Umberto Broccoli
Un viaggio immaginario e lieve di parole e musica
Dal dirigibile in volo su grandi e piccoli centri italiani il conduttore propone, tra presente e passato, un affresco radiofonico del Belpaese. “La radio in comune”, dal lunedì al venerdì alle 17.05 su Rai Radio1
Un racconto emozionale che vuole coinvolgere l’ascoltatore nel cuore del pomeriggio. Ritorna “La radio in comune”…
Ripercorro un po’ la formula consolidata in decenni di trasmissioni radiofoniche di “Con parole mie”, le cui puntate riscuotono ancora successo nei podcast in rete. È uno stile nel quale si riconoscono anche oggi migliaia di persone. Metto insieme l’esperienza fatta con Luca Bernardini, che è il regista del programma anche quest’anno, il metodo e la necessità odierna di stare a distanza. Lo facciamo con un dirigibile, che ci consente di stare lontani e al tempo stesso vicini, in viaggio sulla nostra Italia. La chiave di lettura forte è data dalle opinioni di tutti i viaggiatori che, nel corso dei secoli, si sono inebriati del nostro Paese, il più bello del mondo. Il messaggio, nemmeno tanto subliminale, è quello di starcene in Italia, oggi, ma anche quando tutto quanto sarà finito (sorride).
Una sorta di “Grand tour” percorso dal cielo. Quali saranno le novità?
Leggeremo “Le metamorfosi” di Ovidio, poeta latino di Sulmona dei tempi di Augusto, un messaggio diretto ai nostri giorni. Non mancheranno le incursioni nel passato radiofonico, punteremo molto su una trasmissione di cui si è parlato poco, pur essendo uno dei più grandi successi radiofonici di sempre insieme a “I quattro moschettieri”, del 1936: “Gran varietà”, in onda tra il 1966 e il 1979 e diretto da Federico Sanguigni. Gran timoniere di quel programma cult, fintamente in onda in diretta dalla sala A di via Asiago, e che invece era completamente realizzato in montaggio, fu Johnny Dorelli. Una trasmissione rigorosamente “finta”, quando di certo non si montava con il computer, e che ospitò, nel corso delle stagioni, i più grandi nomi dello spettacolo, da Sordi alla Loren.
Qual è la radio che le piace?
La radio che fa la radio. Con stacchi musicali, sottofondi, musica scelta a tema. Devi portare l’ascoltatore per mano, se in Tv c’è un ascolto ipnotico, la radio ti fa partecipare. Penso alla canzone di Eugenio Finardi, “La radio”: “Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente. E se una radio è libera, ma libera veramente, mi piace ancor di più perché libera la mente”. È la radio che mi hanno consentito e mi consentono di fare dirigenti come Roberto Sergio, Luca Mazzà, Simona Sala e Ivano Liberati, persone che dimostrano intelligenza radiofonica.