Nel cuore di Mare Fuori

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Un racconto che ormai è diventato un cult tra i giovani, che hanno premiato la serie sia su RaiPlay, sia su Rai 2. Diretta da Ludovico Di Martino, i primi sei episodi in anteprima sulla piattaforma Rai da 12 marzo, in onda in prima serata dal 26 marzo

L’adolescenza e tutte le scoperte che caratterizzano questa età difficile e magica resta la principale protagonista di questa nuova stagione. Nell’IPM arriveranno nuove ragazze e nuovi ragazzi, anche da regioni diverse dalla Campania. L’amicizia e l’amore prendono spazio e leniscono il dolore per la segregazione. I sentimenti scalderanno anche il cuore degli adulti finora intenti a svolgere il proprio ruolo di controllo e contrasto alla delinquenza, ma poi coinvolti da avvenimenti inaspettati che li costringeranno a mettersi in gioco. Al centro delle dinamiche di questo nuovo capitolo Rosa Ricci, che si trova sola e costretta ad “obbedire” a suo padre, portando avanti il suo ruolo di capo del clan. Cercherà alleanze che daranno vita ad una leadership femminile coesa e crudele. Il suo cuore è, però, tormentato e un colpo di scena la farà di nuovo vacillare, tornare in quello stato d’animo di angoscia che la pone di fronte al dover scegliere tra il Bene e il Male. Questa scelta investe anche tutti gli altri protagonisti e, purtroppo, in certi casi, per alcuni il destino sembra segnato inesorabilmente, malgrado tutto. Cardio e Alina, ormai legati da un sentimento di amicizia e solidarietà, porteranno luce e speranza anche per altri. La nuova arrivata Sonia, vittima di bullismo e vessazioni fin dai tempi dell’asilo, riuscirà con la sua energia a risollevare le sorti di Dobermann, piombato nella più tragica depressione dopo aver perduto Kubra. Pino diventerà sempre più “saggio”, soprattutto grazie al suo impegno e amore per gli animali, rappresentando un punto di riferimento per tutti e in modo speciale per una delle ragazze. Il comandante e Beppe scopriranno segreti e misteri legati alla famiglia Ricci e a Sofia. Federico e Samuele, due ragazzi del Nord, marcheranno il territorio con cinismo bestiale. Tommaso, un giovane di buona famiglia, arrivato in IPM per una tragica beffa del destino, renderà ancor più evidente la “banalità del male”. Il desiderio di uscire dalle spirali di violenza che hanno segnato la loro vita, toccherà il cuore e la coscienza dei giovani in IPM.

Il regista Ludovico Di Martino racconta

«Nel cuore di ogni storia c’è il respiro di chi la vive. Per raccontare questa nuova stagione ho voluto puntare sull’autenticità, partendo dai giovani protagonisti e dalla cornice che li ospita, il carcere, luogo capace di cambiare le persone in bene o in male dove i sentimenti giovanili, costretti tra quattro mura, esplodono senza filtri: l’amore, l’amicizia, la paura e la speranza raggiungono la loro massima espressione in Mare Fuori proprio per questo. La macchina da presa non si poteva limitare ad osservare, ma doveva essere complice di tutto questo. Insegue così i suoi personaggi nei momenti più delicati, nei silenzi e nei respiri, cercando di restituire continuamente un senso di intimità epica e claustrofobica.

Attraverso il proseguimento delle storie dei protagonisti storici, che adesso incontrano quelle dei nuovi e giovanissimi ingressi all’IPM, ho cercato di costruire un linguaggio visivo ancora più diretto e contemporaneo. L’azione si alterna con le attese e le sospensioni, creando continui spazi in cui cercare il coraggio di affrontare sé stessi e gli altri. Il carcere è un riflesso esasperato della società, in questo caso dei giovani, un microcosmo in cui l’amicizia e l’amore – forse più della famiglia – sono le uniche chiavi per una via d’uscita e credere in un futuro diverso. Ma le risposte non saranno facili da trovare per nessuno, il che costringerà ognuno dei ragazzi ad un complesso e districato viaggio dove nessuno si salva da solo, figuriamoci quando si devono ancora compiere i vent’anni. In un modo o nell’altro, è questo il destino che accomuna i protagonisti della serie: cercare il coraggio di raggiungere la verità, riuscire a sostenerne il prezzo e solo così iniziare una nuova vita. Con la speranza di un domani migliore.»

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GIOVANNI SCIFONI

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Un porto sicuro

«”Che Dio ci aiuti” fa bene alla gente, trasmette serenità e fa sentire le persone a casa» racconta l’attore romano, new entry nella nuova stagione della serie amatissima dal pubblico, il giovedì in prima serata Rai 1. Leggiamo cosa ha raccontato al RadiocorriereTv

La famiglia di “Che Dio ci aiuti” ha aggiunto un posto alla sua tavola…

Sono molto felice di far parte di questo progetto. Mi piacciono le serie che hanno una precisa identità, e questa ce l’ha. “Che Dio ci aiuti” fa bene alla gente, trasmette serenità e fa sentire le persone a casa. Prima di iniziare le riprese, ho fatto molte interviste per capire quale legame ci fosse tra serie e pubblico. La risposta più ricorrente è stata: “È come entrare in un porto sicuro, un luogo con acque tranquille, lontano dalla tempesta della vita”. Siamo tutti pieni di problemi, ma sapere che, almeno una sera a settimana, possiamo accendere la Tv su Rai 1 e approdare in un rifugio dove, nonostante le difficoltà, alla fine tutto si risolve per il meglio, è un sollievo. La serie è ben scritta, con ottime sceneggiature. E poi si piange tanto, e a me… piangere piace molto!

