Veronica Maya

Il futuro è già oggi

La popolare conduttrice è su Rai2, dal lunedì al venerdì alle 16.10, con “L’Italia che fa”, il programma che racconta i mondi della solidarietà e del no profit, protagonisti fondamentali di una società che cambia. “In passato ci siamo persi tante cose che erano già presenti – afferma – dobbiamo ripartire da ciò che abbiamo dato spesso per scontato”

Come vive il ritorno in Tv in un momento così particolare?

Come una grande opportunità, mi sento fortunata e privilegiata. Ho saputo aspettare e forse sono stata premiata perché io e questo programma ci siamo scelti. “L’Italia che fa” è un progetto aderente a quello che io sono oggi.

Il suo incontro con il sociale ha radici lontane…

Nel mio percorso televisivo l’incontro con la solidarietà è avvenuto con lo “Zecchino d’Oro” all’Antoniano di Bologna, dove sono stata molti anni, e proprio lì mi sono resa conto di come certe cose mi toccassero profondamente, mi emozionassero. Sul fronte personale ci sono invece la consapevolezza di essere una donna fortunata, che ha una famiglia bella, sana, numerosa, e la necessità di dedicarmi a chi ha bisogno di una mano, al mondo dell’infanzia, delle donne, mettendoci il cuore, la faccia, la voce.

L’emergenza Covid ha reso la nostra società ancora più fragile…

Noi tutti, nessuno escluso, siamo stati frastornati da paure e da numeri macabri, ora abbiamo bisogno di tornare alla normalità dei valori, dei sentimenti, dei rapporti, discorso che vale ancor di più per i bambini ai quali sono stati tolti tanti dei loro sogni, dei loro spazi, dei loro diritti. Per quanto siano straordinari nelle loro reazioni, temo che il perdurare di queste modalità possa veramente depauperarli di qualche cosa di prezioso, a partire dall’ambito scolastico.

Il titolo “L’Italia che fa” è un’affermazione importante, quale Paese racconta il programma?

Un’Italia che non si è mai fermata. Il progetto, nella mente e nel cuore degli autori, è nato molto tempo prima dell’arrivo del Coronavirus, ma ora si trova a fare la fotografia perfetta della nostra società e vuole raccontare, per contrasto, qualche cosa di sano, di buono, di positivo, di normale. Quello che vogliamo insegnare, e uso questo verbo senza nessuna presunzione, è che dedicare il proprio tempo e le proprie competenze agli altri dovrebbe essere normale. Ci sono persone che lo fanno ogni giorno, che non si sono mai fermate. L’Italia che fa è quella che ha continuato a preoccuparsi degli altri. Parlando in termini generali, se molte persone non sono morte di fame in questo periodo difficile, è stato anche grazie alla rete di solidarietà che si è attivata, da Nord a Sud, a sostegno dei nuovi poveri.

Continua a leggere sul RadiocorriereTV N. 22 a pag.20