TELETHON 2025

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Con la ricerca nel cuore

 

Da sabato 13 a domenica 21 dicembre sulle reti Rai.

 

 

Rai è al fianco di Fondazione Telethon per la trentaseiesima edizione della maratona a sostegno della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare. Un appuntamento all’insegna della solidarietà che vede il palinsesto tv, radio e digital arricchirsi di spazi ad hoc, tra informazione e approfondimento. Si partirà, la sera di sabato 13 dicembre nel corso di “Ballando con le stelle” condotta da Milly Carlucci su Rai 1, con l’accensione del numeratore per la raccolta fondi. Tanti, poi, i programmi che parleranno di ricerca scientifica e degli importanti risultati ottenuti, insieme a storie e notizie: “Uno mattina in famiglia”, “Da noi a ruota libera”, “Caffè Italia”, “La volta buona”, “Elisir”, “Uno mattina news” e “Uno mattina”, “Storie italiane”, “È sempre mezzogiorno”, “La vita in diretta”, “Linea Verde Italia”, “La porta magica”, “L’eredità”, “Affari tuoi”, “Domenica in”, “Kilimangiaro”, “Tv Talk”, “Mi manda RaiTre”, “Agorà”, “Geo”. Il 18 dicembre si aprirà ufficialmente lo studio Fondazione Telethon con Tiberio Timperi, Arianna Ciampoli, Elenoire Casalegno e Paolo Belli. Domenica 21 la maratona si avvierà alla conclusione con lo speciale “L’eredità” dedicato a Telethon, alle 21.30 su Rai 1. Grande anche l’impegno di Rai Radio con programmi e GR, la radio trasmetterà anche il segnale orario sponsorizzato da Fondazione Telethon, con circa 700 punti ora. In campo per Telethon anche Rai Cinema, che ha realizzato il ventunesimo cortometraggio per la Fondazione, dal titolo “Achille”, diretto da Greta Scarano. Sarà possibile sostenere la ricerca di Fondazione Telethon anche cercando uno dei banchetti presenti in oltre 3.000 piazze in tutta Italia con i nuovi Cuori di cioccolato.

 

Sanremo Giovani

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Sarà Sanremo 2025

 

Domenica 14 dicembre, in prima serata su Rai 1, la finale di “Sanremo Giovani” con i 30 Big di Sanremo 2026

 

 

 

Carlo Conti condurrà una serata piena di musica e di emozioni, con la partecipazione dei 30 Big del 76esimo Festival di Sanremo che sveleranno il titolo del loro brano in gara a febbraio.  Appuntamento, imperdibile, domenica 14 dicembre, in prima serata su Rai 1. “Sarà Sanremo 2025” sarà anche la tappa finale di “Sanremo Giovani, e si scoprirà chi saranno le 4 Nuove Proposte di Sanremo 2026. Sul palco del teatro del Casinò di Sanremo si esibiranno i 6 finalisti che si giocheranno i 2 posti disponibili all’Ariston, a cui si aggiungeranno 2 giovani artisti provenienti da Area Sanremo. A giudicare ci sarà ancora una volta la Commissione Musicale composta da Daniele Battaglia, Carolina Rey, Ema Stokholma, Manola Moslehi, il Maestro Enrico Cremonesi, il Vicedirettore dell’Intrattenimento Prime Time Claudio Fasulo e naturalmente il Direttore Artistico Carlo Conti. Ad accompagnare i giovani artisti sarà Gianluca Gazzoli che ha condotto con successo le serate delle selezioni di Sanremo Giovani, nelle quali 24 nuove promesse si sono esibite. “Sarà Sanremo” andrà in diretta anche su RaiPlay e in simulcast su Rai Radio 2 con il commento di Manila Nazzaro, Giorgiana Cristalli e Julian Borghesan.

 

Roberto Benigni

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Pietro, un uomo nel vento

 

Mercoledì 10 dicembre alle 21.30 su Rai 1 dal cuore di Città del Vaticano Roberto Benigni racconta la vita dell’uomo al quale Gesù Cristo affidò la sua Chiesa. «Pietro ci somiglia profondamente – dice l’attore premio Oscar – È proprio come noi. La sua umanità è l’umanità di tutti noi: si arrabbia, agisce d’impulso, sbaglia, fraintende, piange, ride, si addormenta, soffre, gioisce e si lascia commuovere…»

 

 

 

Una serata unica, una prima mondiale, per celebrare nel nome di Pietro il Giubileo che sta per terminare. Mercoledì 10 dicembre alle 21.30 su Rai 1 andrà in onda “Pietro – Un uomo nel vento” di Roberto Benigni, una produzione “Stand by me” e “Vatican Media”, distribuita da Fremantle. Un monologo sorprendente e uno straordinario evento tv, per la prima volta dal cuore di Città del Vaticano: Roberto Benigni racconta la vita dell’uomo al quale Gesù Cristo affidò la sua Chiesa. Un luogo unico, un artista e autore straordinario, amato dal pubblico, per far rivivere una vita misteriosa ed epica. “Non potreste mai immaginare cosa mi sia successo mentre preparavo questo lavoro su Pietro. Mi sono innamorato. Mi sono innamorato di Pietro. Completamente. E quanto mi sono affezionato a lui!” dice Roberto Benigni. “Perché Pietro è proprio come noi. Lo sento così vicino! Leggendo la sua storia continuavo a pensare: ma quello sono io, avrei fatto la stessa cosa! Pietro ci somiglia profondamente. È proprio come noi. La sua umanità è l’umanità di tutti noi: si arrabbia, agisce d’impulso, sbaglia, fraintende, piange, ride, si addormenta, soffre, gioisce e si lascia commuovere… proprio come facciamo noi. Ed a lui è stato affidato il compito più grande mai dato a un essere umano: aprire o chiudere le porte del Paradiso. Incredibile!”.

