Storie minuscole in una storia maiuscola
JASMINE TRINCA
L’attrice romana è Ida Ramundo, protagonista de “La Storia”, capolavoro di Elsa Morante portato sullo schermo da Francesca Archibugi. «Anche grazie a un romanzo, a un film Tv, si può prendere sempre maggiore coscienza di come la guerra affetti la vita delle persone, soprattutto di chi la subisce. Penso che questo lavoro ci restituisca la singola umanità del collettivo». Da lunedì 8 gennaio in prima serata su Rai 1
Come è stato l’incontro con questa storia?
Il romanzo di Elsa Morante è stato uno dei libri più formativi della mia adolescenza. Lo lessi due volte da ragazza e l’ho riletto prima di fare la serie. È stato un po’ un mio romanzo di elezione. Per di più la Morante è la mia scrittrice preferita, una figura che abita moltissimo tutto il mio immaginario. Ho chiamato mia figlia Elsa per augurio e per omaggio nei suoi confronti (sorride). Quando il produttore Roberto Sessa mi ha parlato del progetto, prima ancora di Francesca Archibugi, era come se mi parlasse del più grande desiderio che potessi avere rispetto a un personaggio che viene dalla letteratura.
Una grande gioia…
… ma anche con un po’ di timore, per il progetto molto valido, per la bella scrittura, perché Francesca Archibugi è una grandissima narratrice di storie. Un grande lavoro di qualità.
Cosa le ha lasciato la rilettura del romanzo con gli occhi di una donna adulta?
Rileggendolo, la grandezza della scrittura di Elsa Morante mi si è svelata, pur avendo i suoi romanzi un livello anche immediato, che può arrivare in modo pieno anche a un giovane di 14, 15 anni. E poi la commozione di vedere raccontate con questo lirismo le vicende degli ultimi, dei poveri, della gente normale, di chi non ha potere. Questo fa riflettere anche rispetto alla storia attuale. È come se anche grazie a un romanzo, a un film Tv, si possa arrivare a prendere sempre maggiore coscienza di come la guerra affetti la vita delle persone, soprattutto di chi la subisce. Penso che questo lavoro ci restituisca la singola umanità del collettivo. È sempre più forte l’idea che sono le persone senza niente a subire l’orrore del potere.
Come si è confrontata con il personaggio di Ida?
Ida è una donna che proprio per condizione, per epoca, è molto dimessa, una donna che tende ad avere una natura talmente timorata di sé, del mondo, quasi da volere scomparire in mezzo agli altri. Allo stesso tempo però ha degli aspetti potenti, di pura sopravvivenza. È raccontata come una donna quasi freezata nel suo essere una fanciulla, ma con scatti felini, animaleschi, una complessità che mi piace raccontare nel femminile. Per me, come attrice, è stato un grande lavoro, oltre la durata di questa serie ci sono tanti passaggi dolorosi nel raccontare Ida e la sua comunità. Storie minuscole e in una storia maiuscola che le prevarica. Per me è stato divertente provare a fare un esercizio di adesione al personaggio di Ida rispetto alla persona che sono. Lei è piccola, minuta nel suo atteggiamento rispetto al mondo.
Dietro la macchina da presa, Francesca Archibugi… cosa ha rappresentato per lei questa collaborazione?
Ho sempre amato moltissimo il suo cinema, di romantica malinconia. Francesca ha la grande capacità di orchestrare i gruppi, mantenendo uno sguardo sempre felice sui ragazzi. Mi è piaciuto provare a fare insieme questo racconto, nel rispetto, autentico, per Elsa Morante.
Un cast di attori affermati e di nuove promesse…
Francesco Zenga e Mattia Basciani, che interpretano i figli di Ida, sono stati due grandi scoperte. Personalmente sono sempre molto in dialogo con l’altro attore, mi è piaciuto stare vicina ai ragazzi con un’idea non tanto di protezione ma sicuramente di accompagnamento.
Roma e la guerra, “La Storia” cosa racconta?
La duplice ferita, l’impatto della guerra sulla vita delle persone e sulla città. La grande ferita dell’attacco a una Roma che si pensa e che noi pensiamo intoccabile. È dolorosissimo visualizzare i bombardamenti che distruggono la materia, la storia di un posto, la socialità delle persone.
Che tassello rappresenta “La Storia” nella sua carriera di attrice?
La possibilità di sviluppare un racconto con più tempo in un progetto di grande qualità. E poi l’ammirazione per l’opera di Morante, il personaggio di Ida, tra quelli a me più cari. È un film nel quale ho messo tanto e sul quale punto tanto. Spero che venga tanto visto, per renderci sempre più umani e attaccati all’umanità.