Se l’arte salva l’anima

YEVA SAI

La misteriosa ragazza senza nome e diffidente di tutto e tutti, chiusa in un mondo inaccessibile, grazie a Cardiotrap riesce ad aprirsi al mondo, a intraprendere un difficile percorso alla ricerca di quanto ha lasciato fuori dell’Ipm. Il RadiocorriereTv incontra la giovane attrice ucraina, tra i protagonisti della quarta stagione di “Mare Fuori” in onda il mercoledì in prima serata su Rai 2: «La bellezza, l’arte mi ha aiutata a trovare un modo per vivere, per godere delle cose belle e superare quelle difficili»

Il suo personaggio, Alina, è tra i protagonisti della serie. Ce la presenta?

Alina è una ragazza molto riservata, reagisce immediatamente se qualcosa non le piace, la sua vita è avvolta dal mistero. È chiusa nel suo silenzio, parla raramente, ma ha un cuore molto buono e di questo se ne accorge Cardiotrap, l’unico con il quale riesce a trovare dei momenti di pace. Tra loro c’è una bella amicizia, tra silenzi e voglia di mettersi in ascolto, è un rapporto nel quale si sentono entrambi liberi di essere loro stessi.

L’amicizia, la condivisione, anche del dolore… come ha costruito il legame professionale con Domenico Cuomo?

È andato tutto in maniera naturale tra noi. Domenico è un attore molto bravo, ma soprattutto una persona di cuore, ogni volta che mi trovavo in difficoltà lui era sempre pronto a darmi una mano e a tranquillizzarmi. È stato bello lavorare con lui, a ogni scena ci sentivamo sempre più connessi e liberi.

Cosa nasconde Alina nel suo silenzio?

Un dolore grandissimo. È una ragazza straniera, completamente sola e profondamente insicura. Nonostante tutto, però, cerca di essere forte per difendersi dai pericoli, come il tentativo di violenza da parte di un uomo che poi, nel suo drammatico tentativo di evitare uno stupro, perde la vita. Quando si subisce una violenza non si sa mai quale potrebbe essere la reazione, lei smette più o meno da questo momento di parlare. 

Quanta Alina ha dentro di sé e quanto della sua vita ha concesso a questa ragazza?

Siamo due persone molto diverse, il suo silenzio, il suo modo di scegliere le persone mi affascina molto. Se fossi veramente Alina, anche io sceglierei Cardiotrap (ride). Nella vita reale, come nel lavoro, non amo mai giudicare le persone, con i personaggi che devo interpretare mi chiedo quale siano le loro difficoltà, i desideri. In questo lavoro un attore deve provare a scendere nella propria oscurità e, anche se fa paura, conoscerla aiuta ad andare avanti. È stata un’esperienza davvero molto bella, piena, in alcuni momenti emotivamente difficile perché, pur avendo molto chiaro quale fosse il confine tra me e lei, ho vissuto la storia di Alina intensamente.

Che occasione è stata per lei “Mare Fuori”?

Questo è il lavoro che voglio fare e “Mare Fuori” mi ha dato l’opportunità di recitare in una grande produzione, una grandissima fortuna. È una serie che mi ha dato visibilità, una voce alla mia storia personale e a quella del mio Paese in guerra. Di questo sono molto grata, così come aver avuto la possibilità di nuove amicizie, di incontrare persone carinissime, di entrare veramente nel mondo della recitazione.

Cosa significa recitare per lei?

È una domanda che mi faccio spesso anche io (ride). Credo che l’essere umano sia una creatura giocosa, ognuno di noi trova il proprio modo di giocare. Quando ero piccola facevo teatro a casa con i miei cugini, organizzavo dei piccoli spettacoli per i miei genitori. Mi piace creare, adoro le storie, raccontare ad altri. A teatro il rapporto con il pubblico è molto stretto, non ci sono pareti di separazione, ma sogno spesso il cinema. Voglio tenere aperte tutte le porte…

L’arte e la bellezza salvano le anime delle persone. In che modo ha salvato la sua?
L’arte è magia, credo tantissimo nel suo potere. Litigo con mio padre perché pensa che l’arte sia solo per pochi privilegiati, che per vivere serve altro. Circondarmi di bellezza e di creatività mi ha aiutata a trovare un modo per vivere, per godere delle cose belle e superare quelle difficili. Se hai dentro di te tantissimo dolore, se ti senti solo, puoi alleggerire la tua anima con il canto, il disegno, la recitazione. Quando sono stata a Napoli per lavoro, nei momenti di solitudine cantavo sempre. Mi liberavo da ogni peso. L’arte ci aiuta a guardarci meglio dentro di noi, come se fossimo davanti a uno specchio, ad accettare o gestire quello che di noi non non ci piace.

Cosa l’ha colpita dell’Italia?

L’Italia mi ha sorpreso per la grande morbidezza nell’accoglienza. Venivo da una situazione difficile, sono stata compresa e ho ricevuto tutto l’aiuto di cui avevo bisogno. Stata molto fortunata, in questo Paese ho incontrato persone belle, che sono diventate un po’ la mia famiglia. E poi è una terra super gioiosa, una gioia che sapete dimostrare agli altri, e questo è bellissimo, mi ha spinto a ritrovare la forza di vivere.

Cosa si aspetta dal suo domani professionale e dalla vita?

Spero di continuare a lavorare nel mondo del cinema, magari con i registi che amo e, chissà, un giorno, anche mettermi alla prova dietro la telecamera, sperimentare altre opportunità creative. Mi piace l’idea di mischiare diverse direzioni dell’arte. In generale però faccio fatica a pensare al futuro, ci sono stati momenti in cui pensavo di non averlo. Ho cercato di lavorare su di me, di trovare un modo più sereno per affrontare la vita, ma ora mi concentro sull’oggi, senza immaginare come potrebbero andare le cose. Per il momento vivo il mio bellissimo presente.

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