BARBARA POLITI

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La forza del racconto tra memoria, tradizioni e nuove sfide televisive

 

A dicembre la giornalista torna su Rai 1 con la seconda serata di Natale dedicata a Giovanni Paolo II, un appuntamento ormai rituale che intreccia testimonianze, spiritualità e il filo narrativo del Giubileo. Politi racconta un percorso che unisce territorio, identità ed esperienza sul campo e guarda avanti, con il desiderio di raccontare un’Italia di eccellenze, artigiani e visioni che rappresentano il cuore del Made in Italy

 

 

 

A dicembre condurrà su Rai 1 la seconda serata di Natale “In memoria di Giovanni Paolo II”. Come si racconta un papa così amato?

Questo programma va in onda ogni anno nella seconda serata della Vigilia. Da tempo è diventato un appuntamento consolidato e quasi rituale delle festività natalizie. Il racconto si sviluppa attraverso testimonianze del mondo della Chiesa e del mondo artistico: contributi che rendono omaggio non solo alla figura di Giovanni Paolo II, ma anche all’anno giubilare. Nel 2024 la messa in onda arrivò pochi giorni dopo l’apertura del Giubileo; quest’anno cadrà a pochi giorni dalla sua chiusura. È questo il filo conduttore che tiene insieme la narrazione.

Quale messaggio vorrebbe che restasse agli spettatori?

Un messaggio di attenzione, di rinascita e soprattutto di speranza. La speranza non è solo un dono: è qualcosa che possiamo ritrovare e alimentare. Può nascere da un gesto, da una parola, da un incontro. Tutti i protagonisti che hanno partecipato al programma hanno voluto dare un segno tangibile in questo senso. La speranza deve ripartire dai giovani, che sono stati molto presenti, ma riguarda ciascuno di noi. Nel quotidiano, attraverso l’arte e la bellezza, ognuno può contribuire a mantenerla viva e farla crescere.

La sua attività spazia da eventi simbolici come quello natalizio a progetti culturali come la Giornata Nazionale degli abiti storici (“Vestiti d’Italia” su RaiPlay). Come affronta registri narrativi così diversi?

È un insieme di indole e formazione. Sono una gemelli: abbiamo la tendenza naturale ad adattarci, a cambiare registro, a muoverci in più mondi. Poi c’è la mia formazione giornalistica: vengo dal telegiornale, ho trascorso il primo decennio della mia professione nelle news. Raccontavo di tutto ed è stata una palestra enorme. Questa versatilità mi accompagna ancora oggi, anche nella vita privata, potrei passare una notte in campeggio e il giorno dopo sedere a un tavolo reale con la stessa naturalezza. È il risultato dell’indole e dell’esperienza di racconto maturata nel tempo.

Con “Vestiti d’Italia” entra nel cuore delle tradizioni italiane attraverso i costumi storici. Quanto è importante che il servizio pubblico continui a valorizzare la memoria collettiva?

È fondamentale. Questa ricorrenza è stata istituita dal Ministero della Cultura e punta a rafforzare la consapevolezza della nostra identità. Andare a incontrare signore anziane che, ago e filo alla mano, preparano abiti storici è come fare un tuffo nel passato: ci ricorda quanto di quella memoria sopravvive e quanto dipenda da noi conservarla. Ogni borgo ha tradizioni, riti, costumi che sono patrimonio materiale e immateriale, perché raccontano la nostra identità più autentica. È stato emozionante entrare nei luoghi dove questi indumenti vengono curati, custoditi, tramandati, così come visitare realtà museali come quella di Firenze, che conserva abiti storici di enorme valore. Tutto questo ha anche un peso turistico: come accade per l’enogastronomia, anche la tradizione sartoriale può diventare promotrice di territorio.

Il suo percorso intreccia territorio, storia, identità e racconto umano. Quanto incidono queste esperienze vissute sul campo nella costruzione dei progetti che porta in Rai?

Ogni esperienza diventa cibo per il mio racconto. La televisione mantiene un ruolo fondamentale: a differenza dei social, dove tutto è immediato e non filtrato, la tv organizza il racconto, lo rende accessibile, lo consegna al pubblico attraverso una narrazione riconoscibile. Noi conduttori siamo strumenti di collegamento tra la vita reale e chi guarda da casa.

In questi mesi è stata protagonista di due progetti molto diversi tra loro: “Love Game” su Rai 2 e “It’s a Girls” per RaiPlay. Come ha vissuto queste esperienze e cosa le hanno lasciato?

“Love Game” è stata una sfida nuova, perché non avevo mai affrontato il tema dell’amore in televisione. Mi sono lasciata guidare dal flusso, senza filtri, ed è stata un’esperienza sorprendente e divertente. “It’s a Girls”, invece, è stato totalmente il mio mondo: otto puntate, otto personaggi noti messi alla prova con la pizza fatta in casa, da Paolo Belli a Guillermo Mariotto, da Martina Stella a Costanza Caracciolo e Peppe Iodice. Con la mia forte matrice enogastronomica è stato naturale sentirlo vicino, quasi un’estensione della mia identità creativa.

Guardando ai suoi progetti e alle esperienze fatte, quale Italia sente il bisogno di esplorare e raccontare?

C’è un tema che mi appassiona da anni: il Made in Italy. Abbiamo raccontato tanto, ma non abbastanza. Vorrei realizzare un progetto dedicato alle eccellenze italiane, agli artigiani che partono dal nulla e diventano visionari riconosciuti nel mondo. Immagino un programma che, da un settore all’altro, racconti la qualità italiana: moda, enogastronomia, design, artigianato. Grandi marchi come Parmigiani, che è passato dalla moda alla ristorazione, dimostrano quanto l’eccellenza sia trasversale. Raccontare il Made in Italy agli italiani è un sogno che continuo a coltivare.

ALMA MANERA

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La voce tra i mondi

 

Viaggio nella musica, nell’arte e nella vita di una artista poliedrica: soprano, attrice, performer, conduttrice e autrice, interprete originale di colonne sonore e sigle televisive Rai, porta la contaminazione artistica al centro del suo lavoro. Dal palco alla radio, dalla notte di Radio1 al racconto di “Crossover” su Rai Isoradio, fino al podcast “Art Lover”. Una carriera segnata da eredità familiari, ricerca, gentilezza e una visione della musica come servizio pubblico, mentre guarda al futuro con nuovi progetti e un desiderio semplice e potentissimo: la canzone che non ha ancora cantato

 

 

 

Qual è stata la scintilla originaria che l’ha portata a costruire una carriera così trasversale?

