Ci vediamo… Late

ALESSANDRO CATTELAN

Ama Letterman e Fallon, ma ha uno stile tutto suo: dal martedì al giovedì apre il suo salotto su Rai 2 a ospiti che hanno voglia di raccontarsi con ironia e spontaneità e al pubblico che cerca un sorriso a fine giornata. Il conduttore al RadiocorriereTv: «Per entrare in connessione con la gente devi essere onesto, mostrarti per quello che sei»

Alessandro Cattelan durante la conferenza stampa del programma Rai “Stasera c’è Cattelan…su Raidue” presso il centro produzione TV Rai, Torino, 19 settembre 2022 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Alessandro, la ritroviamo nella modalità più Cattelan che c’è, il late show… felice di questa nuova avventura in Rai?

Molto perché ha tante sfide dentro, è una cosa nella quale mi trovo bene, mi trovo comodo, però in un contesto diverso da quello al quale sono abituato. Hai la tranquillità di sapere che stai facendo una cosa che sai fare, ma anche un po’ di brivido.

Tre giorni a settimana… il direttore del Prime Time Stefano Coletta parla di un appuntamento di fedeltà, di leggerezza nella profondità… parole importanti…

Lui è un oratore di tutto rispetto (sorride). I tre appuntamenti sono importanti perché il late night è un genere che fa della quotidianità il suo forte, credo che sia il genere televisivo più simile alla radio. Si basa ovviamente sugli ospiti che attraggono il pubblico ma, a un certo punto, deve diventare quasi un automatismo. Una persona guarda la sua prima serata, poi, prima di andare a dormire, si fa la sua scanalata ed è bello poter trovare un approdo felice. L’obiettivo è questo.

Quanto peso assumono l’attualità, il nostro tempo, in un racconto come il suo?

Tanto! L’altro giorno abbiamo fatto una rubrica su quelle notizie di giornata che sembrano iper-importanti e che poi non lo sono, al tempo stesso abbiamo la possibilità di commentare ciò che succede di veramente importante, cosa che cerchiamo di fare anche in maniera ironica.

Prendersi sul serio, ma non troppo…

Nel mio caso molto poco.

Le capita di prendersela se a essere oggetto del gioco, dello scherzo, è lei?

No, credo che sia la regola basilare di chi decide di fare comicità e intrattenimento frizzante. È un po’ un patto che devi fare anche con te stesso, si scherza, e scherzare su una persona non significa avercela con lei. La mia filosofia è questa.

Un’idea nuova tutte le sere, da cosa trae ispirazione?

Come processo mentale, una volta individuato l’ospite, cerchiamo idee da cucigli attorno. Tutto un po’ “tailor maid” sull’ospite di turno, che si porta dietro una serie di curiosità, di interessi. Altre idee sono completamente estemporanee, penso al gobbo pasticcione, che ci consente di attingere allo smisurato archivio della Rai. Consideriamo per di più che le cose più iconiche della televisione non sono mai quelle pensate, ma quelle che succedono per caso, come le gaffes.

L’ironia e il sorriso sono una sua cifra, le è mai capitato che le mancasse la battuta o che non arrivasse in tempo?

La maggior parte delle volte (sorride), ma credo che sia un po’ il dramma di tutti. Vorremmo tutti avere la battuta da dire nel momento giusto, ma poi ti capita che arrivi quando sei a casa sotto la doccia.

C’è un ospite, o una categoria di ospiti, che non può mancare nel suo show?

Cerchiamo di avere ospite il personaggio del momento o di toccare l’argomento attuale. Ci piace avere varietà, ma i miei preferiti in assoluto sono gli sportivi, sono persone che hanno un bagaglio di aneddoti, di esperienze, di storie di gruppo, che sono sempre le più divertenti da raccontare. Sono molto simpatici, poi, diversamente da quando vengono intervistati sul loro lavoro, e parlano un po’ in maniera standard, si lasciano andare, sanno essere loro stessi.

David Letterman, Jay Leno, Stephen Colbert, Graham Norton, Jimmy Fallon, tra i grandi conduttori di late show, ce n’è uno al quale si ispira maggiormente?

Mi piacciono tutti, sono dei punti di riferimento. Quando ti innamori di questo genere ovviamente sono tutti dei nomi fantastici. Se dovessi sceglierne due direi Letterman, il primo che mi ha folgorato, e Jimmy Fallon. Ci metto dentro anche Luttazzi, il primo ad averlo fatto da noi.

Qual è la sfida più improbabile che ha dovuto affrontare nel suo lavoro?

Questo momento è abbastanza una sfida.  Se penso al passato dico gli opening di “XFactor”, spettacolari, ma nei quali mi sono dovuto confrontare con l’altezza, rimanendo appeso a metri da terra (sorride).

Come si stabilisce un legame saldo con lo spettatore?

Di base con l’onestà, meno hai paura di mostrarti per quella che è la tua indole più è naturale mettersi in connessione. Accade alla radio con la quotidianità. Mi rendo conto che è un posto in cui si è stabilito un codice tra me e chi mi segue, puoi permetterti di dire cose che altrove non diresti. La gente capisce il tuo tono, non ci sono fraintendimenti.

Cerca di regalare un sorriso alle persone a tarda sera, cosa riesce a mandarla a letto sereno?

Una giornata che passa senza rotture di scatole è già una cosa buona (sorride). Mi piace avere un po’ di tempo per me dopo avere messo a letto le bimbe. Mi addormenterei anch’io con loro, ma mi piace ritagliarmi un paio d’ore per vedere un film con mia moglie, leggere un libro, giocare ai videogame. Amo sentire quella dimensione di casa in cui ti senti protetto nel tuo nido, un nido in cui nessuno può entrare.

Continua a leggere sul Radiocorriere Tv N.38 a pag.16