Vite di donne
FRANCESCA FIALDINI
Dopo il successo della scorsa stagione, la giornalista è tornata a condurre con “Le Ragazze” il sabato in prima serata su Rai 3. «Le donne che raccontiamo – spiega – sono esempi di donne che, a prescindere dalla vita privata, hanno saputo costruire la loro felicità puntando sulle capacità»
Dopo il successo dello scorso anno, è tornata con “Le Ragazze”. Quali sono, in questa edizione, le vite che sta raccontando?
Sono tutte vite di donne che hanno puntato sulle loro abilità, sulle capacità, sul loro talento, che non si piangono addosso ma basano la vita su loro stesse. Sono esempi di donne che, a prescindere dalla vita privata, hanno saputo costruire la loro felicità, puntando sulle capacità. Un messaggio importante, attuale e necessario.
Anche in queste nuove puntate, la storia delle protagoniste si intreccerà con quella del nostro Paese?
Certo. In questo senso c’è la storia di Mira Micozzi che è emblematica, figlia di un partigiano ucciso nelle Fosse Ardeatine. Nella vita ha sperimentato la fame del Dopoguerra e, dopo aver vissuto un anno lontano dalla sua mamma perché i bambini venivano generosamente accolti da altre famiglie della Pianura Padana, dice a se stessa che vuole cambiare il suo destino. E lo fa, perché una volta tornata a Roma, impara un mestiere, reinventandosi tante volte. Mira è stata benzinaia, forse tra le prime in Italia, ma anche controfigura a Cinecittà e parrucchiera senza sapere neanche come si facesse, con l’arte continua dell’arrangiarsi. La sua storia ci parla della forza delle donne, della capacità di stare sempre in piedi, ma ci racconta anche la nostra storia che affronteremo a fine puntata con Stefano Martini.
Per la prima volta, ogni puntata apre allo sguardo maschile. Che confronto sarà?
Schietto e sincero. La curiosità era quella di capire come i maschi dell’epoca, vissuti da ventenni nello stesso decennio delle protagoniste, vivessero le lotte per le rivendicazioni sociali dell’universo femminile. Parliamo degli anni ’60, ’70, ’80. Un conto è essere donna, scendere in piazza e lottare per il divorzio, un conto è essere uomo. Abbiamo chiesto ai nostri protagonisti come si sono lasciati toccare da quello che accadeva intorno, dalle richieste che arrivavano dal mondo femminile, come le hanno vissute, interpretate e a quale punto siamo arrivati oggi.
Ci saranno delle decane con le loro storie, le loro vite. È un po’ come entrare in un libro di storia…
È così, e tutto è molto affascinante. Sembra a volte di poter entrare in tutti questi argomenti, provare le emozioni di chi racconta. Io immagino ad esempio Rosanna Bonelli, la prima donna che corre al Palio di Siena e che resta l’ultima perché non ci sarà nessun’altra. Sale ancora a cavallo, aiutata dai figli. È bellissimo raccontare questa resistenza. Mi piace tanto anche la storia di Teresa De Sio perché lei trova la sua identità sul palco e lo fa a trecentosessanta gradi con tutte le arti di cui è capace, senza mai sottrarsi alla sfida. Oggi è una donna piena di colori. Ma sarà con noi anche Veronica Lucchesi, una ragazza degli anni 2000, cantante di “La Rappresentante di Lista”. Che domande si portava dentro quando è arrivata al successo con brani che sono diventati iconici della musica contemporanea? Che cosa c’è dietro quel famoso “Ciao Ciao” di un suo pezzo? C’è una generazione che urla contro il cambiamento climatico, che ci mette in guardia sulle sfide del presente, perché lei è una ragazza di quegli anni 2000, che iniziano proprio con il crollo delle Torri Gemelle. Lei ci dice chi sono oggi i giovani e quali angosce hanno ereditato.
Ogni epoca rivive anche attraverso il prezioso repertorio delle Teche Rai?
Un tesoro inesauribile per fortuna nostra. Le Teche danno forza alle nostre storie e ci permettono di entrarvi. Immagini di una società che non c’è più. Vedremo ad esempio Minnie Minoprio anche in contesti che oggi appartengono al nostro immaginario, la prima grande show girl che si è imposta con le sue gambe chilometriche e i suoi riccioli biondi. Le Teche ci permettono un viaggio nel tempo.
“Da noi a ruota libera”, “Fame d’amore”, “Le Ragazze”. Programmi che vedono al centro la parola, il racconto, la narrazione. Cosa le lascia tutto questo?
Come fare un corso accelerato all’università o come aver letto cento libri tutti insieme, che sono in parte romanzi e in parte libri storici. Un compendio eccezionale, un bagaglio di emozioni che mi arriva da tutte, insieme alla formazione e a nozioni che io non avevo. La forza di “Le Ragazze” è proprio questa: guardarlo e riscoprire il tempo che è stato, ricordare, immedesimarsi. Se si è invece più giovani, si possono imparare tante cose.
C’è una figura femminile storica che le sarebbe piaciuto intervistare?
Mi sarebbe piaciuto tanto incontrare Rita Levi Montalcini, anche se appare scontato. La sua potenza, intelligenza, la sua indipendenza emotiva mi affascinano tanto. Una donna che non si concedeva molto volentieri alla chiacchiera. Mi sarebbe piaciuto starle anche soltanto vicino per un po’, per conoscerla meglio. Il suo è un approccio moderno alla vita, che in lei era innato e che l’ha resa una pioniera. Le ragazze di oggi dovrebbero recuperare quel tipo di visione del mondo, quella sicurezza che lei aveva nelle proprie capacità e nella propria forza, a prescindere dall’aspetto fisico sul quale lei giocava molto dicendo che non era mai stata bella ma che non era importante per lei. Scoprire vite come quella di Rita Levi Montalcini oggi, significa un confronto su temi urgenti.