Sicuramente una componente genetica. Mio padre era un attore, doppiatore e poi regista, ha collaborato con Rai, con un carattere forte che lo portò anche a lavorare oltre oceano. Mia madre era compositrice, regista, storica, ed è stata “Miss Cinema Italia” nel 1974. Con una madre così, la musica è diventata la musa dominante della mia vita. È un’eredità naturale.

In “Crossover” porta la musica fuori dagli schemi, creando un ponte tra generi e generazioni. Da dove nasce questa esigenza di dialogo tra mondi così diversi?

Credo che la contaminazione artistica valorizzi tutto ciò che tocca. Il “viaggiare tra i generi” è vincente: succede nel rock, con i Red Hot Chili Peppers, e successe con Luciano Pavarotti, quando con Pavarotti & Friends fece dialogare la lirica con la musica leggera. Se le cose vengono fatte con amore, passione e competenza, sprigionano forza. È questo lo spirito di “Crossover”.

In trasmissione viene dato spazio a talenti che spesso non arrivano alla ribalta. Che cosa la colpisce davvero in un artista quando decide di raccontarlo?

La sua essenza. L’originalità. La capacità di essere autentico senza omologarsi, nel rispetto di chi lo ha preceduto. Il talento c’è sempre stato e c’è ancora: va illuminato. Nel mio piccolo, da quattro stagioni, provo a farlo con un progetto che considero pieno servizio pubblico: dare luce al talento che sta oltre il mainstream.

Il martedì, mercoledì e il giovedì alle 21 è la voce che accompagna ascoltatrici e ascoltatori di Isoradio, spesso in movimento. Che tipo di relazione sente di avere con loro?

Una relazione di riferimento. Ringrazio chi ha creduto in me, Alessandra Ferraro (Direttrice Rai Isoradio) e Gianmaurizio Foderaro. Si fidano delle mie scelte musicali e del mio racconto. Durante la trasmissione faccio un vero percorso: dal cantautorato italiano alla melodia tradizionale riconosciuta Patrimonio Unesco nel 2020, fino ai linguaggi contemporanei delle nuove generazioni. Racconto la musica valorizzandone parole, senso e radici. Uno spazio importante del programma è dedicato all’Alta Formazione, ai Conservatori, alle eccellenze che siamo nel mondo a livello musicale.

La Notte di Radio1 invece ha un tono completamente diverso: intimo, avvolgente, quasi confidenziale. Come modula la sua presenza per un pubblico notturno?

Cerco di entrare in punta di piedi. E ho lanciato una “sfida poetica”: invito gli ascoltatori a mandarci versi ispirati alla notte o dedicati a qualcuno. Arrivano testi profondi e bellissimi. Siamo davvero un popolo di poeti, pensatori e navigatori, come la storia insegna.

Lei è anche autrice e conduttrice del podcast “Art Lover” su RaiPlay Sound, dove esplora le arti visive. Che cosa rende l’arte un “capitale prezioso”?

Ho creato un motto: “un biglietto di andata e ritorno senza tempo, un capitale prezioso”. Arte e cultura danno indipendenza e aprono lo sguardo sull’immaginario, che non finisce mai. Senza dimensione artistica la vita sarebbe un errore, diceva Nietzsche. E continuo a crederlo.

Dopo quattro stagioni di “Crossover” e un pubblico fidelizzato, pensa che possa diventare un progetto televisivo?

Ci stiamo lavorando. Sarebbe un passaggio naturale e anche un riconoscimento del valore del programma. Sarebbe un bel segnale da parte dell’azienda. È un dialogo in corso.

Qual è il pezzo di strada che sente ancora di dover percorrere?

La canzone che non ho ancora cantato. Lo spettacolo che non ho ancora messo in scena. Un nuovo format legato anche alla dimensione familiare e umana. Un artista non può dimenticare l’aspetto umano: il clima che si crea sul posto di lavoro per me è fondamentale. La mia cifra è la gentilezza e l’amore. Sempre. Vorrei ringraziare anche i registi che si sono alternati al mio fianco. È un riconoscimento a persone che lavorano da molti anni in azienda e che considero parte della mia squadra. Vorrei citare anche i direttori Nicola Rao e Francesco Pionati. Un grazie speciale ai miei registi Natalia Sangiorgi, Federico Scoppio, Edi Brundo, Alex Messina, Filomena Vitagliano e a Ennio Salomone. Per me sono davvero squadra e famiglia.

Alessio Vassallo

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La cura dell’altro. Che rivoluzione!

 

Ottimo esordio per la serie “L’altro ispettore”, il martedì su Rai 1. Il protagonista racconta al RadiocorriereTv il suo impegno umano e professionale nella serie: «Al centro ci sono la famiglia e il lavoro: raccontiamo le mani di chi costruisce l’Italia ogni giorno»

 

 

La sicurezza sul lavoro, un tema tristemente attuale. Qual è, secondo lei, la forza di questo racconto?

La fiction tratta un tema importantissimo con grande delicatezza, e credo che questo sia uno degli elementi chiave del suo successo. Al centro ci sono la famiglia e il lavoro: raccontiamo le mani di chi costruisce l’Italia ogni giorno.

C’è un momento sul set che le è rimasto particolarmente impresso?

Sì, le riprese nelle fabbriche. Le comparse erano spesso veri operai e ascoltare le loro storie è stato estremamente arricchente. Hanno portato autenticità, umanità, verità.

Chi è Mimmo?

Mimmo è un supereroe che non ce l’ha fatta, con il mantello bucato. Proprio per questo è profondamente umano. Nella vita privata inciampa spesso, è completamente analogico, gira in bici, lavora con lavagna e post-it. È un ispettore diverso da tutti gli altri a cui siamo abituati, anche in tv. Non cerca risposte, ma pone domande.

Quali sono, secondo lei, le cause principali dell’insicurezza sul lavoro?

L’incuria è una delle cause più frequenti, tanto da parte dei datori di lavoro quanto dei lavoratori. E poi bisogna investire di più: il denaro speso per la sicurezza è un investimento, non un costo.

