Quanta vita nel teatro, quanto teatro nella vita
TONI SERVILLO
Il RadiocorriereTv incontra il protagonista di “Qui rido io”, vincitore del….. per l’interpretazione di Eduardo Scarpetta: «Il regista Mario Martone mi ha offerto una possibilità bellissima». Acclamato a Venezia, l’attore campano è uno dei volti del cinema italiano più apprezzati al mondo: «Fa piacere avere un riconoscimento del proprio lavoro. Ti incoraggia a continuare a cercare sempre sfide nuove, a non accomodarsi nella routine»
Eduardo Scarpetta è un mito del teatro, capostipite di una dinastia di grandi attori. Cosa ha pensato quando le è stata proposta questa parte?
Ho pensato che Martone mi offriva una possibilità bellissima di potere raccontare da attore la vita di un altro attore che attraverso il mestiere ha celebrato la vita stessa. Scarpetta era un uomo di grande avidità nei confronti delle passioni, del teatro, delle tournée, uno che divorava la vita. Questo racconto di Martone ci mostra di quanta vita è fatto il teatro ma anche di quanto teatro è fatta la vita.
Che idea si è fatto della Napoli di inizio Novecento?
Era una città viva, esuberante, un po’ come quella che abbiamo conosciuto nel corso del tempo. Una città con tante contraddizioni, con problemi tragicamente acuti, ma anche un luogo di straordinaria proliferazione di avvenimenti soprattutto nel campo dell’arte, una città di straordinaria vitalità.
Le sarebbe piaciuto viverla?
Non lo so, mi accontento del tempo che mi è stato destinato (sorride).
Scarpetta vive intensamente e celebra la vita, quanto è attuale la sua figura?
Non si cercava francamente un’attualità. Scarpetta è il padre dei tre De Filippo, sappiamo che grandi attori sono diventati, nel caso di Eduardo un genio. Se c’è un messaggio che questa vita teatrale consegna è che per ottenere certi risultati, naturalmente, non bisogna necessariamente passare attraverso la sofferenza della illegittimità. Questo è evidente, ma attraverso il rigore, lo studio, il lavoro quotidiano.