Stanotte a Roma

Un viaggio inedito ed emozionante nelle atmosfere notturne della città eterna. Una serata evento prodotta da Rai Cultura, in onda mercoledì 25 dicembre su Rai 1

Dopo “Stanotte a San Pietro”, dedicato alle meraviglie del Vaticano, Alberto Angela torna nella Capitale di notte, per un dialogo a tu per tu con le meraviglie della Roma antica, barocca e contemporanea, quando la città avvolta nel silenzio torna a rispecchiarsi nella sua storia millenaria. Tanti i set notturni esplorati, da Castel Sant’Angelo alla scalinata di Trinità dei Monti, dal Campidoglio al Pantheon.

Roma illuminata dalla Luna, che cosa ha aggiunto la notte al suo sentimento verso questa città?

Immaginatevi di incontrare un amico in mezzo alla folla, con la gente che ti passa a fianco da ogni parte, oppure di passeggiare di notte, quando non c’è nessuno. È ovvio che subito cambia tutto. Sotto la luna c’è un’intimità diversa. Roma è così, di notte ti parla in modo molto più diretto, e ti riesce a fare capire tante cose che, distrattamente, nel giorno non vedi.

Che cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo viaggio?

Un viaggio del desiderio. Vedremo le cose che la gente desidera vedere di Roma, dal Colosseo al Foro romano, dalla Roma papalina a quella di Anna Magnani, di Aldo Fabrizi, di Alberto Sordi, che ci ospiterà a casa sua. Già, Alberto non c’è più ma è come se fosse sempre rimasto lì. Quando si è in quella casa si scopre il suo mondo, e anche lui sembra riemergere, davanti a te. Nel corso della serata incontreremo tanti artisti che ci accompagneranno in questo viaggio, come Claudio Baglioni, che suonerà dentro il Colosseo, ci saranno Tosca, Antonella Ruggiero, Edoardo Leo, Eleonora Abbagnato, Emanuela Fanelli che sarà con me davanti alla Bocca della Verità. Con lei ci troveremo in una situazione che ricorda molto quella di Audrey Hepburn e Gregory Peck in “Vacanze romane”, Vespa compresa. Solo che il giro sarà di notte. Con le inquadrature notturne sembrerà di entrare in una fiaba, in cui tutto è più magico, proprio come in un presepe.

Per “Stanotte a…” quello di Roma è però un ritorno…

Abbiamo fatto una prima Roma che è quella del Vaticano, questa volta mostreremo le cose che la gente si aspetta insieme a quelle che non si aspetta. Incontreremo anche Giancarlo Giannini, che questa volta sarà semplicemente se stesso e racconterà la sua Roma. Sono molto affezionato a Giancarlo, l’unico attore italiano, insieme a Rodolfo Valentino, ad avere una stella sulla Hall of fame a Hollywood.

Non mancheranno le sorprese…

C’è il volto dei desideri e quello dei super desideri, luoghi che non potresti mai vedere pur venendo a Roma come turista. Andremo nella zona dell’Alberone, nel quartiere Appio Latino e vi porteremo sottoterra. Lì, sotto a un edificio degli anni Cinquanta c’è un’immensa catacomba. La definisco così impropriamente, perché non è solo una tomba cristiana, ma il luogo di sepoltura di una grande famiglia romana in cui c’erano membri ebrei, cristiani e pagani. È una tomba gigantesca che ospita tanti affreschi tra loro differenti. Se rappresentano Ercole, lì era sepolto un pagano, se rappresentano l’Antico Testamento lì c’era un ebreo. È senza alcun dubbio una delle cose più belle del sottosuolo di Roma. Non è visitabile ed è aperta ai soli studiosi: un luogo da Indiana Jones. Ecco, lì porterei volentieri Harrison Ford (sorride).

Nei suoi programmi ha sempre cercato di alzare l’asticella. Qual è stata questa volta la sua sfida personale?

Affrontare cinque settimane al freddo per le riprese (sorride). Scherzi a parte, la sfida questa volta è quella di riuscire a rappresentare la realtà il più vicino possibile a come è realmente, mostrare il vero volto di questa città, trasmettere a chi ci seguirà le atmosfere che abbiamo percepito realizzando la puntata: quando cammini di notte sui sampietrini di un vicolo del centro l’emozione è grande. Senti il solo rumore dei tuoi passi, o dell’acqua di un nasone che cade sul selciato. Devi trasferirle con il cuore queste atmosfere. Noi ci stiamo provando e l’impegno è di tutti, dal regista Gabriele Cipollitti allo staff ci hanno messo tutti il cuore.

Dalla Roma antica a quella contemporanea, qual è il fil rouge che unisce i momenti di questa storia millenaria?

È molto semplice. Roma nasce in un luogo particolare, all’altezza dell’Isola Tiberina, che era il punto più facile da guadare. Le popolazioni che stavano da una parte e dall’altra si incontravano lì: dove ci sono strade ci sono incontri, scambi di merci. E lì è nata Roma, proprio nei pressi della Bocca della verità, lì si tramandava l’abitudine di fare commercio, tra il foro Boario, mercato animale, e il Foro Littorio, quello dei legumi e della frutta. Roma non nasce, come altre città, da una comunità chiusa, che lì fa casa, ma attraverso l’unione di genti diverse. Roma nasce per mettere insieme persone dalle idee diverse, dalle religioni diverse. Sin dall’anno zero della sua reale fondazione, che va molto più indietro di quella che pensavano fosse i romani, riunisce persone che venivano da luoghi diversi. All’età di Nerone, potevi probabilmente definire l’80 per cento della gente extracomunitaria, eppure erano romani. Accadeva anche nella Roma medievale, papalina. Ed è così ancora adesso, pensiamo ai turisti, alla gente.

Una città da sempre aperta al mondo…

Mi sono accorto che Roma è come una squadra nazionale, mette insieme tante persone diverse. Il romano è da sempre abituato al convivio, allo stare assieme. A Roma non ci si incontra per mangiare, ma per stare a tavola, anche al ristorante vai per stare con gli altri, poi nel frattempo mangi.

Che Natale sarà quello di Alberto Angela?

Dopo tutte queste fatiche mi riposerò (sorride).

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