Vi aspetto nell’Agorà

ROBERTO VICARETTI

Dal lunedì al venerdì alle 8 su Rai3 apre una finestra sul Paese: dalla politica all’economia e ancora il lavoro, la scuola, il sociale. Il RadiocorriereTv incontra il giornalista alla guida, per il secondo anno, dell’edizione estiva del programma

In viaggio tra ripresa e timori per l’immediato futuro, che Italia state raccontando?

Un’Italia che vive lungo questi due momenti. Da un lato la grande preoccupazione per un contagio che sembra essere ripreso anche a causa della variante delta, dall’altro la tantissima voglia di ripartire, che vediamo in modo trasversale, da Nord a Sud, giovani e meno giovani. Il combinato disposto di questi due elementi dà l’Italia di oggi. In mezzo c’è la campagna vaccinale, che fa oscillare il pendolo verso una delle due estremità a seconda del momento.

Sei tornato ad “Agorà Estate” a distanza di un anno, cos’hai trovato di cambiato nel Paese?

Per certi versi gli stessi problemi, a partire dalla grande preoccupazione per l’economia, per una crisi che prima immaginavamo in arrivo e che adesso abbiamo toccato con mano. E poi la grande speranza di potere ripartire anche grazie i fondi europei, con tutti i punti interrogativi che questo comporta. Ho ritrovato un Paese che ha voglia di fare la propria parte, di lottare, che al di là di tutto continua a essere molto responsabile in questa situazione d’emergenza.

Quali sono le domande che il vostro pubblico vi pone con maggiore frequenza?

Molte riguardano la campagna vaccinale, i suoi tempi, le difficoltà che ci sono state e le prospettive che si aprono. Tante riguardano la scuola, anche se sembra lontana la riapertura, e tantissime le crisi aziendali che ci sono, e che dopo lo sblocco dei licenziamenti sono diventate all’ordine del giorno. Purtroppo, raccontiamo quotidianamente di aziende che mandano lettere di licenziamento a centinaia di lavoratori.

Nel corso dei mesi è cambiato più volte l’approccio degli italiani verso la vaccinazione. I detrattori sono ancora tanti, perché?

Noi, come mondo dell’informazione, abbiamo una quota parte di responsabilità, una quota importante ce l’ha anche il mondo scientifico perché, evidentemente, qualche pasticcio comunicativo c’è stato, uso un eufemismo ovviamente, l’ha detto anche il generale Figliuolo. Penso al vaccino Astrazeneca, che è stato il più tormentato nel suo viaggio in Italia, e penso che ci fosse anche una lettura sbagliata della scienza e del suo ruolo. Noi ci immaginavamo, parlo da cittadino e non solo da operatore dell’informazione, che la scienza potesse darci una risposta che fosse valida immediatamente, invece, per sua natura, la scienza è fatta di problemi, quesiti, che necessitano di una risposta e non necessariamente la risposta seguente è identica alla precedente. Questo si è portato dietro il pasticcio comunicativo di Astrazeneca, per esempio, o di altri vaccini, cose che possono sembrare assurde a tutti noi, ma che fanno parte del percorso della scienza.

Dopo le difficoltà iniziali sul fronte vaccini le regioni si sono riscattate? La domanda è giusta e ci sono 21 risposte diverse, una per ogni regione. Non tutte hanno avuto difficoltà iniziali, non tutte oggi vanno così bene come altre. Quello che è emerso è che c’è un’Italia a troppe velocità differenti. La pandemia ha dato la dimostrazione che, al di là del colore politico, la classifica sarebbe trasversale, dove la struttura sanitaria ha retto negli anni la risposta sanitaria è stata immediata da subito, nella gestione dell’emergenza, negli aiuti della popolazione, nella campagna vaccinale.

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