Social e Tv? “Nemici” inseparabili
MARCO CARRARA
Il conduttore di “Timeline” è uno dei volti emergenti più apprezzati di Rai 3. Esperto e indagatore dell’universo web, anche presenza storica al moviolone di “Agorà”, ritorna domenica 18 settembre alle 10.25. «Non credo nella teoria che un nuovo mezzo sostituisca il precedente – afferma – ma che per entrambi sia un’occasione in più per continuare a essere centrali»
“Timeline” cambia giorno di messa in onda e si sposta alla domenica, pronto a questo nuovo debutto?
Pronto e carico dopo un’estate bellissima. Mi elettrizza molto, dopo cinque anni, la sfida della domenica mattina. Nelle prime puntate cercheremo di aggiustare un po’ il tiro, per conoscere il nuovo pubblico, sperando che quello del sabato mattina continui a seguirci. Il nostro faro sarà continuare a raccontare i social in Tv, cosa che rende unico “Timeline”, cercando di renderli accessibili a tutti.
Quali sono gli argomenti che più attraggono il vostro pubblico?
La forza di “Timeline” è nella flessibilità. Gli argomenti ci vengono dettati da ciò che accade, noi li subiamo, facciamo una selezione tra quelli che sono stati più di tendenza, condivisi ad esempio su Instagram. Cerchiamo le storie dal basso, anche di perfetti sconosciuti divenute virali sui social. Naturalmente anche i volti noti sono i benvenuti.
Nel corso degli anni come è cambiato il rapporto tra social e televisione?
Penso che siano costantemente amici e nemici. Credo fortemente nella complementarità di questi due mezzi perché uno non riesce a stare senza l’altro. Pensiamo alla pandemia, quando grazie al digital tutti noi ci siamo uniti. La Tv si è cibata dei contenuti che arrivavano dai social e si è avvantaggiata grazie ai tanti software del mondo digital che hanno reso possibile la realizzazione dei programmi Tv. Allo stesso modo i social hanno potuto accreditarsi, godere di un prestigio maggiore grazie al fatto che la Tv riporta contenuti di loro provenienza. Non credo nella teoria che un nuovo mezzo sostituisca il precedente, anzi, credo che per entrambi sia un’occasione in più per continuare a essere centrali.
Si dice che i social siano al nostro servizio, ti capita di pensare che siano invece loro a usarci?
Credo che parlando di social sia il tema centrale, insieme al grande dibattito sull’utilizzo dei dati personali. Con “Timeline” sento forte la responsabilità di fare aumentare la consapevolezza negli utenti. Se posso aiutare le persone a casa a utilizzare i social in modo più consapevole, con più strumenti, anche questo è servizio pubblico. Se il pubblico riesce a utilizzarli in modo più attento è una missione vinta.
I social ci hanno abituato a raccontare, e a raccontarci, anche in pochi caratteri. Ti racconteresti con un tweet?
Hai scelto la persona sbagliata, amo parlare e spesso devo essere fermato (sorride). Ho difficoltà anche nelle Instagram Stories, che durano 15 secondi. Se posso estremizzare, preferisco utilizzare una sola parola che racchiude tutto ed è “curioso”. Curiosità nei confronti del mio lavoro, di ciò che non conosco, delle notizie nuove, della vita, delle passioni, dei miei amici…
Se dovessi raccontarti su Instagram che foto utilizzeresti?
A settembre 2022 sceglierei la foto che ho scattato quando Piero Angela è stato ospite di “Timeline”, uno dei momenti più belli e che difficilmente dimenticherò. Angela, faro della divulgazione, ci ha insegnato che non bisogna mai smettere di studiare. Quella foto invita a non sentirmi mai troppo comodo sullo sgabello su cui siedo e di continuare a studiare.
Un vero e proprio monito…
Angela mi disse anche che “le persone soddisfatte di sé non sono molto intelligenti”. Frase che mi spiazzò e che condivido.
Quanto è giusto concedere, della nostra sfera più privata, ai social?
Credo che sia sbagliato giudicare. Ognuno di noi può concedere, anzi, cedere, parte della propria vita privata per divertirsi, svagarsi o per essere più leggero. Non sai da cosa siano mosse le persone. L’importante è che tutto avvenga con consapevolezza. Devi sapere che cosa stai facendo.
Ti è capitato di arrabbiarti, magari in seguito a una critica ingenerosa in rete e dire… basta, lascio i social?
Ho una community straordinaria, ci scambiamo opinioni in modo anche molto partecipato e ho un sentiment molto positivo. Quando ci sono critiche, magari da parte di hater, credo si debba rispondere, mettendo dei puntini e non lasciando perdere.
Nel corso degli anni il tuo viso è diventato popolare, come stai vivendo questo traguardo?
Sono veramente agli inizi, per me è tutto nuovo (sorride), ma quando mi capita di essere apprezzato è davvero una grande soddisfazione. Sostengo sempre che ci sia differenza tra l’essere popolare e l’essere amati. Penso a Fabrizio Frizzi, era certamente popolare ma anche amato. Ecco, spero, un giorno, di essere accolto con questo amore dal pubblico.
Cosa ti incuriosisce del passato?
La tv artigianale del secolo scorso, sono pazzo di “Techetecheté”. Di quel mondo mi affascinano il perfezionismo, lo studio, l’esercitazione, la possibilità di provare tanto, un lusso che oggi la televisione non ha più.
E del futuro?
Sono uno zio pazzo di sua nipote, spero di poterle lasciare un mondo migliore rispetto a quello che stiamo vivendo. Mi affascina la velocità, che può essere anche un grande svantaggio. Del presente ti dico invece che tornano le mie sveglie alle 4.45 del mattino, in un autunno caldo, dalla politica al conflitto. Sono pronto a raccontare tutto questo.
Pensati per un istante dall’altra parte dello schermo. Un consiglio per Marco Carrara ce l’hai?
Di non abituarmi alla lucina rossa della telecamera e di non perdere mai l’entusiasmo.