EVENTO

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Stanotte a Torino

 

 

In viaggio con Alberto Angela nell’elegante capitale sabauda, una città dai molti primati e dai tesori inestimabili, testimonianze dei tanti momenti storici in cui Torino è stata al centro della scena internazionale. Una produzione Rai Cultura in onda giovedì 25 dicembre in prima serata su Rai 1

 

 

Il regalo natalizio di Alberto Angela al pubblico di Rai1 è una nuova avventura notturna in un’altra splendida città italiana: Torino. Per le sue strade porticate, nelle sue eleganti piazze, nei suoi caffè storici, Alberto Angela ritroverà quelle atmosfere d’altri tempi che, complice la notte, fanno di questa città un gioiello unico al mondo. Sono molti gli incontri singolari: con Alessandro Del Piero per ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita e della sua carriera sportiva nella città piemontese che lo accolse giovanissimo e dove il calciatore racconta di aver trovato una seconda casa. Con Luciana Littizzetto, torinese D.O.C., che guiderà gli spettatori alla scoperta di tradizioni, curiosità e valori della Torino più autentica. Giancarlo Giannini, storico accompagnatore di Alberto Angela in tutti gli speciali di “Stanotte a…” vestirà i panni di Fred Buscaglione, l’indimenticato musicista torinese, al quale Francesco Gabbani dedicherà un omaggio musicale nella fatata atmosfera barocca della palazzina di caccia di Stupinigi. Al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, Alberto Angela incontrerà una leggenda della Formula 1: il pilota Jean Alesi. Ambasciatore ufficiale della Formula 1, Alesi accompagnerà il pubblico in un viaggio nel tempo ripercorrendo gli anni d’oro della corsa automobilistica. Le Officine Grandi Riparazioni saranno scenario di una coinvolgente performance dei Subsonica con un brano dedicato proprio alla città sabauda, dove la band si è formata e ha mosso i primi passi. Angela incontrerà poi Daisy Osakue, una delle atlete italiane più forti e amate della nuova generazione. Specialista del lancio del disco, un’atleta che, un po’come la sua città, ha imparato a trasformare la forza in armonia. Nel suo itinerario Alberto Angela farà scoprire ai telespettatori la magia della Reggia di Venaria Reale, testimonianza di quando Torino rivaleggiava con le altre capitali europee per fasto e magnificenza. Scoprirà quindi il nuovissimo allestimento del Museo Egizio, il più importante al mondo fuori dall’Egitto, insieme al direttore, l’illustre egittologo Christian Greco. La serata proseguirà alla scoperta delle preziose sale dei Musei Reali, che racchiudono capolavori come il celebre autoritratto di Leonardo da Vinci e la suggestiva cappella della Sindone. All’interno della Mole Antonelliana il conduttore visiterà il Museo del Cinema, ricco di atmosfera e di testimonianze di quando Torino era la capitale del primo cinema italiano, accompagnerà il pubblico attraverso l’imponenza barocca della basilica di Superga, con un commovente ricordo del Grande Torino la cui avventura si concluse drammaticamente proprio sull’omonima collina. Con Alberto Angela si andrà quindi alla scoperta delle testimonianze storiche della città, già colonia romana ai tempi di Augusto e prima capitale dell’Italia unita, in una stagione di grandi entusiasmi che ancora si respirano all’interno del Museo del Risorgimento. Oggi la città continua ad essere sede di grandi eventi sportivi internazionali, come le ATP Finals di Tennis ospitate, con Evelina Christillin Angelak ricorderà il momento in cui Torino fu illuminata dalla fiamma olimpica con i giochi invernali del 2006. A Torino sono stati fatti anche i primi esperimenti italiani di trasmissione televisiva, e oggi la Rai di Torino, che ospita un interessante Museo della Radio e della Televisione, è intitolata all’amatissimo Piero Angela. Concluderà la notte di scoperte l’augurio natalizio di una delle eccellenze musicali della città, il Coro del Teatro Regio. “Stanotte a Torino” è una produzione realizzata da Rai Cultura e dalla Direzione Produzione Tv – centro di produzione Piero Angela di Torino, diretta da Gabriele Cipollitti.

 

 

Miniserie

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Se fossi te

 

«Una favola natalizia a lieto fine, ricca di ingredienti classici, resi originali dall’inserimento dello scambio dei corpi. Una formula narrativa che ha sempre creato situazioni esilaranti, emozionanti, inaspettate e coinvolgenti» raccontano i registi Luca Lucini e Simona Ruggeri. Una serie in due serate, con Laura Chiatti e Marco Bocci, in onda in prima visione domenica 28 e lunedì 29 dicembre su Rai 1

 

 

Massimo Mancuso e Valentina Sangiorgi vivono nella stessa città, lavorano nella stessa azienda, ma sembrano entità opposte. Lui è un operaio che deve lottare ogni giorno per sbarcare il lunario mantenere i due figli e il padre, che vive in casa da quando una malattia sei portata via l’amata moglie. Valentina invece è la figlia di Primo, il proprietario e fondatore dell’azienda. Vive in una bella casa, insieme a un marito che la ama e a un figlio per cui è già stato disegnato un futuro luminoso. In apparenza una vita agiata e senza problemi. Il giorno e la notte, insomma, rette parallele destinate a non incontrarsi mai, almeno in apparenza. Già, perché la vita ha in serbo per loro un’incredibile sorpresa. Avvicinandosi al Natale, Massimo scopre che il figlio Pietro soffre della stessa patologia della moglie a ha bisogno di una costosa operazione. Anche la vita di Valentina viene sconvolta dall’improvviso malore del padre Primo. E così, mentre lui ha bisogno di chiedere l’anticipo del TFR, lei eredita il timone dell’azienda, scoprendo però che i conti sono in rosso e che suo padre pretende che lei faccia una cosa sola: licenziare. Lo scontro tra Massimo e Valentina è inevitabile, i pregiudizi reciproci esplodono ed entrambi finiscono per desiderare di trovarsi nei panni dell’altro. Ed è proprio quello che accade. Massimo si ritroverà all’improvviso nel corpo della sua capa, nei suoi abiti firmati, nella sua villa lussuosa, scoprendo però che non è tutto oro quel che luccica. Valentina si ritroverà a indossare i panni umili e infeltriti del suo dipendente, a dover venire a patti con baffi e barba, ma anche a scoprire la sua particolare storia e il calore umano della sua famiglia. Sarà l’inizio di un percorso di reciproca conoscenza.

