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Prima di noi

 

Una grande saga famigliare che abbraccia il Novecento italiano dal Friuli rurale alla Torino delle fabbriche, passando per le due guerre mondiali e la ricostruzione. Cinque serate dirette da Daniele Luchetti e Valia Santella, da domenica 4 gennaio in prima serata Rai 1

 

 

 

Tre generazioni della famiglia Sartori si dibattono tra la ricerca del successo personale, il sogno della rivoluzione, la cattedra di una scuola o il ring di un incontro di boxe. Protagonisti donne e uomini, costruttori e distruttori, archetipi eterni che cercano un loro posto nel mondo. Su di loro pesano le colpe dei padri, una forza originaria contro cui lottare, un Prima di Noi che sembra condannarli tutti. Ma le nuove generazioni, i più giovani tra i Sartori, troveranno finalmente la forza di liberarsi grazie alle parole di Nadia, capostipite di questa famiglia, forza generatrice ed eterna protagonista di questo racconto. Un secolo di piccola e grande Storia che contiene tutto: la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, il viaggio, e soprattutto l’amore.

 

Prima puntata

Nel 1917 il disertore Maurizio Sartori trova rifugio presso la famiglia Tassan in Friuli. Tra lui e Nadia nasce un amore intenso ma tormentato dalla guerra. Dopo l’armistizio, Nadia resta incinta e Maurizio fugge, incapace di affrontare la paternità. Anni dopo i due sono sposati e hanno tre figli (Gabriele, Domenico e Renzo), ma la vita resta difficile: violenze fasciste, povertà, sensi di colpa e alcolismo segnano Maurizio. Nadia diventa il vero pilastro della famiglia. La puntata si chiude con Domenico morso da una vipera, in bilico tra vita e morte.

 

Seconda puntata

Domenico sopravvive ma sviluppa una profonda empatia verso la sofferenza altrui. I figli crescono diversi tra loro mentre il fascismo si rafforza. Maurizio viene ricattato dai fascisti e tradisce alcuni compagni, tra cui Leone, per proteggere la famiglia. Nadia vive un breve momento di libertà ma perde il lavoro; Edda, la bambina che aveva accudito, muore tragicamente. Nel 1938, ormai adulti, i tre fratelli lavorano. Maurizio muore improvvisamente, sopraffatto dal peso delle sue colpe, lasciando la famiglia spezzata.

 

Terza puntata

Durante la Seconda guerra mondiale, Domenico muore in un campo di prigionia in Africa. La verità sulla diserzione di Maurizio emerge, sconvolgendo Gabriele. Renzo entra nella Resistenza, mentre Gabriele viene catturato e costretto a vestire la divisa delle SS. Nadia perde anche la sua guida spirituale, la medium Elsa Winkler, uccisa dai fascisti. Tra lutti, tradimenti e scelte dolorose, la guerra finisce: Gabriele è libero e può amare Margherita, mentre Renzo fugge, incapace di affrontare il dolore e le proprie colpe.

 

Quarta puntata

Negli anni ‘50 Renzo vive da emarginato a Torino, finché si innamora di Teresa e diventa padre. Anche Gabriele ha una famiglia, ma il suo matrimonio è fragile. Le nuove generazioni affrontano conflitti identitari, amori difficili e traumi ereditati. Renzo tradisce Teresa e precipita in una nuova crisi; Gabriele lotta per tenere unita la famiglia. Nadia, ormai anziana, accorre al capezzale del nipote malato e ha una visione di Domenico: il bambino guarisce. La puntata mostra un ciclo che si ripete, tra dolore, amore e accoglienza, preparando il terreno agli eventi conclusivi.

 

I PERSONAGGI

NADIA TASSAN (Linda Caridi)

Cresciuta in un casale della campagna friulana insieme alla famiglia composta di sole donne perché gli uomini sono al fronte, Nadia Tassan è una sognatrice, crede in un futuro bellissimo nonostante gli orrori della Prima guerra mondiale. Quando si presenta alla sua porta Maurizio Sartori, un giovane soldato stanco e affamato che dice di essersi perso tra le montagne, non può non accoglierlo. Soltanto a lei Maurizio rivela di essere un disertore e questo segreto li unirà per sempre, sancendo l’inizio di una relazione che li porterà ad avere tre figli, Gabriele, Domenico e Renzo. La loro vita insieme non sarà facile, ma Nadia è una “costruttrice” che ripete a ogni crisi la certezza che troveranno “un modo per volersi bene” e continuerà a essere profondamente innamorata di Maurizio anche quando non lo avrà più al suo fianco. Il loro è un legame indissolubile.

 

MAURIZIO SARTORI (Andrea Arcangeli)

La sera in cui arriva al casale Tassan, Maurizio Sartori porta con sé il terrore della guerra e un segreto: l’abbandono dell’Esercito Regio dopo la ritirata di Caporetto, una colpa che lo tormenterà per tutta la vita e che, come un fantasma, perseguiterà i figli che avrà con Nadia e anche i nipoti. Maurizio è un “distruttore” e, pur trovando conforto tra le braccia di Nadia, continuerà a sentirsi un uomo in perenne fuga da tutto, compresi i figli, troppo diversi da lui, dal lavoro che perde in continuazione per colpa del suo brutto carattere e dell’alcol, dalle battaglie politiche a cui non crede, dai compagni. Capirà troppo tardi che solo l’amore, avrebbe potuto salvare lui e la sua famiglia.

 

GABRIELE SARTORI (da adulto: Maurizio Lastrico; da ragazzo: Leonardo Cesaroni)

Primogenito di Nadia e Maurizio, Gabriele è decisamente più simile alla madre. Cattolico, studioso e sognatore, si innamorerà di Margherita, conosciuta mentre presta servizio al comando militare dove la ragazza si è recata per avere notizie del fidanzato partito per la campagna di Russia. Riuscirà a diventare insegnante, come ha sempre sognato, e sarà un padre attento e premuroso per i due figli, Eloisa e Davide. Cercherà con tutte le sue forze di fare luce sulla figura del padre e su cosa era successo prima di loro.

 

RENZO SARTORI (da adulto: Matteo Martari; da ragazzo: Alessandro Bedetti) Terzogenito della famiglia Sartori, Renzo è la copia esatta di suo padre Maurizio. Scapestrato e avventuriero sin dalla tenera età, fuggirà da ogni responsabilità e vincolo famigliare, fino a quando Teresa, conosciuta a Torino, non deciderà di prendersene cura e provare a guarirne le ferite esistenziali. Da lei Renzo avrà due figli, Diana e Libero, a cui se ne aggiungerà un terzo, Luigi, concepito per errore da ragazzo e di cui allora non se ne è assunto la responsabilità. Lo conoscerà solo da adulto, in una di quelle situazioni che sembrano uno scherzo del destino.

