Stefano De Martino

Faccio Tv con passione, tenacia e umiltà

Martedì 16 giugno torna lo storico programma di Rai2 condotto da Stefano De Martino e Fatima Trotta con le incursioni di Biagio Izzo. Tra le novità dell’edizione 2020 la partecipazione di Lello Arena, Sal Da Vinci ed Enzo Avitabile. Alla vigilia del debutto il RadiocorriereTv incontra i due conduttori

Quello del 16 giugno sarà un debutto molto diverso da quello dello scorso anno, come si appresta a viverlo?

Con l’entusiasmo di sempre, sapendo che sarà un’edizione “straordinaria”, che non fa capo alle altre. Le condizioni sono particolarissime e questo, per tutto il team di “Made in Sud”, è diventato uno stimolo per fare qualcosa di diverso. Anche nella scrittura del programma, con gli autori, cerchiamo di alleggerire dove possibile un po’ i temi dell’attualità, le varie limitazioni ci portano a doverci adattare a un modo di lavorare completamente diverso da quello che abbiamo lasciato.

Com’è stato nel ritrovarsi con Fatima, Biagio e con tutta la compagnia dopo l’emergenza?

Siamo una squadra ben collaudata, c’è grande sintonia e questo è molto bello. Tra noi è come per quegli amici che magari si sentono poco, ma che quando si rivedono è come sia passata una sola settimana. Abbiamo subito ripreso con grande feeling, è questo il perno su cui vive tutto il programma.

Cosa ha imparato dalla conduzione della scorsa edizione di “Made in Sud” e da “Stasera tutto è possibile”, successi del 2019?

Mi hanno insegnato tantissimo. Per fare la televisione non c’è una vera scuola, tanti conduttori del passato, ma non solo, hanno cominciato dalla radio, che era la strada maestra che portava in televisione. Oggi, con l’avvento del web, ognuno fa la sua gavetta, quindi il mestiere lo impari sul campo, attraverso errori ed esperimenti. Cerco di essere il padrone di casa capace di lasciare lo spazio giusto agli ospiti, ai comici, il buon conduttore è come il giocatore che fa l’assist al capocannoniere, mi sento un po’ colui che crossa per far fare rete al comico a cui faccio da spalla. Il risultato è sempre di squadra, da soli non si va da nessuna parte.

Quando ha capito di essere una persona ironica?

Credo sia una questione innata, venendo da Napoli ho sempre osservato i modi di fare e di comunicare delle persone, in città capita che un tassista ti faccia ridere più di un comico, è un po’ un’influenza culturale che fa parte del mio storico. Ce l’ho nel sangue e mi piace molto ridere e divertirmi.

Il pubblico di solito galvanizza gli artisti, come sarà, quest’anno, trovarsi di fronte alla platea vuota dell’auditorium?

Sarà diverso, perché il pubblico, in generale, è parte integrante degli spettacoli, è una fonte inesauribile di entusiasmo, di carica, di energia, anche il ritmo televisivo senza il pubblico cambia totalmente. Penseremo però che al di là della telecamera, nonostante il teatro vuoto, ci sono migliaia e migliaia di persone, faremo di tutto per entrare in empatia con loro e per sentire, a distanza, il loro calore.

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