Ha conosciuto Pasquale Sgrò, autore del libro da cui è tratta la serie?

Sì, e lo ringrazio profondamente. È stato un ispettore del lavoro, conosceva benissimo l’ambiente e mi ha aiutato molto. A volte mi ha anche rimproverato (ride), ma il confronto con lui è stato davvero un momento prezioso.

Nella serie emerge un discorso molto forte sul lavoro. Che cosa rappresenta per lei?

Il lavoro siamo noi, dà identità e dignità. È inconcepibile che qualcuno possa perdere la vita mentre sta lavorando. Ogni lavoratore ha diritto di rientrare a casa alla fine della sua giornata, ma purtroppo non sempre succede. In questi anni, però, si è investito molto nella sicurezza, e si continua a farlo. Questo è importante, e si deve fare sempre di più. Mimmo è una figura centrale perché vigila, accompagna lavoratori e imprenditori, e mette la sicurezza al primo posto. Spesso diamo per scontato che il nostro luogo di lavoro sia sicuro, ma non è così: a volte le responsabilità sono dell’azienda, altre del lavoratore. La serie racconta tutto questo dentro un grande affresco popolare, dove famiglia e ironia hanno un ruolo fondamentale. Mimmo è impeccabile nel lavoro, ma nella vita privata è un vero caos, e questo lo rende ancora più vero.

Quanto ha imparato da questo personaggio?

Tanto. Mimmo ascolta, si prende cura: dei lavoratori, di sua figlia, delle persone che incontra. In una società in cui siamo concentrati su noi stessi, lui ci ricorda l’importanza di guardare l’altro. Da lui ho imparato molto, e credo di avere ancora molto da imparare. Questo, per me, è un modo rivoluzionario di fare serialità, portare in scena un essere umano che basa la sua vita sul prendersi cura degli altri. È un messaggio potente.

Che cosa racconta, invece, il rapporto tra Mimmo e Alessandro?

È un rapporto profondissimo, il cuore emotivo della storia. Alessandro è un amico di famiglia, un lavoratore che non ha perso la vita ma che è rimasto in sedia a rotelle. È un tema di cui si parla troppo poco: oltre alle vittime, ci sono molte persone che rimangono disabili per incidenti sul lavoro. Il suo personaggio, interpretato da Cesare Bocci, porta luce su questa realtà. Il loro legame, familiare ma conflittuale, mostra quanto il lavoro di Mimmo pesi quando lui rientra a casa.

Quanto è difficile, per Mimmo, separare il lavoro dalla vita privata?

È durissimo. Torni a casa con le immagini delle vite spezzate, dei racconti interrotti. È difficile alleggerirsi, pensare al giorno dopo. Questa complessità fa parte del mestiere e della vita di questo personaggio.

La serie si distingue da molti polizieschi. In cosa, secondo lei?

Innanzitutto, per l’umanità. Mimmo è un ispettore gentile: non interroga, non punta il dito, fa domande. Non ha armi, ha solo la parola. Una frase che mi hanno detto i veri ispettori del lavoro e che ho voluto mettere nella serie è: “Siamo qua per voi”. La trovo bellissima: esprime servizio, protezione, ascolto.

L’ultima domanda: Mimmo pone sempre nuove domande. Qual è quella che rimane ad Alessio Vassallo?

Una: “Com’è possibile perdere la propria vita durante le ore lavorative?”. Una risposta definitiva forse non c’è, anche se investire nella sicurezza è la strada più concreta. Mi ha rincuorato parlare con gli operai che hanno lavorato con noi, nella cava di marmo a nord di Lucca erano veri lavoratori. Nei loro occhi e nelle loro parole ho visto quanto sia stato fatto negli ultimi anni e quanto sia importante entrare in un luogo di lavoro sapendo di essere davvero al sicuro.

#Sanremo2026

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Il Festival è sempre più vicino

 

Come da tradizione, il Direttore artistico ha scelto il Tg1 delle 13.30 per informare gli appassionati del Festival della Canzone italiane sui protagonisti della nuova edizione di Sanremo: “C’è tantissima varietà, tanto fermento, è la dimostrazione che la musica italiana è in grande evoluzione. Ci sono tantissimi esordi e qualche conferma e tanti sapori musicali diversi”, ha detto Carlo Conti, che ha aggiunto: “Spero di aver avuto fortuna come l’anno scorso e di aver scelto canzoni che resteranno nel tempo. La speranza è di aver ampliato il ventaglio dei gusti musicali per accontentare tutti gli spettatori”. Poi ha auspicato “tanto divertimento e della buona musica. Alcuni brani faranno riflettere, altri ballare. Spero saranno tutte hit e che entrino a far parte della nostra colonna sonora”.

Ecco i nomi dei 30 Big in gara, ai quali si aggiungeranno i nomi delle 4 nuove proposte dopo la finale di Sanremo Giovani del 14 dicembre su Rai 1:

 

Tommaso Paradiso
Chiello
Serena Brancale
Fulminacci
Ditonellapiaga
Fedez & Masini
Leo Gassmann
Sayf
Arisa
Tredici Pietro
Sal Da Vinci
Samurai Jay
Malika Ayane
Luchè
Raf
Bambole di pezza
Ermal Meta
Nayt
Elettra Lamborghini
Michele Bravi
J-Ax
Enrico Nigiotti
Maria Antonietta & Colombre
Francesco Renga
Mara Sattei
LDA & Aka 7even
Dargen D’Amico
Levante
Eddie Brock
Patty Pravo

Sandokan La serie

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La tigre è tornata

 

A cinquant’anni dalla celebre serie Rai che lo rese un’icona, torna l’eroe nato dalla penna di Emilio Salgari. Una storia senza tempo che ci conduce in terre esotiche e tempi lontani: nel Borneo della prima metà dell’Ottocento, tra popoli in lotta per la libertà e potenze coloniali spinte da un’avidità cieca e feroce. Con Can Yaman, dal 2 dicembre in prima serata Rai 1 e RaiPlay

 

 

 

