Noi, sulla scena come nella vita

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GIOÈ E CENTAMORE

Il RadiocorriereTv incontra gli interpreti degli amatissimi Saverio Lamanna e Peppe Piccionello

Saverio e Peppe, un’amicizia che non teme niente e nessuno…

CENTAMORE: Il nostro rapporto si fortifica, si rafforza ancora di più. In questa terza stagione Saverio Lamanna si mette a dura prova con questioni sentimentali. Arrivano due nuovi personaggi, interpretati da Serena Iansiti ed Eugenio Franceschini, che entrano a fra parte della vita sentimentale di Saverio e di Suleima. Piccionello è nel mezzo, viene messo a dura prova.

GIOÈ: Si consolida questa amicizia e Saverio Lamanna non può fare a meno del suo amico.

CENTAMORE: Piccionello è molto più presente anche nelle investigazioni.

Una sintonia piena, dove finiscono i due personaggi e dove iniziano invece Claudio e Domenico?

CENTAMORE: Non sappiamo mai quali siano i confini. Quando giriamo in Sicilia non è chiaro dove finisca il lavoro, io e lui siamo sempre Lamanna e Piccionello (sorride).

GIOÈ: I confini sono molto labili (sorride).

Qual è il filo conduttore che lega tra loro le puntate e tutta la vicenda?

GIOÈ: È sempre la ricerca della verità in tutta la realtà che circonda il mondo creato da Gaetano Savatteri. A fare la bussola è ancora una volta il ritorno al passato, alla memoria, alle tradizioni più intime. La terza serie propone quattro nuovi casi. Lamanna inizialmente vuole tenersi lontano dai gialli, dal poliziesco, vuole dedicarsi a un romanzo distopico ambientato in Sicilia, un po’ di fantascienza, un po’ apocalittico, ma il richiamo all’indagine sarà molto forte e giocoforza Lamanna tornerà alla sua vecchia passione.

Qual è lo strumento che consente ai vostri personaggi di affrontare e vincere le loro sfide?

GIOÈ: Per affrontare le sfide del contemporaneo dobbiamo guardare sia al passato che al presente, sempre con l’ansia di verità. Senza non avremmo modo di evolvere.

CENTAMORE: Peppe Piccionello tiene alla tradizione, alla memoria. Il passato è per lui modello. Di Saverio Lamanna apprezza prima di tutto la correttezza.

La Sicilia ancora una volta protagonista della serie…

GIOÈ: Abbiamo attraversato posti diversi dalle scorse stagioni, siamo stati a Favignana, a Mazara del Vallo, a Gibellina. Luoghi tutti da scoprire. La regia di Monica Vullo e di Riccardo Mosca ha saputo valorizzare al massimo questi scenari, rendendoli protagonisti della storia, non lasciandoli solo come sfondo. La Sicilia risuona nella vita e nell’animo dei nostri personaggi.

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Mai scontata

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Sabrina Ferilli

«Gloria è piena di passione, energia, spesso ingombrante e attraversa le vite degli altri con forza, prepotenza ma immenso amore. Ci si scorda difficilmente di una donna così» racconta l’attrice romana che ritorna sulla rete ammiraglia con un progetto ambizioso e irriverente. “Gloria” di Fausto Brizzi arriva su Rai 1 lunedì 19 febbraio e poi 26 e 27 febbraio

Chi è Gloria Grandi?

Per me una grande sorpresa. È un personaggio inusuale, non convenzionale, a tratti bizzarro, molto diverso da quelli che ho interpretato fino a oggi. È una donna con molte sfaccettature, sicuramente non inserita nei soliti cliché femminili, può risultare sorprendente, a volte discutibile, direi politicamente scorretta, un po’ come me. Gloria è piena di passione, energia, spesso ingombrante, attraversa le vite degli altri con forza, prepotenza ma immenso amore. Ci si scorda difficilmente di una donna così!

Cosa l’ha colpita di più di questa donna?

Non sempre si ha l’opportunità di interpretare ruoli di questo genere, mai scontati, audaci. L’ho capito fin dalla lettura della sceneggiatura, un personaggio così ben delineato, una donna “scomoda”, a tratti poco accogliente, che vive la vita in una maniera talmente bizzarra da risultare spesso incomprensibile. Una diva sulla via del tramonto che fa di tutto per non essere dimenticata e tornare alla ribalta, senza però pensare alle conseguenze delle sue scelte. Interpretarla è stata una sfida molto divertente.