A proposito di una colonna portante della serie, Francesca Chillemi, com’è andata?

Francesca è una donna dalla personalità forte e decisa. È una presenza stimolante, non ti annoi mai con lei: devi stare sempre sul pezzo. Ci siamo divertiti tantissimo, ci siamo punzecchiati e tra noi è nata una bella amicizia. È un’attrice molto brava, che ha davvero interiorizzato il suo ruolo. Ha trovato una chiave sempre credibile, e questo è fondamentale su un set. Avere una protagonista solida, che sa esattamente cosa fare, rende tutto più semplice e sicuro. Il suo personaggio, Azzurra, è adorabile: è quell’amica che tutti vorrebbero avere, ti conquista subito.

Cosa dire, invece, del suo personaggio?

Lorenzo è un personaggio cupo, segnato, che non si è mai concesso una seconda possibilità. L’incontro con Azzurra sarà per lui uno spartiacque. Lei gli farà capire che le seconde possibilità esistono per tutti: per i criminali, per le famiglie disfunzionali, per i tossicodipendenti di cui ci occupa per lavoro, figurarsi se non esistono per lui. Azzurra lo spingerà a fare un grande cambiamento, costringendolo ad aprire gli occhi e guardarsi intorno con più fiducia. Con la sua vitalità e la sua forza gli ripeterà: “Apri gli occhi! Guarda quanta vita c’è e quante seconde possibilità puoi cogliere. Guarda cosa sei riuscito a fare con questa casa-famiglia”. È uno schiaffo forte, ma necessario.

Lorenzo è uno psichiatra, secondo lei, quanta spiritualità c’è nella psichiatria?

La psichiatria porta in sé un forte elemento spirituale: non potrebbe essere altrimenti. O meglio, una psichiatria priva di spiritualità, a mio avviso, è pericolosissima.

 

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ESC 2025

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San Marino Song Contest

Una serata evento, in diretta tv e radio l’8 marzo dal teatro di Dogana (RSM), per selezionare il rappresentante della Repubblica al festival eurovisivo

Un cast internazionale in gara per aggiudicarsi, in una sfida all’ultima nota, la palma di vincitore e il titolo di portabandiera della Repubblica di San Marino all’Eurovision Song Contest 2025, in programma dal 13 al 17 maggio a Basilea.  Presentato da Flora Canto e Francesco Facchinetti, il San Marino Song Contest 2025 andrà in onda l’8 marzo in diretta tv e radio dal teatro di Dogana (RSM) alle 20.30 su San Marino RTV, Radio San Marino, Rai Radio2 anche in Visual sul canale 202, RaiPlay, RaiPlay Sound e in Dab+ tramite il consorzio Media Dab, e vedrà la partecipazione di 20 artisti in gara provenienti da sei Paesi europei. Ospiti della serata, sul palco del Teatro Nuovo, Cristiano Malgioglio con le sue “incursioni”, La Rappresentante Di Lista e Senhit. Prodotto e organizzato dalla Segreteria di Stato per il Turismo, Poste, Cooperazione, Expo, Informazione e Attrazione degli Investimenti Turistici della Repubblica di San Marino e da San Marino RTV, la Radiotelevisione della Repubblica di San Marino e Media Evolution di Denny Montesi, con la direzione artistica di Massimo Bonelli, il San Marino Song Contest 2025 sarà realizzato con il supporto di un prestigioso team di professionisti, che vedrà alla regia Cristiano D’Alisera, Annalisa Montaldo come autrice capo progetto, Marco Lucarelli alla direzione della fotografia, mentre la scenografia è affidata a Marco Calzavara.

 

La Giuria del San Marino Song Contest sarà così composta:

Luca De Gennaro (Presidente) – Critico musicale, Dj e conduttore radiofonico italiano
Roberto Sergio – Direttore Generale Rtv San Marino
Federica Gentile – Conduttrice e autrice televisiva e radiofonica
Mario Andrea Ettorre – Direttore Marketing SIAE
Ema Stokholma – Scrittrice e conduttrice radiofonica a televisiva

 

Della Giuria di qualità Premio della critica, presieduta dal critico musicale e giornalista di spettacolo Stefano Mannucci de “Il Fatto Quotidiano”, faranno invece parte l’inviata di “Avvenire” Angela Calvini, la caposervizio degli spettacoli della agenzia “AdnKronos” Antonella Nesi, la giornalista de “Il Tempo” Carmen Guadalaxara, e Valerio Baroncini de “Il Resto del Carlino”. I cinque giornalisti avranno il compito di valutare la proposta artistica più interessante e valida in valore assoluto e poi la qualità del brano e la performance live dell’artista. Dalla somma dei loro voti (da 1 a 10 per ciascuno) si otterrà una classifica che determinerà l’artista a cui verrà attribuito il Premio della Critica del San Marino Song Contest.

