Intenso, puro, libero
Inizia lunedì 10 novembre la terza stagione della serie di successo tratta dalla saga di Maurizio De Giovanni: «Credo che il commissario aspettasse da tempo di raggiungere un punto della propria vita in cui potersi lasciar andare a un’espressione di gioia» racconta Lino Guanciale che ha vestito, con successo, i panni del Commissario
LINO GUANCIALE
Inizia un nuovo capitolo del Commissario Ricciardi e questa volta lo vedremo sorridere. Che cosa nasconde quel sorriso?
In realtà nulla. È semplicemente il sorriso di Ricciardi, un dato purissimo e, come tutte le prime volte, è sincero e liberatorio. Non maschera niente, esprime solo il desiderio, finalmente, di concedersi la possibilità di sorridere. Avendo avuto l’onore di indossare i suoi panni per un po’, credo che il commissario aspettasse da tempo di raggiungere un punto della propria vita in cui potersi lasciar andare a un’espressione di gioia, qualcosa che all’inizio sembrava inimmaginabile. In questa stagione c’è davvero tutto, portato forse un po’ all’estremo: e anche la gioia è intensa, profonda e liberatoria.
È possibile immaginare la storia del commissario al di fuori del testo di Maurizio De Giovanni?
Io ho scelto fin dall’inizio di restare molto aderente alla natura del personaggio, così come è restituita nella scrittura originale dell’autore. È il motivo per cui ci tenevo a non sciupare l’opportunità, in questa terza stagione, di mostrare un Ricciardi liberato dalla propria corazza, dopo averlo invece tenuto molto protetto, soprattutto nella prima serie. Quello che impari interpretando un personaggio è che, anche quando ti sembra di allontanarti dalla versione letteraria, se l’approccio è rigoroso — come ho cercato di fare — in realtà non ti stai allontanando: stai traducendo. E una buona traduzione da una lingua all’altra funziona proprio quando “tradisce” il testo solo quanto basta per restare il più possibile fedele allo spirito originario. Ho avuto la sensazione — grazie al rigore con cui ho lavorato sin dalla prima stagione — che in questa terza parte, anche nei momenti in cui mi chiedevo: “Ma è giusto che sorrida così? Che si comporti così con Enrica?”, fosse come essermi un po’ ricciardizzato. L’idea, da dentro, è di non essermi affatto allontanato dal personaggio del romanzo. Anzi.
Che tipo di essere umano sarebbe Ricciardi se vivesse nella nostra contemporaneità?
Ricciardi oggi sarebbe esattamente ciò che è nei libri e nella serie: un uomo che cerca la giustizia. La sua priorità resterebbe quella, e continuerebbe a voler svolgere il proprio lavoro con dedizione, perché sa che farlo bene è un modo per conquistare una forma di liberazione personale e per ritagliarsi un angolo di utilità nel mondo. Mi piacerebbe vederlo muoversi nella nostra quotidianità. E, lo ammetto, se potessi prendere un caffè con lui, gli chiederei consiglio su come misurarmi — e misurarci — con questo tempo. Perché, da un punto di vista di coerenza, Ricciardi è senz’altro un esempio raro.
Gianpaolo Tescari, regista
Alla guida della terza stagione, com’è andata?
È una stagione con eventi e snodi diversi dal solito, che hanno permesso di sviluppare meglio, secondo me, la storia tra Ricciardi ed Enrica, che è sempre stata qualcosa che si ripeteva con una serie di moduli fissi: la ricerca, il rifiuto… in questo caso la ricerca arriva a un risultato che diventa vincente, anche se attraversando, e cercando di risolvere un po’ di ostacoli. Tutte le storie però convergono nel finale.
Qual è la caratteristica umana di questo personaggio che più di altre deve emergere?
Ricciardi è un personaggio strano, onestamente, e in questo senso è affascinante. È un poliziotto durante il regime fascista, ha un’idea della giustizia fondamentalmente etica, per la quale detesta la sopraffazione, l’arroganza, la violenza. Ma questa idea è totalmente coerente. La cosa che lo rende strano è che rispetto al fascismo è di un qualunquismo totale. L’unico rapporto che ha col fascismo è attraverso Modo, il medico antifascista, che un bellissimo personaggio, che il suo amico migliore, che lui tenta di difendere perché ha paura che venga colpito dalla polizia segreta. In questa terza stagione perfino Ricciardi, che sempre tende a portare la testa alta rispetto al fascismo, affronta un problema e risolve.
MARIA VERA RATTI
Terzo capitolo, nuove sfide. Quali sono quelle di Enrica?
Mantenere i nervi saldi, perché sarà abbastanza provante per lei. Devo dire che questa è stata una stagione abbastanza felice, mi sono fatta proprio guidare dal ritmo della scrittura, dall’energia che nel tempo si è creata sul set e che ha reso più facile il nostro lavoro.
Contemplata da lontano, amata nel senso più puro…
Enrica vive nel suo tempo, da questo non può prescindere. Però la sua attitudine caratteriale esiste, è un tipo umano, è un archetipo presente anche nel mondo di oggi, le sue attitudini sono assolutamente universali, fuori dal tempo.
Che insegnamento dà il personaggio di Ricciardi?
Ricciardi mette duramente alla prova Enrica, perché da un lato queste due persone sono scelte, però Ricciardi ha delle problematiche, delle complessità che non le appartengono, perché è una ragazza estremamente più spensierata, e questo quindi le fa fare i conti con un mondo e con delle profondità che non aveva mai toccato.
C’è qualcosa che ancora il pubblico non ha compreso fino in fondo di questa storia?
L’elemento sorpresa che spiazza il pubblico rimane sempre Ricciardi. Le intenzioni ci sono tutte, così come le sue paure, che lo frenano. È il personaggio che ha più polarizzazioni e di conseguenza è il più imprevedibile.
SERENA IANSITI
Una rockstar in difficoltà…
… che prenderanno il sopravvento sulla povera Livia, sempre più lacerata dai suoi tormenti e dai dolori del passato, di cui in molti si prenderanno gioco.
Perché Livia si innamora di Ricciardi?
Perché è un uomo moderno come lei, in modi diversi, ma attraenti. Il commissario ha una spiccata femminilità, nel senso dell’ascolto, della sensibilità, della dolcezza, molto raro negli uomini dell’epoca. Elegante ed estremamente in ascolto degli altri, Livia riconosce nel dolore di quest’uomo il suo dolore, creando una connessione umana, che va oltre la chimica, l’interesse fisico, e per lei, abituata a relazionarsi con gli uomini sempre e solo in modo sensuale, è una novità. C’è dunque una affinità elettiva di anime, anche se la sua manifestazione di interesse è spesso troppo aggressiva, impetuosa. Quando capisce che è innamorato di un’altra ragazza, impazzisce, compie gesti di cui poi si pente. Insomma, è l’amore che le scombina tutto.