Ritrovare sullo stesso set Massimo Ghini

Lavorare con Massimo è come stare a casa, tra noi c’è feeling, affetto, stima, siamo legati da una bellissima amicizia. Manlio, il personaggio che interpreta, è il fido consigliere e complice di Gloria, era fondamentale avere accanto un attore con il quale questo tipo di rapporto venisse spontaneo per essere credibile. Ghini poi è perfetto per interpretare un personaggio cinico, divertente, istrionico come Manlio.

Qual è il rapporto tra Gloria e il suo manager?

C’è una forte intesa, sono come il gatto e la volpe, ma legati da un grande affetto. Lui conosce tutti i punti deboli di questa donna, la rappresenta anche professionalmente perché probabilmente è l’unico in grado di gestire il suo carattere ingombrante, il solo, forse, che in qualche modo ascolta. Manlio regge le fila del racconto con Gloria, costruiscono e distruggono insieme, è in tutto e per tutto il complice in tutte le follie…

Ogni diva ha però bisogno di un assistente…

Ho avuto l’onore di avere al mio fianco un’attrice bravissima in un ruolo assolutamente inusuale. Con Emanuela Grimalda abbiamo avuto la possibilità di sperimentare un rapporto bizzarro e strano tra i nostri due personaggi: lei è un po’ la mia la mia badante tuttofare, ma anche il mio “grillo parlante”.

Ci racconta la famiglia di Gloria?

Disfunzionale, caciarona ma piena di amore e passione, che vive le emozioni al cento per cento, anche gli scontri. Non è certamente tradizionale, ma c’è unità e, ovviamente, gira tutto intorno a Gloria che sottoporrà tutti i componenti della sua famiglia, figlia e fratello in particolare. 

E il rapporto con la figlia?

Gloria ha una figlia meravigliosa che ama profondamente, ma Gloria è Gloria e si rapporta con tutti nella stessa maniera. Cerca supporto, comprensione e adorazione, si appoggia a Emma come se fosse lei la madre, con un ribaltamento dei ruoli che crea tensioni e incomprensioni. La figlia conosce la fragilità della madre, ma vorrebbe essere ascoltata, accolta e incoraggiata, qualcosa che questa donna fatica a fare, perché pretende amore, ma difficilmente lo sa restituire. O almeno così sembra… 

Non dobbiamo però dimenticare un ex marito… 

Alex è la figura romantica e malinconica della storia, un personaggio che dona umanità a questa donna. È passionale, caldo, ha un temperamento forte, proprio come Sergio Assisi che lo interpreta. Un guerriero romantico che ama la sua famiglia in maniera incondizionata e resta accanto a Gloria anche quando lei tratta male. In realtà questa donna ha un rapporto curioso con tutti gli uomini che, con ruoli e modi diversi, le ruotano intorno e sono affascinati da questa donna dai mille colori.

Quanta aderenza alla verità c’è nella serie sul dietro le quinte della vita degli artisti?

Direi abbastanza. Il nostro è un mestiere nel quale non ci si può nascondere, nel quale il consenso o la bocciatura la si vivono sempre in prima persona e, a volte, minano la serenità, la fiducia, la stima che tu hai di te stesso. Quando non ci sono successi, quando gli attacchi sono molto forti, nonostante le radici ben piantate per terra, ci sono grandi scossoni. È un mestiere faticoso sotto quest’aspetto. In America, dove c’è uno star system molto più forte che da noi, se qualcuno ha delle fragilità, il malessere viene fuori in maniera evidente. È un mestiere che mette parecchio a repentaglio la tua salute mentale, fortunatamente in Europa sentiamo meno questa problematica, perché non abbiamo quel tipo di consenso mondiale. 

Cosa rende un artista un’icona senza tempo?

Credo la possibilità di interpretare un ruolo, staccandosi da se stesso, consegnando all’eternità il personaggio.

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aTUTTOCUORE

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San Valentino

Per celebrare la festa degli innamorati, arriva su Rai 1 l’opera show più emozionante e visionaria di Claudio Baglioni. Mercoledì 14 febbraio in prima serata