 

DOMENICO SARTORI (Luca Di Sessa)

Secondogenito di Nadia e Maurizio, Domenico è un ragazzo fragile con una carica empatica fuori dal comune. È evidente in lui, sin dall’infanzia, una forte propensione verso gli svantaggiati e una immediata sensibilità alla sofferenza altrui. Ed è con questo spirito che partirà per l’Africa durante la Seconda Guerra Mondiale, cadendo prigioniero e facendosi martire laico della violenza umana.

 

MARGHERITA (da adulta: Diane Fleri; da ragazza Lorena Nacchia)

Disperata per le sorti di Gino, il fidanzato disperso in Russia durante la Seconda guerra mondiale, Margherita piano piano si lascia catturare dalla dolcezza di Gabriele perdutamente innamorato di lei. I due si frequentano, si sposano, diventano genitori di Eloisa e Davide, lasciano il Friuli per trasferirsi a Torino. Sembrano felici, ma il ricordo di Gino tornerà a fare ombra sul loro stare insieme.

 

TERESA (Benedetta Cimatti)

Donna semplice ma dal gran cuore. È la proprietaria di un’osteria alla periferia di Torino. Accoglie Renzo Sartori, affamato e senza un lavoro né una casa. Gli dà una casa in cui stare e due figli che entrambi ameranno profondamente, Diana e Libero. Farà di tutto per tenere unita la famiglia, a costo di dover sopportare e perdonare errori e tradimenti del marito.

 

MADDALENA (Elena Lietti)

Madre di Nadia Tassan, Maddalena ha sulle sue spalle il destino del casale Tassan e della famiglia composta da quattro donne di tre generazioni diverse: la madre Gianola, lei, Nadia e sua sorella più piccola Maria. Gli uomini sono al fronte e non tutti torneranno sani e salvi a casa. Maddalena non si fiderà mai del tutto di Maurizio perché teme che il suo “sangue marcio” di disertore e traditore possa avvelenare la vita della figlia Nadia e dei futuri nipoti.

 

ELOISA (Romana Maggiora Vergano)

Primogenita di Gabriele e Margherita, manifesta un carattere ribelle e indipendente che negli anni 70 la spinge ad aderire al movimento anarchico. Decide poi di studiare giurisprudenza, per difendere i più deboli. Si innamorerà di Luigi sin da piccola, conosciuto a casa dello zio Gabriele, ma scopriranno entrambi che il loro è un amore impossibile.

 

DAVIDE (Lorenzo Aloi)

Secondogenito di Gabriele e Margherita, Davide ha un carattere introverso, all’apparenza impermeabile alle emozioni, probabilmente perché segnato dalla poliomielite contratta da bambino. In perenne ricerca di attenzione da parte del padre, intraprenderà la via della boxe invece di studiare e sceglierà la solitudine in campo sentimentale. L’unica persona che è sempre riuscita a capirlo e a comunicare con lui è Nadia, sua nonna, con cui ha un rapporto elettivo. LUIGI Interpretato da Andrea Palma Figlio illegittimo di Renzo Sartori e Federica Drigo, Luigi viene cresciuto da quest’ultima e da suo marito Flaviut senza sapere chi sia il suo vero padre. Inizialmente scapestrato, Gabriele lo mette sotto la sua ala, prendendosi cura di lui e accompagnandolo negli studi fino alla laurea in Medicina. È così che Luigi conoscerà Eloisa e se ne innamorerà sin da bambino.

 

FLAVIUT (da adulto: Stefano Venturi; da ragazzo: Francesco Cancellotti)

È amico dei giovani Sartori, soprattutto di Renzo, e figlio di Leone. Innamorato di Federica Drigo, la sposerà alla fine della Seconda guerra mondiale senza sapere che è incinta di Renzo. Crescerà Luigi credendo sia suo figlio come gli altri nati dal suo matrimonio. Non potrà però seguirli nella loro crescita perché sbarcando il lunario con i furti trascorrerà molti anni in carcere.

 

DIANA (Ginevra Francesconi)

Primogenita di Renzo e Teresa, Diana è una ragazza timida ma determinata. Eredita da suo nonno Maurizio il dono della voce e l’orecchio assoluto. Il suo orientamento sessuale la porterà a un duro scontro col padre.

 

LIBERO (Luca Nozzoli)

Secondogenito di Renzo e Teresa, Libero è fragile e insicuro. Prenderà sin da subito la strada della religione e si sposerà giovanissimo con Marta diventando padre della piccola Nadia, la prima della quarta generazione dei Sartori che rinnova il nome della nonna.

 

MARTA (Maria Vittoria Dallasta)

Conosce Libero all’oratorio. La fede e le missioni in Africa sono le sue priorità. Si sposerà con Libero e diventerà presto madre ma scoprirà che la famiglia è troppo stretta per i suoi bisogni e per il suo futuro.

 

LEONE (Fausto Maria Sciarappa)

È l’unico amico di Maurizio, ma diversamente da lui ha degli ideali saldi e una forte fede cattolica. Salirà in montagna come partigiano e lotterà fino alla fine.

MASSIMILIANO OSSINI

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Un altro mondo è possibile

 

Sabato 3 gennaio in prima serata su Rai 3 il secondo appuntamento con “La città ideale”: non solo un racconto di viaggio, ma un’indagine profonda sul futuro delle nostre città. «Dove c’è rispetto per la Terra, c’è anche rispetto tra le persone» afferma il conduttore

 

 

 

Come nasce “La città ideale”?

Nasce da una domanda che mi accompagna da sempre: “Come possiamo vivere meglio?”. Nasce anche dal desiderio, profondo, di immaginare un futuro migliore, partendo da modelli di vita più umani. Un’esigenza personale che si è trasformata in un viaggio alla scoperta di luoghi che oggi raccontano un futuro fatto di rispetto, sostenibilità e bellezza.

In questa esplorazione, cosa ha scoperto?

