Rai: creatività, trasmedialità e nuovi linguaggi
Il direttore di Cartoons on The Bay, Roberto Genovesi, ha intervistato il nuovo direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi, alla sua prima uscita pubblica dopo la nomina
La sua prima uscita pubblica avviene proprio a Cartoons on the Bay. Dobbiamo considerarla una manifestazione di intenti?
In realtà non è casuale perché ho seguito da sempre questo evento e le edizioni precedenti. Ho sempre partecipato in vesti diverse rispetto a quelle di Direttore Generale. Partecipai come Presidente di RaiNet nel 2009, in quella esperienza incredibile che è stata la più grande factory digitale di servizio pubblico in Europa. Partecipai anche come consigliere di amministrazione della Rai e oggi come Direttore Generale. C’è una continuità che è legata all’importanza dell’evento e all’idea che la Rai ha nei confronti di questo mondo, che è quello dell’animazione, che cerca di intercettare nuovi linguaggi. La Rai si sta trasformando lentamente da broadcaster tradizionale in una media company digitale e questo mondo, che è quello della creatività, della transmedialità e dei nuovi linguaggi, è un elemento portante.
Cos’è per lei il servizio pubblico?
E’ una domanda da un miliardo perché è il grande dibattito del nostro tempo: nel mondo della grande rivoluzione digitale, della convergenza tecnologica e dei nuovi linguaggi, il servizio pubblico, televisivo e multimediale, serve ancora? Un tema che viene affrontato in tutti i Paesi europei dove i servizi pubblici svolgono un ruolo importante nell’informazione, nell’intrattenimento, nell’educazione. Io credo che sia fondamentale mantenerlo e renderlo il più possibile attivo, perché è la spina dorsale dell’industria culturale di una nazione. In Italia, la Rai svolge questa funzione. Spesso e volentieri, nel dibattito sulla Rai ci dimentichiamo di dire che è il punto di traino dell’intera industria culturale italiana dell’audiovisivo e anche dell’animazione. Il ruolo che svolgono Rai Kids e RaiPlay è fondamentale. Stesso dicasi per Rai Fiction e Rai Cinema. Il 74% delle serie Tv in Italia, le produce la Rai. Un mercato che la Rai difende, protegge e valorizza. Il servizio pubblico serve proprio a tenere in vita l’industria culturale italiana, a trasferire nuovi linguaggi, a rappresentare l’Italia a se stessa, ma anche al mondo. Credo che questo ruolo sia fondamentale.
L’animazione è più contenuto o più linguaggio?
L’animazione è entrambe le cose. Contenuto perché trasmette un immaginario e costruisce un senso della realtà per le nuove generazioni che i servizi pubblici fanno fatica ad intercettare. Ma vale anche per le generazioni più grandi, perché si può investire in una dimensione che si rivolga ad un pubblico di età maggiore. L’animazione è un po’ dovunque nel cinema, nella cultura e nella poesia.
L’animazione è più per bambini o c’è anche lo spazio per gli adulti?
Ci sono terreni che il servizio pubblico deve iniziare ad esplorare. Abbiamo vissuto in questi ultimi decenni un’accelerazione enorme, soprattutto gli addetti ai lavori di un settore che vive la velocità della modernizzazione. Ma questo cambiamento nei linguaggi, nella tecnologia, nei modelli di fruizione del pubblico, ha visto i broadcaster tradizionali con lentezza adattarsi a questi cambiamenti perché ovviamente vivono e provengono da linguaggi, modelli di trasmissione e da una cultura diversi. Oggi però questo processo è avviato. Ad esempio, il lavoro che ha fatto in questi anni RaiPlay è straordinario nel tentativo di creare una vera piattaforma che riuscisse a raccogliere una innovazione di linguaggio e di prodotto e nello stesso tempo una grande memoria delle produzioni e dei contenuti Rai che attraversano la storia del nostro Paese. Quindi, secondo me, lo sforzo che la Rai deve continuare a fare è l’investimento per il futuro. Ci sono stati dei rallentamenti e sicuramente questo fa parte della difficoltà di un’azienda complessa ad adattarsi a questi processi di accelerazione. Credo che la strada sia quella giusta.
Negli ultimi anni a Cartoons on the Bay, man mano che sale l’età del pubblico di riferimento, c’è sempre più attenzione a quei prodotti che sono interattivi non soltanto di fruizione frontale e lineare. Su questo aspetto la Rai potrebbe aggiungere qualcosa?
La Rai ha iniziato questo percorso. Lo ha fatto già partendo con RaiPlay e con quei contenuti che sono distribuiti in maniera non lineare. Ovviamente è evidente che i broadcaster tradizionali vengono dalla linearità. Comunque, oggi buona parte delle risorse economiche del mercato vengono utilizzate per una funzione che è ancora molto lineare. Questo porta ad una serie di conseguenze come l’invecchiamento del pubblico che fruisce dei contenuti Rai. E’ necessario un percorso di trasformazione che deve essere attuato nella qualità giusta. Credo che la Rai sia uno dei broadcaster più avanzati in Europa, sull’indirizzo dei nuovi linguaggi e sui processi di interazione. Su questo siamo sulla giusta strada. La Rai è il servizio pubblico che ha il canone più basso d’Europa, quindi la capacità di investimento è direttamente proporzionale alle risorse economiche. In un mercato in cui la parte commerciale ed economica è abbastanza frantumata e frastagliata.
Possiamo pensare che un giorno la Rai possa occuparsi anche di interattività come videogiochi?
Questo è un altro dei grandi universi su cui la Rai deve sperimentarsi perché il mondo del game è un’industria ricca, fertile e attiva, ma anche funzionale al servizio pubblico. Il game è anche un elemento formativo ed educativo e fino ad oggi non è un ambito su cui si è sperimentato. Dovremo farlo quanto prima.
Se dovesse scegliere un personaggio storico italiano sul quale fare un cartone animato?
Ci troviamo a Pescara, nella città di Gabriele D’Annunzio e l’Aurum è un luogo rappresentativo. Un personaggio incredibile della modernità italiana, nonostante venga rappresentato come una sorta di austero e barocco uomo decadente. Ha inventato invece la modernità italiana. Era anche un grande uomo di azione ed il poeta più tradotto nel mondo dopo Dante Alighieri. Dunque, un personaggio sul quale sarebbe divertente creare un cartoon.