San Valentino, il giorno dedicato all’amore e agli innamorati, verrà celebrato dalla rete ammiraglia Rai con il visionario ed emozionante progetto live che Claudio Bagioni ha scelto per l’inizio del countdown del suo addio alle scene, tra mille giorni. L’opera show più spettacolare ed epica dell’artista, “aTUTTOCUORE”, andrà in onda infatti su Rai 1 in prima serata mercoledì 14 febbraio. Firma la regia televisiva dell’evento di Rai 1 Duccio Forzano. La direzione artistica e la regia teatrale sono di Giuliano Peparini. La produzione è affidata a FriendsTv. In “aTUTTOCUORE” energia e passione si fondono per creare l’armonia perfetta tra musica, canto, danza, spazio, suono, performance, costumi, movimenti scenici, giochi di luce e immagini tridimensionali.  Il cuore – primo strumento di ogni essere umano, percussione essenziale per la vita stessa di ciascuno di noi – è al centro di questa rappresentazione. Tutto, sul palco e intorno al palco, è ricerca di bellezza. Bellezza che semina bellezza. La musica, innanzitutto, grazie a una scaletta mozzafiato che raccoglie 38 straordinari successi senza tempo di un repertorio che non ha eguali dell’artista che ha segnato indelebilmente la storia della musica del nostro Paese, ricco di brani-manifesto che sono entrati a far parte del linguaggio e della cultura italiani e che continuano a regalare fascinazioni, emozioni e nuove energie a tre generazioni. Ma bellezza sono anche le coreografie, i 550 costumi originali, disegnati e realizzati appositamente per questi live, i movimenti scenici, la statuaria fisicità dei ballerini, l’energia e vitalità dei performer, le proiezioni e gli spazi e i tagli di luce creati dai 450 corpi illuminanti programmati dal light designer Ivan Pierri.

Sull’immenso spazio scenico 3D, nel quale tutte le dimensioni – orizzontalità, verticalità, profondità – vengono esplorate ed esaltate, la narrazione fonde i linguaggi del cinema e del teatro. Racconti per immagini, sviluppati – per la prima volta in un live di Baglioni – su grandi schermi e atmosfere, costumi e tatuaggi tribali che richiamano pellicole come “Mad Max” o “Codice Genesi” si mescolano, infatti, al ruolo e agli interventi di un coro che si ispira alla tragedia greca e a imponenti movimenti scenici che richiamano gli allestimenti teatrali delle rappresentazioni operistiche. Ben un centinaio, infatti, gli artisti sul palco: 21 polistrumentisti e 80 performers.

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A modo mio – Patty Pravo

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L’ex ragazza del Piper si racconta tra vita privata e successi professionali. Con immagini di repertorio e contributi di grandi artisti, in prima visione martedì 13 febbraio alle 21.20 su Rai 3

Un documentario, con la regia di Duccio Forzano, che ripercorre la vita privata e i successi discografici di una delle voci femminili più importanti della storia della musica italiana: Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo. L’artista ritorna nei luoghi della sua infanzia e si racconta attingendo al repertorio della sua memoria privata e professionale. È Venezia a fare da sfondo alla narrazione, dal Ponte Dell’Accademia fino alla Fondazione Guggenheim; in quei luoghi Patty Pravo ci rivela gli aneddoti legati ai suoi successi, partendo da “Ragazzo Triste” (1966), suo disco d’esordio, fino ad arrivare a “Harry’s Bar”. Alternandosi ad immagini di repertorio e contributi di grandi personaggi come Vasco Rossi, Laura Pausini, Ornella Vanoni, Nicoletta Mantovani, Elisa e molti altri, l’ex ragazza del Piper ci racconterà com’è arrivata a diventare icona indiscussa della musica italiana. Il documentario in prima visione è in onda martedì 13 febbraio alle 21.20 su Rai 3.

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L’ideale, il coraggio

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Rai 1 trasmette la fiction evento che racconta la vita di Goffredo Mameli, poeta ed eroe del Risorgimento. Il RadiocorriereTv incontra Riccardo De Rinaldis Santorelli, nel ruolo del protagonista, Amedeo Gullà (Nino Bixio), Chiara Celotto (Adele Baroffio). “Mameli” andrà in onda lunedì 12 e martedì 13 febbraio in prima serata

Dopo avere vissuto questa esperienza cosa evocherà in voi l’ascolto dell’Inno di Mameli?

DE RINALDIS: Questa esperienza è stata stupenda, ascoltare l’Inno evocherà in me sicuramente tanta gioia.

GULLA’: Prima di girare questo film il mio ricordo era legato ai Mondiali di calcio del 2006, ora avrà sicuramente radici più solide.

CELOTTO: Per me oggi questo canto acquisisce ancora più significato, lo ascolto con più consapevolezza.

Goffredo Mameli, Bixio, ragazzi che avevano la capacità di smuovere coscienze. Che idea vi siete fatti di quei giovani?

CELOTTO: Hanno avuto tanto coraggio e hanno scelto di condividere un messaggio con chi la pensava come loro, rischiando la vita per giungere all’obiettivo. La loro spinta emotiva e ideologica era molto forte.

GULLA’: Avevano percorsi e personalità diverse ma condividevano lo stesso ideale, e non è cosa scontata.

DE RINALDIS: È stato bello scoprirne l’umanità. Non mi aspettavo di trovarmi davanti personaggi tanto ricchi di sfumature.

Cosa più vi accomuna a quei giovani e ai vostri personaggi?