Ho scoperto che un altro mondo è possibile ma richiede coraggio, visione e la capacità di fare rete. Ho scoperto che il vero cambiamento parte dalla relazione tra gli esseri umani, dal senso di comunità e appartenenza. Ho imparato che esistono persone che hanno scelto di mettere al centro l’essere umano e il Pianeta. Dove c’è rispetto per la Terra, c’è anche rispetto tra le persone.

Cosa serve per essere virtuosi?

Non servono gesti eroici ma costanza e coerenza. È virtuoso chi sceglie ogni giorno di fare la cosa giusta, anche se più faticosa. Serve visione, ma anche coraggio e tanto ascolto. Essere virtuosi non significa essere perfetti ma impegnati nel quotidiano per fare sempre la propria parte.

Come può aiutarci l’ambiente e cosa possiamo fare noi stessi?

Un ambiente accogliente, pulito e ordinato, ci insegna il rispetto e ci migliora. Un ambiente armonico ci educa senza parole. Silenzio, verde, spazi puliti e condivisi, migliorano la qualità della nostra vita.  Noi tutti possiamo iniziare da scelte semplici ma essenziali come rallentare, osservare e assecondare i ritmi della natura, non sprecare e imparare a rispettare gli altri. Il benessere esterno aiuta l’equilibrio interiore.

Come ha trovato, personalmente, un punto di equilibrio? 

Grazie alla natura, all’agricoltura e alla mia famiglia. Scalare le vette più alte del mondo mi ha fatto prendere confidenza con quelli che credevo miei limiti, coltivare la terra mi ha insegnato che ogni frutto ha bisogno del suo tempo. Essere padre e marito mi ha dato la misura di ciò che conta davvero.

Qual è la sua città ideale?

È una città che respira e vive davvero. È una città dove i bambini giocano liberi, gli anziani non sono invisibili, ed ha spazi verdi accoglienti. È fatta di tante persone che sanno fare rete. È una città dove si cammina in compagnia, ci si confronta, si mangia cibo sano e a km0, si raccontano storie legate alle tradizioni locali. È una città che educa al rispetto dell’altro e alla gentilezza. È una città che cura, che protegge i fragili e valorizza i talenti.

Chi è Massimiliano Ossini oggi e come si vede domani?

Oggi sono un uomo grato, curioso e sempre in cammino. Domani spero di essere ancora capace di raccontare storie che ispirano, che accendono piccole fiammelle nell’anima.

MARILENA PIU

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Heidi adulta: il viaggio verso le radici

 

Incontro con l’attrice e regista siciliana per parlare di “Adelheid”, il libro in cui sceglie di ridare voce alla figura di Heidi, immaginandola adulta mentre rilegge la propria infanzia e ritrova la forza delle cose semplici. Nell’intervista, l’autrice racconta una storia senza tempo, che parla al cuore di grandi e piccoli e che presto diventerà anche un film diretto da lei stessa

 

 

 

 

Il libro nasce da un personaggio che tutti abbiamo amato. Che cosa l’ha spinta a prenderlo in mano e, di fatto, a riscriverne in un certo senso la vita?

Non sono nata nei luoghi di Heidi, ma ci ho vissuto. Quando ero piccola il cartone era appena uscito e, vivendo in Germania, mi chiamavano così: non solo le somigliavo nel volto, ma anche nel carattere. Quel soprannome mi è rimasto nel tempo. Lo scorso anno ho sentito il bisogno di scrivere un libro, senza sapere ancora quale. Avevo pensato a qualcosa di autobiografico e in parte Adelaide contiene davvero un riflesso di me, anche se il racconto segue la sua vita adulta. Poi è arrivato un segnale. Una mattina di novembre ho percepito dentro di me la parola “Heidi”. Quel pomeriggio, al cinema, mi è arrivato un messaggio di mia madre — cosa per noi rara — con la foto della piccola Heidi e la frase “Da bambina ti chiamavano così”. Quello è stato l’inizio di tutto.

Nel libro, Heidi adulta torna alla propria infanzia per ritrovare ciò che il tempo rischia di cancellare. Perché questo bisogno delle radici?

È un bisogno che porto con me da anni. Tornare alle radici significa tornare un po’ bambini: conservare purezza, armonia, amore. Significa non farsi travolgere dalla corsa quotidiana e restare in contatto con ciò che siamo davvero. Le radici ci aiutano anche a creare rapporti più autentici. I bambini vivono la verità e la spontaneità, e questo mi ispira profondamente. Nel libro — e poi nel film — la piccola Heidi continua a vivere dentro la donna adulta, con la sua gioia e il suo amore per la vita e per la natura.

Ha detto che sarebbe bello fermarsi durante la giornata e tornare un attimo a ciò che eravamo da bambini…

Sì. La nostra vita è frenetica e spesso non ci fermiamo mai. Anche un minuto può bastare per ritrovare quella spontaneità. I bambini vivono l’essenza delle cose, non si chiedono il perché: semplicemente sentono. Questo silenzia molti dei rumori interiori che ci portiamo addosso da adulti.

Il libro diventerà un film diretto da lei. Come immagina il passaggio dalla pagina al set? Che cosa vuole preservare a tutti i costi di questa bambina senza tempo?

Da quando il libro è nato immagino ogni giorno le sue scene. Vorrei che i momenti più significativi arrivassero al cuore delle persone. Il passaggio al set sarà una fusione: la piccola Heidi che cresce ma conserva la sua luce interiore. L’Adelaide adulta è una donna con un vissuto, ma porta in sé l’energia dell’infanzia. Quella luce — negli occhi, nel sorriso, nell’anima — è ciò che voglio preservare. Nel film ci sarà questa continuità: la bambina, la giovane donna, la donna saggia. Un’unica identità che racchiude tre età e tre consapevolezze.

Nella sua carriera ha raccontato temi forti— mafia, violenza sulle donne, omofobia – che significato ha confrontarsi ora con una storia che parla di purezza e stupore?

È un cambiamento enorme. Come attrice ho affrontato temi durissimi, che mostrano il male sociale e le sue conseguenze. Anche da regista ho percorso strade intense, come nella “Divina Commedia”: dall’inferno alla purificazione, fino alla parte più luminosa dell’essere. Con questa storia torno invece a qualcosa di essenziale: la purezza. È un racconto che tocca il cuore e che invita a recuperare la nostra essenza, quella che spesso dimentichiamo crescendo. È come un ritorno al divino che abbiamo dentro.

Se Adelaide potesse parlare oggi a un lettore adulto, che cosa gli direbbe per invitarlo a ritrovare quella felicità semplice che spesso lasciamo indietro?

