Simonetta Columbu
Portiamo allegria e speranza
Anche nella sesta serie di “Che Dio ci aiuti”, Simonetta Columbu veste i panni di Ginevra: “Tornare ad interpretare il mio personaggio è stato bellissimo. In questa stagione sta crescendo, maturando e diventando più sicura – racconta la giovane attrice sarda – Con il passaggio ad Assisi, la mia fede e la mia spiritualità sono cresciute molto”.
Cosa ha significato per lei indossare di nuovo i panni di Ginevra?
E’ stato bellissimo, è stata di nuovo un’opportunità importante sia dal punto di vista della mia crescita individuale, sia come attrice, perché ho potuto approfondire e sviluppare il personaggio.
Oggi Ginevra non è più una novizia buffa ed impacciata, ma una ragazza più forte. Come sta cambiando il suo personaggio?
Diciamo che Ginevra ha attraversato e attraversa tante fasi, anche alcune molto difficili. Ricordiamoci che viene da un grave dramma familiare perché il padre ha ucciso la madre davanti a lei. Insieme al suo essere buffa e divertente quindi ha in sé un grande dolore che l’accompagnerà per sempre, anche se lo ha in parte elaborato. Ovviamente, però, il dolore e la sofferenza non se ne andranno. In questa stagione sta crescendo, sta maturando, sta diventando più sicura ma, come sappiamo, non appena giunge ad una certezza nascono altri dubbi e altre difficoltà.
Avete girato la sesta serie durante la pandemia: che difficoltà avete avuto e quali cambiamenti ha prodotto questa situazione?
Di sicuro l’organizzazione della produzione è stata molto impegnativa e voglio ringraziare la Lux per averci dato l’opportunità di lavorare. Poter lavorare è qualcosa di fondamentale, soprattutto in un momento difficile come questo. Ci facciamo tanti tamponi e cerchiamo di stare il più possibile attenti. E’ un po’ faticoso, ma comunque prevale il senso di gratitudine e di felicità. Non si può infatti dimenticare che ci sono molte categorie in serie difficoltà.
Come è stato il passaggio ad Assisi?
Stupendo. Io amo questa città, la trovo bellissima, ci starei mesi e mesi. Si respira un’energia incredibile e lì la mia fede e la mia spiritualità sono cresciute molto.
Qual è il segreto del successo di questa fiction?
Credo che il segreto sia il riuscire ad unire la parte ironica e divertente a dei temi invece profondi e importanti, attuali. E poi è molto bello che il gruppo dei ragazzi si aiutino tra loro, o vedere una suora, lontana dallo stereotipo della “bacchettona”, umana e interprete dei problemi dei giovani e di tante persone. E’ una fiction che porta allegria e speranza.