Un nuovo sguardo di Diabolik

GIACOMO GIANNIOTTI

«Avevo bisogno di un ruolo non solo interessante, ma che fosse completamente diverso da quello di Andrew DeLuca in “Grey’s Anatomy”. Questo film era proprio quello che cercavo». L’attore italo canadese è il nuovo Re del terrore nel secondo capitolo dei Manetti Bros, “Ginko all’attacco”, e della sua compagna Miriam Leone dice: «L’alchimia tra di noi si è sentita subito»

Dal bravo ragazzo in “Grey’s Anatomy”, a Diabolik. Com’è andata?

Quando è terminata la mia esperienza in “Grey’s Anatomy” (nel ruolo del Dr. DeLuca) avevo bisogno di un ruolo non solo interessante, ma che fosse completamente diverso da quello di Andrew. In “Diabolik. Ginko alla riscossa” ho avuto l’opportunità di recitare, dopo tanto tempo, in italiano, mettendomi alla prova in una parte più oscura, criminale. Era proprio quello che cercavo per reintrodurmi al pubblico italiano che mi conosceva di meno, ma anche per cambiare la mia immagine negli Stati Uniti.

Cosa prova quando vede scritto su tutti i giornali: Giacomo Gianniotti è il nuovo Diabolik?

È una grande emozione ritornare al cinema italiano con una storia così, in cui si respira tutto il made in Italy, con un personaggio iconico che tutti riconoscono. Questo mi mette un po’ di pressione, ma è un modo di lavorare che mi piace, è una buona spinta.

Cosa l’ha attratto di questa storia? Come si entra in sintonia con un personaggio di questa portata?

Anche se i fumetti non appartengono alla mia generazione (l’attore è nato a Roma nel 1989), grazie ai miei genitori sono cresciuto guardando i film di quell’epoca. Penso per esempio alla saga di James Bond con Sean Connery e le sue macchine bellissime, donne strepitose e gadgets davvero particolari, un po’ come in Diabolik.

Da Luca Marinelli a Giacomo Gianniotti…

Per un film e un Diabolik completamente diverso. Credo che il personaggio che interpreto abbia sfumature diverse da quelle portate in scena da Marinelli. Quello che vedrete al cinema non è un sequel, ma un altro progetto dei Manetti Bros. Come per i film di Bond, quando nella storia entra un nuovo attore questo cerca di prendere sempre il meglio del precedente, aggiungendo ciò che lui ha dentro di sé. Troverete un Diabolik più romantico, lui ed Eva Kant sono ormai una coppia realizzata, mentre nel primo capitolo abbiamo incontrato un uomo che provava a capire come amare questa donna, era il momento della conquista. Eva Kant è riuscita a sciogliere il suo cuore di ghiaccio.

Una crisi interna per tutti i personaggi, in che modo Diabolik è costretto a “fare i conti” con i sentimenti, a gettare la maschera? Anche lui ha delle debolezze?

Certamente! La maschera è una delle tante metafore del film, il suo travestimento riflette anche il nostro, le maschere che tutti noi indossiamo durante il giorno. La speranza, di Diabolik come la nostra, è che almeno con il proprio compagno si possa essere completamente nudi. Diabolik riesce a smascherarsi completamente con la sua compagna, l’unica che lo vede veramente per com’è.

Diabolik ed Eva Kant una coppia a prova di furto. Dal suo primo incontro con Miriam Leone all’ultimo ciak, come avete costruito sintonia e alchimia?  

Faccio l’attore da tanto tempo e ogni volta la speranza è che nel cast possa scattare la chimica e, anche se poi bisogna lavorarci su per renderla migliore, se non scatta naturalmente non ci si può fare niente. Con Miriam sono stato fortunato, l’alchimia tra di noi si è sentita subito, siamo andati molto d’accordo e ci ha accomunato carattere, senso dell’ironia, interessi. Ci siamo trovati molto bene insieme, nelle scene più intime si è creata quella connessione amorosa che si vede anche sullo schermo. Speriamo che il pubblico senta forte l’attrazione tra questi due personaggi, iconici proprio come il loro amore.

Eva Kant, l’unica a scaldare la vita oscura di Diabolik, è stata una femminista prima del femminismo. Cosa sarebbe Diabolik senza di lei?