Direbbe, con dolcezza: non aspettare di essere amato, ama tu per primo. Abbi fiducia in te. Ama profondamente te stesso e poi ciò che ti circonda. Ama la vita. L’amore verso noi stessi, verso gli altri, verso ciò che abbiamo intorno, è la chiave per ritrovare quella felicità semplice che da bambini ci veniva naturale.

LA TV DELLE FESTE

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Il Festival del Circo di Montecarlo

 

 

Sabato 3 gennaio su Rai 1 il prestigioso secondo appuntamento. Conducono Laura Barth e Alessandro Serena

 

 

Nato nel 1974 per volere del Principe Ranieri di Monaco, il Festival è diventato nel tempo un simbolo dell’eccellenza circense mondiale. Dalla sua scomparsa, questa eredità è stata raccolta da Sua Altezza Serenissima la Principessa Stéphanie di Monaco, che porta avanti con passione la tradizione del Festival arricchendola negli anni delle tendenze più moderne apportate per esempio da artisti provenienti da Le Cirque du Soleil o creando un Campionato Junior di talenti in erba, per dare risalto alle nuove generazioni del Circo che quest’anno presenteranno dei numeri davvero incredibili che faranno impallidire anche gli artisti veterani. Sabato 3 gennaio il secondo appuntamento condotto da Laura Barth e Alessandro Serena, divulgatore delle Arti Circensi all’Università Statale di Milano ed appartenente ad una delle più importanti dinastie circensi italiane, gli Orfei. La serata finale culminerà con l’assegnazione dei prestigiosi Premi Clown d’oro, d’Argento e di Bronzo, contesi da artisti che rappresentano l’eccellenza del circo mondiale nelle sue svariate discipline compresa la Clownerie. Anche quest’anno il pubblico potrà vivere l’atmosfera unica del Festival grazie alle interviste nel backstage, che offriranno uno sguardo privilegiato sulla preparazione, l’attesa e le emozioni degli artisti in gara. La sigla iniziale sarà arricchita da immagini di repertorio concesse da Teche Rai, prezioso omaggio alla storia della manifestazione e ai suoi protagonisti.

DOCUMENTARIO

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Fabi Silvestri Gazzé. Un passo alla volta

 

Dal successo nei cinema il documentario arriva il 30 dicembre in seconda serata su Rai 2  

 

 

 

Il 30 dicembre in seconda serata su Rai 2 il pubblico televisivo potrà finalmente vedere il documentario “Fabi Silvestri Gazzé. Un passo alla volta”, che racconta l’amicizia e la collaborazione fra i tre artisti. Prodotto da Fandango in associazione con OTR Live e in collaborazione con Rai Documentari, per la regia di Francesco Cordio è stato presentato al BiF&st International Film&Tv Festival 2025 e ha esordito al cinema con grande successo nella scorsa stagione. “Fabi Silvestri Gazzé. Un Passo alla volta” è il racconto personale e musicale dei cantautori romani Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè in occasione del concerto-evento tenuto al Circo Massimo di Roma nel 2024 che ha radunato più di cinquantamila fan da tutta Italia, nel decennale dell’uscita loro album congiunto “Il padrone della festa”. Il racconto si snoda tra una prova e l’altra lungo la strada che li ha portati dai piccoli palchi dei locali della Roma degli anni ’90 fino al raduno nell’immensa location del Circo Massimo, passando per i tour, i viaggi, i concerti ma soprattutto l’amore per la musica che li ha uniti. Un percorso che intreccia le storie delle loro canzoni, l’impegno sociale, il piacere di raccontarsi attraverso le note e di condividere pezzi di vita insieme, ovvero la storia del loro rapporto di amicizia, nato da esordienti ma consolidato in tanti anni di collaborazione ed esperienze congiunte. Una sinergia artistica costruita sulla fiducia reciproca e su un sentimento di fratellanza che ha permesso a ciascuno di loro di esplorare nuovi territori musicali e umani come il viaggio in Sud Sudan, insieme a CUAMM- Medici con l’Africa, raccontato nel documentario.

 

SPECIALE IL CACCIATORE DI SOGNI

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Lo Spirito di Stella

 

Lunedi 29 dicembre su Rai 3 in seconda serata il programma dell’unicità e dell’inclusione ideato e condotto da Stefano Buttafuoco

 

Al centro del racconto in onda lunedì 29 dicembre in seconda serata su Rai 3, la storia de “Lo Spirito di Stella”, il primo catamarano senza barriere architettoniche progettato da Andrea Stella. Una imbarcazione accessibile a tutti, che ha dato la possibilità a migliaia di persone con disabilità di vivere il mare in totale libertà e che negli anni si è reso protagonista di diverse traversate transoceaniche dal grande valore simbolico. Nel 2023 l’inizio di una straordinaria avventura terminata solo pochi mesi fa: il giro del mondo compiuto affiancando l’Amerigo Vespucci, la nave scuola della Marina Militare Italiana. Un progetto sostenuto dal Ministero della Difesa, una storia meravigliosa, capace di capovolgere gli stereotipi legati alla disabilità. “Lo Spirito di Stella” è molto di più di un catamarano, è la rappresentazione di un nuovo modo di pensare. All’interno dello speciale una lunga intervista con il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli che su questa rivoluzionaria imbarcazione ha avuto il piacere di salirci a bordo e che con Stefano Buttafuoco parla dei principali provvedimenti adottati dal suo Ministero in materia di inclusione.

EVENTO

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Stanotte a Torino

 

 

In viaggio con Alberto Angela nell’elegante capitale sabauda, una città dai molti primati e dai tesori inestimabili, testimonianze dei tanti momenti storici in cui Torino è stata al centro della scena internazionale. Una produzione Rai Cultura in onda giovedì 25 dicembre in prima serata su Rai 1

 

 