Uno sguardo doppio. I registi Luca Lucini e Simona Ruggeri raccontano

«Prima di partire per un progetto ci piace sempre domandarci come raccontare la storia. Noi crediamo sia stato interessante, con la messa in scena, cavalcare l’idea, già fortemente presente in scrittura, di una favola contemporanea, una favola natalizia a lieto fine, ricca di ingredienti classici, resi originali dall’inserimento dello scambio dei corpi. È una formula narrativa che ha sempre creato situazioni esilaranti, emozionanti, inaspettate e coinvolgenti, sia affrontata come trasformazione reale (parliamo di esempi clamorosi come “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder, “Tootsie” con Dustin Hoffman, “Mrs. Doubtfire” con il compianto Robin Williams, o la memorabile sostituzione de “Il marchese del Grillo” con il povero carbonaro Gasperino), sia scatenata da eventi surreali (come “Da grande” con Renato Pozzetto, poi ripreso da Tom Hanks in “Big”, al più recente “Moglie e marito”).Il motore del racconto è proprio la curiosità di vedere come i protagonisti si possono comportare nei panni di qualcun altro, e come la gente che li circonda possa reagire alla loro trasformazione. Spesso è facile “da fuori” giudicare, criticare, invidiare, denigrare, ma quando poi ci si trova nei panni di qualcun altro, il punto di vista inevitabilmente cambia. Quanto c’è apparentemente di più distante delle vite dei nostri due protagonisti? Un uomo e una donna, un operaio con difficoltà economiche e una ricca giovane ereditiera figlia di un importante imprenditore. Proprio queste distanze rendono-anche visivamente-lo scambio dei corpi un volano di spunti: ci fanno divertire, riflettere e innescano una spontanea complicità, sia con le loro situazioni famigliari che con i loro sentimenti. L’intento è far emergere il contrasto sociale e caratteriale tra i protagonisti, facendo leva su come sia loro che il mondo esterno reagiscono alla nuova dimensione. Lo scambio di ruoli, più che lo scambio di corpi, rende la favola di Natale non solo un’occasione per ridere con la famiglia, ma anche per riflettere insieme, proprio come le vere favole hanno il potere di fare. Anche all’interno delle favole, però, bisogna attenersi alla coerenza del mondo che si crea: qui il nostro mondo è reale, quindi, anche al fine di accentuare lo straordinario degli eventi, era importante che l’ordinario fosse credibile e coerente, con dialoghi e azioni naturali che rispecchiassero il mondo intorno a noi in cui deve essere facile per il pubblico riconoscersi. L’obiettivo era raccontare una storia che fosse divertente, coinvolgente e autentica, mantenendo sempre un legame forte con la realtà emotiva dei protagonisti. La comicità nasce dall’incongruenza delle situazioni e dalla difficoltà di adattarsi, più che da una rappresentazione grottesca o stereotipata dello scambio di genere. È stato interessante pensare che un diverso approccio e una diversa sensibilità dei due protagonisti potesse aiutare a capire in modo diverso i figli, le difficoltà, le relazioni. Pensiamo che trattare delicatamente i rapporti umani e in modo divertente e vivace le situazioni paradossali legate allo scambio di corpi, sia stata la strada giusta. Abbiamo sperimentato personalmente l’efficacia di collaborare nella regia con un collega. In questo caso in particolare, essere un uomo ed una donna e poter contare su due sensibilità differenti e allo stesso tempo un doppio punto di vista maschile e femminile, ha arricchito il nostro apporto artistico. Volevamo raccontare il fatto che un uomo entrasse nel corpo di una donna e una donna in quello di un uomo e che i protagonisti dovessero vivere questo “shock “in modo ancora più inedito, proprio con sfumature e sguardi che né un uomo né una donna da soli probabilmente sarebbero stati in grado di inserire. Forse, in questo caso è più che mai legittimo ricordare che proprio il termine che definisce la nostra professione–regista-è uno dei pochi non declinabile in maschile o femminile.»

 

I PERSONAGGI

Valentina Sangiorgi (Laura Chiatti)

Valentina sembra una donna che ha tutto nella vita. Figlia del fondatore della Azienda Dolciaria Sangiorgi, è bella, ricca, sposata con un bell’uomo e madre di un figlio intelligente… ma non è tutto oro quel che luccica. Anche nel suo passato c’è un dolore: ha perso l’amato fratello, il delfino destinato a prendere il posto di papà e condurre l’azienda nel terzo millennio. E, per quanto lei abbia studiato e si sia impegnata per colmare quel vuoto, suo padre non solo la ignora, ma addirittura sembra coltivare l’urgenza di garantire un futuro alternativo all’azienda. Questo ha un’ulteriore paradossale conseguenza: concentrata sul lavoro, Valentina sembra perdere di vista i segnali di insofferenza del figlio Filippo e le bugie del marito Giacomo. Ma con l’avvicinarsi del Natale, la vita ha in serbo per lei un’incredibile sorpresa.

Massimo Mancuso (Marco Bocci)

Operaio nell’azienda dolciaria Sangiorgi, ex calciatore di belle speranze, Massimo Mancuso è soprattutto un padre. Da quando la moglie Michela non c’è più, la sua vita ha l’unico scopo di garantire ai figli Anna e Pietro la migliore delle vite possibili. Non c’è carriera, non ci sono distrazioni, se si esclude il calcetto con i colleghi, non ci sono vizi, una vita di lavoro e sacrificio. Peccato però che l’azienda per cui lavora non versa in buone acque e che tanta dedizione non si trasformi in dialogo costruttivo, soprattutto con Anna, la figlia maggiore. Ma tra poco è Natale, quel periodo in cui possono accadere cose speciali, anche le più inattese e inaspettate, anche quelle che all’inizio sembrano un assurdo scherzo del destino.

Nonno Oscar (Nino Frassica)

Padre di Massimo, ex dipendente della fabbrica dei Sangiorgi, è la vera colonna portante della famiglia Mancuso. Un po’ burbero e spesso scontroso, nasconde un cuore d’oro che lo rende insostituibile. È l’unico a sapere della malattia del nipote e a sostenere Massimo a cui comunque non risparmia critiche e punzecchiature. Quando avviene lo ‘scambio’ è il solo a intuire che qualcosa non va. È un cuoco eccezionale, anche se ha una personale ossessione per la ‘nduja, la metterebbe persino nel caffelatte.

Primo Sangiorgi (Bebo Storti)

Padre di Valentina e fondatore dell’azienda dolciaria Sangiorgi, è un uomo pragmatico e severo, reso ancora più anaffettivo dalla morte del suo adorato figlio Roberto, erede dell’azienda. A lui sognava di lasciare la sua creatura e non fa nulla per nascondere la mancanza di fiducia nelle capacità della figlia Valentina che non ritiene all’altezza della gestione dell’azienda familiare. La sua salute vacillante e le difficoltà economiche mettono a nudo la sua vulnerabilità, evidenziando il suo profondo bisogno di controllo e la difficoltà a delegare a Valentina la sua eredità.

Giacomo (Vincenzo Ferrera)

Marito di Valentina e padre di Filippo, si presenta come un uomo elegante e impeccabile, ma dietro la facciata perfetta si nasconde un carattere distante e manipolatorio. Giacomo, più che Valentina, ha sposato la famiglia Sangiorgi e la possibilità di far carriera e oggi tradisce la moglie con Pilar, quella che dovrebbe essere la migliore amica di Valentina. Ma se lei non si accorge delle sue bugie, sarà Massimo a sgamarle e ad aprirle gli occhi.

Antonio Pratesi (Sebastiano Somma)

Avvocato dell’azienda, braccio destro di Primo, è una figura pragmatica e calcolatrice. Supervisiona le operazioni dell’azienda con rigore, spesso prendendo decisioni impopolari, come licenziamenti e tagli, per salvaguardare l’impresa.

Maria (Mariella Valentini)

Moglie di Primo e madre di Valentina, incarna perfettamente il ruolo tradizionale della donna in un contesto patriarcale. Il suo scopo è far brillare il marito e al massimo può gestire una fondazione benefica. Inizialmente sprona Valentina a seguirla lasciando il palcoscenico agli uomini di famiglia. Tuttavia, quando la crisi aziendale raggiunge il suo culmine e Primo vuole vendere tutto, Maria si rivelerà per la figlia un’alleata fondamentale, offrendole supporto emotivo e pratico, non solo come madre, ma anche come membro del consiglio d’amministrazione.