GULLA’: Ci accomuna l’essere ragazzi e il lottare per quello in cui si crede.

DE RINALDIS: I punti in comune sono tanti. Entrambi siamo romantici, crediamo nella libertà, nei diritti per i quali siamo pronti a lottare. Siamo entrambi due teste calde. Diversamente da Goffredo, capisco però quando è il momento di dire basta. Lui a volte non lo fa.

CELOTTO: Un forte senso di indipendenza, di determinazione.

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Tale e Quale Sanremo

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PUNTATE SPECIALI

Carlo Conti conduce due serate dedicate ai grandi successi del Festival. In giuria Loretta Goggi, Giorgio Panariello e Cristiano Malgioglio affiancati da Pupo, nel primo appuntamento, e da Iva Zanicchi nel secondo. Il 17 e il 24 febbraio alle 21.25 su Rai 1

Sulla scia del successo che l’ultima edizione del Festival ha riscosso presso pubblico e critica, queste due puntate speciali nascono per rivivere, nello stile di “Tale e Quale”, le grandi canzoni sanremesi, le atmosfere del teatro Ariston e la bravura di interpreti senza tempo. Il primo appuntamento è previsto sabato 17 febbraio, il secondo sabato 24 febbraio (inizio ore 21.25). Come sempre il varietà, realizzato negli Studi televisivi Fabrizio Frizzi di Roma e prodotto in collaborazione con Endemol Shine Italy, vedrà al timone Carlo Conti. Alla prima puntata parteciperanno 14 Artisti (con due coppie): Marco Carta, Luisa Corna, Enzo De Caro, Alessandro Greco, Pino Insegno, i Jalisse, Massimo Lopez, Mietta, Ilaria Mongiovì, la coppia formata da Alba Parietti e Valeria Marini, Gilles Rocca, Scialpi: saranno loro a dover interpretare alcuni dei brani che hanno fatto la propria fortuna al Festival. Nella seconda puntata si affronteranno per il titolo di “Vincitore di puntata” Andrea Agresti, Gigliola Cinquetti, Paolo Conticini, Massimo Di Cataldo, Deborah Iurato, Ginevra Lamborghini, Pierpaolo Pretelli, Tiziana Rivale, Silvia Salemi, Lidia Schillaci, Virginio, che proporranno un’altra selezione di grandi successi nati a Sanremo.Nella seconda fase della puntata un’avvicente “sfida finale” all’ultimo voto tra i due Vincitori di puntata deciderà il “Campione di Tale e Quale Sanremo 2024”. Tutti canteranno dal vivo sulle basi e sugli arrangiamenti realizzati dal maestro Pinuccio Pirazzoli. Non mancheranno, fuori gara, gli ospiti ‘internazionali’, scherzosamente interpretati da Francesco Paolantoni e Gabriele Cirilli. La storica giuria del programma, composta dalla “regina” del piccolo schermo Loretta Goggi, dal pirotecnico Giorgio Panariello e dal camaleontico Cristiano Malgioglio, sarà affiancata per l’occasione da un quarto giudice speciale, grande testimone di Sanremo: Pupo nella prima puntata e Iva Zanicchi nella seconda. I protagonisti, nell’arco del loro percorso, saranno seguiti dai tutor: i “vocal coach” Maria Grazia Fontana, Dada Loi, Matteo Becucci e Antonio Mezzancella e la “actor coach” Emanuela Aureli. Prodotto da Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Endemol Shine Italy e basato sul format Your Face Sounds Familiar owned by Gestmusic, parte di Banijay Group. © 2011 Gestmusic Endemol S.A.U., “Tale e Quale Sanremo” è scritto da Carlo Conti, Ivana Sabatini, Emanuele Giovannini, Leopoldo Siano, Mario d’Amico, Walter Santillo e Stefania De Finis. Le coreografie sono di Fabrizio Mainini, la scenografia di Riccardo Bocchini, i costumi di Simonetta Innocenti. Produttore Esecutivo Eleonora Iannelli. Regia di Maurizio Pagnussat.