Il regalo natalizio di Alberto Angela al pubblico di Rai1 è una nuova avventura notturna in un’altra splendida città italiana: Torino. Per le sue strade porticate, nelle sue eleganti piazze, nei suoi caffè storici, Alberto Angela ritroverà quelle atmosfere d’altri tempi che, complice la notte, fanno di questa città un gioiello unico al mondo. Sono molti gli incontri singolari: con Alessandro Del Piero per ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita e della sua carriera sportiva nella città piemontese che lo accolse giovanissimo e dove il calciatore racconta di aver trovato una seconda casa. Con Luciana Littizzetto, torinese D.O.C., che guiderà gli spettatori alla scoperta di tradizioni, curiosità e valori della Torino più autentica. Giancarlo Giannini, storico accompagnatore di Alberto Angela in tutti gli speciali di “Stanotte a…” vestirà i panni di Fred Buscaglione, l’indimenticato musicista torinese, al quale Francesco Gabbani dedicherà un omaggio musicale nella fatata atmosfera barocca della palazzina di caccia di Stupinigi. Al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, Alberto Angela incontrerà una leggenda della Formula 1: il pilota Jean Alesi. Ambasciatore ufficiale della Formula 1, Alesi accompagnerà il pubblico in un viaggio nel tempo ripercorrendo gli anni d’oro della corsa automobilistica. Le Officine Grandi Riparazioni saranno scenario di una coinvolgente performance dei Subsonica con un brano dedicato proprio alla città sabauda, dove la band si è formata e ha mosso i primi passi. Angela incontrerà poi Daisy Osakue, una delle atlete italiane più forti e amate della nuova generazione. Specialista del lancio del disco, un’atleta che, un po’come la sua città, ha imparato a trasformare la forza in armonia. Nel suo itinerario Alberto Angela farà scoprire ai telespettatori la magia della Reggia di Venaria Reale, testimonianza di quando Torino rivaleggiava con le altre capitali europee per fasto e magnificenza. Scoprirà quindi il nuovissimo allestimento del Museo Egizio, il più importante al mondo fuori dall’Egitto, insieme al direttore, l’illustre egittologo Christian Greco. La serata proseguirà alla scoperta delle preziose sale dei Musei Reali, che racchiudono capolavori come il celebre autoritratto di Leonardo da Vinci e la suggestiva cappella della Sindone. All’interno della Mole Antonelliana il conduttore visiterà il Museo del Cinema, ricco di atmosfera e di testimonianze di quando Torino era la capitale del primo cinema italiano, accompagnerà il pubblico attraverso l’imponenza barocca della basilica di Superga, con un commovente ricordo del Grande Torino la cui avventura si concluse drammaticamente proprio sull’omonima collina. Con Alberto Angela si andrà quindi alla scoperta delle testimonianze storiche della città, già colonia romana ai tempi di Augusto e prima capitale dell’Italia unita, in una stagione di grandi entusiasmi che ancora si respirano all’interno del Museo del Risorgimento. Oggi la città continua ad essere sede di grandi eventi sportivi internazionali, come le ATP Finals di Tennis ospitate, con Evelina Christillin Angelak ricorderà il momento in cui Torino fu illuminata dalla fiamma olimpica con i giochi invernali del 2006. A Torino sono stati fatti anche i primi esperimenti italiani di trasmissione televisiva, e oggi la Rai di Torino, che ospita un interessante Museo della Radio e della Televisione, è intitolata all’amatissimo Piero Angela. Concluderà la notte di scoperte l’augurio natalizio di una delle eccellenze musicali della città, il Coro del Teatro Regio. “Stanotte a Torino” è una produzione realizzata da Rai Cultura e dalla Direzione Produzione Tv – centro di produzione Piero Angela di Torino, diretta da Gabriele Cipollitti.

 

 

Miniserie

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Se fossi te

 

«Una favola natalizia a lieto fine, ricca di ingredienti classici, resi originali dall’inserimento dello scambio dei corpi. Una formula narrativa che ha sempre creato situazioni esilaranti, emozionanti, inaspettate e coinvolgenti» raccontano i registi Luca Lucini e Simona Ruggeri. Una serie in due serate, con Laura Chiatti e Marco Bocci, in onda in prima visione domenica 28 e lunedì 29 dicembre su Rai 1

 

 

Massimo Mancuso e Valentina Sangiorgi vivono nella stessa città, lavorano nella stessa azienda, ma sembrano entità opposte. Lui è un operaio che deve lottare ogni giorno per sbarcare il lunario mantenere i due figli e il padre, che vive in casa da quando una malattia sei portata via l’amata moglie. Valentina invece è la figlia di Primo, il proprietario e fondatore dell’azienda. Vive in una bella casa, insieme a un marito che la ama e a un figlio per cui è già stato disegnato un futuro luminoso. In apparenza una vita agiata e senza problemi. Il giorno e la notte, insomma, rette parallele destinate a non incontrarsi mai, almeno in apparenza. Già, perché la vita ha in serbo per loro un’incredibile sorpresa. Avvicinandosi al Natale, Massimo scopre che il figlio Pietro soffre della stessa patologia della moglie a ha bisogno di una costosa operazione. Anche la vita di Valentina viene sconvolta dall’improvviso malore del padre Primo. E così, mentre lui ha bisogno di chiedere l’anticipo del TFR, lei eredita il timone dell’azienda, scoprendo però che i conti sono in rosso e che suo padre pretende che lei faccia una cosa sola: licenziare. Lo scontro tra Massimo e Valentina è inevitabile, i pregiudizi reciproci esplodono ed entrambi finiscono per desiderare di trovarsi nei panni dell’altro. Ed è proprio quello che accade. Massimo si ritroverà all’improvviso nel corpo della sua capa, nei suoi abiti firmati, nella sua villa lussuosa, scoprendo però che non è tutto oro quel che luccica. Valentina si ritroverà a indossare i panni umili e infeltriti del suo dipendente, a dover venire a patti con baffi e barba, ma anche a scoprire la sua particolare storia e il calore umano della sua famiglia. Sarà l’inizio di un percorso di reciproca conoscenza.