Filippo (Matteo Schiavone)

Figlio unico di Valentina e Giorgio, è all’apparenza uno studente modello che incarna il ruolo del giovane rampollo promettente, ma in realtà nasconde una vita segnata da insicurezze, apatia e uso di droghe. Schiacciato dalle alte aspettative, fatica a trovare la propria strada, per questo ha iniziato ad assumere pastiglie che lo aiutano a performare. Peccato che ora quelle pastiglie rischino di rovinargli il futuro.

Anna Mancuso (Martina Bonan)

Figlia di Massimo e sorella maggiore di Pietro, è una ragazza in gamba, razionale e con la testa sulle spalle. Dopo la morte della madre è dovuta crescere in fretta, mettendo da parte il suo naturale talento per il disegno perché per i sogni non c’è spazio. Da poco frequenta un ragazzo, ma non si sente ancora pronta per concedersi a lui. Cresciuta in un contesto esclusivamente maschile, le manca una figura femminile con cui confidarsi e condividere ansie e paure. Ma presto scoprirà che anche dentro un padre si può “nascondere” una mamma complice e premurosa.

Pietro Mancuso (Leo Manisse)

È il figlio minore di Massimo, dieci anni, il sorriso splendido della madre e il talento calcistico del padre, di cui è l’orgoglio e l’alfiere. Peccato che dalla madre non abbia ereditato solo la bellezza e la solarità. Massimo sta per scoprire che anche il suo amato Pietro soffre della stessa patologia cardiaca che gli ha portato via l’amore della sua vita. Ora, la sua unica priorità è trovare i soldi necessari per finanziare l’operazione sperimentale che potrebbe salvarlo, a qualunque costo.”

 

La storia

EPISODIO 1 — “Impasto e lievitazione”

Massimo, operaio della Sangiorgi e padre single che già fatica a sbarcare il lunario, scopre che il figlio Pietro ha una possibile cardiopatia. Per curarlo ha bisogno del TFR, ma l’azienda per cui lavora versa in condizioni critiche. A peggiorare le cose, il titolare Primo Sangiorgi viene colto da malore e deve lasciare il timone a Valentina, la figlia, di cui non si fida e a cui dà l’ordine categorico di tagliare l’organico. Massimo e Valentina si ritrovano su fronti opposti, ostili e pieni di pregiudizi. Dopo uno scontro acceso, si augurano a vicenda di trovarsi nei panni dell’altro… senza immaginare che quel desiderio sta per avverarsi.

 

EPISODIO 2 — “Cottura”

Massimo e Valentina si svegliano nei corpi scambiati e, nel panico, cercano di gestire famiglie e ruoli altrui. Lei affronta Oscar, il padre di Massimo, e la sua mania per il cibo piccante, la casa disastrata, i figli recalcitranti e l’auto scassata; lui si ritrova nel lusso della villa, tra docce parlanti e colazioni da hotel a cinque stelle, ma dove, sotto le apparenze, si nascondono magagne. In attesa di capire come tornare nei propri corpi si promettono di non intervenire nelle reciproche vite, ma ben presto capiranno che tenere fede a quella promessa non è facile come sembra.

EPISODIO 3 — “Farina sul fuoco”

L’assurdo scambio diventa ancora più ingestibile il giorno di Natale quando Massimo-in-Valentina deve trovare il modo di raffreddare i bollenti spiriti del marito di lei e sopportare la fredda formalità di casa Sangiorgi. Valentina-in-Massimo, al contrario, trascorre un Natale pieno di affetto con Oscar, Anna e Pietro, almeno fino a quando non scopre della malattia del bambino.

EPISODIO 4 — “A cuore aperto”

Finalmente complici, i due si impegnano a salvare sia Pietro, il figlio di Massimo, che Filippo, il figlio di Valentina, che, schiacciato dalle aspettative della famiglia si sta perdendo in bugie e abuso di sostanze. Ma la missione più ardua sarà quella di salvare l’azienda, che diventerà ancora più complessa quando ciascuno tornerà nel proprio corpo. Avranno imparato a considerare il punto di vista altrui o torneranno a ignorarsi?

FEDERICO PALMAROLI

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Quando la realtà copia la satira

 

Un distillato di satira tra politica, crisi globali e gaffe planetarie. Nelle librerie e negli store digitali è arrivato “Awanagana – Cronaca surreale di un mondo reale”, edito da Rai Libri. Con Palmaroli, alias #lepiùbellefrasidi Osho, immagini, battute e romanesco diventano una lente comica per capire, e sopravvivere, a un mondo che inciampa continuamente nella propria serietà. L’intervista del RadiocorriereTv

 

 

 

Il suo libro racconta un anno reale che sembra già satira. Qual è l’immagine, o la frase, che più di tutte incarna il 2025 così come lo ha vissuto e filtrato?

Se devo scegliere un’immagine, torno sempre a ciò che è accaduto dopo l’estate. Le cronache sono state dominate dalla questione Ucraina e dall’apertura del secondo fronte; in tutto questo, la vicenda dei dazi ha rappresentato un punto cardine. Poi la Flottiglia, altri episodi, alcuni anche spiacevoli. Non che i dazi non lo siano: per un’azienda sono un problema serio. Ma quel tira e molla di Donald Trump è stato iconico, così come l’incontro tra Trump e Putin. Quelle immagini hanno pesato moltissimo.

L’omaggio ad Alberto Sordi è dichiarato. Nel suo inglese maccheronico c’era un Paese che cercava di stare al passo. Oggi qual è la nostra struttura linguistica che la diverte o la preoccupa di più?

Quel mondo popolare lo richiamo volentieri, perché è parte della nostra identità culturale. Anche nel mio lavoro cerco di usare un linguaggio popolare, ma veloce, legato ai fatti, non alle nuove derive. L’Italia ha sempre avuto uno slang generazionale; ogni epoca ha prodotto parole e modi di dire. Oggi, invece, non vedo esperienze culturali davvero affascinanti nemmeno in quell’ambito. Per questo guardo a quel passato: è nostalgico, ma anche rassicurante.

La sua satira vive anche di rapidità. Quanto pesa il tempismo nel trasformare un fatto di cronaca in una battuta efficace?

Pesa tantissimo, soprattutto nell’ecosistema dei social. Oggi è quasi un obbligo. I mezzi sono aumentati e arrivare per primi è complicato. Con Forattini le vignette uscivano la mattina sul giornale e finiva lì: non c’era la diffusione capillare che abbiamo ora. Non tutti potevano esprimersi pubblicamente. Adesso invece ogni notizia arriva in tempo reale, la si consuma subito, si è bombardati. Prima, per leggerla, si aspettava l’edizione successiva o il giornale del giorno dopo. Oggi tutto è simultaneo, e per chi fa satira può essere alienante.

Il libro attraversa crisi globali, gaffe dei potenti, retorica digitale. Esiste un confine per la satira?

Il confine lo stabilisce la sensibilità personale. Non credo nei paletti oggettivi, né nelle punizioni per chi non rientra in quei paletti. La libertà deve essere la più ampia possibile, poi ciascuno si regola. Io, ad esempio, evito di fare ironia su morte e salute fisica. In un’epoca segnata da due conflitti è tutto più delicato: ci si muove come un elefante in una cristalleria. Ma anche lì si può cercare una chiave rispettosa che consenta comunque di parlare dei temi.

