Un viaggio bellissimo
ALBERTO MATANO
«Quella del giornalista è una missione, sei consapevole di avere un compito importante. Il Servizio Pubblico è un supplemento di responsabilità e al tempo stesso un elemento di orgoglio». Il conduttore torna il 5 settembre su Rai 1 con la nuova edizione de “La vita in diretta”, racconto quotidiano dei fatti, delle storie della gente, del Paese
“La vita in diretta” riparte con il racconto del Paese, dei fatti, della cronaca. Come sarà questa nuova edizione?
Una stagione nel segno della continuità, di formato e di squadra. Il pubblico ci ha regalato amore e fiducia e noi siamo felici di continuare a onorare il patto che ci lega ai telespettatori. Qualche novità ci sarà, ma il cuore del programma rimane lo stesso.
Tra dramma e speranza, che cosa ha significato raccontare i due anni del covid?
Innanzitutto qualcosa che non avrei mai immaginato di vivere, a partire dall’essere tra i pochi a poter lavorare durante il lockdown: città e studi televisivi deserti, paura, incertezza, non sapere all’inizio cosa fosse questo virus e cosa ci fosse all’orizzonte. E poi c’è stato il compito, complesso, di fare comprendere alle persone che cosa si dovesse fare, quali dispositivi e misure di sicurezza osservare. Non allarmare ma informare, rassicurare. Ho attinto dallo zaino del telegiornale che avevo con me, pensando a tutte le volte che avevo raccontato per il telegiornale, anche con edizioni straordinarie, stragi, sciagure, terrorismo, fatti drammatici. Mi sono appellato a quel tipo di esperienza cercando di raccontare in maniera corretta. Dopo due anni, possiamo dire che è stato un periodo davvero brutto.
Cosa hanno portato, nella tua esperienza di giornalista, queste tre edizioni de “La vita in diretta”?
Hanno profondamente cambiato quello che era il mio stile, hanno cambiato il mio sentire, il rapporto con le persone. Oggi, rispetto a prima, ci sono più empatia, calore, vicinanza.
C’è un momento di questo tuo viaggio che ritieni particolarmente significativo?
Da un punto di vista generale ce ne sono stati tanti in cui ci siamo resi conto che avevamo un compito importante in anni difficili e mai visti prima. Questo è stato un po’ il nostro barometro. Noi stessi eravamo spaventati, disorientati, ma abbiamo comunque cercato di mettere da parte quello che vivevamo per essere al servizio di chi ci segue. Sul piano personale, invece, a rendermi più felice è la percezione che il pubblico abbia compreso a pieno chi sono, anche partecipando ai momenti felici della mia vita degli ultimi tempi. Questa è la ricompensa migliore per chi con passione, ogni giorno, cerca di fare del suo meglio per entrare nelle case degli italiani.