Uno sguardo doppio. I registi Luca Lucini e Simona Ruggeri raccontano

«Prima di partire per un progetto ci piace sempre domandarci come raccontare la storia. Noi crediamo sia stato interessante, con la messa in scena, cavalcare l’idea, già fortemente presente in scrittura, di una favola contemporanea, una favola natalizia a lieto fine, ricca di ingredienti classici, resi originali dall’inserimento dello scambio dei corpi. È una formula narrativa che ha sempre creato situazioni esilaranti, emozionanti, inaspettate e coinvolgenti, sia affrontata come trasformazione reale (parliamo di esempi clamorosi come “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder, “Tootsie” con Dustin Hoffman, “Mrs. Doubtfire” con il compianto Robin Williams, o la memorabile sostituzione de “Il marchese del Grillo” con il povero carbonaro Gasperino), sia scatenata da eventi surreali (come “Da grande” con Renato Pozzetto, poi ripreso da Tom Hanks in “Big”, al più recente “Moglie e marito”).Il motore del racconto è proprio la curiosità di vedere come i protagonisti si possono comportare nei panni di qualcun altro, e come la gente che li circonda possa reagire alla loro trasformazione. Spesso è facile “da fuori” giudicare, criticare, invidiare, denigrare, ma quando poi ci si trova nei panni di qualcun altro, il punto di vista inevitabilmente cambia. Quanto c’è apparentemente di più distante delle vite dei nostri due protagonisti? Un uomo e una donna, un operaio con difficoltà economiche e una ricca giovane ereditiera figlia di un importante imprenditore. Proprio queste distanze rendono-anche visivamente-lo scambio dei corpi un volano di spunti: ci fanno divertire, riflettere e innescano una spontanea complicità, sia con le loro situazioni famigliari che con i loro sentimenti. L’intento è far emergere il contrasto sociale e caratteriale tra i protagonisti, facendo leva su come sia loro che il mondo esterno reagiscono alla nuova dimensione. Lo scambio di ruoli, più che lo scambio di corpi, rende la favola di Natale non solo un’occasione per ridere con la famiglia, ma anche per riflettere insieme, proprio come le vere favole hanno il potere di fare. Anche all’interno delle favole, però, bisogna attenersi alla coerenza del mondo che si crea: qui il nostro mondo è reale, quindi, anche al fine di accentuare lo straordinario degli eventi, era importante che l’ordinario fosse credibile e coerente, con dialoghi e azioni naturali che rispecchiassero il mondo intorno a noi in cui deve essere facile per il pubblico riconoscersi. L’obiettivo era raccontare una storia che fosse divertente, coinvolgente e autentica, mantenendo sempre un legame forte con la realtà emotiva dei protagonisti. La comicità nasce dall’incongruenza delle situazioni e dalla difficoltà di adattarsi, più che da una rappresentazione grottesca o stereotipata dello scambio di genere. È stato interessante pensare che un diverso approccio e una diversa sensibilità dei due protagonisti potesse aiutare a capire in modo diverso i figli, le difficoltà, le relazioni. Pensiamo che trattare delicatamente i rapporti umani e in modo divertente e vivace le situazioni paradossali legate allo scambio di corpi, sia stata la strada giusta. Abbiamo sperimentato personalmente l’efficacia di collaborare nella regia con un collega. In questo caso in particolare, essere un uomo ed una donna e poter contare su due sensibilità differenti e allo stesso tempo un doppio punto di vista maschile e femminile, ha arricchito il nostro apporto artistico. Volevamo raccontare il fatto che un uomo entrasse nel corpo di una donna e una donna in quello di un uomo e che i protagonisti dovessero vivere questo “shock “in modo ancora più inedito, proprio con sfumature e sguardi che né un uomo né una donna da soli probabilmente sarebbero stati in grado di inserire. Forse, in questo caso è più che mai legittimo ricordare che proprio il termine che definisce la nostra professione–regista-è uno dei pochi non declinabile in maschile o femminile.»

 

I PERSONAGGI

Valentina Sangiorgi (Laura Chiatti)

Valentina sembra una donna che ha tutto nella vita. Figlia del fondatore della Azienda Dolciaria Sangiorgi, è bella, ricca, sposata con un bell’uomo e madre di un figlio intelligente… ma non è tutto oro quel che luccica. Anche nel suo passato c’è un dolore: ha perso l’amato fratello, il delfino destinato a prendere il posto di papà e condurre l’azienda nel terzo millennio. E, per quanto lei abbia studiato e si sia impegnata per colmare quel vuoto, suo padre non solo la ignora, ma addirittura sembra coltivare l’urgenza di garantire un futuro alternativo all’azienda. Questo ha un’ulteriore paradossale conseguenza: concentrata sul lavoro, Valentina sembra perdere di vista i segnali di insofferenza del figlio Filippo e le bugie del marito Giacomo. Ma con l’avvicinarsi del Natale, la vita ha in serbo per lei un’incredibile sorpresa.

Massimo Mancuso (Marco Bocci)

Operaio nell’azienda dolciaria Sangiorgi, ex calciatore di belle speranze, Massimo Mancuso è soprattutto un padre. Da quando la moglie Michela non c’è più, la sua vita ha l’unico scopo di garantire ai figli Anna e Pietro la migliore delle vite possibili. Non c’è carriera, non ci sono distrazioni, se si esclude il calcetto con i colleghi, non ci sono vizi, una vita di lavoro e sacrificio. Peccato però che l’azienda per cui lavora non versa in buone acque e che tanta dedizione non si trasformi in dialogo costruttivo, soprattutto con Anna, la figlia maggiore. Ma tra poco è Natale, quel periodo in cui possono accadere cose speciali, anche le più inattese e inaspettate, anche quelle che all’inizio sembrano un assurdo scherzo del destino.

Nonno Oscar (Nino Frassica)

Padre di Massimo, ex dipendente della fabbrica dei Sangiorgi, è la vera colonna portante della famiglia Mancuso. Un po’ burbero e spesso scontroso, nasconde un cuore d’oro che lo rende insostituibile. È l’unico a sapere della malattia del nipote e a sostenere Massimo a cui comunque non risparmia critiche e punzecchiature. Quando avviene lo ‘scambio’ è il solo a intuire che qualcosa non va. È un cuoco eccezionale, anche se ha una personale ossessione per la ‘nduja, la metterebbe persino nel caffelatte.

Primo Sangiorgi (Bebo Storti)

Padre di Valentina e fondatore dell’azienda dolciaria Sangiorgi, è un uomo pragmatico e severo, reso ancora più anaffettivo dalla morte del suo adorato figlio Roberto, erede dell’azienda. A lui sognava di lasciare la sua creatura e non fa nulla per nascondere la mancanza di fiducia nelle capacità della figlia Valentina che non ritiene all’altezza della gestione dell’azienda familiare. La sua salute vacillante e le difficoltà economiche mettono a nudo la sua vulnerabilità, evidenziando il suo profondo bisogno di controllo e la difficoltà a delegare a Valentina la sua eredità.

Giacomo (Vincenzo Ferrera)

Marito di Valentina e padre di Filippo, si presenta come un uomo elegante e impeccabile, ma dietro la facciata perfetta si nasconde un carattere distante e manipolatorio. Giacomo, più che Valentina, ha sposato la famiglia Sangiorgi e la possibilità di far carriera e oggi tradisce la moglie con Pilar, quella che dovrebbe essere la migliore amica di Valentina. Ma se lei non si accorge delle sue bugie, sarà Massimo a sgamarle e ad aprirle gli occhi.

