Una vita “normale”
Un true crime psicologico sulla prima strage familiare del Novecento, tratto dal romanzo ‘Percoco’ di Marcello Introna, edito da Mondadori. “Percoco – il primo Mostro d’Italia” di Pierluigi Ferrandini, da sabato 25 maggio in esclusiva su RaiPlay
La storia vera della prima strage familiare italiana del Novecento. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio, del 1956, a Bari, Franco Percoco stermina la sua famiglia con un coltello da cucina e inizia una nuova vita: da studente universitario a ricco viveur, assaporando tutte le gioie del suo tempo, quello del boom economico, vivendo dieci giorni con i cadaveri dei suoi genitori e di suo fratello murati in casa. Nessun omicida aveva mai convissuto così a lungo con le sue vittime fino a quel momento.
La storia
La storia si apre a Bari, alle prime luci dell’alba di domenica 26 maggio 1956. Mentre sul lungomare vengono alla luce i danni di una potente mareggiata notturna che ha divelto le inferriate e danneggiato i basamenti dei lampioni, nel cuore del quartiere umbertino ancora dormiente, il giovane Franco Percoco ha appena finito di lavare i pavimenti di tutta la casa. Quella mattina, nonostante una profonda ferita alla mano, si sente sollevato più del solito, a detta degli altri, e non si vergogna della motivazione: i suoi genitori se ne sono andati. Come ogni anno, sono partiti per le cure termali a Montecatini e lui, dice, li ha accompagnati al notturno delle 23:5. Inizia così la vera storia del ventiseienne Franco Percoco, proveniente da una rispettabile famiglia piccolo borghese e molto devota, elegante nei modi e ricercato nella parlata, rimasto solo, finalmente libero di vivere la vita che desidera, senza restrizioni o imposizioni dall’alto. È la storia dei giorni che seguono la presunta partenza dei suoi genitori e di tutte le nuove esperienze, rese possibili grazie a una insolita e notevole disponibilità di denaro. In questi giorni, infatti, conosceremo Franco per come lui vorrebbe vivere, il ricco viveur che assapora tutte le gioie del suo mirabile tempo, quello del boom economico, appena esploso anche a Bari. Affitta auto lussuose, frequenta il bordello più esclusivo della città, compra capi di abbigliamento dal più costoso negozio del centro, un giradischi all’ultimo grido e i vinili con le migliori hit del momento, una nuova macchina fotografica compatta con lo zoom appena inventato e persino un prezioso orologino d’oro massiccio per convincere la fidanzata Tina, quindicenne, della serietà delle sue intenzioni. Organizza a sue spese gite fuoriporta e pomeriggi in casa con fiumi d’alcol e musica, pranza e cena tutti i giorni, rigorosamente da solo, al rinomato ristorante Radar che si affaccia sul mare, spacciandosi come un neoingegnere della nuova Società Autostrade. I rapporti di Franco con i personaggi che abitualmente animano la sua vita reale, restituiscono però un’immagine di sé profondamente travagliata, un’identità fragilissima e mutevole, lacerata da pesanti frustrazioni e piegata sotto il peso insopportabile delle speranze tradite: per l’ennesima volta, infatti, Franco è stato bocciato all’Università, dopo aver già cambiato tre facoltà. Per sopravvivere a questa schizofrenia che gli impedisce di affermarsi, Franco mente a se stesso, alla sua fidanzata, agli amici più intimi e ancor di più agli estranei che ha occasione di incontrare, millantando identità false che è tuttavia in grado di rivestire con naturalezza ed estro. Percoco, il primo Mostro d’Italia è quindi, infine, il vero racconto dei ripetuti e strenui tentativi, da parte del giovane Franco, di tenere in piedi un castello fondato su una ignominiosa menzogna. Tale castello, però, crollerà, inaspettatamente, dopo dieci giorni quando verranno alla luce i contorni macabri della prima strage famigliare della storia di Italia.
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