VOGLIO VIVERE COSI’ … E FELICE CANTO

SPECIALE TG1

Il 25 dicembre, in seconda serata su Rai1, il docufilm sulla vita di Luciano Pavarotti nel quindicennale della sua scomparsa. Materiale curioso, esclusivo, inedito, a cura del giornalista Leonardo Metalli. «Documenti che neanche Nicoletta Mantovani e Adua Veroni conoscono – ci rivela l’autore – perché sono raccolti negli archivi Rai, dove nessuno di noi immaginava fossero»

INTERVISTA A LEONARDO METALLI

Un docufilm con immagini inedite. Com’è iniziato e quanto è durato questo minuzioso lavoro di ricerca?

Ho contattato Nicoletta Mantovani per avere i diritti e la possibilità di usare “Caruso”, interpretata da Luciano Pavarotti, dato che stavo realizzando uno speciale su Lucio Dalla. In quell’occasione è nata l’idea di narrare l’artista che non conosciamo, non vediamo, facendolo rivivere in una sorta di racconto attualizzato. Un sogno per me. Il lavoro di ricerca e di produzione è durato quasi un anno.

Nel docufilm emerge più Luciano Pavarotti tenore, oppure la sua parte meno conosciuta come la grande umanità, la sua passione per la pittura, il tennis, l’equitazione?

La particolarità è stata il suo modo di vivere e di affrontare la vita. Il racconto che gli amici fanno di lui è quello che emerge al primo posto, non sono la sua meravigliosa voce e le sue opere, ma la sua grande personalità, la sua forza, la passione che metteva in tutte le cose che faceva, come nella cucina e nello sport. Un’altra chiave di lettura, un tassello importante per chi ama Luciano Pavarotti.

Tony Renis racconta come ha convinto Celine Dion a duettare con Pavarotti. Immagini esclusive di Bono Vox che canta in italiano al suo matrimonio. Zucchero svela i segreti dietro al duetto di ‘Miserere’. Spaccati della vita di Luciano Pavarotti, con eventi per la prima volta raccontati dagli amici più stretti…

Un’altra delle particolarità di questa narrazione è proprio quella di cercare documenti filmati e raccontati dalla viva voce anche di persone che non ci sono più. Documenti che neanche Nicoletta Mantovani e Adua Veroni, la prima moglie, conoscono, perché sono raccolti negli archivi Rai, dove nessuno di noi immaginava fossero. Ad esempio, ci sono immagini dei primi incontri preparatori tra Zubin Mehta, Plácido Domingo, José Carreras, Luciano Pavarotti, proprio negli studi Rai. Un documento storico indimenticabile. Altre immagini esclusive sono quelle di Bono Vox al matrimonio blindato di Pavarotti, che canta in romanesco “Stand by me” italianizzando la canzone. Ma anche altri video sportivi molto particolari, girati in America.

Gli amici hanno rappresentato un punto fermo della vita di Luciano Pavarotti. Ha trovato qualcosa che anche a lei, che ne è un profondo conoscitore, ha suscitato sorpresa?

Continuamente. Perché andando a scandagliare la vita dell’artista, anche se lo conoscevo bene, mi sono reso conto che la parte che riguarda l’opera è quella più piccola. Emergono la sua grande inventiva e il suo modo di interpretare la vita.

La tecnica di racconto fonde immagini di repertorio ad interviste con un restauro dei filmati. Tutto questo, grazie alla qualità, renderà le immagini del docufilm più attuali?

C’è un piccolo segreto che è anche una fortuna. Praticamente, quando cercavo il materiale con i bravissimi ricercatori del Tg1 negli archivi Rai, che ritengo sia la più grande custode della storia, mi sono accorto che c’erano documenti talmente vividi che potevano essere valorizzati semplicemente per quello che erano. Ad esempio, ci sono la madre e la sorella di Luciano Pavarotti che sembrano attuali. Le tecniche Rai di quarant’anni fa erano già avanzate e ci hanno reso il lavoro meno complesso.

Vedremo anche l’omaggio della National Italian American Foundation, la più grande associazione di italo americani presente negli Stati Uniti, che lo ricordano con una pergamena che hanno consegnato a lei.  Quali immagini ha scelto per questa occasione?

Luciano è stato due volte ospite dell’Associazione e venne festeggiato come italiano dell’anno. Ho scelto il momento in cui Luciano Pavarotti cantava l’inno nazionale. Nel docufilm sembra che l’attestato venga consegnato come se Luciano fosse ancora qui. Il premio, creato in occasione del documentario per far sì che rimanga agli atti, lo ritiro io. Nel documentario c’è anche Nicoletta Mantovani, che ricorda il grande concerto che lui aveva tenuto al Central Park.

Qual è stato il suo rapporto con il maggior tenore di tutti i tempi e cosa ha significato oggi, attraverso la realizzazione di questo documentario, entrare negli aspetti più intimi della sua vita?

Ho conosciuto lui e Nicoletta a Capri negli anni ’90. Lui era stato invitato alla prima di una manifestazione che si chiamava “Capri Hollywood” con cui collaboravo. Gli feci un’intervista sulla figura della Madonna e sul suo modo di intendere la religione, ritrovata e inserita nel docufilm. Pavarotti spiega il suo rapporto con la religione, le figure carismatiche della Chiesa. L’ho rivisto ad una serie di eventi, anche a New York, ma era inavvicinabile. Con lui restavano i suoi amici intimi per giocare a briscola. Li faceva venire da Modena, organizzava il loro viaggio e si faceva portare il Lambrusco. Per me, scoprire e poi raccontare tutto questo, è stato davvero unico. Abbiamo vissuto settimane di montaggio, soprattutto di notte, nelle quali sembrava ad un certo punto di stare con l’artista, sembrava davvero di stare in famiglia.

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