Tazenda
La Sardegna, uno stato mentale
“Abtistatis” è il nuovo album dei Tazenda, che tornano con un sound che unisce tradizione e sperimentazione. Con trent’anni di musica alle spalle, del futuro dicono: «Ciò che era nelle nostre possibilità lo abbiamo fatto. Abbiamo preparato il disco e lo stiamo divulgando. Adesso dobbiamo aprire i cancelli per suonare dal vivo. E quando accadrà, noi saremo pronti».
“Antistasis” è il ventesimo album. Una carriera lunghissima e un sound unico…
Il nostro problema è proprio il nostro sound, unico, che dobbiamo sempre rispettare per restare riconoscibili. Ma ci spingiamo anche oltre, per dare soddisfazione al nostro spirito di ricerca.
Intanto è uscito il nuovo brano “La ricerca del tempo perduto”. Quale tempo abbiamo perduto?
L’essere umano ha perduto tutto il tempo che c’è dietro, ma in realtà non c’è niente di perduto. Il tempo lo viviamo e poi sembra che resti indietro, ma invece è un bell’esercizio andare alla ricerca delle cose del passato. Un invito a vivere il presente, paradossalmente.
In un certo senso si parla di un viaggio, qual è il migliore finora vissuto dai Tazenda?
Il viaggio che ci viene in mente è ad esempio che io e Gigi siamo insieme artisticamente da quando eravamo ragazzini. Lui aveva 16 anni e io 19. In questo viaggio abbiamo incontrato di tutto: neve, amore, odio, amici, successo, insuccesso. Un viaggio avventuroso perché non c’era una direzione precisa, era viaggiare a vista. Adesso lo possiamo analizzare, ma il bello è che non sappiamo dove andiamo.
Il vostro nuovo album è un lavoro che unisce tradizione e innovazione, con 11 brani inediti. Come si esplicano queste due caratteristiche nell’album?
Una lotta. Noi per la tradizione vorremmo arrivare ad un punto in cui non dobbiamo fare niente di più di quello che facciamo. Ci piacerebbe che venisse fuori spontaneamente, con il nostro timbro di voce e con il nostro modo di essere. La sperimentazione e l’innovazione sono nella curiosità che ci rende ragazzini nella sala prove, ascoltando musica da ogni latitudine e cercando di farci influenzare anche da cose moderne. E dalla musica classica, da un tenore, come abbiamo appena fatto.