Inizia così un’avventura che si snoda tra i mari del Borneo, la vivace città di Singapore e la lussureggiante giungla tropicale del Borneo. Proprio qui, nel cuore della foresta, Sandokan incontrerà il suo destino. Qui rivivremo l’ascesa della Tigre della Malesia, scopriremo il suo incontro con Marianna, la leggendaria Perla di Labuan, e assisteremo allo scontro epico con il suo nemico di sempre: James Brooke, brillante e spietato cacciatore di pirati. Ma stavolta c’è di più. La nuova serie racconta l’origine del mito: chi è davvero Sandokan? Come ha conosciuto il suo fedele Yanez? Com’è nato il duello senza fine tra lui e Brooke? E quale sarà il ruolo di Marianna, fiera e indomabile, nel cambiare per sempre il suo destino? Andremo al cuore del personaggio che ha ispirato intere generazioni, scoprendo un uomo innamorato della libertà: la sua e quella della sua ciurma. È solo la battaglia di un pirata che combatte per se stesso o per qualcosa di molto più grande? Fedele allo spirito avventuroso dei romanzi di Salgari, Sandokan unisce la tradizione di una grande storia popolare all’ambizione di un racconto profondamente contemporaneo, capace di conquistare spettatori di ogni età. E mentre ci accompagna in un mondo di duelli, amori e grandi ideali, questa nuova avventura tocca temi urgenti e attuali: lo sfruttamento della natura in nome del progresso, la cancellazione di culture millenarie, la brutalità del colonialismo, il prezzo della libertà, dell’identità e della difesa del nostro pianeta.

 


 

Un mondo in cui perdersi

Il protagonista Can Yaman e il regista Ian Michelini raccontano la grande avventura umana e la contemporaneità della tigre della Malesia

 

Una trasformazione fisica importante, certo. Ma dove ha cercato l’umanità di Sandokan?
CAN YAMAL: La preparazione fisica è stata davvero intensa, un lavoro molto impegnativo. Tuttavia, l’aspetto mentale di Sandokan è forse l’elemento più interessante su cui concentrarsi. Leggendo il copione si comprendeva chiaramente il viaggio interiore di quest’uomo, un essere umano che vive una vera e propria evoluzione nel corso degli episodi. Era necessario studiare con attenzione come Sandokan cambiasse di puntata in puntata, soffermarsi sui valori e sui sentimenti che lo contraddistinguono. Ho avuto tempo per riflettere sul personaggio, per farlo mio, sentirlo dentro, imparare a sognare e a comportarmi come lui. Per riuscirci ho dovuto anche isolarmi un po’, ma è stato importante: questo ruolo è arrivato nel momento giusto della mia vita e della mia carriera.

Quale equilibrio ha cercato tra la tradizione di Sandokan e l’innovazione, anche tecnologica?

IAN MICHELINI: Non è stato semplice mantenere lo spirito originario di Sandokan. Ci ha guidato la scrittura, perché il team di Fremantle – e in particolare lo sceneggiatore Alessandro Sermoneta – ha tracciato con chiarezza la direzione: raccontare l’origin story di Sandokan. Usciamo un po’ dalla tradizione per mostrare come questo ragazzo diventi l’eroe che tutti conosciamo. Da giovane pirata, quasi un moderno Robin Hood che ruba ai ricchi per interesse personale, si trasforma in un uomo capace di rinunciare a se stesso per gli altri: per la difesa dei popoli nativi, della natura, contro ogni forma di sfruttamento. Sono temi estremamente contemporanei. Abbiamo lavorato molto, ad esempio, sulle miniere descritte da Salgari, entrando nel cuore di una narrazione che oggi è più attuale che mai. Allo stesso tempo, però, non volevamo perdere lo spirito d’avventura, quel genere piratesco italiano che negli anni ha ispirato anche Hollywood. Sandokan è un racconto che ha fatto sognare generazioni dal salotto di casa. Salgari, il padre di Sandokan, compì un unico viaggio d’avventura – su un vaporetto nell’Adriatico – ma era un uomo di vasta cultura e seppe raccontare popoli lontani, dal Sarawak alla Malesia, facendoci viaggiare con la fantasia. Questo progetto nasce proprio con questo obiettivo: far sognare un’intera famiglia seduta sul divano, dal bisnonno al padre, fino al nipote. È una grande saga, un’epopea che ti porta altrove, e credo che oggi la vocazione principale della televisione sia proprio questa: offrire mondi in cui perdersi.

In che modo Sandokan veicola il concetto di libertà? In cosa è un uomo libero?

CAN YAMAN: Per essere liberi bisogna essere forti, disposti al sacrificio, senza mai perdere orgoglio e serenità. Attraverso numerosi flashback vedremo in quale famiglia e in che ambiente Sandokan è cresciuto. È un uomo che non ha conflitti interiori, è forte, libero, non dipende da nessuno. Ma è anche profondamente altruista: sogna di migliorare la vita degli altri, a partire dalla sua famiglia.
Non combatte per la sua libertà, ma per quella degli altri, per un valore superiore. Fino a mettere a rischio la propria esistenza e a cambiare direzione, dedicandosi all’indipendenza di un intero popolo. È qui che ritroviamo tutta la sua modernità: un esempio da emulare. Perché la libertà richiede forza, sacrificio e un ideale più grande di sé.

IAN MICHELINI: La libertà, come diceva Can, si trova proprio nel momento in cui sei capace di mettere qualcun altro al primo posto. Questo è un atteggiamento profondamente libero e moderno.

 

 


 

 

PERSONAGGI

SANDOKAN (Can Yaman)

Carismatico e generoso, Sandokan è a capo della ciurma di pirati più temuta del Mar della Cina. Guerriero indomabile, è cresciuto per le strade di Singapore, dove ha imparato a lottare per sopravvivere, ma anche a proteggere chi ama. Insieme al suo fedele “fratellino” Yanez, solca i mari dando la caccia a bastimenti di ogni bandiera, pensando solo al bene della sua famiglia di pirati. L’incontro con Marianna e lo scontro con James Brooke gli faranno scoprire che oltre la vita da pirata c’è molto di più, una missione: la lotta per la libertà di un intero popolo.

