RITA PAVONE: WOODSTOCK
Rita la ribelle racconta Woodstock
Questa sera in prima serata Rai2 celebra i 50 anni della storica tre giorni. Uno speciale condotto da Rita Pavone che racconta il più grande concerto di sempre, riproponendo le esibizioni di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, Joan Baez, The Who, Creedence Clearwater Revival, Santana, Jefferson Airplane, Crosby, Stills, Nash & Young. In studio, con Rita, Donovan, uno dei più grandi cantautori degli anni Sessanta, insieme a Mario Biondi, Raphael Gualazzi, Karima
Perché uno speciale su Woodstock e perché Rita Pavone per raccontare quell’evento unico?
Woodstock è stato un concerto epocale in un momento particolare della nostra vita, è stato la ciliegina sulla torta in un periodo storico in cui la gente sentiva di cambiare il mondo, di trovare solidarietà con il prossimo, obiettivo che sembrava quasi ottenuto. Purtroppo, poi, ci siamo persi per strada. A Woodstock si sono mescolati amore, gioia, dolore, un mix di sentimenti sui quali la musica ha lavorato. La musica è centrale nella nostra vita, è la cornice di qualsiasi ritratto, di qualsiasi ricordo, un momento di gioia così come uno di tristezza ti portano sempre alla mente una canzone. Woodstock è stato davvero qualcosa di particolare. Sono molto grata al direttore Carlo Freccero e al gruppo degli autori per avere pensato a me, che sono sempre stata una ribelle. Sono stata ribelle da ragazzina quando ho conosciuto un tipo di musica diversa, ne ho dovuto fare dell’altra ma sempre cercando di incanalare questo mio amore per il blues e per il rock anche in dischi che erano molto più semplici. Mi sono sempre assunta la responsabilità di scelte che ho portato fino in fondo.
Una vita piena di sfide…
Ero una ragazzina completamente piatta, lontana dalle maggiorate che andavano di moda negli anni della mia prima adolescenza, attrici come Sofia Loren. Io ero esattamente il contrario, quindi mi dicevo: io faccio la cantante, deve contare la mia voce, deve piacere come canto, non dovrebbe essere importante tutto il resto. Sono sempre stata una ribelle, come quando ho deciso di sposare l’uomo che amo e me ne sono fregata del mondo intero e del fatto che mi dicessero che la mia carriera sarebbe finita da un giorno all’altro e che forse sarebbe stato meglio tenere quella cosa nascosta. A me non è mai piaciuto nascondere nulla, era una storia pulita, volevo essere me stessa.