ARTISTI IN GARA (in ordine alfabetico):

Bianca Atzei (Italia) – Testacoda
Besa (Albani) – Tiki tiki
Boosta (Italia) – BTW
Vincenzo Capua (Italia) – Sei sempre tu
Pierdavide Carone (Italia) – Mi vuoi sposare?
Marco Carta (Italia) – Solo fantasia
Luisa Corna (Italia) – Il giorno giusto
CuRLi (Svezia) – Juliet
Elasi (Italia) Lorella
Haymara (Italia) – Tómame las manos
KiNG FOO (Slovenia) – The Edge of the world
Paco (San Marino) – Until the end
Gabry Ponte (Italia) – Tutta l’Italia
Questo e quello (Italia) – Bella Balla
Silvia Salemi (Italia) – Coralli
Angy Sciacqua (Belgio) – “I”
Taoma (Italia) – NPC
Teslenko (Ucraina) – Storm
The Rumpled (Italia) – You Get Me So High
Giacomo Voli (Italia) – Ave Maria

 

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LORELLA BOCCIA E MARCO CONIDI

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Musica mia

Al via il 9 marzo alle 14.00 su Rai 2 il nuovo programma dedicato alla musica popolare. La conduttrice e il cantautore romano, frontman della band L’Orchestraccia, viaggeranno lungo lo Stivale a bordo di un pulmino carico di strumenti musicali per raccontare e incontrare la musica e le tradizioni dei luoghi visitati: «Siamo molto fieri di inaugurare questo sentiero musicale e invitiamo i telespettatori a venire in viaggio con noi»

 

Il vostro viaggio sta per avere inizio…

Lorella: Sono molto carica e curiosa. Partiamo da Roma, ma il viaggio sarà molto lungo, non vedo l’ora.

Marco: Sì, assolutamente. Non vedo l’ora di sentire le storie e di potere raccontare le tradizioni della musica italiana, ma anche le nuove tendenze. L’Italia è così bella, così varia, ogni differenza serve per migliorarci.

Più viaggiatori o più conduttori?

Lorella: Siamo un po’ tutte e due le cose: viaggiamo conducendo e conduciamo viaggiando.

Marco: Il viaggio conduce e noi ci faremo condurre nel viaggio. La curiosità ci renderà conduttori per le nostre domande.

La musica popolare tramanda tradizioni. Dove nasce la sua forza?

Lorella: La forza dipende dai territori, ogni luogo ha la sua. Se parliamo di Napoli ci sono canzoni popolari conosciute in tutto il mondo, nonostante abbiano radici antiche in realtà noi le cantiamo ancora. I classici della canzone napoletana sono indimenticabili. Ma vale per tutti i territori. Queste canzoni permettono di raccontare e ricordare il passato e di vivere meglio il presente.

Marco: Il linguaggio dei dialetti oggi lo troviamo nei nuovi cantautori. Anche i rapper scrivono in dialetto perché c’è una capacità di sintesi che gli americani chiamano slang, che è il gergo parlato dal popolo, vissuto dal popolo. Le persone hanno un grande attaccamento alle proprie tradizioni e le proiettano nel futuro.

Ad arricchire ogni puntata ci saranno anche interventi d’eccezione…

Lorella: Ci saranno degli ospiti legati al territorio. A Napoli, ad esempio, ci saranno Marisa Laurito ed Eugenio Bennato. Tanti grandi personaggi che hanno viaggiato parecchio nell’arte e nella musica popolare. Chi meglio di chi ha vissuto la musica popolare può raccontare quello che rappresenta questa musica?

Marco: E poi ci saranno delle rubriche, come quella con Ambrogio Sparagna che è una sorta di “Treccani” della storia della musica. Edoardo Sylos Labini invece ci porterà nelle particolarità delle scritture di alcune canzoni o delle storie aderenti a certi scrittori di territorio. È un programma molto ricco, molto nuovo e credo che non sia mai stata fatta una cosa del genere.

La prima tappa è Roma. Quale lettura darete della tradizione popolare della Capitale?

Lorella: Andremo ad analizzare tutti gli artisti che l’hanno resa così grande, attraverso la musica cercheremo di capire il carattere delle città.

Marco: Cercheremo anche aderenza al territorio, analogie con altri luoghi, con quello che noi già amiamo e conosciamo e staremo a sentire i suoni del popolo e le storie che ci racconteranno.

Siete una coppia inedita. Come lavorerete insieme?

Lorella: Benissimo! Siamo così, senza troppe sovrastrutture. Ci divertiamo tanto. Marco ha una grande cultura, conosce bene la musica.  Ha sempre fatto parte anche della mia vita ma non in questo modo così profondo. Siamo una coppia che si compensa.

Marco: Lorella è una persona molto curiosa, molto ironica e andare in giro con lei è molto piacevole. Ha anche una visione molto sorridente e positiva della vita, un atteggiamento che piace molto anche a me. Lei avrà una freschezza e una simpatia devastanti.

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Vittoria Puccini

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Il riscatto di Maria

«È una donna profondamente indipendente, inizialmente dura e spregiudicata, abituata a contare solo sulle proprie forze» racconta la protagonista della serie “Belcanto”, in onda su Rai 1 da lunedì 24 febbraio. Una storia di riscatto e di desiderio di libertà

Un nuovo progetto in costume…

Amo i film e le serie in costume, sia come attrice che come spettatrice. Hanno la capacità di farti sognare e di trasportarti in epoche lontane dalla nostra quotidianità. “Belcanto” mi ha conquistata fin da subito, la sua sceneggiatura ricca di colpi di scena e di emozioni, lo rende un racconto coinvolgente, che non può lasciare il pubblico indifferente.

Chi è Maria?

È una donna profondamente indipendente, inizialmente dura e spregiudicata, abituata a contare solo sulle proprie forze. Per lei, Milano rappresenta una possibilità di riscatto, un’opportunità di rinascita per sé e per le sue due figlie, dopo essere fuggita da Napoli, da un marito violento e da una condizione di miseria. Maria è convinta che Antonia, la figlia maggiore, possieda un talento straordinario per la musica e che possa diventare una celebre cantante lirica. Ripone in lei tutte le sue speranze, vedendo nel suo successo la chiave per garantire alla famiglia la serenità che merita. Tuttavia, questo la porta a trascurare la secondogenita, con la quale il rapporto è più conflittuale e tormentato.