 

MARIANNA GUILLONK (Alanah Bloor)

Bella e indomita, la “Perla di Labuan” è la figlia amatissima del Console Britannico, Lord Guillonk. Orfana di madre, è cresciuta lontana dall’Inghilterra, in un paradiso esotico, dove ha imparato a sognare una vita di avventure. Ma fin da bambina è vissuta tra i privilegi di un’educazione vittoriana, di cui ancora non conosce il vero prezzo. L’incontro con Sandokan la porterà a osare per la prima volta e a compiere scelte radicali, in linea con la sua vera natura ribelle e gioiosa.

 

LORD JAMES BROOKE (Ed Westwick)

Formidabile avventuriero, dopo anni come capitano della sua leggendaria Royalist si è guadagnato la fama di “Cacciatore di pirati”. Capace di essere tanto nobile quanto spietato, è un uomo affascinante e contraddittorio, che non nasconde la sua sconfinata ambizione. D’altra parte, come figlio cadetto di una grande famiglia inglese, è abituato a lottare per scrivere da solo il suo destino. Proprio per questo sogna un futuro accanto a Marianna, la Perla, figlia del console. E sembra molto vicino a ottenerlo. Fino a quando non entra in scena Sandokan, il principe dei pirati. Con il quale Brooke inizia un duello all’ultimo sangue.

 

YANEZ DE GOMERA (Alessandro Preziosi)

Pirata di lungo corso dal passato misterioso, portoghese di origine ma cittadino del mondo, Yanez è il compagno più fidato di Sandokan, che lo chiama affettuosamente “fratellino”. Scaltro e leale, vive tutto con uno spirito cinico e disincantato. Ma dietro una scorza di ironia, Yanez nasconde un dolore profondo, perché ha vissuto abbastanza da toccare con mano gli orrori del mondo coloniale. Per questo gli eventi che stanno per scatenarsi lo porteranno a chiedersi se sia davvero possibile fuggire per sempre dal suo passato.

SANI (Madeleine Price)

Giovanissima ragazza di origini Dayak, Sani è la cameriera personale di Marianna. La Lady la considera la sua “migliore amica”, senza rendersi conto della disparità della loro condizione, di cui invece Sani è perfettamente consapevole. Ricorda ancora bene quando, da bambina, è stata rapita dagli spietati soldati del Sultano del Brunei, per essere poi venduta agli Inglesi. Non sa che fine abbia fatto la sua famiglia e si è adeguata alla vita di Labuan, agiata e sicura anche per una serva. Ma quando scopre che suo fratello è ancora vivo, schiavo alle miniere di antimonio del Sarawak, in lei si risveglia il desiderio di lottare.

LORD GUILLONK (Owen Teale)

Fine aristocratico e abile uomo di potere, Lord Guillonk è il Console di Sua Maestà Britannica a Labuan. Dopo una brillante carriera militare, ora gioca le sue carte da politico in una terra di confine, tra il Sultano del Brunei, gli olandesi e la crescente minaccia dei pirati. Ma oltre al politico inflessibile c’è un padre affettuoso che si scioglie per la sua unica figlia Marianna, il cui spirito ribelle è sempre disposto a perdonare.

SERGENTE MURRAY (John Hannah)

Scozzese, fedele soldato di Sua Maestà, ha servito Lord Guillonk “da quando gli lucidava gli stivali”, e oggi è il comandante delle giubbe rosse di Labuan. Rigoroso e leale, vive secondo un rigido codice morale, ma è segretamente segnato dalle atrocità vissute durante la sua lunga carriera. Negli anni è diventato quasi uno zio per Marianna e sarebbe disposto a tutto per proteggerla. Inizialmente sospettoso nei confronti di Brooke, diventerà presto suo compagno di avventure, almeno finché gli eventi non lo costringeranno a fare i conti con la propria coscienza.

EMILIO (Samuele Segreto)

È il pirata più giovane della ciurma di Sandokan, ma anche il più assetato di avventura. È italiano, l’unico europeo oltre a Yanez, e spicca sul resto del gruppo: è piccolo, gentile e per nulla minaccioso. Si è guadagnato la fiducia di Sandokan, che non manca di affidargli compiti importanti, ma rimane poco più di un ragazzo, perennemente meravigliato da ciò che incontra nel suo lungo viaggio. Per questo porta sempre con sé un taccuino, dove disegna e annota le mille avventure che vive con Sandokan, i luoghi, i costumi locali sognando un giorno di tornare a casa e raccontare tutto.

 

La prima serata

Episodio 1 – La Tigre della Malesia

Sandokan, al comando della sua ciurma, abborda una nave per rubarne il carico e libera un prigioniero Dayak. L’uomo è convinto che Sandokan sia il guerriero annunciato da un’antica profezia, ma lui non gli dà peso. Sbarcato a Labuan sotto mentite spoglie, Sandokan incontra la figlia del Console inglese, Marianna. E durante una caccia alla tigre si scontra con James Brooke, il leggendario cacciatore di pirati.

Episodio 2 – La perla di Labuan

Marianna festeggia il suo ventunesimo compleanno. Al ballo sono invitati sia Sandokan che Brooke. Tra i tre si crea una certa tensione ma Sandokan deve prima liberare Yanez e la sua ciurma imprigionata nelle segrete, cercando di non far saltare la sua copertura.

