. Sua sorella Amina resta nell’ospedale di Kabul a occuparsi di Nooria, una ragazzina che ha appena subito un intervento, mentre i talebani si avvicinano. Intanto Giovanni, un giovane diplomatico italiano, console a Kabul, viene incaricato di occuparsi delle evacuazioni in prima persona mentre l’Ambasciatore viene richiamato a Roma, per gestire le operazioni dall’Italia. Vera, un’agente dello spionaggio tedesco, lotta per tornare a Kabul e proteggere il generale Hassan, l’uomo che una volta le ha salvato la vita.

 

Episodio 2

Davanti all’Ambasciata francese, i rifugiati aspettano ansiosamente mentre i talebani cominciano a circondare la zona. Zahara, ancora in fuga, tenta di mettersi il salvo mentre Gilles cerca di organizzare l’evacuazione del crescente numero dei rifugiati. Fazal, ora inseguito dai talebani, torna a Kabul per cercare rifugio presso Martin, un ex contatto dell’Intelligence americana. Amina assiste alla brutalità dei talebani nei confronti di Nooria e si chiede se sia il caso di fuggire verso l’Ambasciata francese. Giovanni, che deve affrontare le tragiche condizioni sanitarie all’aeroporto, tenta di mantenere l’ordine. Intanto Vera parte per la sua missione non autorizzata per localizzare il generale Hassan.

 

SUZUKI JUKEBOX

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La notte delle Hit

 

Antonella Clerici e Clementino accendono la grande musica insieme agli interpreti originali degli anni ’70, ’80, ’90 e 2000. A ospitare la grande festa, il 18 e il 19 settembre, in onda su Rai 1 e Rai Radio 2, il Palaolimpico di Torino

 

SUL PALCO A TORINO

 

Anastacia, Gipsy Kings by Diego Baliardo, Michael Sembello, Alcazar, Le Vibrazioni, Zero Assoluto, Alexia, Leee John, Marco Ferradini, Fausto Leali, Tony Hadley, Earth Wind & Fire Experience by Al McKay special guest Greg Moore, Cutting Crew, Andreas Johnson, Jenny from Ace of Base, Former Ladies of The Supremes, Boney M. – Maizie Williams, Gemelli Diversi, Rettore, Nomadi, Ryan Paris, Le Orme, Johnson Righeira, Paolo Belli.