A chi si è ispirata per costruire il suo personaggio?

Durante la lettura iniziale del testo, mi è venuta subito in mente la figura del padre del tennista André Agassi, uno di quei genitori che proiettano sui figli i sogni e le ambizioni che loro stessi non sono riusciti a realizzare. Questo meccanismo di trasferimento delle proprie frustrazioni è uno dei temi che emerge dalla serie.

Una donna e la sua “fame” di vita. In che modo farà sentire la sua voce?

Il passato di Maria è segnato dalla sofferenza e dalle ferite inflitte dagli uomini che l’hanno profondamente segnata, quasi annientata. Un tema purtroppo ancora attuale. Con il tempo, Maria ha costruito una corazza di durezza, decidendo di non fidarsi più di nessuno e di contare solo su sé stessa. I traumi subiti l’hanno resa diffidente verso l’amore e incapace di abbandonarsi ai sentimenti. Tuttavia, l’incontro con Domenico (interpretato da Carmine Recano) e il complesso rapporto con le sue figlie diventeranno la chiave per scalfire questa corazza. Attraverso di loro, Maria inizierà un percorso di guarigione che la porterà, poco alla volta, a svelare il segreto che custodisce e che spiega la sua durezza. La sua rinascita comincerà proprio quando troverà il coraggio di vivere la sua vita senza più paura.

Un racconto corale al femminile. Cosa ci dicono le donne di Belcanto?

Oltre al tema del riscatto personale, “Belcanto” invita a riflettere su cosa si è disposti a fare per raggiungere i propri obiettivi o il successo, e soprattutto su quanto valga la pena inseguire la fama a tutti i costi. La serie sottolinea come, in qualunque ambito artistico, il talento non basti: servono impegno, dedizione e sacrificio. Cercare scorciatoie può sembrare allettante, ma una carriera priva di fondamenta solide è destinata a crollare. Il messaggio è chiaro: è la passione, e non la semplice ricerca di fama o ricchezza, che deve guidare ogni percorso professionale.

Si parla spesso di emancipazione femminile, ma come possono emanciparsi gli uomini attraverso l’esempio di una donna come Maria?

Attraverso la figura di Domenico, la serie esplora un modello maschile diverso, capace di mostrare la propria fragilità senza timore. Un aspetto di grande modernità, soprattutto considerando che la storia è ambientata nell’Ottocento. Domenico non giudica, ma accoglie e ascolta, e proprio questo atteggiamento permette a Maria di fidarsi e di aprire il suo cuore.

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Serena… è Serenight

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La musica, le parole, le emozioni. Il sabato su Rai 1 il nuovo programma condotto da Serena Autieri

Serena Autieri colora la seconda serata del sabato di Rai 1 con “Serenight”, il nuovo programma che unisce musica, intrattenimento e conversazioni d’autore in un’atmosfera calda e raffinata. Nello studio che richiama l’atmosfera di un loft, con un camino e un angolo bar, suona la band di cinque elementi diretta dal maestro Enzo Campagnoli. La musica è il cuore pulsante del programma: Serena Autieri, grazie alle sue straordinarie doti canore, si esibisce in duetti con gli ospiti che si avvicendano nel corso delle serate e interpreterà brani evergreen che hanno segnato la storia della musica. Ad arricchire il cast fisso c’è Gigi Marzullo, che con il suo inconfondibile stile interviene in alcuni momenti della serata, e Biagio Musella, giovane attore, nel ruolo di barman e “grillo parlante”. “Serenight” è realizzato presso il Centro di Produzione Rai di Napoli. La regia è affidata a Claudia de Toma, la scenografia è curata da Tiziana Fiorillo, la direzione della fotografia è di Enzo Napoletano. Il programma è scritto da Vincenzo Incenzo insieme a Giuliano Rinaldi, con la collaborazione di Carlo Vani, curatore da Danilo Salemi.

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LORENZA INDOVINA

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Il fascino dell’umano

Nella nuova stagione di “Rocco Schiavone” – il mercoledì su Rai 2 – è Michela, commissario della scientifica molto preparato alle prese con la riscoperta della sua femminilità. L’attrice romana è anche a teatro con la commedia “Perfetti sconosciuti” e al lavoro di un documentario sul disastro aereo del 1972 a Punta Raisi in Sicilia, dove perse la vita suo padre

 

Rocco Schiavone è un personaggio che il pubblico ritrova sempre con piacere. Ma cosa rende questa serie così epica e imprescindibile?

I motivi sono molteplici. Il primo è sicuramente la qualità dei romanzi da cui è tratta, scritti con grande maestria, in cui i personaggi sono tridimensionali, ricchi di sfaccettature e profondamente umani. In secondo luogo, il protagonista è una figura unica nel panorama televisivo: un poliziotto burbero, segnato da un dolore profondo, ma al tempo stesso empatico, umano e incredibilmente affascinante. Marco Giallini lo interpreta in maniera straordinaria, rendendolo ancora più autentico e coinvolgente. Il fascino del personaggio risiede proprio nel suo lato oscuro, nel buio che porta dentro di sé. Inoltre, la serie è curata nei minimi dettagli, dalla regia impeccabile alle suggestive ambientazioni innevate, che contribuiscono a creare un’atmosfera intensa e avvolgente.

E poi c’è una squadra di lavoro consolidata…

Ormai siamo una famiglia. Ci conosciamo da anni e ci ritroviamo a lavorare insieme con entusiasmo ogni volta che la serie riparte. Antonio Manzini, autore dei romanzi, aggiunge sempre nuove sfide, costringendoci a essere più attenti e coinvolti (ride).

