Veronica Maya

Quanta gioia in un applauso

Dallo Sferisterio di Macerata conduce insieme a Enrico Ruggeri la serata finale di “Musicultura Festival”. Al RadiocorriereTv la popolare conduttrice parla del suo rapporto con la musica «Sono cresciuta tra Mozart, i Pink Floyd e il Quartetto Cetra», della sua recente esperienza da attrice, della passione per la danza e la Tv. Su Rai2 il 6 luglio alle 23.30

I giovani, il talento, l’ambizione finalmente su un palco “acceso”, come ha vissuto l’esperienza di “Musicultura”?

“Musicultura” è stato un po’ come il mio club delle prime volte. La prima volta a condurre la manifestazione, la prima volta allo Sferisterio di Macerata, emozione che mi ha lasciato senza fiato per diversi minuti, la prima volta sul palco con Enrico Ruggeri, la prima volta a cantare con lui. Un mix di felicità e di adrenalina. Con Enrico mi sono trovata benissimo, il fatto che lui abbia proposto di duettare con me, per rendere la conduzione più scherzosa, mi ha dato grande gioia. Sono una conduttrice, lui un cantante, duettare insieme ha accorciato le distanze, è stato molto divertente. Ho condotto per due ore con l’ansia del duetto finale.

In quali brani vi siete cimentati?

“Non m’innamoro più” di Johnny Dorelli e Catherine Spaak, romantica, e una versione rock di “Vattene amore”. Una prova e via sul palco…

Come ha commentato Ruggeri le sue performance canore?

Mi ha detto che sono andata benissimo. La band invece mi prendeva in giro dicendomi: sei una cantante e non ce lo dici.

Cosa ha provato nel riprendere in mano il suo lavoro, a trovarsi di fronte un pubblico vero?

In questo anno il lavoro non è mancato, a mancarmi è stata l’emozione di una serata così, con il pubblico che applaude in completa sicurezza. La gioia dell’applauso, di lavorare con i tecnici, i musicisti, le maestranze. Sembrerà retorico ma in questi casi torni ad apprezzare le cose che davi per scontate con quella gratitudine che a volte, nella routine, si perde.

La musica, come le arti in generale, ci hanno fatto grande compagnia nell’ultimo anno, che rapporto ha con la musica?

Provo un grande senso di gratitudine nei confronti di tutti gli artisti che durante il lockdown ci hanno fatto compagnia dai balconi e non solo. Sono cresciuta con una mamma che un giorno mi faceva ascoltare il requiem di Mozart, di cui conosco anche il testo in latino, quello successivo i Pink Floyd e quello dopo ancora il Quartetto Cetra. Questa trasversalità mi è risultata utile nel lavoro, sono stata anche una soubrette di spettacoli di varietà. Televisivamente parlando la musica per me è lo “Zecchino d’Oro”, che ho condotto per più di dieci anni. In generale non ho schemi, mi piace tanto anche la musica italiana, il cantautorato, amo l’originalità, le sonorità nuove, come quelle ascoltate a “Musicultura”.

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