Uno come me

GIGI D’ALESSIO

Piazza del Plebiscito a Napoli è pronta ad accogliere uno dei suoi figli più amati che festeggia i trent’anni di carriera. «Non ho mai avuto il successo come obiettivo – dice il cantautore nell’intervista al RadiocorriereTv – ma quello di affermare e far arrivare la mia musica». Il 17 giugno in prima serata su Rai 1

Che emozioni prova quando ripensa a quel ragazzino che ascoltava la musica dei suoi idoli e che sognava di diventare musicista?

Innanzitutto, io mi emoziono ancora e sempre. Diciamo che sono cresciuto con la musica, fin da bambino da quando mio padre, di ritorno dal Venezuela, mi regalò la prima fisarmonica. E da lì la musica e le emozioni che mi regalava questo percorso sono cresciute con me. Credo che se non ti emozioni ci sia un problema. E la scelta di intitolare questo anniversario così speciale “Uno come te” vuole significare proprio questo: se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti, non solo nella carriera artistica.

Prima di raggiungere la fama ha collaborato con i grandi della musica partenopea, da Mario Merola ad Angela Luce. Cosa le hanno insegnato e cosa le hanno lasciato quelle esperienze?

Due artisti così completi mi hanno insegnato tantissimo. Per me, giovanissimo, diventare il pianista di Merola fu un passaggio molto importante nella mia carriera, fino ad arrivare a scrivere e interpretare insieme il brano “Cient’anne” che ebbe un successo enorme.

Nel 1992 inizia ufficialmente la sua carriera da cantautore con l’album “Lasciatemi cantare”. Cosa le ha fatto capire che la strada intrapresa era quella giusta?

In quel periodo a Napoli avevo già molto successo. Ma nel 1993, dopo il primo disco, feci il mio primo concerto al “Teatro Arcobaleno” di Secondigliano. E lì successe una cosa che mi colpì ed emozionò tantissimo allo stesso tempo: c’erano i bagarini fuori dal teatro. Questo mi fece capire che qualcosa di grosso stava succedendo. Ancora avevo poche canzoni mie, solo le otto del disco, ma avevo già scritto tanto per altri, quindi feci un medley di tutto quello che avevo composto. E il risultato fu che erano tutte hit per il pubblico.

A un certo punto da Napoli è partita un’autostrada che l’ha condotta alla popolarità in tutta Italia, in Europa e oltre… cosa è accaduto?

Non so se ci sia stato un evento scatenante. Credo più semplicemente una somma di tante cose, quelle fatte fino a quel momento, con la tanta gavetta che mi ha fatto arrivare nel 1994 a firmare il primo contratto con la Ricordi. E nel 1998 il primo con la RCA (oggi Sony). Io ero abituato a fare tutto da solo e anche adesso seguo la produzione di ogni disco dall’inizio alla fine, affiancato da altri produttori e arrangiatori. Non sapevo davvero cosa facesse una casa discografica, ma lì ormai la strada si era segnata. Nel 1997 cantai di fronte a 20.000 persone allo stadio San Paolo, iniziai a fare concerti anche all’estero, fino all’arrivo a Sanremo, che per noi cantanti è come andare a Lourdes.

Continua a leggere sul Radiocorriere Tv N.24 a pag.6