TEATRO ALLA SCALA

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Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk

 

L’opera di Dmítrij Šostakóvič in diretta da Milano il 7 dicembre  dalle 17.45 su Rai 1 e Rai Radio 3 e nel mondo grazie agli accordi sottoscritti con Rai Com

 

 

 

Un’opera dirompente e sensuale, censurata per la sua audacia e celebrata per la sua altissima qualità musicale. È “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Dmítrij Šostakóvič, che inaugura la stagione del Teatro alla Scala e che Rai Cultura propone domenica 7 dicembre a partire dalle 17.45 in diretta su Rai 1. Come sempre grande cura è dedicata alle riprese dello spettacolo, con l’impiego di dieci telecamere in alta definizione, 45 microfoni nella buca d’orchestra e in palcoscenico, 15 radiomicrofoni dedicati ai solisti, per un gruppo di lavoro di 50 persone tra cameraman, microfonisti, tecnici audio e video. Una preparazione che vede lo staff di regia seguire fin dalle prime prove la messa in scena dello spettacolo – diretto dal Maestro Riccardo Chailly, con la regia di Vasily Barkhatov – e un numero crescente di addetti lavorare nelle due settimane precedenti il debutto. Come per gli scorsi anni la ripresa, con la regia televisiva di Arnalda Canali, sarà in 4K: avrà quindi una definizione quattro volte superiore rispetto agli standard televisivi abituali. L’opera sarà trasmessa in diretta anche su Rai Radio3, su Rai 1 HD canale 501, su Rai4K, al canale 210 di Tivùsat, la Tv satellitare gratuita visibile in tutta Italia, e su RaiPlay, dove potrà essere vista per 15 giorni dopo la prima. Più di tre ore di trasmissione, completa di sottotitoli, per portare il capolavoro di Šostakóvič nelle case degli italiani, perché la grande musica è di tutti. Oltre a trasmettere l’opera, con grande attenzione per la ripresa audio e video curata dal Centro di Produzione TV di Milano, come di consueto la Rai racconterà anche ciò che accade attorno allo spettacolo più atteso della Stagione. Su Rai1 Milly Carlucci e Bruno Vespa, con collegamenti di Giorgia Cardinaletti dal foyer, condurranno la diretta televisiva incontrando, prima dell’inizio e durante l’intervallo, i protagonisti e gli ospiti presenti. Per Radio3 seguiranno la diretta Gaia Varon e Oreste Bossini. Saranno coinvolte anche le diverse testate giornalistiche della Rai con dirette, servizi e approfondimenti, con ospiti in studio e dal foyer della Scala. Come per La forza del destino del 2024, anche quest’anno la trasmissione dell’opera sarà corredata dall’audiodescrizione in diretta, grazie alla quale anche le persone cieche e ipovedenti potranno avvalersi di tutte quelle informazioni visive non trasmesse verbalmente – costumi, aspetto e mimica dei personaggi, azioni non parlate, location, scenografia e luci –, tale accessibilità sarà estesa anche a tutto ciò che accadrà intorno allo spettacolo e verrà trasmesso in TV prima dell’inizio e durante l’intervallo. Il servizio è realizzato da Rai Pubblica Utilità – Accessibilità. L’audiodescrizione, attivabile dal televisore sul canale audio dedicato – e fruibile anche in streaming su RaiPlay – fa parte del percorso di inclusione intrapreso con impegno e determinazione dalla Rai, con l’obiettivo di rendere sempre più concreta e ampia l’offerta di vero servizio pubblico. Si avvarranno delle riprese in Alta Definizione diffuse da Rai circa 40 sedi coinvolte nell’iniziativa sociale “Prima Diffusa” del Comune di Milano e il maxischermo collocato al centro dell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, che offre la Prima ai cittadini. Sono numerosi i broadcaster di tutti i continenti che trasmetteranno l’evento in diretta da Milano grazie agli accordi sottoscritti con Rai Com: da ARTE per Francia, Belgio, Austria, Germania, Liechtenstein e Lussemburgo alla svizzera RSI e alla portoghese RTP. Dall’Europa al Giappone, dove la NHK manderà in onda l’opera in differita in formato 4K HDR. La prima della Scala sarà fruibile in tutto il mondo sulla piattaforma Medici.tv e sarà proiettata in diretta anche nelle sale cinematografiche di Finlandia, Scandinavia, Spagna, Svizzera, America Latina, Australia e Nuova Zelanda e in Italia in un gruppo di sale indipendenti. Proiezioni live in programma al Rainey Auditorium del Penn Museum di Filadelfia della prestigiosa Penn State University, come evento di chiusura del 25° Festival del Cinema Italiano in collegamento con il segnale di Medici TV, e a Berlino, in partnership con l’Istituto Italiano di Cultura, in collegamento con il segnale di Rai 1.

Serie Tv

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L’altro ispettore

 

Il lavoro e la cultura della sicurezza, raccontati attraverso le vicende di un ispettore del lavoro, sono al centro dell’innovativa serie tv co-prodotta da Rai Fiction – Anele – Rai Com, per la regia di Paola Randi, liberamente tratta dai romanzi di Pasquale Sgrò. Da martedì 2 dicembre su Rai 1  

 

 

 

L’ispettore del lavoro Domenico Dodaro (Alessio Vassallo) è una vera leggenda: incorruttibile, determinato e capace di smantellare una vasta rete di caporalato tra Calabria e Basilicata. Per gli amici, però, Domenico è semplicemente Mimmo, e soprattutto è il papà di Mimì, una bambina sveglia e combattiva. Quando arriva a Lucca con la piccola Mimì (Angelica Tuccini) per mano, è visibilmente emozionato: la sede centrale dell’Ispettorato lo ha trasferito proprio nella città toscana in cui è nato e cresciuto. Un ritorno che non può che fargli bene, in un momento in cui sta ancora affrontando il dolore per la prematura scomparsa della moglie, Laura. Ad accoglierlo c’è tutta la famiglia: la madre Carla (Rosanna Gentili), la sorella Lucrezia (Matilde Bernardi) con il nuovo compagno, Dissenso, e soprattutto Alessandro (Cesare Bocci), amico di famiglia e mental coach costretto sulla sedia a rotelle. Solare e ironico, Alessandro ospita Mimmo e Mimì nella sua casa. Un destino doloroso lega i due uomini: Alessandro era infatti collega e amico di Pietro Dodaro, padre di Mimmo, morto in un incidente sul cantiere quando Domenico era adolescente; lo stesso incidente che ha segnato per sempre anche la vita di Alessandro. Fin dai primi giorni a Lucca è chiaro che, in realtà, è Mimì ad occuparsi del padre, e non il contrario. E per lei non è certo semplice: la scuola, il calcio e le mille distrazioni di Mimmo rendono tutto più complicato, soprattutto quando l’uomo finisce per portarsi il lavoro anche a casa. Decisa a mantenere la promessa fatta alla madre in punto di morte, Mimì — con la complicità del suo nuovo migliore amico Alessandro — escogita un piano per trovare una nuova fidanzata al padre. Quando conosce Raffaella (Francesca Inaudi), la PM con cui Mimmo collabora e sua ex compagna di classe, capisce immediatamente che è la donna perfetta per lui. Ma Mimmo se ne renderà conto? O si lascerà distrarre dalle attenzioni di Eleonora Lagonegro (Silvia Mazzieri), il primo amore del liceo, mai davvero ricambiato? Nel frattempo, l’ufficio di Lucca lo travolge con un carico di casi e responsabilità. Affiancato dal carabiniere Mariotti (Massimiliano Galligani) e dalla formidabile Vincenzina (Barbara Enrichi), archivista sessantenne dalla memoria prodigiosa, Mimmo non tradisce la sua fama: grazie al suo infallibile metodo — il “sapersi porre le domande giuste” — riesce a far luce sugli incidenti più complessi. Indossa le sue cuffie antirumore, si isola e trova risposte dove gli altri vedono solo casualità, perché gli incidenti sul lavoro, quasi mai, sono davvero incidenti. E tra un caso e l’altro, torna a farsi strada un interrogativo che ha sempre evitato: la morte di suo padre è stata davvero un incidente? Nuove carte, trovate negli archivi dell’Ispettorato, sembrano suggerire altro. Una domanda che incrina tutte le sue certezze e che si dimostra più pericolosa del previsto.