Quali sono state le difficoltà da affrontare in questa nuova stagione?

Per quanto riguarda il mio personaggio, mi sono sentita abbastanza serena, ma la sfida più grande è pronunciare termini in latino piuttosto complessi, tanto da dovermeli scrivere sulla mano per ricordarli! Inoltre, in una puntata ci siamo trovati ad affrontare il delicato tema della pedofilia, un caso particolarmente forte dal punto di vista emotivo e molto inusuale per la serie. Trovare il giusto equilibrio è stato difficile, perché il mio personaggio oscilla costantemente tra il grottesco e il realistico. Lavorare sulla verità emotiva, dunque, ha rappresentato un valore aggiunto per il ruolo.

A di là dei casi di puntata, quali sono in questa stagione le colonne portanti di questa stagione?

Rocco Schiavone resta il fulcro di tutto, ma all’interno della serie si intrecciano altre storie: la mia relazione con Alberto, nuove dinamiche sentimentali e, soprattutto, la parte romana, che acquisterà maggiore rilievo nell’ultima puntata, quando il gruppo degli amici partirà per l’estero. La serie continua a mantenere le linee orizzontali dei protagonisti, che si inseriscono nel racconto giallo e quello legato al protagonista.

Cosa rende un personaggio interessante?

Un personaggio deve essere ben costruito, con lati chiari e oscuri, con elementi emotivi forti che lo spingano a compiere scelte anche destabilizzanti. Per me è fondamentale la qualità della scrittura e dei dialoghi: se un attore ha battute poco credibili, far emergere il personaggio diventa difficile. Più un ruolo è lontano dalla mia esperienza, più mi diverte interpretarlo, perché rappresenta una sfida stimolante.

Qual è stato il rapporto con Antonio Manzini?

Antonio è un caro amico da tanti anni, sin da quando era attore prima di diventare scrittore. Ho la fortuna di poterlo contattare per chiedere consigli o confrontarmi con lui, così come con il regista Simone Spada, il “comandante della nave”. Quando il mio personaggio è stato introdotto nella seconda stagione, ho chiesto a Manzini quale tono adottare: avrebbe potuto essere interpretato in maniera grottesca, ma lui mi ha chiesto di mantenere misura, senza perdere l’ironia. Con il tempo, il mio personaggio ha vissuto una piccola evoluzione, scoprendo la propria femminilità dopo l’incontro con Alberto e lasciandosi alle spalle l’immagine trasandata di un tempo (ride).

Riflettendo sul personaggio di Schiavone. Il vicequestore a un certo punto spegne la sigaretta, infila le mani nel loden, va e si butta nel mondo. Cosa serve, invece, a Lorenza Indovina per buttarsi nel mondo?

Per quanto mi riguarda, per lanciarmi in qualcosa ho bisogno di credere in un progetto. Ne parlavo con una giovane attrice che mi diceva di non avere più aspettative, e io le ho risposto che gli stimoli sono fondamentali: ci aiutano a dare senso a ciò che facciamo. Non necessariamente nel mondo, ma nella nostra vita. L’importante è trovare qualcosa che ci arricchisca e ci faccia sentire utili. Una delle esperienze più gratificanti per me è stata il coaching nella serie “Anna” di Niccolò Ammaniti: confrontarmi con i dubbi, le fragilità e la generosità dei ragazzi mi ha illuminato la vita. Tutto questo mi ha illuminato la vita.

Qual è, secondo lei, il ruolo dell’artista oggi?

Viviamo in un’epoca buia dal punto di vista culturale. L’asticella si sta abbassando drasticamente, si inseguono solo algoritmi e l’intelligenza artificiale incombe, cosa che mi spaventa molto. L’altro giorno usavo un programma di scrittura e, evidenziando una frase, si è aperta una finestra con suggerimenti su come riscriverla. Ma la cultura richiede fatica, pensiero, impegno e attenzione. Oggi tutto è una sintesi e si rischia di non allenare più il cervello. Anche nel mio lavoro, con i tempi di produzione sempre più stretti, si punta più sulla quantità che sulla qualità. Il rischio è quello di ottenere un prodotto standardizzato, senza una propria personalità. Dobbiamo fare di più per mantenere viva l’arte, che è fondamentale per la crescita umana e la creatività.

Cosa fa, anche attraverso il suo lavoro, per contrastare questo tipo di tendenza?

Oggi sono ancora più selettiva: non partecipo a progetti in cui non credo, indipendentemente dal ruolo. Per esempio, in “Tutto chiede salvezza” di Francesco Bruni avevo un ruolo piccolo, ma ero felice di farne parte. Ora lavoro a teatro con “Perfetti sconosciuti” e mi sento viva, parte di un gruppo affiatato con un testo ben scritto. In generale, cerco di preservare la mia mente dalle cose brutte (ride). Una mia amica direttrice la fotografia ai suoi allievi dice: “Guardateli i film di oggi, ma dopo il primo compensa con tre classici” per riequilibrare le cose.

In cosa è impegnata oggi?

Sto lavorando a un documentario come regista, mossa da un gruppo di persone che mi sono venute a chiedere di raccontare una storia, per me emotivamente molto coinvolgente, nella quale c’è dentro una parte importante della mia vita. Affronto il tema di un incidente aereo avvenuto nel 1972, dove è morto mio padre, quando avevo sei anni. Non è un racconto investigativo, ma lo affronto dal punto di vista umano, perché questo incidente ha lasciato 98 orfani, tutti molto piccoli. Mi sono concentrata sul come si possa crescere con un vuoto di questo genere, con questa mancanza, con il senso del ricordo e dell’immaginazione. Per me è stato fondamentale indagare il senso della verità, che in questi anni si è perso.