Molto del suo lavoro vive sulle immagini. Come sceglie la fotografia giusta, quella che parla prima del testo?

Con ricerca, tanta. Quando si trova la foto adatta la soddisfazione è enorme, anche se non sempre c’è ciò che servirebbe. A volte manca l’immagine di due persone insieme, e allora bisogna inventare dialoghi impossibili. In quei casi ricorro alla telefonata: risolve parecchi problemi. Non sapere disegnare mi spinge a usare le foto, che sono più rapide; chi disegna deve creare sia la battuta sia l’illustrazione. È un vantaggio, ma anche un limite: non sempre riesci a costruire esattamente la scena che hai in mente.

 

La sua pagina social è una comunità gigantesca. Quanto la condiziona sapere che ogni immagine diventa subito virale?

Un po’ mi condiziona, certo. È come affidare un messaggio in una bottiglia. All’inizio controllavo tutto, leggevo i commenti… ora non più: sia per mancanza di tempo sia per scelta. Lascio andare la vignetta e basta. Mi dà fastidio quando diventa un pretesto per insultare i protagonisti ritratti. Anche se non è rivolto a me, mi disturba. In quei casi blocco chi lo fa. Preferisco un insulto rivolto a me piuttosto che vedere qualcuno, magari inconsapevole, diventare bersaglio.

Nel libro alterna ironia e osservazione lucida. C’è stato un episodio di cronaca che l’ha messa in difficoltà proprio perché sembrava già una parodia?

Sì, quello di un deputato che entra alla Camera vestito da fantasma per protestare sul tema dei referendum. Vedere un fantasma in Parlamento è già satira allo stato puro. Una chiave la si trova sempre, ma lì il confine tra realtà e parodia era sottilissimo. E con l’intelligenza artificiale è ancora più complicato: tutto è così verosimile da sembrare reale. Serve un pubblico educato, capace di distinguere. Non solo chi crea contenuti, anche chi li riceve.

Guardando avanti: quale tema del 2026 teme di più, e quale invece non vede l’ora di smontare con una battuta?

Spero che la politica torni centrale. Con il referendum e la campagna elettorale ci sarà molto da raccontare, ed è l’ambito che preferisco. Negli ultimi anni la politica è stata presente, ma schiacciata dalle guerre. Io rimpiango molto il periodo del governo giallo-verde: per la satira era un parco giochi. Del 2026 temo poco: ciò che temevo è già accaduto. Sono venuti meno alcuni pilastri della mia satira, come Biden, che era un personaggio irresistibile dal punto di vista comico. Un desiderio? Mi piacerebbe rivedere Luigi Di Maio sulla scena politica.

LA TV DELLE FESTE

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Il Festival del Circo di Montecarlo

 

 

Ritorna su Rai 1 il prestigioso appuntamento: due prime serate, sabato 27 dicembre e sabato 3 gennaio. Conducono Laura Barth e Alessandro Serena

 

 

Nato nel 1974 per volere del Principe Ranieri di Monaco, il Festival è diventato nel tempo un simbolo dell’eccellenza circense mondiale. Dalla sua scomparsa, questa eredità è stata raccolta da Sua Altezza Serenissima la Principessa Stéphanie di Monaco, che porta avanti con passione la tradizione del Festival arricchendola negli anni delle tendenze più moderne apportate per esempio da artisti provenienti da Le Cirque du Soleil o creando un Campionato Junior di talenti in erba, per dare risalto alle nuove generazioni del Circo che quest’anno presenteranno dei numeri davvero incredibili che faranno impallidire anche gli artisti veterani. Le due serate (sabato 27 dicembre e sabato 3 gennaio) saranno condotte da Laura Barth e Alessandro Serena, divulgatore delle Arti Circensi all’Università Statale di Milano ed appartenente ad una delle più importanti dinastie circensi italiane, gli Orfei. La serata finale culminerà con l’assegnazione dei prestigiosi Premi Clown d’oro, d’Argento e di Bronzo, contesi da artisti che rappresentano l’eccellenza del circo mondiale nelle sue svariate discipline compresa la Clownerie. Anche quest’anno il pubblico potrà vivere l’atmosfera unica del Festival grazie alle interviste nel backstage, che offriranno uno sguardo privilegiato sulla preparazione, l’attesa e le emozioni degli artisti in gara. La sigla iniziale sarà arricchita da immagini di repertorio concesse da Teche Rai, prezioso omaggio alla storia della manifestazione e ai suoi protagonisti.

DOCUMENTARIO

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Fabi Silvestri Gazzé. Un passo alla volta

 

Dal successo nei cinema il documentario arriva il 30 dicembre in seconda serata su Rai 2  

 

 

Il 30 dicembre in seconda serata su Rai 2 il pubblico televisivo potrà finalmente vedere il documentario “Fabi Silvestri Gazzé. Un passo alla volta”, che racconta l’amicizia e la collaborazione fra i tre artisti. Prodotto da Fandango in associazione con OTR Live e in collaborazione con Rai Documentari, per la regia di Francesco Cordio è stato presentato al BiF&st International Film&Tv Festival 2025 e ha esordito al cinema con grande successo nella scorsa stagione. “Fabi Silvestri Gazzé. Un Passo alla volta” è il racconto personale e musicale dei cantautori romani Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè in occasione del concerto-evento tenuto al Circo Massimo di Roma nel 2024 che ha radunato più di cinquantamila fan da tutta Italia, nel decennale dell’uscita loro album congiunto “Il padrone della festa”. Il racconto si snoda tra una prova e l’altra lungo la strada che li ha portati dai piccoli palchi dei locali della Roma degli anni ’90 fino al raduno nell’immensa location del Circo Massimo, passando per i tour, i viaggi, i concerti ma soprattutto l’amore per la musica che li ha uniti. Un percorso che intreccia le storie delle loro canzoni, l’impegno sociale, il piacere di raccontarsi attraverso le note e di condividere pezzi di vita insieme, ovvero la storia del loro rapporto di amicizia, nato da esordienti ma consolidato in tanti anni di collaborazione ed esperienze congiunte. Una sinergia artistica costruita sulla fiducia reciproca e su un sentimento di fratellanza che ha permesso a ciascuno di loro di esplorare nuovi territori musicali e umani come il viaggio in Sud Sudan, insieme a CUAMM- Medici con l’Africa, raccontato nel documentario.

