Siamo quello che conosciamo
DUILIO GIAMMARIA
«Più siamo informati, motivati e consapevoli, meglio riusciamo a compiere le nostre scelte» afferma il giornalista alla guida del programma da oltre dieci anni. Il martedì in prima serata su Rai 3 tornano le inchieste, gli approfondimenti, le testimonianze di “Petrolio”, con il respiro internazionale che caratterizza la trasmissione, perché «quello che succede altrove ci riguarda in ogni caso»
“Petrolio” è tornato, il martedì su Rai 3. Quali sono gli obiettivi di questa nuova stagione?
“Petrolio” continua ad affrontare argomenti complessi, difficilmente trattati in prima serata, con l’obiettivo di renderli comprensibili. Lo facciamo rivolgendoci a tutti, proprio perché quelle che affrontiamo sono tematiche che influenzano la vita di ognuno di noi. Più siamo informati, motivati e consapevoli, meglio riusciamo a compiere le nostre scelte.
Documenti e inchieste esclusivi e prestigiose testimonianze in studio in pieno stile “Petrolio” e, novità, la presenza in voce di una “intelligenza artificiale”…
L’intelligenza artificiale è un modo per familiarizzare con l’utilizzo delle tecnologie, che al di là dei rischi che possono implicare, sono delle grandi opportunità per radunare dati, per raccogliere informazioni, fare verifiche. Abbiamo creato la nostra intelligenza artificiale che è in grado di restituirci i dati essenziali su un determinato argomento, anche con un approccio un po’ giocoso, l’abbiamo chiamata “Ia” come se fosse un’amica.
Cosa fare per non essere schiacciati dalla tecnologia?
Conoscerla, frequentarla e riflettere sull’uso che se ne può fare. Non c’è niente di peggio di una tecnologia non compresa e non sfruttata. Il dibattito sulle tecnologie fa parte dell’umanità da almeno due secoli, dall’introduzione dei primi telai tessili meccanici, dall’uso del vapore. Nel corso della storia non sono mai mancati teorici del catastrofismo. Io invece sono positivo, sapendo che mai come in questo momento più il know-how è condiviso, meglio è. Se è vero che ogni innovazione tecnologica implica il rischio di una disparità di conoscenze, è necessario fare un salto in avanti tutti quanti insieme.
Uno sguardo che va sempre oltre i confini nazionali, quanto è utile una visione d’insieme per capire dove stiamo andando?
Se pensiamo di essere al centro del mondo abbiamo un effetto distorsivo della visione sulla realtà. Certo, rimaniamo un paese centrale, ben conosciuto nel mondo, ma è anche il mondo che deve entrare nelle nostre case. Quello che succede altrove ci riguarda in ogni caso.
Una buona reputazione, credibilità, fiducia da parte del pubblico. “Petrolio” ha costruito tutto questo in oltre dieci anni di programmazione, che cosa pensi voltandoti indietro e al tempo stesso volgendo lo sguardo al futuro?
L’intuizione di “Petrolio” fu, sin dall’inizio, quella di raggiungere il pubblico in modo coinvolgente. Il format si è evoluto, ma ha mantenuto intatte le caratteristiche identitarie: temi originali, controllo maniacale delle fonti per un’informazione accurata, ospiti che non sono dei semplici parlatori seriali, ma informati protagonisti. In questo modo lo studio è in piena continuità con quanto raccontato nei documentari, nelle inchieste. Ma prima di tutto mi sta a cuore la motivazione di un programma di servizio pubblico: tutto ciò che è possibile fare per dare ai telespettatori, passo dopo passo, tasselli di conoscenza, che gli consentano di formarsi una propria informata opinione.
Avrete ospiti del mondo politico?
Non siamo un programma politico in senso stretto, ma lo siamo in modo sostanziale. Tutti gli argomenti che trattiamo hanno un forte impatto con la politica, che verrà interpellata spesso e quando necessario. La politica è la stanza dei bottoni in cui si prendono le decisioni, è giusto pertanto che ci sia una connessione tra le questioni che solleviamo e le decisioni prese.
Una carriera importante alle spalle. Cosa ti emoziona, ancora oggi, della professione del giornalista?
Scoprire qualcosa che prima non era visibile, o che non era stata capita. Il miglior riconoscimento è sapere che quello che raccontiamo è utile a chi ci segue.
Quali temi affronterete nella prossima puntata?
Continueremo a parlare di energia: dalla geopolitica alle case. Quando accendiamo un fornello siamo in contatto diretto con il gas algerino, con quello russo, con quello che arriva dagli Stati Uniti o dal Qatar. Non lo faremo solo in termini geopolitici ma anche di salute. Avremo un’inchiesta approfondita, scientificamente provata, dei rischi connessi alle polveri sottili, ai veleni emessi dalle nostre cucine. Un buon ragù, la cui cottura è prolungata nel tempo di un paio d’ore, rilascia in casa nostra una quantità di polveri notevole, al punto che, probabilmente, sarà necessario arrivare presto a una riconsiderazione del gas in cucina da sostituirsi con l’elettricità. Sarà il nostro punto di partenza. Poi parleremo di pillole: i farmaci, i tranquillanti, gli integratori. Cose che sono entrate nelle nostre abitudini anche grazie a un marketing onnipresente e di cui a volte abusiamo.