È più ottimista o pessimista?

Io dico sempre che sono una ottimista che vede il bicchiere mezzo pieno, perché poi il resto lo bevo (ride).

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Imma Tataranni, la quarta stagione

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Vanessa Scalera, Massimiliano Gallo, Alessio Lapice, Barbara Ronchi, Carlo Buccirosso, Cesare Bocci diretti da Francesco Amato nella splendida Matera. Nata dalla penna di Mariolina Venezia, è tornata la domenica su Rai 1 una delle serie più apprezzate della Tv

Accolta con il grande affetto di sempre (dato AUDITEL), è tornata “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”, quarta stagione della serie prodotta da Rai Fiction, IBC Movie e Rai Com, con il contributo della Regione Basilicata e il sostegno della Lucania Film Commission. Dietro la macchina da presa il regista Francesco Amato, sullo schermo un cast amatissimo dal pubblico: Nei panni della protagonista Vanessa Scalera. Al suo fianco Massimiliano Gallo (nel ruolo del marito di Imma, Pietro De Ruggeri), Alessio Lapice (nel ruolo del maresciallo Ippazio Calogiuri) e Barbara Ronchi (che interpreta la cancelliera Diana De Santis); e ancora Carlo Buccirosso nei panni del procuratore capo Alessandro Vitali e Cesare Bocci in quelli del pregiudicato Saverio Romaniello. I nuovi episodi alternano le indagini sui singoli casi con le vicende umane e familiari di Imma Tataranni, una donna professionalmente incorruttibile, implacabile, dissacrante, ma di grande umanità e graffiante ironia, di cui ormai si conoscono i valori, il senso di giustizia, il bisogno di verità, ma anche i conflitti interni, i desideri nascosti e le fragilità. Nella terza stagione, una profonda distanza ha diviso Imma dal marito Pietro, colpevole di essersi lasciato conquistare dall’adrenalinica voglia di vivere di Sara, giovane tragicamente uccisa dal cugino e di cui proprio Pietro è stato il primo sospettato. A causa di questa vicenda, Imma vive un momento di forte delusione e finisce tra le braccia del maresciallo Calogiuri. “Osservando gli attori recitare durante le riprese di questa nuova stagione – dice il regista Francesco Amato – ero attraversato dall’idea che sul set si stesse verificando un fenomeno piuttosto raro. Non era solo la percezione di un allineamento di astri, che genera armonia e purezza, in una galassia cinematografica dove le stelle sono i nostri attori, riuniti in una danza perfettamente simmetrica, o almeno così la vedo io, in termini di grazia, sensibilità, empatia. Quello che si rivelava era qualcosa di nuovo, che appartiene al tema dell’identità dei personaggi. I sentimenti reali tra gli attori avevano il sopravvento sui sentimenti fittizi tra i personaggi, o almeno incidevano parecchio sull’esito emotivo della scena. A differenza del passato, in questa stagione quando c’era affetto tra gli interpreti nella vita vera, questo entrava forte nella scena”.  Questa nuova stagione “si distingue dal passato per la densità sentimentale delle storie che racconta – prosegue il regista –. Al centro c’è il triangolo amoroso che vede Imma contesa tra Calogiuri e Pietro, ma – come sempre, se no non sarebbe la Tataranni – è lei a decidere delle sue sorti, e di quelle degli altri, in quella prospettiva per cui sono le qualità delle donne ad avere più forza. Quando abbiamo cominciato questa antologia di racconti, Imma rappresentava un mondo possibile, oggi disegna invece un mondo reale, riscontrabile nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, sui nostri set, e nelle cronache ufficiali. Il femminile è più forte, più autorevole, più audace. Imma è una degna testimonianza di questo processo”.

 

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VINCENZO DE LUCIA

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Nella vita sono Mara, ma nel lavoro sono Maria

Attore, imitatore, ospite fisso di “Stasera tutto è possibile”, il comedy show del martedì di Rai 2 condotto da Stefano De Martino, realizzato dalla Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Endemol Shine Italy. Vincenzo De Lucia racconta al Radiocorriere Tv la sua sfida per riuscire ad assomigliare ai personaggi femminili che interpreta

 

Come vive la squadra di “Stasera tutto è possibile”?

Per me è una famiglia, ci sono l’affetto e l’empatia. Il rapporto che si è creato con tutta la squadra è quello di un gruppo di lavoro vero, bello, leale, forte, tanto che è veramente difficile riuscire a dire no a “Stasera tutto è possibile”, nonostante siano passate, almeno per me, sei edizioni.

Cosa rappresenta lavorare nella sua città in un programma così importante?

Sono napoletano e posso dire che rispetto al resto d’Italia a Napoli c’è una carnalità che non incontri altrove. Succede che ci incamminiamo per strada e veniamo trattati come fossimo Michael Jackson e Madonna. L’atteggiamento delle persone, l’effetto che facciamo è lo stesso. Magari vai in un’altra città e forse qualcuno sa chi sei, o a stento ti saluta. Napoli vive tutto così, con entusiasmo, con un affetto fuori dal comune anche per questa trasmissione. E poi a Napoli si sta bene e si mangia bene! L’affetto del pubblico ci arriva, devo dire, da tutta Italia. Anche leggendo i commenti sui social emerge un entusiasmo sorprendente ogni volta.

I suoi personaggi hanno sempre un tratto molto fedele e rispettoso, c’è il desiderio, talvolta, di andare un po’ sopra le righe?

