Siamo chi siamo stati
ORIGINI
Francesco Gasparri e Valentina Caruso sono i conduttori dell’appuntamento settimanale con la nostra storia. Il RadiocorriereTv li ha intervistati. Il programma è in onda la domenica alle 15.00 su Rai 2 e il sabato alle 11.25 su Rai 1
Cosa significa raccontare le nostre origini al pubblico televisivo?
VALENTINA: Parlare con un linguaggio vicino alle persone che ci ascoltano. Si tratta principalmente di archeologia, una materia che va spiegata con parole semplici. Non ci piacciono i paroloni accademici (sorride). Significa anche raccontare la nostra storia, conoscere ciò che facevano i nostri antenati, i popoli e le civiltà che hanno vissuto in Italia prima di noi. Ci piace raccontare la vita quotidiana. Nelle scorse puntate, ad esempio, siamo andati a Rimini, alla Casa del chirurgo, a vedere gli strumenti che utilizzava un chirurgo di epoca romana. Faceva già operazioni molto difficili e con una situazione igienica molto diversa dalla nostra: l’anestesia, ad esempio, non esisteva, e venivano utilizzate delle erbe per stordire. Quello di “Origini” è un viaggio nella quotidianità di chi ci ha preceduto nei secoli, nei millenni.
FRANCESCO: Abbiamo cercato semplicità nell’approccio, perché cultura e territorio devono arrivare a tutti. Il tentativo è quello di utilizzare un linguaggio accattivante, al tempo stesso mostrando bellissime immagini, visioni aeree realizzate con i droni. Abbiamo utilizzato anche droni sottoterra per esplorare il sottosuolo, parlo di Roma come di Orvieto sotterranea o delle miniere della Toscana. Il nostro non è un classico programma di territorio, ma di cultura che parla anche di territorio. Partiamo da un’idea, una tradizione di un luogo, e la raccontiamo. Abbiamo raccontato le vie del ferro in Toscana. Siamo partiti dall’Isola d’Elba, ci siamo allargati e siamo arrivati fino alla provincia di Pistoia. Abbiamo seguito una narrazione.
Storia, archeologia, che rapporto avete con questi mondi?
FRANCESCO: Ho un interesse personale nei confrontidella storia, della cultura, dell’arte e dell’archeologia. Mio padre, da grande appassionato, sin da piccolo mi tirava per le orecchie e mi portava per musei e parchi archeologici. Questo sentimento che ho introiettato è rimasto vivo. Ho poi collaborato con il ministero dei Beni culturali, esperienza che mi ha dato occasione di approfondire alcuni temi artistici. E poi posso dire che il territorio sia il mio pane quotidiano, perché per hobby faccio l’agricoltore.
VALENTINA: Sono laureata in archeologia, una passione nata quando ero bambina. I miei genitori mi portavano in giro per i siti archeologici, studiavo sui libri di storia, mi affascinava tutto ciò che era antico, ero appassionatissima di egittologia, scrivevo in geroglifico. A nove anni decisi che l’archeologia sarebbe stata la mia strada. Diventando giornalista ho cominciato a raccontarla insieme ai beni culturali, alla storia.
Valentina, cosa le sta insegnando “Origini”?
VALENTINA: Che abbiamo avuto un passato ricco e importante di cui dobbiamo andare orgogliosi. Ma questo già lo sapevo. Scopri anche quanti esempi possiamo prendere dal nostro passato, per vivere il nostro presente ma anche il futuro. La storia è ciclica, tutto si ripete nel corso del tempo.
Francesco, che valore ha per lei la scoperta?
FRANCESCO: Nasco viaggiatore, continuo a non fare vacanze ma viaggi, sempre alla ricerca di una scoperta. Perché scoprire significa emozionarsi. Ho bisogno che questo accada tutti i giorni in quello che faccio, che si tratti del giardinaggio o della storia, dell’agricoltura o della lettura, di guardare un film. In trasferta approfitto dei momenti di pausa per esplorare i luoghi in cui mi trovo. Ho bisogno di trovare stimoli e per farlo devi essere sempre in movimento, anche mentale.
Da Rimini a Orvieto, dai Campi Flegrei all’area di Venezia. Sono ormai decine le località raggiunte dal programma, quali sono i luoghi e le storie che vi hanno colpito di più?