Antonio Pratesi (Sebastiano Somma)

Avvocato dell’azienda, braccio destro di Primo, è una figura pragmatica e calcolatrice. Supervisiona le operazioni dell’azienda con rigore, spesso prendendo decisioni impopolari, come licenziamenti e tagli, per salvaguardare l’impresa.

Maria (Mariella Valentini)

Moglie di Primo e madre di Valentina, incarna perfettamente il ruolo tradizionale della donna in un contesto patriarcale. Il suo scopo è far brillare il marito e al massimo può gestire una fondazione benefica. Inizialmente sprona Valentina a seguirla lasciando il palcoscenico agli uomini di famiglia. Tuttavia, quando la crisi aziendale raggiunge il suo culmine e Primo vuole vendere tutto, Maria si rivelerà per la figlia un’alleata fondamentale, offrendole supporto emotivo e pratico, non solo come madre, ma anche come membro del consiglio d’amministrazione.

Filippo (Matteo Schiavone)

Figlio unico di Valentina e Giorgio, è all’apparenza uno studente modello che incarna il ruolo del giovane rampollo promettente, ma in realtà nasconde una vita segnata da insicurezze, apatia e uso di droghe. Schiacciato dalle alte aspettative, fatica a trovare la propria strada, per questo ha iniziato ad assumere pastiglie che lo aiutano a performare. Peccato che ora quelle pastiglie rischino di rovinargli il futuro.

Anna Mancuso (Martina Bonan)

Figlia di Massimo e sorella maggiore di Pietro, è una ragazza in gamba, razionale e con la testa sulle spalle. Dopo la morte della madre è dovuta crescere in fretta, mettendo da parte il suo naturale talento per il disegno perché per i sogni non c’è spazio. Da poco frequenta un ragazzo, ma non si sente ancora pronta per concedersi a lui. Cresciuta in un contesto esclusivamente maschile, le manca una figura femminile con cui confidarsi e condividere ansie e paure. Ma presto scoprirà che anche dentro un padre si può “nascondere” una mamma complice e premurosa.

Pietro Mancuso (Leo Manisse)

È il figlio minore di Massimo, dieci anni, il sorriso splendido della madre e il talento calcistico del padre, di cui è l’orgoglio e l’alfiere. Peccato che dalla madre non abbia ereditato solo la bellezza e la solarità. Massimo sta per scoprire che anche il suo amato Pietro soffre della stessa patologia cardiaca che gli ha portato via l’amore della sua vita. Ora, la sua unica priorità è trovare i soldi necessari per finanziare l’operazione sperimentale che potrebbe salvarlo, a qualunque costo.”

 

La storia

EPISODIO 1 — “Impasto e lievitazione”

Massimo, operaio della Sangiorgi e padre single che già fatica a sbarcare il lunario, scopre che il figlio Pietro ha una possibile cardiopatia. Per curarlo ha bisogno del TFR, ma l’azienda per cui lavora versa in condizioni critiche. A peggiorare le cose, il titolare Primo Sangiorgi viene colto da malore e deve lasciare il timone a Valentina, la figlia, di cui non si fida e a cui dà l’ordine categorico di tagliare l’organico. Massimo e Valentina si ritrovano su fronti opposti, ostili e pieni di pregiudizi. Dopo uno scontro acceso, si augurano a vicenda di trovarsi nei panni dell’altro… senza immaginare che quel desiderio sta per avverarsi.

 

EPISODIO 2 — “Cottura”

Massimo e Valentina si svegliano nei corpi scambiati e, nel panico, cercano di gestire famiglie e ruoli altrui. Lei affronta Oscar, il padre di Massimo, e la sua mania per il cibo piccante, la casa disastrata, i figli recalcitranti e l’auto scassata; lui si ritrova nel lusso della villa, tra docce parlanti e colazioni da hotel a cinque stelle, ma dove, sotto le apparenze, si nascondono magagne. In attesa di capire come tornare nei propri corpi si promettono di non intervenire nelle reciproche vite, ma ben presto capiranno che tenere fede a quella promessa non è facile come sembra.

EPISODIO 3 — “Farina sul fuoco”

L’assurdo scambio diventa ancora più ingestibile il giorno di Natale quando Massimo-in-Valentina deve trovare il modo di raffreddare i bollenti spiriti del marito di lei e sopportare la fredda formalità di casa Sangiorgi. Valentina-in-Massimo, al contrario, trascorre un Natale pieno di affetto con Oscar, Anna e Pietro, almeno fino a quando non scopre della malattia del bambino.

EPISODIO 4 — “A cuore aperto”

Finalmente complici, i due si impegnano a salvare sia Pietro, il figlio di Massimo, che Filippo, il figlio di Valentina, che, schiacciato dalle aspettative della famiglia si sta perdendo in bugie e abuso di sostanze. Ma la missione più ardua sarà quella di salvare l’azienda, che diventerà ancora più complessa quando ciascuno tornerà nel proprio corpo. Avranno imparato a considerare il punto di vista altrui o torneranno a ignorarsi?

FEDERICO PALMAROLI

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Quando la realtà copia la satira

 

Un distillato di satira tra politica, crisi globali e gaffe planetarie. Nelle librerie e negli store digitali è arrivato “Awanagana – Cronaca surreale di un mondo reale”, edito da Rai Libri. Con Palmaroli, alias #lepiùbellefrasidi Osho, immagini, battute e romanesco diventano una lente comica per capire, e sopravvivere, a un mondo che inciampa continuamente nella propria serietà. L’intervista del RadiocorriereTv

 

 

 

Il suo libro racconta un anno reale che sembra già satira. Qual è l’immagine, o la frase, che più di tutte incarna il 2025 così come lo ha vissuto e filtrato?

Se devo scegliere un’immagine, torno sempre a ciò che è accaduto dopo l’estate. Le cronache sono state dominate dalla questione Ucraina e dall’apertura del secondo fronte; in tutto questo, la vicenda dei dazi ha rappresentato un punto cardine. Poi la Flottiglia, altri episodi, alcuni anche spiacevoli. Non che i dazi non lo siano: per un’azienda sono un problema serio. Ma quel tira e molla di Donald Trump è stato iconico, così come l’incontro tra Trump e Putin. Quelle immagini hanno pesato moltissimo.