Quest’anno stiamo cercando di virare verso la satira, anche se da parte mia resterà sempre solo il desiderio di omaggiare le donne. Dell’universo femminile ho una vera devozione e, chiaramente, non c’è mai il desiderio di ferire qualcuno. Dietro queste maschere c’è un uomo e anche solo per questo fatto non serve secondo me strafare.

Assomigliare ad una donna per lei è una grande sfida, come ci riesce?

L’unica cosa che mi riconosco in questo lavoro è lo spirito d’osservazione, poi sicuramente è un lavoro di squadra, nel senso che il trucco e il costume fanno molto. C’è un lavoro personale legato anche alle costanti rinunce che faccio per mantenere il corpo in buona forma. Mi privo di tutto quello che è dolce pur essendo super goloso e mi alleno nonostante sia tanto pigro.

Come nasce l’imitazione di un personaggio?

Da un’empatia che scatta subito con queste signore, con queste icone della televisione italiana. Poi inizio a osservarle, a carpire il minimo segreto. Mi ha aiutato molto averle conosciute e vissute anche per lunghi periodi. Ad esempio, Mara Venier la conosco oltre la Tv e posso testimoniare che è ancora più autentica. Riesce ad essere ancora più zia, ecco.

Come reagiscono i personaggi femminili che interpreta?

Mi è parso di averli visti sempre molto divertiti. Con Mara Venier abbiamo fatto un’intervista doppia che ha avuto un grosso impatto sul pubblico a casa e sui social.

La cosa più bella che le hanno detto i personaggi imitati?

Il mio è un omaggio a queste signore, una rappresentazione positiva della realtà.  Sono felice del fatto che nessuna si sia offesa. Le persone imitate colgono  l’aspetto tranquillo, sereno e mai graffiante.

C’è un personaggio che vorrebbe interpretare e che ancora non ha fatto?

In realtà ce ne sono tanti.  Sono sempre molto curioso e studio vari personaggi, ma è pur vero che se mai ti butti mai riuscirai a perfezionarli. L’imitazione è qualcosa che arriva, si perfeziona e si calibra col tempo. Questa stessa cosa mi è capitata per esempio con la d’Urso. All’inizio facevo grande fatica a trovarne la voce, anche un po’ l’impostazione.

Il personaggio nel quale ci si sente proprio dentro?

Inevitabilmente Maria De Filippi!  Anche se io sono metà Mara e metà Maria. Probabilmente al lavoro sono più Maria e nella vita sono più Mara.

In teatro ha interpretato vari ruoli…

In questo momento sto girando con uno spettacolo che si chiama “La Signora della TV”. Si tratta di un varietà, un omaggio agli anni ‘70 di Falqui, di Mina e della Carrà, a quel tipo di atmosfere. Il teatro è una dimensione che mi appaga tantissimo, per questo non disdegnerei di tornarci anche in futuro, per interpretare ruoli non per forza femminili o comici.

 

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Che Dio ci aiuti! e Suor Azzurra arrivano a Roma

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L’ottava stagione in dieci serate da giovedì 27 febbraio nel prime time di Rai 1. Con Francesca Chillemi, Giovanni Scifoni, la partecipazione straordinaria di Elena Sofia Ricci e Valeria Fabrizi. La regia è di Francesco Vicario

Una stagione ricca di novità, l’ottava di “Che Dio ci aiuti”, in prima serata su Rai 1 da giovedì 27 febbraio con la regia di Francesco Vicario. Dopo avere preso i voti, Suor Azzurra (Francesca Chillemi), che si era prefigurata una vita tranquilla nel suo amato convento ad Assisi con le sue ‘ragazze’, deve fare i conti con un evento inatteso, le viene infatti chiesto di trasferirsi a Roma e di occuparsi delle ragazze di una casa-famiglia. Per lei non è semplice cambiare città, cambiare vita e soprattutto lasciare tutto ciò che conosce per andare “fuori”, nel mondo. Ma è arrivato il momento di uscire dalla sua comfort zone: ora che ha imparato a cavarsela da sola, senza Suor Angela (Elena Sofia Ricci), deve portare la sua fede al di fuori delle mura del convento. “Azzurra non è più lì ad aspettare qualcuno che arrivi e chieda aiuto – dice Francesca Chillemi – si muove lei in una situazione in cui trova tante persone che hanno bisogno. Ad Azzurra mancheranno Suor Angela e Suor Costanza, che vedremo comunque in alcune puntate, e se la dovrà cavare da sola. Cosa certa è che in passato ha avuto delle ottime insegnanti e ha appreso bene, se la saprà cavare. Lei è tenace, non molla, ha il suo obiettivo che deve raggiungere”. È stata Suor Angela a chiedere a Suor Azzurra di aiutare il puntiglioso direttore della casa-famiglia, Lorenzo Riva, interpretato da Giovanni Scifoni, a salvare la struttura dalla chiusura. Lorenzo, stimato psichiatra sulla quarantina e padre di due figli, cerca di gestire la sua famiglia e le ragazze della “Casa del Sorriso” da quando la moglie Serena è morta in un incidente. Solido e razionale, all’inizio fatica un po’ a trovare la sintonia con la giovane suora e i suoi metodi non convenzionali. “Tra Azzurra e Lorenzo si creano dinamiche molto divertenti, le loro personalità sono diverse, ma insieme trovano la possibilità di comunicare e di fare divertire, noi per primi che li abbiamo portati in scena, e spero anche il pubblico” conclude Chillemi. Azzurra sbaglia, si confonde, combina disastri e continua a essere segretamente innamorata delle sue borse, ma ha una luce negli occhi che trasmette alle ragazze che incontra. Prima tra tutte, Cristina (Ambrosia Caldarelli), sedicenne incinta di uno spacciatore a cui la vita ha insegnato a non fidarsi mai di nessuno. Col tempo, imparerà che invece accanto a lei ci sono persone che le vogliono davvero bene e tengono a lei, anche le più inaspettate – come Pietro (Tommaso Donadoni), con cui ci sarà qualcosa di più di una semplice amicizia. E poi Olly (Ludovica Ciaschetti), ragazza intelligente dalla parlantina sciolta, che ha perso il papà a sei anni e da quel momento ha sempre vissuto in casa-famiglia.  E infine Melody (Bianca Panconi), un’ospite un po’ “speciale”, accolta in casa-famiglia per sfuggire a un compagno violento. A rimanere colpito dal suo candore è Corrado (Giulio Corso), un giovane ed elegante avvocato che offrirà ai nostri il suo aiuto legale pro-bono.