 

LA TV DELLE FESTE

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Cena di Natale

 

La festa della cucina italiana con Antonella Clerici martedì 23 dicembre in prima serata su Rai 1. Una serata evento per celebrare il riconoscimento della Cucina Italiana Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco

 

 

Martedì 23 dicembre in diretta, in prima serata su Rai 1, “Cena di Natale – La festa della cucina italiana”, eccezionale serata evento condotta da Antonella Clerici per celebrare il riconoscimento della Cucina Italiana Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco, con un’attenzione particolare al menu delle feste e al Natale, alle sue usanze, ai simboli, alle canzoni, al folklore e alla grande tradizione culinaria italiana. In un elegante studio dalle atmosfere tipicamente natalizie, Antonella Clerici, con il suo stile spontaneo, amichevole e garbato, condurrà uno show imprevedibile e coinvolgente con tanti personaggi amati dal pubblico per celebrare insieme la festa più attesa dell’anno. Molti gli ospiti e le performance inedite: numeri musicali con le più famose canzoni natalizie, momenti di divertimento e comicità, collegamenti prestigiosi con i volti più autorevoli della Rai, incontri e aneddoti personali e anche qualche momento di riflessione. Al centro dello studio, una tavola splendidamente apparecchiata per il cenone, quest’anno ancora più scenografica, farà da collante tra i tanti momenti di spettacolo e le incursioni di Antonella nell’adiacente cucina di “È sempre mezzogiorno”. In questo ambiente, appositamente addobbato per l’evento, alcuni tra i valenti chef del programma le racconteranno i piatti più amati del pranzo e della cena di Natale e li prepareranno in diretta. Alla grande festa della cucina italiana parteciperà anche una corposa rappresentanza del mondo della ristorazione italiana: chef, cuochi, ristoratori e i giovani allievi delle scuole alberghiere. Questo il ricco menu di “Cena di Natale – La festa della cucina italiana”: spettacolo e intrattenimento, incontri e confidenze, tradizione e cucina…: i migliori ingredienti per celebrare il Natale e la grande festa della cucina italiana.

 

SANREMO 2026

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Le nuove proposte del Festival

 

Angelica Bove e Nicolò Filippucci sul palco dell’Ariston insieme agli artisti provenienti da Area Sanremo: il trio Blind, El Ma & Soniko e Mazzariello. In onda dal 24 al 28 febbraio su Rai 1

 

 

Si completa il quadro delle “Nuove Proposte” del 76° Festival della Canzone Italiana. Nel corso di “Sarà Sanremo”, andato in onda domenica 14 dicembre in prima serata su Rai 1 dal Teatro del Casinò della Città dei fiori, con la conduzione del direttore artistico Carlo Conti e la partecipazione di Gianluca Gazzoli, sono stati annunciati i nomi degli artisti che accederanno alla categoria “Nuove Proposte”. Attraverso il percorso di “Sanremo Giovani” si sono qualificati Angelica Bove e Nicolò Filippucci, che si aggiungono a Blind, El Ma & Soniko e a Mazzariello, già selezionati nel corso di Area Sanremo 2025. «È una felicità piena di emozioni, con anche un po’ di ansia per il percorso che mi aspetta – ha dichiarato Nicolò Filippucci – La canzone racconta una storia finita, le sensazioni che si provano quando qualcosa si è appena concluso. Un insieme di pensieri ed emozioni che ho racchiuso in una sorta di “laguna” interiore». Angelica Bove ha sottolineato il valore personale del brano e del percorso che l’ha condotta fino al Festival: «Più canto questa canzone dal vivo e più mi emoziono. È nata da una chiacchierata con il mio miglior amico, prima ancora di entrare in studio, come uno sfogo emotivo personale. È lo stesso clima che attraversa il disco che verrà. Portare questo lavoro su un palco così importante ha per me un significato profondo. Il mio percorso fino a qui è stato inaspettato e, per certi versi, molto particolare: non avevo il sogno di fare la cantante, ho iniziato facendo cover sui social. Sono successe molte cose e non ho ancora avuto il tempo di metabolizzarle».

Si definisce così la rosa degli artisti che prenderanno parte alla sezione “Nuove Proposte”, confermando così il doppio canale di selezione previsto dal Regolamento e l’attenzione della Rai verso la scoperta e la valorizzazione delle nuove voci della musica italiana. “Sarà Sanremo”, trasmesso anche in simulcast su Rai Radio2 e disponibile su RaiPlay, ha accompagnato il pubblico fino alla definizione del cast. Nel corso della serata sono stati svelati anche i titoli delle canzoni della categoria Campioni.

 

SANREMO 76 – ARTISTI CAMPIONI e TITOLI CANZONI 

ARISA: Magica favola

Bambole Di Pezza: Resta Con Me

Chiello: Ti penso sempre

Dargen D’Amico: AI AI

Ditonellapiaga: Che fastidio!

Eddie Brock: Avvoltoi

Elettra Lamborghini: Voilà

Enrico Nigiotti: Ogni volta che non so volare

Ermal Meta: Stella stellina

Fedez & Masini: Male necessario

Francesco Renga: Il meglio di me

Fulminacci: Stupida sfortuna

J-Ax: Italia Starter Pack

Lda & Aka 7even: Poesie clandestine

Leo Gassmann: Naturale

Levante: Sei Tu

Luchè: Labirinto

Malika Ayane: Animali notturni

Mara Sattei: Le cose che non sai di me

Maria Antonietta & Colombre: La felicità e basta

Michele Bravi: Prima o poi

NAYT: Prima che

Patty Pravo: Opera

Raf: Ora e per Sempre

Sal Da Vinci: Per sempre sì

Samurai Jay: Ossessione

Sayf : Tu mi piaci tanto

Serena Brancale: Qui con me

Tommaso Paradiso: I romantici

Tredici Pietro: Uomo che cade

LE QUATTRO NUOVE PROPOSTE 

DA SANREMO GIOVANI

Angelica Bove: Mattone

Nicolò Filippucci: Laguna

DA AREA SANREMO

Blind, El Ma & Soniko: Nei miei DM

Mazzariello: Manifestazione d’amore

VIRA CARBONE

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Tutti i consigli per volersi bene

 

In salute trecentosessantacinque giorni l’anno. La conduttrice di “Buongiorno Benessere” il fortunato programma di Rai 1, arriva in libreria con “Un anno per volersi bene”. Nell’intervista al RadiocorriereTv tanti consigli per prenderci cura di noi

 

 

 

In “Un anno per volersi bene”, edito da Rai Libri, propone un percorso che segue i mesi dell’anno. Da dove nasce l’idea di costruire il benessere seguendo il ritmo delle stagioni?

È un armonizzarci con la natura. Molte persone faticano ad amarsi, ad avere cura di sé, a vivere nel rispetto del proprio corpo e della propria mente. Questo libro è proprio destinato a loro, a chi ha difficoltà d’amore verso se stesso. Attraverso un percorso fatto di consigli semplicissimi, dati insieme a quattro esperti di “Buongiorno Benessere”, con l’obiettivo di ritrovare quell’equilibrio che spesso manca.

Chi sono gli esperti che l’accompagnano in questo percorso?

C’è il professor Samir Sukkar, nutrizionista. C’è la professoressa e psicologa Flaminia Bolzan. C’è l’ortopedico Giovanni Di Giacomo, che fa il punto a 360 gradi sul benessere dell’apparato muscolo-scheletrico: stare dritti, avere una bella postura, camminare nel modo giusto serve non solo a livello fisico, ma anche psicologico, perché chi ti vede capisce che hai consapevolezza di te. Poi c’è il professor Steven Nistico, docente di dermatologia, che parla di amarci e prenderci cura di noi anche da un punto di vista estetico, che però diventa sempre sostanziale: non è mai estetica fine a se stessa. Pelle, capelli, unghie sono lo specchio di quello che siamo.

Nel libro parla anche di una sorta di “rituale” che ha inventato: l’ansia della verità. Di cosa si tratta?

È una soluzione che ho adottato a casa mia: una stanza da bagno con specchi, una bilancia e un quaderno. Si chiama ansia della verità perché il primo giorno entri, ti spogli, ti misuri con un metro la circonferenza addominale, annoti altezza e misure, ti guardi allo specchio appena sveglia. C’è quasi una fotografia di ciò che sei in quel momento. E il giorno zero non è mai il nostro giorno migliore: fianchi appesantiti, cellulite, gambe gonfie, qualche chilo in più, pelle spenta, capelli sfibrati. Niente paura: ci si rimbocca le maniche e si parte dal primo giorno di questi dodici mesi, che non portano al miracolo, ma portano alla consapevolezza di sé.

