Un viaggio per tutti e con tutti

ALBERTO ALLEGRANZA

Oltre 166 mila visitatori nel solo 2023: il Museo della Radio e della Televisione di Torino ci racconta, mettendoci in contatto con le nostre origini e con il futuro. Il direttore al RadiocorriereTv: «È il museo del si può. Non ci sono le teche, le persone possono percepire l’energia degli oggetti e spesso interagire con loro. Un’esperienza di accoglienza e di inclusività». La mostra itinerante al Forte Santa Tecla di Sanremo nei giorni del Festival

Il 2024 è un anno importante per il Servizio Pubblico, il settantesimo anniversario della televisione, il centesimo della radio. Come vi preparate a festeggiarli?

Con un allestimento nuovo, sperimentale, che chiamiamo museo itinerante. Portiamo fuori dal luogo fisico del Museo della Radio e della Televisione, che ha sede nel Centro di Produzione della Rai di Torino, il museo stesso. Dato che la nostra è una realtà interattiva ed esperienziale, dove gli oggetti funzionano, e c’è una relazione viva tra il pubblico, gli apparati e il contenuto, abbiamo preparato due postazioni da portare in giro per l’Italia. Saremo presenti alla mostra che la Rai sta organizzando a Sanremo al Forte Santa Tecla, che sarà aperta al pubblico. Abbiamo identificato insieme ai curatori della mostra contenuti originali dell’epoca degli apparecchi radiofonici esposti, che verranno fruiti dal visitatore girando un pulsante. Ci saranno anche contenuti a sorpresa dedicati al Festival. Oltre alle radio avremo i televisori (degli anni ’60, ’70, ’80, Duemila e di ultimissima generazione). Ci sarà una consolle multimediale che comanderà gli apparati televisivi, per potere ripercorrere la storia di Sanremo sui diversi teleschermi. Chi ci verrà a trovare, oltre al museo itinerante, sperimenterà un’area esperienziale. Porteremo un microfono anni Quaranta, funzionante, un modello come quelli usati da Elivis Presley e Frank Sinatra. Il visitatore lo potrà provare mentre sarà ripreso da una telecamera. La nostra idea è quella di un museo dell’emozione, della leggerezza, della gioia, aperto a tutti i gusti del pubblico, se fosse un programma sarebbe di intrattenimento.

Il Museo crea un link tra le origini e il presente…

Avvicinandosi alle origini, che siano tecniche, degli apparati o della narrazione, anche un giovane si pone delle domande. Dal presente (e dal futuro), vediamo spesso come gli studenti cominciano a interessarsi delle origini, proprio per capire da dove veniamo.

Numeri sempre più importanti per il Museo, come è andata nel 2023?

Il 2023 è stato per noi un anno straordinario. Abbiamo chiuso con oltre 166 mila visitatori, ma consideriamo che nel 2022 erano stati circa 77 mila. Abbiamo più che raddoppiato. I dati migliori in assoluto li abbiamo avuti nel mese di dicembre, con 25 mila visitatori e con il record storico giornaliero di 3.511. E il 2024 è partito ancora meglio. Nei primi quindici giorni di gennaio ci sono venute a trovare quasi 16 mila persone. Abbiamo avuto un incremento anche per i visitatori del nostro sito, che è la vetrina del Museo. Sono numeri che ci posizionano nell’ambito dei primi 20-30 spazi museali italiani.

Un museo-non museo…

È il museo del si può. Non ci sono le teche, puoi percepire l’energia degli oggetti e spesso interagire con loro. La visione è molto aperta, vogliamo evitare l’effetto “non toccare”. Cerchiamo di fare in modo che il visitatore viva un’esperienza di accoglienza e di inclusività.

Se dovesse scegliere cinque pezzi del museo per raccontare la radio e la tv a un extraterrestre, quali sceglierebbe?

Partirei da Radio Caterina, una delle radio della speranza realizzate con mezzi di fortuna da ufficiali deportati nel lager. Queste semplici radio intercettavano il segnale di Radio Londra, permettendo ai prigionieri di avere informazioni sullo sbarco degli Alleati. La prima cosa che direi al nostro amico extraterrestre è che noi umani siamo ingegnosi e che a volte abbiamo bisogno di arrivare all’estremo per tirare fuori la nostra genialità, e che la capacità e la creatività dell’essere umano superano qualsiasi intelligenza artificiale. Il secondo oggetto che vorrei condividere è un registratore a nastro elettromagnetico del 1936, con 3 km di nastro d’acciaio che gira su due bobine. Ce ne sono solo due in Europa. Al nostro ospite farei ascoltare con questo apparecchio “O Sole Mio”: la sintesi della potenza della tecnologia del passato rappresentata con l’energia del Sole. Gli mostrerei poi gli abiti di Raffaella Carrà, di Canzonissima ’71 e ’74 perché esprimono il femminile raccontato con forza e gentilezza, con grazia e coraggio.  Sono abiti che possono aiutare a capire che non solo nell’uomo ci sono ingegneria e tecnologia, ma anche bellezza, la bellezza dell’amore espressa in modo impeccabile da Raffaella. Come quarto oggetto sceglierei l’Albero azzurro, che la Rai si inventò trent’anni fa. Direi agli extraterrestri che li abbiamo un po’ copiati, per sognare, per connetterci con una visione immaginifica. Sarebbe un nostro segnale di apertura, di gratitudine nei loro confronti. Il quinto è il programma galattico, una parete in cui tutti questi oggetti sono inseriti in un portale, in una spirale di energia femminile nella parte dal centro in giù, e maschile nella parte sopra, qui chiediamo al pubblico di raccontare il mondo che vorrebbe. Un modo molto facile per entrare in un altro pianeta, in un’altra dimensione.

Come vede il museo del futuro…

Penso a uno spazio gentile, a una Rai che esprima bellezza. Una femminilità non gridata che si manifesti nelle scelte, nelle modalità e nella condivisione della grazia. Mi piacerebbe che nel museo del futuro si accompagnasse alla facilità, anche per attrarre nuovo pubblico. Grazia e facilità non possono che generare gioia: ogni scelta per il Museo andrà in questa direzione.

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