Sono una boomer in continuo movimento
ALESSIA MARCUZZI
Il martedì in prima serata su Rai 2 tra ricordi, musica, risate ed emozioni. La conduttrice di “Boomerissima” racconta i suoi anni Ottanta al RadiocorriereTv: i poster di Luis Miguel e Nick Kamen in cameretta, il primo concerto, le feste a casa di amici. «I giovani di oggi sono poliedrici, reattivi, ma forse noi sognavamo di più»
Come sta vivendo il ritorno di “Boomerissima”?
Benissimo, sono contenta e presa. È un programma che richiede molto tempo ed è complicato da realizzare: è un varietà ed è anche un game, ci sono lo scontro generazionale, i momenti comici, le performance di Luca Tommassini. Al mattino sono in sala prove per il ballo, nel pomeriggio in redazione, di sera ancora prove. È impegnativo, una full immersion di qualche mese. “Boomerissima” intensissima…
“Boomerissima” è diventato in poco tempo un appuntamento atteso da boomer, millennial e non solo… cosa rende il format così attrattivo?
L’identificazione. Il fatto che chi guarda il programma si ritrova nella propria generazione. Dividiamo l’età in un modo un po’ nostro (sorride). Dai quarant’anni in su si è già boomer, anche perché nella realtà i ragazzi di vent’anni vedono un quarantenne già più grande di loro. È un programma che sblocca ricordi ed emozioni.
Come si spiega la grande nostalgia per gli anni Ottanta e Novanta?
Avevano leggerezza e voglia di puro divertimento, senza angosce o paranoie. I ragazzi di oggi sognano forse di meno di quanto facessimo noi, che eravamo alla scoperta di tutto. C’è il telefonino, e vedete che lo chiamo “telefonino”, proprio da boomer, e crea dipendenza. I ventenni di oggi hanno già tutto.
C’è qualcosa che “invidia” loro?
L’intelligenza spiccata, l’acutezza, la prontezza di riflessi. Sono poliedrici, molto reattivi. E poi il fatto che possano fare davvero tutto quello che vogliono nella misura in cui l’età lo consenta. Hanno accesso più facilmente a un numero maggiore di situazioni rispetto a quello che accadeva a noi, per loro questo è un grande plus.
Tra i suoi ospiti è più forte la competizione o la voglia di lasciarsi andare ed emozionarsi?
La competizione…
… se l’aspettava?
No, però ho capito che se anch’io avessi dovuto partecipare a un programma come “Boomerissima” forse sarebbe prevalsa questa. Scatta in maniera forte, succede anche tra noi, in redazione, quando proviamo i giochi (sorride).
In che cosa si sente boomer e in che cosa millennial?
Boomer sempre. Sul telefonino scrivo utilizzando un solo dito, sono amarcord, parlo sempre dei miei tempi… mi sento millennial nella voglia di fare sempre qualcosa di nuovo. La mia testa è sempre in movimento, a volte mi viene detto che lo è anche troppo.
Il pubblico della Rai l’ha accolta con affetto, cosa significa questo per lei?
È stato molto importante. Avevo deciso di prendermi un po’ di pausa, di non tornare subito in Tv, e così all’inizio ho avuto un po’ di timore. Sono arrivata con un progetto scritto da me, avevo paura che non piacesse. Il pubblico invece mi ha accolta a braccia aperte, è stato un po’ tornare in una grande famiglia, anche perché le mie prime esperienze sono state qui. Sono grata alla Rai anche per rispettare la mia creatività, accolta con grande amore.
Facciamo un passo indietro nel tempo, qual è il brano del cuore di Alessia teen-ager?
“Enjoy the silence” dei Depeche Mode, è un brano che mi riporta al mio primo concerto, al palazzetto dello sport di Roma. Di brani a cui tengo tanto ce ne sono anche altri.
Il film che più la fece emozionare da ragazza?
I primi amori sono legati a “Il tempo delle mele”. Il ballo tra Vic e Mathieu fece andare fuori di testa tutte le ragazze. Successivamente venni rapita da “Blade Runner”, mi piaceva perché era all’avanguardia, è un film che ha rappresentato la rottura.
Il telefilm di cui non perdeva una puntata?
Le “Charlie’s Angels”. Volevo diventare come loro, un po’ investigatrici private, un po’ poliziotte…
Negli Ottanta le camerette dei ragazzi erano invase da poster…
Nella mia c’erano quelli di Luis Miguel e di Nick Kamen, ma avevo anche una passione per Simon Le Bon, che potrei avere ancora…
Chi avrebbe voluto intervistare dei suoi beniamini di allora?
Molti li ho incontrati e intervistati al “Festivalbar”. Dei miei miti non sono riuscita a incontrare George Michael, Whitney Houston, Michael Jackson. Penso che quella a George Micol sarebbe stata l’intervista della vita.
Preferiva la discoteca o le feste a casa da amici?
Sono sempre stata poco mondana, per di più i miei genitori erano abbastanza severi e non potevo fare tutto ciò che volevo. Le feste erano quelle a casa di amici, i vestiti di taffetà e tulle… ed erano anche le occasioni per conoscersi, per incontrarsi.
Abbiamo parlato del passato, come si approccia al futuro?
Con una priorità, i miei figli. Sono molto presente nelle loro vite, si devono divertire, ma avendo sempre un po’ di moderazione.
Loro cosa le insegnano?
Che ogni tanto devo un po’ mollare, mi dicono “come ce l’hai fatta tu, ce la facciamo anche noi” (sorride).