E cosa significa, per lei, “consapevolezza di sé” nel percorso di benessere?

Vuol dire mangiare in modo consapevole, scegliere prodotti a chilometro zero, stagionali, comprati al mercato e trattati bene. Significa evitare cattive abitudini come cibo spazzatura, alimenti preconfezionati, bibite in lattina, frutta troppo dolcificata. Più facciamo del bene al nostro corpo con l’alimentazione e con azioni mirate, più lui ci risponde: maggiore prestanza fisica, dimagrimento, pelle luminosa, capelli migliori. Tutto questo serve per amarci, un po’ di più ogni giorno, con piccoli gesti quotidiani. È questo il segreto.

Come ha trasformato l’esperienza quotidiana con medici, nutrizionisti e psicologi in un metodo applicabile a chi legge?

È realmente applicabile. Ma parto da una premessa: nella mia vita non ho mai bluffato e non inizierò adesso.

Da dove nasce  l’idea di tradurre tutto questo in un libro?

Credo molto nel servizio pubblico: volersi bene, prendersi cura di sé, intercettare i piccoli o grandi malanni attraverso le parole dei medici e capire come prevenire le malattie. Gran parte del mio programma è centrata sull’alimentazione, e mi sono resa conto di quanta necessità ci fosse in Italia. Il programma ha avuto successo dal primo istante, ma bisognava tradurre quel patrimonio in qualcosa di semplice, utile, manualistico. Da qui l’idea dei 12 mesi, un anno per volersi bene. Ho cercato di racchiudere le principali leve del benessere: dermatologia (pelle), alimentazione (parte interna), psicologia (la base di tutto), muscolo-scheletrico (camminare bene, muoversi, ecc.). È un libro chiaro, didascalico, con figure: adatto tanto a una persona molto colta quanto a una giovane inesperta. Un diario del benessere.

Il benessere oggi è un tema molto diffuso, ma spesso anche confuso. Come ha mantenuto chiarezza e rigore nel raccontarlo?

Lei ha usato la parola chiave della mia vita: rigore. Ho principi fermi, convinzioni radicate. Sono severa prima di tutto con me stessa. Ho deciso di fare il tapis roulant e, nonostante una giornata iniziata alle sei e un quarto, nulla mi ha impedito di farlo anche solo per 30 minuti. Significa avere il benessere come mantra.

Questo rigore è ciò che rende credibile il programma?

Il programma l’ho inventato io ed è diventato fonte di ispirazione per molti altri. È credibile perché ciò che faccio nella vita l’ho portato in televisione. Quando lo proposi in Rai dissi: “Io vivo così. Impronto la mia vita e quella delle mie figlie al benessere, alla salute, alla rigidità di tante piccole cose”. Questo non significa non sgarrare: una volta a settimana lo faccio anch’io. Se un giorno non faccio sport, il giorno dopo faccio mezz’ora in più. Mi rendevo conto che mancava una cultura della salute nel quotidiano, mentre era pieno di pubblicità di merendine. Volevo bilanciare quella comunicazione con qualcosa di utile e alla portata di tutti: salute, sport, alimentazione, prevenzione.

Il periodo tra fine dicembre e inizio gennaio è sempre complicato. Conviene iniziare il percorso a gennaio oppure si può cominciare anche durante le feste?

Non si può essere intransigenti, ma nemmeno molli. Se abbiamo un obiettivo, bisogna iniziare subito. Poi le feste vanno vissute: è tradizione, gioia, famiglia. Ma con intelligenza. Se la vigilia so che mangerò tanto, a pranzo sto leggera. Poi mi godo il cenone, il pranzo di Natale, e se metto un chilo non succede nulla: il 26 faccio un giorno “facile”, colazione con proteine e un po’ di carboidrati, e poi verdure. Quel chilo va via subito. Se invece subiamo le feste senza alcun criterio, non reggiamo un percorso di lunga distanza. Servono informazioni e regole chiare.

Qual è l’errore più ricorrente in chi prova a cambiare stile di vita?

La motivazione. Nella vita, non solo nell’alimentazione, la motivazione è ciò che ti spinge. Se è profonda e radicata, nulla ti ferma. Se non sei convinto, sarai molle con te stesso: perdonerai eccezioni, quantità sbagliate di carboidrati, il non andare in palestra perché piove o sei stanco.

Dopo questo libro, quale dimensione del benessere le piacerebbe approfondire?

Il mio benessere lo raggiungo con conoscenze, studi e consapevolezza, ma anche con la condivisione. Trovo pace solo se riesco, nel mio piccolo, ad aiutare una persona che non sta bene, che mi chiede un nominativo, un indirizzo. Ho bisogno di vedere sorrisi intorno a me. Condividere ciò che ho imparato nella vita mi fa stare bene. Il prossimo passo non lo so: molto dipenderà dalle richieste del pubblico. Molte telespettatrici, con le loro domande, mi hanno portato a scrivere questo libro. Magari il prossimo nasce oggi.

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Tutta Scena

 

Fondere l’arte del musical con le esperienze di vita di un gruppo di giovani aspiranti attori e performer: è quello che si propone la nuova serie “coming-of- age” originale coprodotta da Rai Fiction e One More Pictures in collaborazione con Trentino Film Commission, per la regia di Nicola Conversa, che sarà disponibile da venerdì 19 dicembre su RaiPlay

 

 

La storia

Una serie coming-of-age che segue un gruppo di giovani aspiranti attori e performer riuniti in un’Accademia di teatro per partecipare a un esclusivo master di arti performative e musicali. Tra i 18 e i 19 anni, i protagonisti provengono da diverse regioni d’Italia e sono accomunati dallo stesso sogno: costruirsi un futuro nel mondo dello spettacolo. Il loro incontro nasce da un contest nazionale che seleziona i migliori talenti per formare una compagnia temporanea dedicata al musical. I ragazzi trascorrono un anno di formazione intensiva nel piccolo borgo di Arco, guidati da un corpo docente di grande esperienza, tra cui il regista Guido Terenzi: figura carismatica, complessa e tormentata, che diventa il loro principale punto di riferimento. Il master ha un obiettivo ambito: l’assegnazione di due borse di studio per la prestigiosa High Academy Musical School di New York, con la concreta possibilità di debuttare in una produzione a Broadway. Sotto lo sguardo severo di Guido, gli studenti affrontano non solo prove di recitazione sempre più impegnative, ma anche i nodi irrisolti delle proprie vite. Lo stesso Guido si trova costretto a fare i conti con il passato quando scopre che una delle allieve, Giulia, è la figlia che ha sempre evitato di riconoscere. La prima stagione copre il primo trimestre di corsi e culmina in una prova intermedia cruciale: la messa in scena di una rivisitazione contemporanea della leggenda di Re Artù, in cui i ruoli principali — Artù e Ginevra — saranno assegnati ai talenti migliori, con un audace ribaltamento di genere. La pressione dello spettacolo, amplificata dal divieto di usare gli smartphone durante le lezioni, crea un ambiente carico di aspettative, competizione e tensione emotiva. Ogni studente si trova sospeso tra il desiderio di emergere e la paura di fallire, consapevole che quell’anno di master può cambiare per sempre il proprio destino. Il triangolo amoroso tra Christian, Asia e Riccardo rappresenta solo una delle molte sfide intime ed esistenziali che esplodono all’interno del gruppo, rendendo “Tutta Scena” un racconto vibrante di crescita, talento, identità e seconde possibilità.