Le sorelle Giussani hanno creato una storia di femminismo e questo si vede anche nei film. Nella prima pellicola dei Manetti vediamo Eva Kant lanciare un bellissimo gioiello nell’Oceano, Diabolik, prima di lei, si sarebbe certamente buttato a mare per recuperarlo. Ora invece capisce che non esiste qualcosa di più prezioso della sua donna. Alla fine, se vivi tutta la tua vita accumulando ricchezze ma non hai nessuno con cui condividere le tue gioie, questa è molto vuota. Lo capisce anche Diabolik, che con lei trova la ragione di tutto.

I Manetti hanno, ancora una volta, compiuto una finissima operazione di stile e cura di ogni particolare. Di questo secondo capitolo, quali dettagli l’hanno colpita di più?

La sceneggiatura, i set, i tanti particolari presenti nei vari rifugi, pieni di attrezzi, aggeggi di ogni tipo, le maschere che crea, le dentiere… I registi curano molto lo stile e non dimenticano quello delle Giussani, artiste capaci di creare qualcosa davvero originale che va comunicato anche nel film.  Per il pubblico, infatti, sarà come stare in una pagina del fumetto. Forse non è per tutti, ma il tentativo è stato offrire al pubblico un progetto moderno, che parte dagli anni Sessanta e resta attuale ancora oggi.

“La profondità degli abissi” di Manuel Agnelli (testo molto premiato) ha accompagnato il primo racconto. A Diodato il compito di immergerci nella mutevole materia del desiderio. Quanto hanno pesato le musiche questa volta?

Tutti i progetti dei Manetti hanno una cura maniacale anche delle musiche. Sono registi appassionati, che hanno anche grandi rapporti personali con molti musicisti italiani, tanto da realizzare un musical, “Ammore e malavita”. Diodato ha composto una sigla strepitosa, molto bondiana direi, che ci cala immediatamente nell’epoca.

L’ossessione di Ginko per il Re del terrore: è una forma estrema di amore anche questa?

Non direi amore, piuttosto rispetto, qualcosa che li accomuna. Diabolik riesce a sfuggire sempre alla cattura, lui è l’inafferrabile, ma Ginko non può far altro che riconoscere il suo essere un passo avanti, la sua intelligenza. Merita quindi di essere famoso. Al contrario, l’ispettore gli sta sempre alle spalle, e questo provoca al nostro ladro una grande eccitazione.

A un certo punto Eva Kant dice “Valeva la pena aspettare”. Lo pensa anche il pubblico italiano impaziente di vivere al cinema il secondo capitolo della saga dei Manetti. La spaventa tutta questa attenzione?

No, no, mi eccita. Sono così contento che finalmente sia al cinema, i film non sono realizzati per essere tenuti in un computer. Ovviamente c’è un po’ di ansia, però vogliamo far divertire, commuovere, eccitare, è un lavoro che merita di essere visto in sala. Sono contento che sia arrivato il momento di condividerlo.

La trama

Un piano apparentemente perfetto per Diabolik ed Eva Kant. Ma non sanno che dietro questo colpo si nasconde una trappola dell’astuto ispettore Ginko, che mette a dura prova il loro legame. Tradita dal Re del Terrore, Eva decide di vendicarsi, proponendo all’ispettore di collaborare alla cattura di Diabolik. Una decisione difficile per Ginko che deve anche affrontare l’arrivo di Altea, duchessa di Vallenberg…

Il commento dei Manetti Bros

Questo secondo capitolo della trilogia del diamante rosa, vuol continuare a essere la storicizzazione cinematografica del fumetto italiano più famoso dagli anni Sessanta che, con il primo capitolo Diabolik, aveva vinto la sfida sia per il giudizio della critica, sia per il riscontro del pubblico. Abbiamo così continuato a puntare a un prodotto capace di coniugare il cinema con le atmosfere ed i sapori del fumetto. Una meticolosa operazione di stile a livello di scenografia, location, costumi, ambienti e automobili, ricostruendo le abitudini degli anni ’60 attraverso lo scouting di luoghi, palazzi, strade, ristoranti e hotel a Milano, Trieste, Bologna e sul litorale romano. Dei protagonisti di Diabolik, hanno continuato la loro avventura con noi Miriam Leone (Eva Kant) e Valerio Mastandrea (Ginko), e nella ricerca del nuovo Diabolik e di una nuova protagonista, Altea, abbiamo puntato su due attori di fama internazionale quali Giacomo Gianniotti e Monica Bellucci. Diodato, artista di grande fama, ha composto ed interpretato per “Ginko all’attacco” la canzone originale “Se mi vuoi”, che siamo convinti possa ripetere e addirittura superare il grande successo di Manuel Agnelli con la sua “La profondità degli abissi”.

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