The Sound of beauty in viaggio
Angelo Torchetti
Una passione nata fin da ragazzo che oggi vive in radio con la storia e la musica dell’Eurovision Song Contest. Isoradio ci accompagna al 10 maggio, giorno di inizio di Esc made in Italy. Il Radiocorrieretv ha incontrato il conduttore e ideatore di “Welcome Europe”
Sessantasei anni di Eurovision nel racconto radiofonico di “Welcome Europe”…
Una passione che nasce da ragazzino, anche quando l’evento veniva trasmesso in orari difficili o non trovava collocazione nel palinsesto e lo cercavo nei canali di Capodistria. È qualcosa che mi ha sempre affascinato e mi ha aiutato a viaggiare con la mente, entrare in contatto con Paesi e lingue diverse, canzoni mai ascoltate abitualmente. Devo dire però che amo da sempre tutti i concorsi musicali, le Hit Parade di Lelio Luttazzi, le varie Canzonissima, Disco per l’estate, Sanremo… l’Eurovision era, ed è, un’occasione in più per vivere qualcosa di speciale.
Come nasce l’idea del programma?
L’organizzazione della manifestazione in Italia, che coinvolge tutta la Rai, era davvero un’ottima occasione, una vetrina in più. Nella ormai oltre trentennale storia di Isoradio, l’osso duro della programmazione è ovviamente l’info mobilità, ma nel tempo si è dato spazio a diverse tematiche, ospitato cantanti, raccontato Sanremo, spaziando tra molti argomenti. La musica ha un ruolo importantissimo, perché chi viaggia non può sentire solo le chiacchiere (ride), e poi sulle nostre strade circolano, non solo per lavoro, tantissimi stranieri che con “Welcome Europe” possono ascoltare canzoni nelle loro lingue. La nostra direttrice, Angela Mariella, ha accolto la proposta con molto entusiasmo, soprattutto dopo gli ottimi risultati ottenuti nel nostro racconto del Festival di Sanremo.
Come si è preparato a questo viaggio?
Ho studiato parecchio, anche perché l’argomento non è facile. Sono 66 anni di storia musicale europea e per il pubblico italiano la maggior parte degli artisti dell’Eurovision sono dei perfetti sconosciuti. Non ho voluto solo presentare un elenco di canzoni o di classifiche, ma offrire a chi ci ascolta una visione geopolitica. D’altra parte, è un evento che accoglie ben 40 Stati, ciascuno con la propria musica, cultura e soprattutto bandiera. La sfilata delle bandiere all’Eurovision è importante tanto quanto quella dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici.
Ogni cantante porta una bandiera, ma gareggia per sé…
Sì, non necessariamente deve essere nato nel Paese che rappresenta. È il caso di Achille Lauro che rappresenta San Marino, così come per Celine Dion, una canadese che vinse per la Svizzera.
Questo circo della musica in Italia non ha sempre goduto di grande fama. Come e quando è cambiato il destino dell’Esc?
Dal 2011 quando l’Italia è tornata in gara. Dal 1997, l’anno della partecipazione dei Jalisse, ci fu un lungo stop, interrotto con Raphael Gualazzi (2011) che arrivò secondo. Da quel momento l’Esc comincia a prendere piede anche in Italia, anche se, dobbiamo ricordare, che la maggior parte dei big nostrani nel tempo sono saliti su questo palco, dai vincitori Gigliola Cinquetti a Toto Cutugno, da Villa a Ranieri, da Morandi a Mia Martini. È vero, da noi non ha avuto lo stesso seguito che all’estero, forse perché eravamo abbastanza sazi di Sanremo, lo abbiamo collocato al margine dei palinsesti, a volte anche cancellato. Nel 1974, per esempio, la Cinquetti si presentò con “Sì”, ottenne il secondo posto dopo gli Abba, ma l’Eurovision fu trasmesso in differita perché in Italia si votava per il referendum sul divorzio. La nostra canzone fu censurata e nessuno ebbe la possibilità di ascoltarla, anche se all’estero molto apprezzata.