L’omaggio ad Alberto Sordi è dichiarato. Nel suo inglese maccheronico c’era un Paese che cercava di stare al passo. Oggi qual è la nostra struttura linguistica che la diverte o la preoccupa di più?

Quel mondo popolare lo richiamo volentieri, perché è parte della nostra identità culturale. Anche nel mio lavoro cerco di usare un linguaggio popolare, ma veloce, legato ai fatti, non alle nuove derive. L’Italia ha sempre avuto uno slang generazionale; ogni epoca ha prodotto parole e modi di dire. Oggi, invece, non vedo esperienze culturali davvero affascinanti nemmeno in quell’ambito. Per questo guardo a quel passato: è nostalgico, ma anche rassicurante.

La sua satira vive anche di rapidità. Quanto pesa il tempismo nel trasformare un fatto di cronaca in una battuta efficace?

Pesa tantissimo, soprattutto nell’ecosistema dei social. Oggi è quasi un obbligo. I mezzi sono aumentati e arrivare per primi è complicato. Con Forattini le vignette uscivano la mattina sul giornale e finiva lì: non c’era la diffusione capillare che abbiamo ora. Non tutti potevano esprimersi pubblicamente. Adesso invece ogni notizia arriva in tempo reale, la si consuma subito, si è bombardati. Prima, per leggerla, si aspettava l’edizione successiva o il giornale del giorno dopo. Oggi tutto è simultaneo, e per chi fa satira può essere alienante.

Il libro attraversa crisi globali, gaffe dei potenti, retorica digitale. Esiste un confine per la satira?

Il confine lo stabilisce la sensibilità personale. Non credo nei paletti oggettivi, né nelle punizioni per chi non rientra in quei paletti. La libertà deve essere la più ampia possibile, poi ciascuno si regola. Io, ad esempio, evito di fare ironia su morte e salute fisica. In un’epoca segnata da due conflitti è tutto più delicato: ci si muove come un elefante in una cristalleria. Ma anche lì si può cercare una chiave rispettosa che consenta comunque di parlare dei temi.

Molto del suo lavoro vive sulle immagini. Come sceglie la fotografia giusta, quella che parla prima del testo?

Con ricerca, tanta. Quando si trova la foto adatta la soddisfazione è enorme, anche se non sempre c’è ciò che servirebbe. A volte manca l’immagine di due persone insieme, e allora bisogna inventare dialoghi impossibili. In quei casi ricorro alla telefonata: risolve parecchi problemi. Non sapere disegnare mi spinge a usare le foto, che sono più rapide; chi disegna deve creare sia la battuta sia l’illustrazione. È un vantaggio, ma anche un limite: non sempre riesci a costruire esattamente la scena che hai in mente.

 

La sua pagina social è una comunità gigantesca. Quanto la condiziona sapere che ogni immagine diventa subito virale?

Un po’ mi condiziona, certo. È come affidare un messaggio in una bottiglia. All’inizio controllavo tutto, leggevo i commenti… ora non più: sia per mancanza di tempo sia per scelta. Lascio andare la vignetta e basta. Mi dà fastidio quando diventa un pretesto per insultare i protagonisti ritratti. Anche se non è rivolto a me, mi disturba. In quei casi blocco chi lo fa. Preferisco un insulto rivolto a me piuttosto che vedere qualcuno, magari inconsapevole, diventare bersaglio.

Nel libro alterna ironia e osservazione lucida. C’è stato un episodio di cronaca che l’ha messa in difficoltà proprio perché sembrava già una parodia?

Sì, quello di un deputato che entra alla Camera vestito da fantasma per protestare sul tema dei referendum. Vedere un fantasma in Parlamento è già satira allo stato puro. Una chiave la si trova sempre, ma lì il confine tra realtà e parodia era sottilissimo. E con l’intelligenza artificiale è ancora più complicato: tutto è così verosimile da sembrare reale. Serve un pubblico educato, capace di distinguere. Non solo chi crea contenuti, anche chi li riceve.

Guardando avanti: quale tema del 2026 teme di più, e quale invece non vede l’ora di smontare con una battuta?

Spero che la politica torni centrale. Con il referendum e la campagna elettorale ci sarà molto da raccontare, ed è l’ambito che preferisco. Negli ultimi anni la politica è stata presente, ma schiacciata dalle guerre. Io rimpiango molto il periodo del governo giallo-verde: per la satira era un parco giochi. Del 2026 temo poco: ciò che temevo è già accaduto. Sono venuti meno alcuni pilastri della mia satira, come Biden, che era un personaggio irresistibile dal punto di vista comico. Un desiderio? Mi piacerebbe rivedere Luigi Di Maio sulla scena politica.

LA TV DELLE FESTE

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Il Festival del Circo di Montecarlo

 

 

Ritorna su Rai 1 il prestigioso appuntamento: due prime serate, sabato 27 dicembre e sabato 3 gennaio. Conducono Laura Barth e Alessandro Serena

 

 

Nato nel 1974 per volere del Principe Ranieri di Monaco, il Festival è diventato nel tempo un simbolo dell’eccellenza circense mondiale. Dalla sua scomparsa, questa eredità è stata raccolta da Sua Altezza Serenissima la Principessa Stéphanie di Monaco, che porta avanti con passione la tradizione del Festival arricchendola negli anni delle tendenze più moderne apportate per esempio da artisti provenienti da Le Cirque du Soleil o creando un Campionato Junior di talenti in erba, per dare risalto alle nuove generazioni del Circo che quest’anno presenteranno dei numeri davvero incredibili che faranno impallidire anche gli artisti veterani. Le due serate (sabato 27 dicembre e sabato 3 gennaio) saranno condotte da Laura Barth e Alessandro Serena, divulgatore delle Arti Circensi all’Università Statale di Milano ed appartenente ad una delle più importanti dinastie circensi italiane, gli Orfei. La serata finale culminerà con l’assegnazione dei prestigiosi Premi Clown d’oro, d’Argento e di Bronzo, contesi da artisti che rappresentano l’eccellenza del circo mondiale nelle sue svariate discipline compresa la Clownerie. Anche quest’anno il pubblico potrà vivere l’atmosfera unica del Festival grazie alle interviste nel backstage, che offriranno uno sguardo privilegiato sulla preparazione, l’attesa e le emozioni degli artisti in gara. La sigla iniziale sarà arricchita da immagini di repertorio concesse da Teche Rai, prezioso omaggio alla storia della manifestazione e ai suoi protagonisti.