Serena Rossi

Io con le emozioni ci vivo

Il RadiocorriereTv incontra la protagonista di “Canzone Segreta”, il venerdì in prima serata su Rai1. «Cerco – dice – di essere una conduttrice istituzionale quando serve, accogliente quando serve. Sono io, senza filtri, con entusiasmo». E al nostro giornale “svela” cosa canta per dare la buonanotte al figlio Diego: «“Buonanotte Fiorellino” e “Amore che vieni, amore che vai”, che sembra un po’ una ninna nanna». 


©Gianluca Saragò

Poco più di un mese fa il successo della fiction “Mina Settembre”, ora la conduzione di un programma musicale in prima serata. Che conduttrice vuole essere? 

Tolgo il cappottino rosso di Mina Settembre e metto delle paillettes, ma alla fine sono sempre io. È il mio motto, è quello che mi hanno detto il direttore Stefano Coletta e tutte le persone che lavorano con me. È la mia prima vera conduzione da sola, in prima serata, un’avventura nuova, cerco di essere istituzionale quando serve, accogliente quando serve. Sono io, senza filtri, con entusiasmo. Io con le emozioni ci vivo. 

Da appassionata della televisione di ieri e di oggi, c’è un modello di conduttrice a cui si ispira? 

Più che ispirarmi ci sono conduttrici che ho sempre guardato, stimato e ammirato, come Raffaella Carrà e Antonella Clerici. Non cerco mai di emulare qualcun altro, cerco sempre di andare dritta per la mia strada. La Carrà e la Clerici sono due professioniste che trovo sempre autentiche, spontanee, mai costruite. E poi sono portatrici di buonumore (sorride)

Quali sono le canzoni che hanno segnato la sua vita, personale e professionale?  

Ce ne sono tantissime, ne canto una in ogni puntata di “Canzone Segreta”, per questo non le citerò ora. Ci sono brani che mi ricordano le mie origini, mio nonno, la mia infanzia, altre che sono state importanti per la mia carriera, altre che mi legano a Davide, la mia storia d’amore, altre ancora alla mia città. Sono contenta perché facendo l’attrice devo sempre interpretare la vita di qualcun altro, quindi svelare poco di quella che sono realmente, anche se in ogni personaggio c’è sempre un po’ di me. In questa occasione posso raccontare pezzettini della mia vita e della mia storia.  

Quando ha capito che la musica avrebbe avuto un ruolo centrale nella sua vita? 

Da sempre, sono cresciuta in un ambiente musicale. Che sarebbe diventata una professione l’ho capito invece a 16 anni, quando ho preso parte al mio primo spettacolo, il musical “C’era una volta scugnizzi” di Claudio Mattone, Enrico Vaime, tratto dal film di Nanni Loy, con la regia di Gino Landi. Cantai per la prima volta sul palcoscenico e dissi: questo mi piace, lo voglio fare e forse lo posso fare per sempre. 

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