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Ritorno a Màkari

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Lo sbirro di penna Saverio Lamanna, l’amata Suleima, il formidabile Piccionello, insieme per affrontare nuovi casi di omicidio. Con Claudio Gioè, Ester Pantano, Domenico Centamore, per la regia di Monica Vullo e Riccardo Mosca. Da domenica 18 febbraio la terza stagione in prima serata su Rai 1

Torna su Rai 1 la serie tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri che nelle precedenti stagioni ha raccolto grande consenso di pubblico e critica. Sullo sfondo di una Sicilia autentica e verace, ritroviamo Saverio Lamanna, giornalista e scrittore, mancato investigatore. Nelle quattro nuove puntate dirette da Monica Vullo e Riccardo Mosca, Saverio (Claudio Gioè) dovrà affrontare nuovi intricati casi di omicidio che hanno al centro la terribile faida fra due sue ex fidanzate, un mistero che affonda le radici nella tragica storia di Gibellina, un antico amore di Marilù che viene ucciso nel corso di un festival letterario, un presunto incidente all’interno di un bellissimo centro termale. Ma non saranno solo questi delitti a metterlo alla prova. Perché mai come adesso Saverio e Suleima (Ester Pantano) scopriranno che l’amore funziona proprio come la chimica: ci sono elementi che hanno una naturale capacità di attrarre e legarsi ad altri e, quando lo fanno, distruggono i precedenti legami con altre sostanze. Ed è così che l’arrivo di due nuovi personaggi, Michela (Serena Iansiti) e Giulio (Eugenio Franceschini), rischia di trasformarsi in una catastrofe per i nostri i protagonisti. Perché Michela, se non ci fosse Suleima, sarebbe davvero perfetta per Saverio. E Giulio, se non ci fosse Saverio, sarebbe davvero perfetto per Suleima. No? Michela e Giulio arrivano come amici, ma sono tutt’altro che amici. In questo pericoloso gioco di affinità elettive Peppe Piccionello (Domenico Centamore), da vera Cassandra, sarà il solo a vederci chiaro fin dall’inizio. Riuscirà a impedire che avvenga l’irreparabile? «La Sicilia che abbiamo raccontato in ‘Màkari’ è una terra azzurra come il mare che la lambisce, celeste come il cielo che la avvolge, ma anche verde e ocra come le pietre, il tufo e il calcare che la rivestono – afferma la regista Monica Vullo – quella che abbiamo scelto di inquadrare è una terra piena di forza ed energia e crediamo di aver trasmesso queste caratteristiche alla nostra serie: ‘Màkari’ comunica forza a chi la guarda. La fiction è arrivata alla sua terza stagione e con la nostra regia abbiamo cercato di allinearci a un racconto già definito e collaudato e a delle immagini che avevano raggiunto il pubblico. Ci siamo trovati catapultati all’interno di un team affiatatissimo, in cui ci siamo sentiti subito a casa. Abbiamo trovato interpreti straordinari, disponibili al gioco, mai spaventati dalle emozioni, pronti a calarsi con noi in un racconto sfaccettato, che parla direttamente al cuore degli spettatori alternando commedia, dramma e indagine. Quello a Màkari è stato un viaggio bello e interessante, in un luogo magico. Un viaggio che vi invitiamo a fare con noi».

La prima puntata della terza stagione

Un bizzarro appello dal passato: dopo tanti anni si fanno vive non una, ma ben due ex fidanzate di Saverio. E non si tratta semplicemente di due vecchie fiamme: Antonia e Serena erano rivali e la vicenda all’epoca finì malissimo, con strascichi e rancori. È passata una vita, eppure oggi Antonia e Serena sono divise da una nuova controversia: all’origine vi è una banale baruffa fra i due rispettivi figli, ma a quanto pare alla base della nuova faida c’è ancora l’antica contesa che aveva al centro il nostro Lamanna. Saverio viene quindi chiamato per cercare di porre rimedio, ma i suoi sforzi di mediatore cadono nel vuoto. Tanto che una mattina il marito di una delle due ex viene trovato morto, assassinato. Saverio, ora più che mai, non può tirarsi indietro e dovrà scoprire la verità sul delitto. Intanto due nuovi personaggi, Michela e Giulio, entrano nella vita di Saverio e Suleima. Si presentano come amici, ma chissà se sono davvero amici. E anche nella vita di Piccionello si apre una nuova pagina.

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Meraviglioso Sanremo

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Un successo straordinario per la 74esima edizione del Festival della Canzone Italiana. Angelina Mango trionfatrice in una gara che ha conquistato ogni sera il cuore e il sorriso di milioni di spettatori

SANREMO (IMPERIA) 10 FEBBRAIO 2024 QUINTA SERATA DEL 74 FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA. NELLA FOTO ANGELICA MANGO

