Sergio Castellitto

Lucariello ha la forza dell’innocenza

foto di Gianni Fiorito

Cosa le ha fatto accettare il ruolo di Lucariello?

È stata un’occasione abbastanza irripetibile, l’idea di potere lavorare a uno dei testi più importanti della drammaturgia italiana del Novecento, un personaggio leggendario, che pronuncia una battuta leggendaria, “Te piace, ‘o presepe?” che equivale a “Essere, o non essere” di altra drammaturgia. È stata un’avventura che ho accolto con grande entusiasmo e con uno spirito studentesco, non mi sono mai spaventato all’idea di dovermi confrontare con qualcuno che è inarrivabile, Eduardo, ho recitato questo ruolo il più possibile in maniera sorgiva.

Cosa c’è dietro alla domanda “Te piace, ‘o presepe?” Luca Cupiello ogni anno apre i cartoni in cui custodisce i suoi pupazzi di terracotta, e ogni anno li risistema, come se volesse risistemare i pezzi di questa famiglia che oggi definiremmo disfunzionale, dove sente che c’è qualcosa che non quadra, che non gli viene detto. Forse questo presepe rappresenta l’amore che si è disgregato nella vita, in fondo Luca è il più vecchio di tutti, ma è anche il più bambino di tutti, è colui che è riuscito a conservare la forza, la potenza dell’innocenza infantile che gli consente ancora di avere quel sorriso spontaneo, quella certa leggerezza. Per questo lui ne soffrirà più degli altri, per questo è destinato a morire. Gli altri sopravvivranno, perché gli altri si sono accontentati.

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