I NUOVI PERSONAGGI

Ambrosia Caldarelli è Cristina Vanzini

Cristina ha 16 anni, due occhi neri come la notte e la fermezza di una donna molto più grande di lei. Del resto, è stata costretta a crescere molto in fretta e a contare solo su se stessa, sopravvivendo in un mondo spietato dove droga, prostituzione e violenza sono la normalità. Viene affidata alla Casa del Sorriso in seguito allo sgombero di una casa popolare in cui viveva tra tossici e spacciatori insieme al suo ragazzo Matteo. Ed è in casa-famiglia che scopre di essere incinta, al terzo mese. Ma sta contando i giorni: non appena partorirà, se ne andrà da un’altra parte. Senza bambino.

 

Bianca Panconi è Melody

Melody ha 26 anni ed è come il suo nome: lei canta, sempre. Nonostante una vita complessa e dolorosa, è felice. Nella casa-famiglia porta allegria e una sincera speranza verso il mondo, che in un primo momento agli occhi delle altre ragazze la fa apparire un po’ naïve e con la testa tra le nuvole. Dietro gli occhi azzurri e il sorriso, però, nasconde un dolore profondo, un passato di violenza fisica e psicologica per mano del suo fidanzato, Sandrino.

 

 

 

Ludovica Ciaschetti è Olly

Olly ha lo sguardo sveglio, la parlantina sciolta e sicura, l’aspetto curato e maturo e una propensione alla pianificazione di ogni aspetto della vita, specialmente del suo futuro: presto avrà diciotto anni, una borsa di studio per l’università e un brillante futuro come architetta. Sembrerebbe non avere alcun tipo di problema, eppure Olly nasconde un passato doloroso alle spalle: una mamma, per lei, non c’è mai stata e il suo papà è morto quando aveva appena sei anni. Nel tempo ci sono stati diversi tentativi di affidamento, ma nessuna delle famiglie scelte era quella giusta: troppo rumorosi, troppo poco igienici, troppo numerosi. E alla fine Olly tornava sempre alla “Casa del Sorriso”, il suo porto sicuro.

 

Tommaso Donadoni è Pietro Riva

Pietro ha 21 anni, un animo gentile e un sorriso buono. È il figlio maggiore di Lorenzo e, da quando è morta Serena, Pietro si è fatto carico della “Casa del Sorriso” e della sua sorellina, Giulia. È a lui, infatti, che tocca occuparsi di GiuliaBum, tirarla su quando è triste, metterle i cerotti sulle ginocchia sbucciate, accompagnarla a scuola e aiutarla a fare i compiti. Ed è per lei, per starle vicino, che Pietro non è andato a fare il concorso di ammissione all’Arma dei Carabinieri.

 

Giulio Corso è Corrado Proietti

Corrado è un giovane avvocato, amico di Lorenzo, affascinante e bello come il sole. La sua sembra una vita perfetta: un lavoro rinomato, una casa grande, una bella fidanzata. Eppure, quando conosce Melody, è come se le sue certezze venissero meno: quella ragazza dai capelli rossi, così naïve, a cui piace pulire e cantare, sarà come un tornado che stravolgerà la sua vita. Corrado capirà che il lavoro in un grande studio di avvocati non è quello che ha sempre desiderato e così comincerà a collaborare con la casa-famiglia con dei casi pro-bono. E soprattutto, si chiederà se Priscilla, con cui sta insieme da una vita, sia davvero la donna giusta per lui.

 

Margherita Mannino è Alessia D’Amico

“Quella suora non mi convince” è una delle prime cose che Alessia dice a Lorenzo non appena conosce Azzurra. Alessia D’Amico è una bella donna sulla quarantina, elegante e sicura di sé. Lavora come assistente sociale, ed è per questo che molto spesso ha a che fare con la “Casa del Sorriso” – prima con Serena e ora con Lorenzo. E proprio lo stretto contatto con Lorenzo porterà Alessia a guardarlo con occhi diversi.

 

Gaia Bella è Giulia Riva

La figlia minore di Lorenzo si chiama Giulia, detta GiuliaBum, perché in effetti inciampa, cade e finisce sempre per fare bum. È una ragazzina di sei anni, bella come una stella e pazza come un cavallo. Con Lorenzo, prima della morte di Serena, GiuliaBum giocava. Adesso di tempo Lorenzo non ne ha più, impegnato com’è nella gestione della casa-famiglia e nelle sedute con i suoi pazienti. A occuparsi di lei, però, c’è Pietro, il suo fratellone, che le fa da madre e da padre e che pur di non far sentire Giulia sola sta trascurando la sua vita e i suoi sogni.

 

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