Una fiamma bellissima
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Un viaggio, umano e artistico, lungo ben cinquanta anni, le sue canzoni incise come capolavori della musica italiana. Alle sue spalle i grandi maestri, e uno sguardo attento alle nuove leve che hanno “acceso una fiamma bellissima” nell’ultimo Sanremo targato Amadeus. “Premio alla carriera” nell’ultima edizione del “Premio Tenco”, il cantautore regala a tutti noi una magistrale rilettura di “Lontano Lontano” di Luigi Tenco, disponibile in radio e in streaming. Il tour teatrale parte da Vercelli martedì 27 febbraio
In cammino da alcuni decenni per raggiungere il centro esatto della musica. Che viaggio è stato?
Sono stati anni straordinari, in cui siamo passati in mezzo a momenti unici e gratificanti, non sempre semplice. Questo viaggio è stato l’inizio di qualcosa di bello, di unico, proprio perché quello che facevamo era tutto vero, non c’erano sotterfugi, non c’era qualcosa di nascosto, tutto avveniva alla luce del sole. Chi ce la faceva, ed erano davvero in tanti, compreso me, aveva dietro le spalle qualcosa di straordinario. Insomma, è stato un viaggio meraviglioso.
Come è cambiato, nel tempo, il rapporto con il suo pubblico?
Il mio pubblico è fatto di miei coetanei che mi seguono dagli inizi, persone che mi hanno sempre seguito nei concerti, creando sempre un’atmosfera magica. È sempre stato un grande pubblico, soprattutto onesto che ha sempre avuto voglia, ogni volta che mi incontrava per strada, di dire esattamente quello che pensava di me, di un disco appena uscito.
La sua musica ha sempre raccontato la contemporaneità senza mai perdere contatto con ciò che siamo stati. Cosa significa essere un cantautore oggi?
I tempi sono cambiati… “ieri” essere un cantautore voleva significare molto. Avevamo dei maestri, da Lucio Dalla a Fabrizio De André o Pino Daniele, grandi nomi, montagne straordinarie che hanno trascinato altri autori, tra i quali c’ero anche io. Esserlo oggi non so quanto conti, c’è una nuova realtà fatta di ragazzi molto giovani, legati al mondo del rap, alcuni, tra l’altro, molto bravi. Lazza, Mahmood e Ghali, per esempio, mi piacciono tantissimo. Non sono solo cantautori, hanno già alle spalle una gran bella esperienza. Negli anni ’70 e ’80 chi faceva questo mestiere aveva davvero molto da dire, c’era voglia di stare insieme, anche molti giorni di seguito, per creare qualcosa, per condividere la musica.
La musica sta cambiando, cosa le piace delle nuove leve? Cosa le è piaciuto dell’ultimo Sanremo?
Sono rimasto molto colpito quest’anno dal Festival, in particolare della serata dedicata alle cover, un momento musicale e di spettacolo veramente importante, di grande qualità che ha acceso una fiamma bellissima. Gli artisti presenti sul palco hanno lavorato anche su un repertorio non loro con un’attenzione immensa alla musica, a quello che c’è dietro, hanno provato e fatto provare emozioni altissime. Mi sono ritrovato in un mondo molto lontano dal classico Sanremo. Amadeus ha lavorato molto bene per quella giornata, che sono certo rimarrà nella memoria.
Cosa le piace raccontare con le sue canzoni?
Cerco di raccontare me stesso, senza farlo pesare, magari anche con storie inventate, d’amore… Ho sempre cercato di avere come riferimento me stesso e, con grande meraviglia, mi sono anche reso conto che le tematiche che affrontavo con la mia musica erano comunque vicine alla gente. Per me una soddisfazione enorme, perché mi sono reso conto di raccontare qualcosa che, alla fine, appartiene a tutti.