 

Il regista Nicola Conversa racconta

«”Tutta Scena” nasce dall’esigenza di raccontare una generazione che vive immersa nei social media, dove ogni giorno si recita un ruolo. I ragazzi di oggi si trovano spesso a creare un’immagine di sé che non rispecchia la loro vera identità, costruendo una realtà parallela fatta di apparenze. È come se fossero intrappolati in una recita senza fine. In questo contesto, il teatro diventa il mezzo perfetto per esplorare i loro sogni, le paure e, soprattutto, il bisogno di autenticità. Per i protagonisti della serie, la recitazione, cantare, ballare non è solo una carriera da inseguire, ma un’opportunità per scoprire chi sono veramente, togliendosi la maschera che indossano ogni giorno. In un momento storico in cui l’arte sembra sempre più marginale e i sogni artistici difficili da raggiungere, Tutta Scena dà voce a chi ancora crede nell’importanza di esprimersi attraverso l’arte. Il teatro diventa uno spazio di libertà, dove i ragazzi possono finalmente essere sé stessi, lontani dalle logiche dei like e del consenso digitale. La serie affronta anche la necessità di staccarsi dai social per vivere esperienze autentiche. Nel master, i protagonisti sono costretti a lasciare gli smartphone e confrontarsi con la vita reale, senza filtri, lontano da tutto. Questo li porta a vivere relazioni e conflitti in modo genuino, senza le distorsioni del mondo virtuale. In un’epoca dove tutto sembra correre troppo velocemente e la connessione digitale sembra essenziale, Tutta Scena esplora cosa succede quando ci si disconnette e ci si riconnette alla realtà. Il teatro, metafora di questa ricerca di verità, diventa il luogo dove non c’è spazio per l’apparenza, ma solo per l’autenticità. E proprio questa autenticità è ciò che i protagonisti cercano, sia sul palco che nella vita. Tutta Scena è una serie necessaria perché rappresenta lo scontro tra essere e apparire che caratterizza la generazione di oggi. Racconta la lotta per trovare la propria identità in un mondo che spesso premia l’immagine anziché la verità, mostrando che il teatro, il canto, il ballo, come nella vita, sono uno spazio dove l’essenza può finalmente emergere.»

 

I PERSONAGGI

Guido Terenzi (Giorgio Panariello)

Un tempo regista e attore di successo, oggi Guido è un insegnante che cerca di tenere a bada un passato costellato di rimorsi. La scoperta che Giulia è sua figlia incrina il rigido equilibrio con cui affronta vita e lavoro. Il rapporto con lei diventa centrale e costringe Guido a confrontarsi con il proprio fallimento come padre e come uomo. A complicare tutto si aggiunge un triangolo amoroso: da un lato Serena, direttrice dell’accademia e sua vecchia fiamma; dall’altro Rita, l’insegnante di movimento scenico, capace di scuotere ulteriormente le sue fragili certezze.

Serena (Euridice Axen)

Psicologa e mental coach, Serena è una donna forte e pragmatica. Dietro la calma apparente, però, nasconde un dolore profondo: la perdita del figlio, un trauma che ogni anno riaffiora con violenza. Non ha mai trovato il coraggio di visitare la sua tomba, temendo di crollare emotivamente. La relazione già complessa con Guido, suo ex compagno, si incrina ulteriormente quando lui le confessa di aver passato la notte con Rita. Ferita ma determinata a non mostrarsi vulnerabile, Serena mantiene una freddezza professionale che maschera abilmente i suoi sentimenti.

Christian (Tommaso Cassissa)

È il più sensibile e intuitivo del gruppo, un ragazzo empatico, capace di comprendere e sostenere Asia. Nonostante questo, vive con timore il fascino carismatico di Riccardo. Pur mostrando una maturità rara nelle dinamiche interne del gruppo, nasconde un segreto che pesa sulle sue scelte.

Asia (Ginevra Francesconi)

Riservata e talentuosa, Asia è divisa tra l’attrazione per Riccardo e il legame profondo che inizia a costruire con Christian. L’insicurezza spesso la frena, ma il suo percorso personale – segnato dal desiderio di liberarsi dell’etichetta di “bambina prodigio della TV” – rappresenta un arco di crescita centrale nella storia.

Giulia (Sabrina Martina)

Il personaggio più tormentato del gruppo. Segnata dalla recente perdita della madre, Giulia porta ancora le ferite del rapporto irrisolto con Guido, il padre che non ha mai voluto riconoscerla. Il master diventa per lei un viaggio doloroso ma necessario per affrontare il trauma, lottando contro insicurezze profonde che minacciano di sopraffarla.

Beatrice (Alice Maselli)

Determinata, brillante ma manipolatrice, Beatrice non esita a sfruttare gli altri per raggiungere i propri obiettivi. Pur essendo talentuosa, la sua ambizione smisurata e l’arroganza la isolano dal gruppo. Alle sue spalle incombe la figura di un padre invadente, che alimenta le sue insicurezze e il suo desiderio di affermazione.

Sofia (Margherita Morchio)

Curvy e apparentemente sicura di sé, Sofia alterna spavalderia e dolcezza. È probabilmente la più talentuosa del gruppo, dotata di una voce straordinaria. Molto protettiva verso gli altri, nutre un amore silenzioso per Simon. Ambiziosa e determinata, non smette mai di mettersi alla prova, sfidando pregiudizi e aspettative.

Riccardo (Emanuele Porzio)

Ex star dei social, Riccardo cerca di reinventarsi come attore, combattendo contro la sua immagine pubblica e la necessità di trovare una vera identità artistica. È attratto da Asia, ma diviso tra il desiderio di successo e l’incapacità di mostrarsi autentico. Il suo percorso è segnato da conflitti interiori e continue contraddizioni.

Simon (Seydou Sarr)

Originario del Senegal e da poco in Italia, Simon è il figlio di mezzo di una famiglia numerosa. Dotato di una voce calda e melodiosa, che ricorda quella di Bruno Mars, porta nel teatro la sua passione per la musica, cercando una fusione tra canto e recitazione. Riservato ma sensibile, sviluppa un legame speciale con Sofia, che lo sostiene nei momenti più difficili. Compone testi sotto lo pseudonimo “Mr. Griffin”, già molto seguito sui social.

Vincenzo (Giovanni Scotti)

Affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, Vincenzo è estremamente rigido, disciplinato e apparentemente freddo. Eppure, dietro la corazza, nasce un legame intenso con Giulia: i due condividono un dolore silenzioso e una sensibilità nascosta che li avvicina più di quanto riescano ad ammettere.

Rita (Anna Favella)

Insegnante di danza e movimento scenico, Rita è una donna passionale e istintiva. È coinvolta in una relazione sessuale con Guido, ma mentre lei prova sentimenti sinceri e profondi, lui vive il rapporto con distacco. Questa asimmetria crea una tensione costante: Rita spera di trasformare quel legame in qualcosa di più autentico, pur sapendo che Guido non è ancora pronto.

