AL CINEMA

Io sono Rosa Ricci

 

Nelle sale dal 30 ottobre con Maria Esposito, Andrea Arcangeli e Raiz. «Un film drammatico e d’azione che vuole intrattenere ed emozionare offrendo al pubblico di “Mare Fuori” un punto di vista inedito su uno dei suoi personaggi più affascinanti» dice la regista Lyda Patitucci

 

Napoli, 2020. Rosa Ricci ha quindici anni e un’eredità ingombrante: è figlia di uno dei boss più temuti della città. È una ragazzina schiva, che vive in una gabbia dorata protetta da Don Salvatore e dal suo clan. Quando viene rapita da un narcotrafficante intenzionato a colpire suo padre, Rosa si ritrova prigioniera su un’isola remota. Minacciata e costantemente in pericolo, durante la sua prigionia, intraprende però un percorso di crescita e stringe un legame profondo che le darà forza e una nuova consapevolezza. Mentre il padre scatena una guerra per salvarla, Rosa non aspetta di essere salvata: progetta la sua fuga. Quando finalmente torna a Napoli, non è più la ragazza di prima: ora è pronta a riprendersi la sua vita. E a scegliere, da sola, il suo destino. Cresce l’attesa per “Io sono Rosa Ricci”, diretto da Lyda Patitucci con Maria Esposito, Andrea Arcangeli e Raiz, nelle sale italiane da giovedì 30 ottobre. “Un film drammatico e d’azione che vuole intrattenere ed emozionare, offrendo al pubblico di ‘Mare Fuori’ un punto di vista inedito su uno dei suoi personaggi più affascinanti” afferma la regista. L’obiettivo è raccontare il suo percorso di formazione, non riproducendo ciò che la serie ha già mostrato, ma ampliandone l’universo con uno stile nuovo, in continuità con ciò che tutti conoscono. “Il pubblico deve riconoscersi in questo mondo, ma al tempo stesso guardarlo da una prospettiva diversa – prosegue Patitucci – Se nella serie Rosa Ricci si presenta sparando a un amico per entrare in carcere e vendicare il fratello, la domanda che ha guidato questo film è: quali esperienze l’hanno portata a diventare quella ragazza? La risposta è in una storia che mostra il prima: Rosa, cresciuta sotto la protezione paterna e amata nonostante il contesto criminale, viene improvvisamente strappata al suo mondo e scaraventata in una realtà ostile, abitata da uomini minacciosi e da una lingua che non comprende. Lì vive un’esperienza estrema, con in gioco la vita stessa. Il suo obiettivo, per tutto il film, resta chiaro e universale: essere libera e tornare a casa”. Nel buio di questa prigionia, l’unica luce è l’incontro con Victor. Giovane narcos al soldo di Agustin, inizialmente suo carceriere, diventa presto il suo grande alleato. “Rosa si aggrappa a lui per sopravvivere e fuggire, ma la liberazione non è a senso unico. Se Rosa è pronta a morire pur di essere libera, Victor è un ragazzo che vive rassegnato alla morte, intrappolato in un mondo che non ha scelto, svuotato dei sentimenti. Proprio questo è il dono che Rosa gli farà: restituirgli la possibilità di vivere” conclude la regista. La storia si sviluppa tra due mondi: l’isola di Agustin, dove Rosa è prigioniera, e Napoli, la sua casa, dove Don Salvatore lotta disperato per trovare i soldi del riscatto. L’isola è un luogo immaginario, sospeso fra il Mediterraneo e l’Atlantico. Come in un western contemporaneo, il paesaggio contribuisce a definire l’identità visiva ed emotiva del film. Questi due mondi si raccontano anche attraverso il cast e la lingua. Da un lato i napoletani – guidati da Maria Esposito e Raiz – dall’altro i sudamericani, capeggiati da Jorge Perugorría (Agustín). In bilico tra i due universi c’è Victor, che attraverso Rosa riscopre anche le sue origini. “Io sono Rosa Ricci” è una storia di vita, morte e amore: sentimenti forti e universali che spero di aver raccontato in maniera dinamica, materica, con un tono deciso che sposa il genere.