La serie accende i riflettori su un tema di forte attualità, invitando a una riflessione condivisa sul lavoro e sulla cultura della sicurezza come valori imprescindibili. Lo fa attraverso una figura inedita per la televisione: un ispettore “senza pistola”, che usa come armi competenza, intelligenza ed empatia.

Per il suo valore di servizio pubblico, la serie ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’INAIL, e la collaborazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministro per le Disabilità, dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

 

Le puntate

SERATA 1

EPISODIO 1 – “RITORNO A CASA”

Domenico Dodaro è alle prese con una morte bianca in un cotonificio. Il sistema di sicurezza non ha protetto Karina, operaia di 19 anni, trascinata dentro il rullo di un orditoio. In un primo momento, si sospetta che la causa sia da addebitare alla mancanza di concentrazione di Karina, stanca per via gli intensivi allenamenti serali di danza. Mimmo, però, scoprirà che la verità è ben diversa.

EPISODIO 2 – “FANTASMI DAL PASSATO”

Il corpo di Habib Moradi viene ritrovato in fin di vita davanti al pronto soccorso. Date le sue condizioni fisiche, Raffaella crede si tratti di un pestaggio ma Domenico non ne è convinto, teme si possa trattare di un incidente sul lavoro: una tragica caduta dall’alto, forse da un ponteggio. Grazie alla tenacia nel nostro ispettore, l’incidente getterà luce su un problema molto più complesso.

SERATA 2

EPISODIO 3 – “IL CARRO DEL VINCITORE”

Nino Pastrengo, proprietario di una ditta di carristi, viene trovato morto nel suo hangar all’interno della cittadella del Carnevale di Viareggio. Inizialmente si pensa a uno sfortunato incidente, poi a un omicidio orchestrato da una ditta rivale. Ma sarà andata proprio così?

EPISODIO 4 – “GLI UOMINI DI PIETRA”

Renato, un operaio della cava di marmo a Carrara, è stato ritrovato a terra senza vita. A quanto dice il capo-cavatore, un blocco si è sgretolato e Renato è caduto ma a Domenico non sfugge un dettaglio: la vittima ha i capelli bagnati, come se il corpo fosse stato spostato a tragedia avvenuta.

SERATA 3

EPISODIO 5 – “FINE CORSA”

Mimmo viene coinvolto in un caso che inizialmente non sembra un infortunio sul lavoro. Si tratta di una donna, Serena, rimasta vittima di un incidente stradale mentre rincasava dopo un turno di notte alla clinica privata dove lavorava come infermiera. Tuttavia, sull’asfalto non ci sono segni di frenata e nel corpo non vengono rilevati né alcol né stupefacenti, solo tanto caffè. Domenico decide di indagare nell’ambiente di lavoro.

EPISODIO 6 – “SECONDA OCCASIONE”

Mimmo deve investigare sulle morti di Furino Villa e Carmelo Ricci, i cui corpi sono stati ritrovati senza vita all’interno di un silo dove avevano inalato monossido di carbonio. Domenico scoprirà che il tragico epilogo ha radici nel passato.

 

 

TITOLO

La gentilezza, l’arma più potente

SOMMARIO

La regista Paola Randi racconta…

TESTO

«Sono molto grata di avere avuto l’opportunità di lavorare a “L’altro ispettore”. È stato un privilegio potermi mettere a servizio di un progetto come questo, perché innanzitutto mi ha permesso di entrare in mondi non sempre conosciuti, di visitare i luoghi di lavoro e di vedere la passione e l’orgoglio con cui le lavoratrici e i lavoratori raccontano la propria professione, ma anche perché mi ha consentito di dare corpo e raccontare un personaggio inedito per il grande pubblico. Siamo abituati ai polizieschi, all’azione, ma invece qui ci troviamo di fronte ad un ispettore le cui indagini si svolgono, con discrezione, sul campo, perché il compito principale dell’ispettore del lavoro è quello di proteggere le lavoratrici e i lavoratori, ovvero impegnarsi affinché i luoghi di lavoro siano sicuri e le cosiddette “morti bianche” non si verifichino più. l nostro Domenico Dodaro è dunque un ispettore senza pistola, che per risolvere i suoi casi non usa la violenza, ma la gentilezza, la competenza, lo studio, l’intelligenza, l’empatia. Credo che sia un approccio esemplare, interessante e attuale non solo per la tematica, ma perché penso anche che di gentilezza, di questi tempi, ne abbiamo disperatamente bisogno. E sono proprio persone come queste che è importante che la gente conosca, perché sono proprio loro che, lontano dai riflettori, si battono giorno dopo giorno affinché il lavoro, che è un diritto, non debba mai più costare l’incolumità o la vita delle persone.»