Voce del verbo integrare
Le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale tra sperimentazione e integrazione. Il RadiocorriereTv incontra la giornalista e conduttrice di “Codice”
Quale viaggio faremo nel corso delle sette puntate?
Siamo andati a vedere l’impatto in diverse società anche abbastanza inedite, del digitale e dell’intelligenza artificiale. Abbiamo scelto anzitutto di osservare quei governi in cui l’intelligenza artificiale non è tanto temuta quanto già integrata. Penso all’esperimento che si sta facendo in Romania, dove l’intelligenza artificiale raccoglie i pareri dei cittadini e li sintetizza in una risposta univoca ai ministri. Siamo andati anche a Singapore, dove c’è una startup che governa insieme all’esecutivo con un super computer, abbiamo sondato l’impatto del digitale tra le società indigene, quelle che passano direttamente dalla cultura orale a Youtube, che registra la loro lingua. Sempre su Singapore abbiamo cercato di capire come diventa green una città nata sul digitale, e poi in Amazzonia come un ambiente green viene digitalizzato. Abbiamo analizzato varie soluzioni di intelligenza artificiale sulla salute, abbiamo esplorato il tema del sesso, per capire come è cambiata la sessualità sul digitale, come sono cambiate le relazioni. E poi abbiamo dedicato un’intera puntata alle nuove organizzazioni, ossia a capire come le aziende sono state costrette a modificarsi e a cambiare.
Il dibattito è aperto, c’è chi è entusiasta e chi la teme. Tu da che parte stai?
Sono dell’idea che si debba comprenderla e cambiare completamente i paradigmi. Smontando il modo in cui siamo abituati a pensare, ripensando in una maniera completamente diversa che include i sistemi di intelligenza artificiale generativi.
Potrebbe arrivare a condizionare l’informazione?
Già l’ha condizionata, innanzitutto perché non si parla d’altro. E poi perché la paura di perdere l’attività di mediazione, in Italia sta purtroppo superando la sperimentazione. Io sono sempre per sperimentare e integrare.
Sette stagioni, come è cambiato, se è cambiato, il tuo approccio al digitale, alla tecnologia?
Il mio approccio non è cambiato. A essere cambiata è la velocità con cui ogni innovazione può modificare l’intero sistema. Mi domando, ed è il quesito sotteso a tutte le puntate, se questa velocità di innovazione ci porti al progresso.
Tra digitale e analogico c’è un punto di equilibrio virtuoso?
C’è la nostra capacità di discernimento. “Codice” nasce anche per rendere le persone consapevoli affinché possano disegnare il loro futuro e non essere disegnate dai sistemi e dal digitale. Con la consapevolezza puoi decidere quando uscire dal digitale e rientrare nell’analogico, cosa portare nel digitale e cosa lasciare nell’analogico e viceversa.
L’Italia e il digitale. A che punto siamo in rapporto agli altri Paesi europei e a quelli più avanzati del mondo?
Essendo l’Italia un Paese mediterraneo siamo un po’ più frenati nell’abbracciare anche solo le tematiche relative al digitale, anche a differenza di quanto fatto dall’Inghilterra, che si sta facendo un po’ pioniera dal punto di vista regolatorio. La nostra chiave è un po’ quella della ricerca di come il digitale possa aumentare l’esistente.
Tra boomer e giovani le distanze si accorciano o si allungano?
Dipende di quali generazioni parliamo. Secondo me i giovani nati adesso, che hanno cinque anni, non li recupereremo più, non li capiremo neanche. Mentre tra un boomer e un 25-30 enne cambia poco, certo, cambiano alcuni stili, alcune cose, ma non troppo di più che in passato, nonostante la differente percezione della vita e della società. I bambini vivranno come gli indigeni dell’Amazzonia, passeranno direttamente dalla cultura orale a quella digitale.
Quanto digitale e quanto analogico ci sono nella tua vita?
Nella mia vita ho conservato moltissimo di analogico, in termini di sapori, di voler essere in presenza specialmente nei posti belli. Vivo a Roma, una città splendida, in questo momento sono a Villa Torlonia e preferisco anche continuare a incontrare le persone. Penso che l’intelligenza e la comunicazione passino anche per il corpo, non solo per la testa, e questo non lo baratterei mai. Come non baratterei mai la possibilità di condividere le esperienze con i tanti amici lontani che ho utilizzando la tecnologia digitale.