VALENTINA: Impossibile fare una classifica. Nei Campi Flegrei siamo andati nel Rione Terra, nei sotterranei, visitando l’antica Pozzuoli che oggi si trova sotto i palazzi cinquecenteschi. Siamo stati a Roma, museo a cielo aperto per eccellenza, alla Villa dei Quintili, a Ostia antica, siamo andati nel Tofet di Sant’Antioco in Sardegna, antico cimitero per i bambini nati morti o morti nei primi anni di vita, siamo andati anche al Museo archeologico di Bolzano dove c’è Ötzi, la mummia del Similaun.
FRANCESCO: Ogni esperienza è a sé. In Italia la scoperta e la bellezza sono dietro l’angolo. All’età di vent’anni andai da solo in Messico, con l’obiettivo di raggiungere una piramide, in mezzo alla foresta, ai confini con il Guatemala. Mi ero impuntato (sorride). Fu molto faticoso e una volta arrivato alla meta mi chiesi come mai avessi fatto quello sforzo. Mi torna in mente tutto questo ogni volta che, dietro casa, trovo luoghi meravigliosi, senza togliere nulla a quella piramide. Dalle cave di Carrara al Guerriero di Capestrano, all’entroterra del Molise. Vai al sito archeologico di Sepino in provincia di Campobasso e ti chiedi perché tu debba andare dall’altra parte del mondo. Quell’esperienza in Messico non mi diede la stessa emozione che mi ha dato Sepino.
Valentina, cosa unisce tutti questi mondi?
VALENTINA: Una cultura passata che ci insegna a capire che il mondo antico non era nemmeno così antico (sorride). Se penso a Ötzi, alla sua figura, penso a un uomo che già riusciva a vivere in condizioni terribili di freddo, a tremila metri d’altezza. L’uomo, anticamente, era già avanti. Li definiamo primitivi ma si impegnavano a trovare e a fabbricare ciò che gli serviva. Oggi usiamo tanta tecnologia e ne siamo forse un po’ troppo invasi. Un tempo l’uomo si ingegnava molto di più: non che ora non accada, penso ad esempio a chi crea i computer, ma la massa oggi è forse più pigra.
Francesco, immaginati per un istante cronista nel passato. Se avessi una macchina del tempo dove ti faresti trasportare?
FRANCESCO: Sicuramente nell’antica Roma, ma anche a Gerusalemme ai tempi delle Crociate per vedere la convivenza delle tre religioni abramitiche e godere di quella contaminazione continua. E poi nell’antica Grecia, a Sparta. Sono sempre stato affascinato dalla battaglia delle Termopili. Il nome Leonida è uno di quelli a cui sono più legato e mi piacerebbe, un giorno, dare questo nome a mio figlio.
Le andrebbe di proporre lettori un breve itinerario che ci porti alle origini della sua Isola?
VALENTINA: Parto dal santuario di Monte d’Accoddi, a dieci chilometri da Sassari, che ha una forma di una ziggurat mesopotamica. Un tronco di piramide a gradoni con rampa d’accesso non può che portarci in Mesopotamia. È un sito di 5 mila anni fa. Consiglierei poi di vedere Cagliari sotterranea, con le bellissime cripte che divennero anche rifugio nel periodo di guerra, il Pozzo Sacro di Santa Cristina a Paulilatino, di epoca nuragica, i Giganti di Mont’e Prama, le grandi statue dell’età del ferro. Quindi il villaggio nuragico di Barumini, insieme al Nuraghe di Santu Antine, che rappresenta la perfezione nuragica. Bisogna anche fare un salto alle rovine romane di Nora, un’antica città fenicio-punica, con il doppio porto. Questo per citare solo alcuni luoghi spettacolari.
Cosa vi piacerebbe lasciare al pubblico che vi segue?
FRANCESCO: L’obiettivo dei programmi di territorio non è fine a se stesso, ma come dice il direttore Angelo Mellone (Day Time Rai) è quello di fare in modo che le persone escano di casa e si mettano in viaggio, raggiungano i luoghi personalmente. In 55 minuti dobbiamo dare la spinta a prendere la macchina, la nave, il treno, l’aereo, senza limitare l’esperienza a un singolo sito archeologico, ma a un itinerario. È una sorta di consiglio di viaggio.
VALENTINA: Emozioni. Vorrei anche che le persone fossero invogliate a mettersi in viaggio, alla scoperta di siti che raccontiamo loro.