Una valanga di emozioni e di ascolti. Il pubblico televisivo, della rete e dei social ha premiato la 74esima edizione del Festival della Canzone Italiana, il più seguito dal 1995. Cinque serate in cui la musica è salita sul palco più importante, portando in scena tutti i colori e le voci della contemporaneità. Il pubblico ha premiato i trenta artisti in gara e lo spettacolo, orchestrato per la quinta volta consecutiva dal direttore artistico Amadeus accompagnato da straordinari compagni di viaggio, Fiorello in primis, protagonista in Riviera con tutto il cast di “Viva Rai 2!”. Gli applausi che hanno accolto sul palco Marco Mengoni, Giorgia, Teresa Mannino e Lorella Cuccarini, co-conduttori all’Ariston, hanno chiuso il cerchio, testimoniando ancora una volta il successo del modello Amadeus. L’Italia, il pubblico, hanno scelto Sanremo con entusiasmo, decidendo di portare in trionfo Angelina Mango e la sua “La noia”. Secondo posto per Geolier (“I p’ me, tu p’ te”), terzo per Annalisa (“Sinceramente”), e ancora Ghali (“Casa mia”), Irama (“Tu no”). Un ponte di musica capace di chiamare a raccolta un pubblico stellare. La serata finale del Festival di Sanremo ha ottenuto un ascolto medio di 14 milioni 301 mila telespettatori (74,1 per cento di share). La prima parte dello show, dalle 21.27 alle 23.31, ha raggiunto la vetta del 70.8 per cento con 17 milioni 281 mila spettatori; la seconda, dalle 23.34 alle 25.59, il 78.8 per cento con 11 milioni 724 mila persone davanti allo schermo. Il picco di ascolti è stato invece registrato alle 22.39, con 18 milioni 259 mila spettatori: sul palco Fiorello e il super ospite Roberto Bolle. Picco di share, invece, alle 25.56 (85,3 per cento) con la lettura della classifica finale. Un successo che va oltre i confini nazionali, il Festival, realizzato dalla Rai in 4K, è stato trasmesso da Rai Italia in ogni angolo del Pianeta.  A premiare la musica di Sanremo anche la Sala Stampa Roof Ariston, con il Premio della critica Mia Martini, assegnato a Loredana Bertè e la Sala Stampa Lucio Dalla, che ha attribuito il riconoscimento ad Angelina Mango. Alla vincitrice di Sanremo è andato anche il Premio Giancarlo Bigazzi assegnato dall’Orchestra del Festival per la miglior composizione musicale, e il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, assegnato dalla commissione musicale a Fiorella Mannoia. Un entusiasmo contagioso, quello del Festival, che ha visto un’intera città partecipare all’evento, accogliendo artisti eccezionali anche sul palco di Piazza Colombo, dove si sono esibiti, nel corso delle serate, Rosa Chemical, Lazza, Arisa, Paola e Chiara e Tananai. Grande la soddisfazione di Amadeus, che nella conferenza stampa conclusiva ha ringraziato tutti coloro che hanno dedicato passione e le proprie capacità alla buona riuscita del Festival: “Ognuno di noi, ognuno per il proprio ruolo, fa sì che Sanremo abbia un’importanza. In cinque anni mi è capitato spesso di cambiare idea, ma ho sempre trovato la fiducia del gruppo attorno a me. Avere un gruppo di persone che ti sostiene e fa si che tutto si realizzi, tassello per tassello è importante. Molte volte il puzzle si forma nei 20 giorni in cui sei qua. Spesso devi cambiare una tessera del puzzle, trovare una soluzione, e devi farlo con velocità estrema. È proprio vero che ognuno di loro è stato protagonista: il fatto che entrando all’Ariston un tecnico mi abbia detto ‘grazie per averci regalato un sogno, siamo fieri di essere qui’ è segno che ognuno di loro sa di essere importante. Non c’è solo Amadeus, c’è tutta una piramide”.

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La Bussola – Il collezionista di Stelle

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AL CINEMA

La storia della musica italiana si intreccia a doppia mandata con il celebre locale di Marina di Pietrasanta, che tra gli anni Cinquanta e Ottanta vide esibirsi gli artisti più popolari e amati, italiani e internazionali. Il documentario di Andrea Soldani, coprodotto da Rai Cinema e da Lux Vide e presentato in anteprima all’ultima Festa del Cinema di Roma, racconta l’epopea di Sergio Bernardini un impresario innamorato dello spettacolo e delle tante star che contribuì a consacrare. Nelle sale il 12, 13 e 14 febbraio

La Bussola non è stato un locale come tanti altri, una normale discoteca, ma qualcosa di più… cosa l’ha spinta a raccontarla?

Quando ero bambino, insieme alla mia famiglia, passavo l’estate in Versilia, a Focette di Marina di Pietrasanta. A volte, nei fine settimana, mio padre andava a giocare a carte nel pratino della Bussola. Con quella scusa, andandolo a trovare, mi intrufolavo nel locale e ascoltavo le prove dei cantanti che si sarebbero esibiti alla sera. Vidi Mina, Adriano Celentano, Charles Aznavour, e mi piaceva quel tipo di dimensione. Anni dopo, nel 1995, conobbi Mario Bernardini (figlio del patron della Bussola Sergio Bernardini) e ritrovai quel mondo. Questo documentario ha per me un risvolto sentimentale, è un omaggio a una terra, la Versilia, e a uno dei suoi uomini più lungimiranti. Una gioia che insieme a Mario condivido con i produttori, Rai Cinema e Lux Vide, con i comuni di Viareggio, di Camaiore, di Pietrasanta e la Regione Toscana, che ne hanno sostenuto la realizzazione.

