Raccontiamo l’identità italiana
FABRIZIO ZAPPI
Il RadiocorriereTv intervista il direttore di Rai Documentari. «Per funzionare un documentario deve raccontare una storia o indagare una realtà che suscitino interesse nello spettatore. E deve farlo con un linguaggio narrativo moderno»
Documentare i grandi protagonisti, contemporanei e non. Qual è la linea editoriale del Servizio pubblico?
Per Rai Documentari consiste nel raccontare attraverso il linguaggio del documentario di creazione i grandi protagonisti e gli avvenimenti emblematici nei quali si è condensata la storia recente del nostro Paese, perché offrono un punto di vista privilegiato per comprendere meglio un’epoca e le radici storiche e culturali del nostro presente. Direi che sia i documentari più direttamente impegnati nel racconto storico, sia quelli che per alcuni aspetti sono caratterizzati da un tono leggero, cercano di dare un contributo alla costruzione dell’identità degli italiani, colta nella sua storicità e nelle sue manifestazioni più interessanti.
Uno dei titoli di punta è il racconto di Lucio Battisti, ci spiega questa scelta?
Grazie alla collaborazione artistica con Mogol, la sua musica e le sue canzoni hanno segnato una rottura definitiva nella musica italiana e hanno influenzato fortemente la cultura popolare, contribuendo alla formazione della grammatica emotiva di milioni di italiani. Si tratta di un documentario che rientra in una linea editoriale specifica che Rai Documentari dedica alla musica italiana con prime serate su Rai 1, della quale fanno parte i documentari dedicati a Franco Battiato (“Il coraggio di essere Franco”) e ai Pooh (“I Pooh. Un attimo ancora”), che sono andati in onda nella scorsa stagione ottenendo risultati straordinari in termini di share e di pubblico, dimostrando come il documentario narrativo possa essere competitivo con le altre forme dello storytelling televisivo, ovviamente con costi contenuti e molto interessanti dal punto di vista strategico.
Cosa deve avere una narrazione documentaristica per funzionare?
Sicuramente deve raccontare una storia o indagare una realtà che suscitino interesse nello spettatore. L’altro importante requisito è il linguaggio narrativo, che deve essere moderno, competitivo con le altre forme dello storytelling e dialogare con altri linguaggi, dalla fiction all’animazione. Un esempio è il documentario “4 giorni per la libertà. Napoli 1943”, che andrà in onda a settembre in occasione della ricorrenza dell’insurrezione di Napoli contro l’occupazione nazista, per il quale ci siamo avvalsi dell’animazione per ricostruire alcune azioni eroiche, di sequenze cinematografiche del capolavoro di Nanni Loy del 1962, ma anche di un brano rap napoletano cantato da Massimiliano Gallo e della voce narrante di Luisa Ranieri.
Quali sono le principali novità in onda da settembre?
“Lucio per amico. Ricordando Battisti”, che andrà in onda in prima serata su Rai 1 il 13 settembre. Sempre sulla rete ammiraglia andrà in onda un documentario dedicato a Claudio Cecchetto, che ci condurrà attraverso la musica nel cuore degli anni Ottanta e Novanta grazie alle interviste dei più grandi talent televisivi e musicali di oggi che furono lanciati da Cecchetto. Su Rai 2 ritorna il generecrime con una serie di titoli che raccontano casi di omicidio rimasti scolpiti nell’immaginario collettivo, mentre su Rai 3 una serie di otto appuntamenti settimanali metteranno a fuoco la storia recente del nostro Paese e la vita di alcuni personaggi della cultura e dello spettacolo italiani: da Tortora a Totò, da Giorgio Gaber a Enrico Mattei. L’offerta del prime time sarà affiancata da numerosi documentari rivolti al pubblico della seconda serata e del day time, dove troveranno spazio formati più brevi con biografie di personaggi contemporanei che hanno raggiunto l’eccellenza nel loro campo, e documentari di carattere sociale e istituzionale che arricchiranno l’offerta nello spirito di servizio pubblico che la Rai svolge per il Paese.