Eva (Arianna Mattioli)

Vocal coach talentuosa e carismatica, Eva nutre un forte rancore nei confronti di Guido. In passato lui l’ha esclusa – secondo lei ingiustamente – da uno dei suoi film più noti, e quella ferita non si è mai rimarginata. Pur mantenendo un’apparenza professionale, il conflitto riaffiora spesso durante il master. Eva critica apertamente le scelte di Guido, mettendone in dubbio sia le capacità che il reale interesse per gli studenti. Nonostante la durezza, pretende moltissimo dagli allievi e si rivela una guida estremamente competente.

Nina Zilli

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Follemente innamorata della musica, che invade ogni aspetto della vita e delle sue personalità artistiche. Il RadiocorriereTv incontra la cantante, conduttrice di “Playlisti Live” su Rai 2: « La bellezza dell’arte è proprio quella di sconfinare, come quando un colore invade un altro creando qualcosa di nuovo»

 

 

 

Cantante, musicista, scrittrice, conduttrice televisiva e radiofonica… come fa a tenere a bada tutto questo?

La musica è la mia passione più grande: tutto nasce da lì. Scrivo canzoni da quando sono piccola e oggi il mio mondo musicale è diventato il mio lavoro. Mi sento molto fortunata: faccio ciò che ho sempre sognato. Come tutti, però, coltivo anche altre passioni in ambiti diversi: un libro d’arte, la radio, la televisione. In questi mondi ho comunque trovato qualcosa di affine al mio primo amore. Credo che passioni – qualcuno direbbe hobby – e lavoro possano mescolarsi più facilmente nel campo artistico; è più complicato se si fa un mestiere “normale”. Nel mio caso è un melting pot vario che mi mantiene curiosa e viva. Quando la musica diventa anche lavoro, può capitare di annoiarsi: è normale, succede anche nelle migliori coppie (ride). Ecco perché tutte le altre mie passioni chiudono il cerchio e mi rigenerano. È difficile, certo, ma basta fare una cosa per volta.

Ha parlato di noia: può essere distruttiva o creativa. Come la vive?

La noia è sempre stata il motore di tutto. Crescendo in campagna, nella nebbia della pianura emiliana, con quell’umidità che ti entra nelle ossa, c’è sempre stata in me la voglia di andare via, di sognare qualcosa di più grande, di scoprire, di fare. Ringrazierò sempre quei verdi campi che mi hanno protetta, ma se sei un’adolescente che scalpita, spinta verso la musica d’oltreoceano o verso quella dei Clash, oltre Manica, per esempio, crescendo può diventare un problema.

Quando la noia la colpisce, come si rigenera oggi?

Mi rigenero facilmente: mi basta un divano e un po’ di silenzio… magari anche una spiaggia caraibica, ma va bene anche il divano!

Siamo abituati a dare etichette a tutto e a tutti. Lei, però, sembra sfuggirle. Come fa a non rimanere ingabbiata? E poi, un artista si può definire?

Le etichette me le appiccicano addosso da sempre, ma non mi danno fastidio: se servono agli altri per capirmi, per incasellarmi nel loro mondo interiore, va bene così. Lo faccio anche io, in fondo. Cerco però di non ghettizzare la musica: amo tanti generi diversi, ho certamente i miei preferiti, ma nel mondo globalizzato in cui viviamo le etichette possono essere utili se servono solo a orientarci e non a soffocare la creatività. La bellezza dell’arte è proprio quella di sconfinare, come quando un colore invade un altro creando qualcosa di nuovo.

Cosa rappresenta per lei la musica?

Ha sempre fatto parte di me: a quattro anni dicevo già “voglio fare questo lavoro” e, guardando Sanremo in tv, comunicavo tutto il mio desiderio di essere su quel palco. Era tutto inconscio, ovviamente, ma la musica ti tocca dentro, anche se non capisci i testi. Tra i vari amori – il disegno, il basket – la musica è sempre stata quella vibrazione più forte: mi scorre dentro. Anche quando ne ascolto poca, ce l’ho sempre in testa.

Qual è la sua playlist attuale?

Sono la regina indiscussa delle playlist da vacanza, fin dai tempi del mixtape. C’era sempre qualcuno della “cumpa” che dava le dritte musicali; nel nostro caso ero io a creare le playlist che hanno segnato i nostri viaggi, e quindi la nostra vita. E dato che siamo a dicembre e siamo tutti pronti per il Natale, inevitabilmente la mia playlist è un super mega maxi mix di hit Motown anni ’60. Nulla da togliere a Mariah Carey, ma io preferisco Stevie Wonder (ride). Metterei un po’ di The Ronettes, un pizzico di Frank Sinatra, poi The Temptations, Smokey Robinson… e poi basta, perché potrei andare avanti fino alla prossima Pasqua (ride).

Come vive l’esperienza televisiva di “Playlist”?

La televisione ho imparato a conoscerla: ho iniziato a MTV e al Roxy Bar con Red Ronnie, ero piccolissima. Lì capii che volevo fare musica, non televisione. Oggi però la vivo in modo leggero: non è il mio lavoro; quindi, non sento pressione e mi diverto molto. E poi la musica è sempre l’ingrediente principale. Presto uscirà una bellissima puntata monografica su Caparezza: io sono una sua fan, ci conosciamo da tempo. Lui non va quasi mai in televisione e credo che qui si sia sentito a casa. “Playlist” è questo: la casa della musica, facciamo tutto dal vivo. In un momento televisivo in cui tutto è competizione e non condivisione, gli artisti vengono da noi perché si sentono liberi di raccontare il loro mondo. Credo che percepiscano questo e si sentano liberi.

Dà l’impressione di essere molto libera. La libertà è coraggio o necessità?

Entrambe. E anche responsabilità. La libertà artistica non ha prezzo: certo, ha dei costi, ma nella storia c’è chi ha pagato molto più di noi. E c’è chi ancora oggi non può smettere di lottare per un mondo paritario, senza guerra. Si può sembrare pazzi a sognare un mondo senza conflitti, come diceva Gino Strada, ma sembrava pazzo anche chi voleva abolire la schiavitù. Ci vuole tempo, ma non si deve smettere di lottare. Oggi forse siamo più comodi che liberi. Ma io credo che la libertà dell’anima sia fondamentale, e dobbiamo coltivarla.

Il successo l’ha resa più forte o più fragile?

Tutte e due le cose. La mia gavetta è stata lunghissima e mi ha preparata ai palchi grandi e agli stress. Quando il successo arriva, ti espone: puoi perderti. Il problema è che il successo può farti perdere la tua identità. E oggi viviamo in un mondo che etichetta tutto per venderlo. La musica è invasa dal marketing: la gente riconosce ciò che somiglia a ciò che già conosce. Ma la storia della musica è fatta da chi ha osato creare qualcosa di nuovo.

Sua figlia Blue le dice un giorno: “Mamma, voglio fare l’artista”. Come reagisce?

Prima di tutto: io stessa faccio fatica a chiamarmi artista. Preferisco “artigiana musicale”. Lei comunque è molto artistica: balla, canta benissimo. Dando una risposta montessoriana, credo che i bambini debbano fare ciò che amano. Quindi le direi: fai quello che vuoi.

Come e cosa sogna oggi Nina Zilli?

Sogno un attimo di tregua, un po’ di riposo. Arriva con le vacanze di Natale, quindi perfetto. E poi… sogno una vacanza di neve, musica e famiglia. E ovviamente ci rivedremo presto: ma questo non posso ancora svelarlo!