Tiberio Timperi
Raccontiamo la vita
Sono tornati la squadra e il format vincenti di “Unomattina In Famiglia”. Il sabato alle 8.25 e la domenica alle 6.30, su RaiUno, il programma parla agli italiani in modo rigoroso e mai allarmistico: “La nostra forza è nella genuinità – spiega il conduttore – La televisione è una cartina tornasole, non puoi recitare”.
Squadra vincente non si cambia. Cosa è cambiato invece nel programma?
Difficile che nei programmi collaudati ci siano degli stravolgimenti, semmai ci sono degli aggiustamenti. In questo caso, si cerca di recuperare una normalità post covid. La pandemia, infatti, ha in qualche modo, inficiato la serenità del programma.
La linea del programma è quella di parlare alla gente sempre in modo rigoroso, mai allarmistico. Quanto è stato difficile nel periodo del lockdown e quanto lo è oggi, di fronte alle tante questioni complesse legate all’emergenza sanitaria?
Io non ho avuto difficoltà, perché questo è il mio modo di essere. E’ alienante il silenzio in studio e la mancanza di pubblico. Ed è difficile rispettare tutte le sacrosante norme che dovevano e devono essere seguite, che ci distanziano. Ho un rapporto molto fisico con la mia squadra: pacche, baci e abbracci e adesso è tutto limitato al gomito. Un tempo il gomito aveva una accezione negativa…
Il vostro resta sempre un intrattenimento leggero e coinvolgente, pur approfondendo fatti di cronaca. Com’è possibile farlo?
Semplicemente non spingendo sul pedale del voyerismo, del sensazionalismo, di quei particolari che nulla aggiungono al fatto, o a quello di cui si vuole parlare.
Le rubriche e gli approfondimenti sono concepiti per diventare un aiuto ed un supporto alle famiglie. Come vengono scelti i temi che sono più vicini alla vita quotidiana?
Li sceglie la redazione. Io non sono autore del programma, sono il conduttore. Ogni tanto mi permetto di dare qualche suggerimento che a volte viene accolto, altre no.