Tutto ebbe inizio a metà anni Cinquanta, come furono quegli inizi?

È il 1955. Si è da poco usciti dalla guerra e si è passati dalla fase della ricostruzione alla ricerca del divertimento. Bernardini seppe intercettare questa necessità. Solo qualche anno dopo arriveranno il boom economico, il concetto di spettacolo, e il mondo cambierà ancora.

Bernardini ebbe fiuto, lungimiranza, perché gli artisti avevano tanta fiducia in lui?

Lui si definiva un bottegaio e nella sua bottega, che era La Bussola, amava mettere le cose migliori da poter dare al suo pubblico. Gli artisti gli erano molto affezionati perché pagava molto bene, ma anche perché era un personaggio fortemente empatico e instaurava con loro un rapporto di grande amicizia. Pur essendo un locale da mille posti, occupati per lo più da persone facoltose, era un po’ come una grande famiglia, di cui facevano parte gli artisti, il pubblico e le persone che ci lavoravano. Era una comunità.

Artisti italiani e grandi nomi internazionali…

La grande intuizione di Sergio Bernardini fu proprio quella di consacrare i nostri artisti e di portare al tempo stesso in Italia i grandi cantanti che venivano dall’estero. Come dicevano Mario Lavezzi e Ornella Vanoni “se non passavi dalla Bussola, non eri nessuno”. Ci dovevi andare.

I più grandi si sono esibiti su quel palcoscenico, quali sono i nomi più legati alla Bussola?

IlbinomioLa Bussola – Mina è immediato. Ma anche Gino Paoli, Celentano. Lo stesso Vittorio Gassmann, che  vide nascere l’epopea del Mattatore proprio in Versilia, la sera in cui alla Bussola salì sul palco per sostituire la cantante americana Abbe Lane. Quello era il luogo in cui tutto poteva accadere.

Un locale capace di adeguarsi al trascorrere del tempo, sino ad arrivare a Bussoladomani. Tutto questo cosa racconta di Bernardini?

Il passaggio a Bussoladomani fu quasi una tappa obbligata. C’era stato il ’68, c’erano state le contestazioni che avevano messo in crisi tutto, e la Bussola non poteva rimanerne fuori. Bernardini capì che quel modello di intrattenimento e di business, fare spettacolo per pochi facoltosi, non teneva più, non poteva più funzionare. Per poter abbassare i prezzi e rendere lo spettacolo più popolare si inventò il tendone, il primo teatro tenda italiano facendo entrare 6-7 mila persone nelle varie fasce di prezzo. Si adeguò a un nuovo consumo dello spettacolo. Quello stesso modello sarebbe andato in crisi negli anni Ottanta con l’arrivo dei concerti negli stadi. Per Bernardini gestire Bussoladomani non fu la stessa cosa, mancava il rapporto famigliare. Si era rotta la magia con quel locale che aveva amato profondamente.

Che cosa l’ha colpita di più delle testimonianze che ha raccolto?

Tutti, indistintamente, hanno tratteggiato Sergio come una persona di grandissima umanità, al di là della genialità imprenditoriale. Dietro a una grande impresa, evidentemente, c’era un grande uomo.

Se avesse la possibilità di salire sulla macchina del tempo per trovarsi in una di quelle serate speciali alla Bussola. In quale si materializzerebbe?

Penso a due momenti, e riguardano entrambi Mina. Il primo quando ancora sedicenne, con un gruppo di amici, arrivò alla Bussola e provò davanti a Bernardini sentendosi dire “brava, ma non va bene, devi studiare ancora” e il suo ultimo concerto a Bussoladomani, un evento da pelle d’oca.

Alla Bussola di Sergio Bernardini sarà presto dedicata anche la mostra “Divismo, spettacolo e cultura, 1950-1980”, che aprirà i battenti il 28 marzo prossimo al Palazzo Mediceo di Seravezza, in Toscana.

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Divertiamoci ragazzi!

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#SANREMO2024

Un Festival al passo coi tempi, capace di raccontare tutta la contemporaneità musicale. Alla vigilia della 74esima edizione, il RadiocorriereTv incontra Amadeus: «Cerco di godermi ogni istante di Sanremo, una delle tradizioni più belle che appartiene a tutti»

“Sanremo si ama”… un amore che condivide con molti milioni di italiani, come si appresta a vivere questa quinta avventura consecutiva?

