Vince chi gioca in squadra

Luca Argentero

Tutto pronto per la seconda stagione di “DOC. Nelle tue mani” con l’attore ancora una volta nei panni di Andrea Fanti: “Abbiamo ancora delle grandi storie da raccontare”. E sul suo personaggio dice: “Mi ha insegnato il significato profondo della parola empatia e l’importanza dell’unione delle persone”

Ancora una volta nel camice di DOC. Pronto?

Si avverte una grandissima aspettativa, c’è molto fermento in giro. Le seconde stagioni sono sempre molto complesse, soprattutto se la prima è stata così d’impatto per il pubblico. Abbiamo però ancora delle grandi storie da raccontare, i nostri sceneggiatori sono davvero incredibili. Anche in questo nuovo capitolo, la grande sfida è stata adattare il racconto alla realtà.

In che senso?

Siamo andati in onda la prima volta durante una pandemia mondiale, la scrittura di Doc2 è invece avvenuta nello strascico di questo evento epocale, e in scena dobbiamo portare una realtà il più possibile “credibile” per chi questa vita l’affronta tutti i giorni. Mi riferisco ai medici, ma anche a tutti noi, perché siamo tutti coinvolti. Penso che ci siamo riusciti, le storie sono entusiasmanti e chi ha amato la prima stagione non potrà farne a meno, non rimarrà per nulla deluso.

È stata necessaria una nuova preparazione “medica”, o il training ospedaliero della prima stagione è stato sufficiente?

La prima volta era importante avere un affiancamento medico, questa volta posso dire che, nonostante la consulenza scientifica di esperti e di medici, la nostra è stata una preparazione di osservazione. Il caso medico spesso diventa solo un pretesto per raccontare le dinamiche interne del reparto, come interagiscono in un ospedale i diversi ruoli, il modo in cui, per esempio, un primario si rivolge agli strutturati e viceversa. In una puntata in particolare, attraverso flashback, raccontiamo la pandemia e il Covid. Per me è stato un momento importante, nel quale ho compreso meglio che tipo di inferno abbia vissuto chi è stato in trincea. Per due settimane abbiamo girato in tenuta anti contagio per almeno dieci ore al giorno. È stato faticoso per noi, non oso immaginare cosa sia stato per chi quella divisa l’ha tenuta per mesi. Tutti abbiamo ancora impresse le immagini forti di quei momenti e, come sempre, la realtà supera la finzione.

Nuove storie da raccontare, nuovi personaggi che fanno il loro ingresso…

Come succede con tutti i nuovi arrivi, anche in questo caso, sono stati tutti accolti più che bene. Di questo gruppo di ragazzi, sia per età anagrafica, sia per il ruolo, mi sento un po’ il fratello maggiore che ha il compito di creare e tenere unita la squadra. Proprio come avviene in un reparto di ospedale, a fare la differenza non è mai un solo medico, ma l’unione delle persone, il gioco di squadra. Giusy Buscemi è una psicologa che deve gestire le conseguenze dell’emergenza Covid tra i pazienti e soprattutto tra il personale medico, colpito duramente dal punto di vista emotivo: attacchi di panico, sindrome post traumatica da stress… Altrettanto interessante l’ingresso di Alice Arcuri nel ruolo della virologa, le nuove star della medicina, quelle che si contendono le ribalte televisive. Una figura importante che fa capire, dopo due anni di pandemia, dove si stanno muovendo gli equilibri dell’organizzazione ospedaliera.

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