RAUL CREMONA
Che magia la magia!
Presiede il corpo docente del collegio magico di Rai2, il comico-illusionista più famoso del piccolo schermo si racconta al RadiocorriereTv: «Lo stupore è alla base sia della comicità che dell’illusionismo. Gli allievi della nostra scuola sono tutti mossi da grande passione». “Voglio essere un mago”, a metà tra il talent e il reality, vede le casate “Volpi Rosse”, “Piume D’Oro” e “Abisso Blu” contendersi l’ambita bacchetta d’oro. Da martedì 21 settembre in prima serata
Nel programma è il preside della scuola di magia, i protagonisti sono giovani aspiranti maghi, come si trova in questo ruolo?
È un’esperienza nuova. Il pubblico mi conosce per mago, mago comico, in “Voglio essere un mago” devo invece svolgere due attività completamente diverse, quella del preside e quella dell’educatore, cosa che mi catapulta un po’ indietro nel tempo quando, agli inizi della mia carriera, sono stato insegnante per un po’ di anni. Ho l’incombenza di redarguire i ragazzi, di dare loro suggerimenti ma anche di cercare di educarli, di spiegare come tirare fuori al meglio le proprie caratteristiche, per sviluppare meglio la personalità. Mi trovo molto bene, i ragazzi sono simpatici, carini, mi sono trovato di fronte a un materiale umano molto interessante. C’è veramente della passione, gli allievi sono lì perché vogliono diventare maghi, studiano e lottano per dare il massimo.
Quando e come è entrata la magia nella sua vita?
Molto presto. Accadde quando nel 1967 mia nonna mi regalò una scatola di giochi di prestigio. Venni calamitato da quella piccola scatola di cartone, all’interno c’erano quattro giochi simpatici con le carte. Un po’ più in là negli anni entrai nel circolo dei prestigiatori di Milano, di cui oggi sono presidente. Devo essere sincero (sorride), servono una bella costanza e anche un po’ di follia a un ragazzo di 17 anni che, invece di andare in discoteca, decide di frequentare un circolo del quale fanno parte solo persone più grandi di lui. A quei tempi non era come oggi, dovevi trovarti un mentore che ti trasmetteva un po’ di conoscenza, poi la strada era tutta in salita. Da solo, attraverso conferenze, congressi internazionali o meno, dovevi cercare di crescere e di diventare bravo.
Magia e risata, un mix che rappresenta per lei una ricetta di vita…
Tra la comicità e la magia c’è molto in comune, ma la cosa principale è che entrambe sfruttano il principio dello stupore. Anche una barzelletta, nella fase conclusiva, ti stupisce perché cambia completamente rotta e arriva la battuta comica. La stessa cosa vale per la magia, perché il mago, quando tu credi di avere capito qual è il sentiero, entra con il colpo di scena. Ecco che a un certo punto, quando meno te l’aspetti, ti rivela che la carta a cui pensavi si trova chiusa in una busta. Lo stupore è alla base sia della comicità che dell’illusionismo.
In tutto questo c’è una certa drammaturgia…
Anche una barzelletta è un atto teatrale. Raccontata da Walter Chiari diventa una scena, raccontata da Gigi Proietti diventa un aneddoto teatrale. Il gioco di prestigio nient’altro non è che un atto teatrale: c’è un prologo nel quale un mago annuncia quello che succede, c’è il corpo centrale, e alla fine l’epilogo che è lo stupore, la rivelazione, la metamorfosi, la trasposizione, l’apparizione. Sono piccole strutture teatrali.