Con entusiasmo. Con la voglia che ho sempre di fare ascoltare le canzoni al pubblico: io le conosco da diversi mesi, alcune dall’estate scorsa. Le ho ascoltate centinaia di volte e arriva il momento in cui vuoi condividere questa gioia, in cui cresce la curiosità di scoprire la reazione del pubblico, di sapere quali sono i brani che saranno più amati. La felicità di vedere un Sanremo che viene assemblato, le idee che prendono forma. Cerco di godermi ogni istante di questo Festival, come del pre-festival, con le prove a teatro, la scenografia, la condivisione con la messa in scena dei cantanti.

Quanto pensa che i suoi Sanremo abbiano contribuito a cambiare la musica italiana?

È una cosa che mi dicono e che ovviamente mi fa piacere, ma non amo autoelogiarmi, non è una cosa che mi appartiene. In realtà era il mio pensiero dalla famosa estate del 2019, quando la Rai mi chiamò per darmi il compito di essere il conduttore e il direttore artistico di Sanremo: far sì che il Festival fosse al passo con i tempi sotto tutti i punti di vista, e soprattutto musicale. Sanremo doveva tornare a essere importante per la musica in gara, piuttosto che per lo show. Doveva farlo aprendo le proprie porte ai giovanissimi, anche sconosciuti, alla tradizione, alle cose anche più folli, alla musica attuale, che però sembrava lontana anni luce dal Festival. Sembrava che Sanremo vivesse in un mondo a parte. Non sapevo se questo sarei mai riuscito a realizzarlo, devo dire però, onestamente, che ho trovato grande collaborazione da parte della discografia, dei cantanti e della Rai, che hanno seguito negli anni i miei pensieri anche se potevano sembrare completamente estranei, diversi, opposti alla tradizione sanremese. Ho grande rispetto di quest’ultima, ma non per questo deve esserci solo la canzone sanremese.

Ogni esperienza ci cambia e spesso ci fortifica, cosa ha dato all’uomo Amadeus il Festival?

Tanto. Non solo all’uomo ma anche al conduttore Amadeus. Fare cinque anni di Sanremo come conduttore e direttore artistico, con tutte quelle ore di diretta, significa mettere insieme la stessa esperienza che avrei potuto fare in trent’anni di televisione. Devi fronteggiare tutto e tutti, essere a disposizione dei cantanti, dei discografici, degli ospiti, dei manager, per affrontare ogni cosa, a partire dagli imprevisti, perché al Festival tutto può accadere. Fortunatamente ho trovato da parte di tutti grande disponibilità. Sanremo mi ha reso più forte, più consapevole, mi ha insegnato tante cose.

Cosa dirà ai suoi compagni di viaggio prima di salire sul palco?

Innanzitutto, come si dice nello spettacolo “merda, merda, merda”. E poi dirò loro di divertirsi, di non pensare ad altro, di godersela.

Fiorello è uno dei fil rouge che legano i suoi Sanremo…

È insostituibile. Ho sempre detto che non avrei mai potuto fare cinque festival così senza di lui. Si è speso tantissimo. Mi piace pensare che questi non siano stati i miei festival ma i nostri festival. Fiorello è stato fondamentale nel creare un clima di imprevedibilità, di allegria, di affetto verso la gente, che ha a sua volta restituito questo affetto al Festival. Ogni anno ha portato un’idea diversa. Ora va a chiudersi il cerchio con qualcosa che non si è mai visto in 74 edizioni, una postazione davanti all’ingresso principale del Teatro Ariston che vive tutta la sera e gran parte della notte, sarà qualcosa di unico.

Tante sorprese in arrivo…

Fiorello è geniale. Come da tradizione di questi cinque anni lui sa cosa farò io ma io non so cosa farà lui. Ma sinceramente a me piace non sapere cosa farà (sorride).

Tanta l’attesa anche per la serata dei duetti…

Anche in questo devo ringraziare i cantanti, ognuno di loro ha portato un’idea. Riuscire ad avere trenta duetti, con ospiti di diverso genere, è un vero spettacolo. La serata del venerdì piace tantissimo, è qualcosa di particolare, uno show nello show. Il merito va dato ai cantanti, alla discografia e al loro entusiasmo.

Ama, viva Sanremo…

Sempre. Sanremo si ama, non “ama” in quanto Amadeus, ma come voce del verbo amare. Tanto è che lo abbiamo scritto in minuscolo per l’amore che si deve avere per Sanremo, una delle nostre più belle tradizioni, da tutelare. Sanremo appartiene a tutti.

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