ALESSANDRA ZAVOLI

Nel mondo segreto dei gatti

Storie, affetti e misteri raccontati da chi li ama davvero

 

La giornalista e conduttrice radiofonica, voce di “Colpo di Coda” su Rai Radio2, firma per Rai Libri il volume “Colpi di Coda”. Un viaggio delicato e profondo nel legame tra personaggi della televisione e dello spettacolo e i loro gatti, dove libertà, mistero e affetto si intrecciano in storie autentiche e sorprendenti. Un libro che accarezza l’anima e invita all’empatia, il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza. Un amore per gli animali che si riflette anche nel ricordo di Sergio Zavoli, che trovava nella cura e nella vicinanza con loro una forma profonda di umanità

 

Nel suo libro racconta il legame profondo tra personaggi famosi e i loro gatti. Come nasce l’idea di dare voce a questo mondo così discreto, ma anche pieno di sfumature?

Da tre anni conduco “Colpo di coda”, una rubrica su Rai Radio2 dedicata agli animali, uno sguardo nella vita degli artisti al di fuori dalla ribalta. Gli intervistati mi raccontano il legame con i loro animali domestici. Non solo per pura curiosità, ma perché le adozioni e i loro incontri speciali, siano di esempio per chi li ascolta. È venuto fuori un mondo variegato. Molti personaggi pubblici hanno più gatti che cani, forse per una questione di gestione e compatibilità con la loro vita professionale. Da qui l’idea di raccontare questa vita un po’ nascosta, fatta di un amore silenzioso ma intensissimo.  Ho 4 gatte e 5 cani. La mia vita con loro è piena e serena. Sono la mia famiglia.

Il gatto incarna libertà, mistero e una forma silenziosa di affetto. Cosa le ha insegnato questo animale nel modo di osservare la vita delle persone?

I gatti insegnano la pazienza, la lentezza, il saper aspettare. Con loro nulla è immediato: bisogna meritarsi l’affetto. I sentimenti che regalano non sono mai scontati. Alcuni gatti sono più socievoli, altri più distaccati, ma è proprio in questa varietà che si nasconde la ricchezza del loro modo d’amare. Chi impara a vivere con i gatti, secondo me, diventa una persona più completa.

Tra le tante storie che ha raccolto, ce n’è una che l’ha colpita in modo particolare per intensità o somiglianza tra il carattere del gatto e quello del suo umano?

Sono tutte diverse, ma tutte speciali. Forse il racconto di Luca Barbareschi e della vita con i suoi gatti, in particolare con Abramo, un micio magico, speciale, in grado di sentire persino le presenze occulte. O anche il rituale dei gatti di Tony Esposito ai quali il musicista faceva ascoltare per primi le sue nuove composizioni. I gatti hanno una sensibilità che va oltre ciò che percepiamo.

Il libro è anche un inno all’empatia. Crede che il modo in cui trattiamo gli animali rifletta il modo in cui trattiamo noi stessi e la società?

Negli ultimi anni c’è stata una maggiore consapevolezza nei confronti degli animali. Le leggi oggi finalmente puniscono in modo più severo maltrattamento e uccisione di animali e anche il riconoscimento delle creature viventi come esseri senzienti nella Costituzione è un bel passo avanti. C’è però ancora molto da fare. Persistono alcune mentalità per così dire antiche, per le quali l’animale è ancora visto come “qualcosa che serve a”. Non un compagno, ma un mezzo. Fortunatamente oggi si fa strada una visione diversa, fondata sul rispetto della loro natura. Anche il mercato del pet non conosce crisi: è il segno che c’è una maggiore attenzione al loro benessere, non un bisogno di sostituire qualcosa, come qualcuno crede, ma un desiderio sincero di cura.

Come ha scelto le parole per raccontare queste storie così intime, rispettando la sensibilità dei protagonisti?

Ho chiuso gli occhi e ho provato a immedesimarmi nei gatti. Ho immaginato che fossero loro a raccontare la vita all’interno delle case dei loro “umani”. Questo punto di vista, tenero ma ironico, mi ha permesso di evitare il tono didascalico e di restituire l’essenza del legame. I 28 vip intervistati mi hanno svelato vizi e virtu’ dei loro piccoli amici; raccontato il colpo di fulmine che li ha fatti incontrare. Ma hanno anche immaginato che all’improvviso diventassero parlanti: cosa avrebbero detto se si fossero espressi in “umanese”? Scopritelo leggendo il libro… E poi c’è un aspetto importante: il ricavato del libro sarà interamente devoluto in beneficenza al “Rifugio di Hope”, un santuario per il recupero di animali da reddito a Castel Sant’Elia, alle porte di Roma, che accoglie animali salvati da situazioni difficili e offre loro una nuova vita in libertà, nel rispetto della loro natura. Qui vivono tutti insieme senza gabbie né sbarre 500 animali strappati a destini terribili come maiali, struzzi, lama, pavoni, bufali.  A guidarlo è Corinna, una donna meravigliosa con cui collaboro da vent’anni, capace di trasformare l’amore per gli animali in un progetto concreto di accoglienza e speranza.

Se dovesse descrivere il gatto con una sola parola?

Magico.

E se invece fosse il gatto a descrivere noi?

Credo direbbe: “Ti concedo il privilegio di vivermi accanto: ma   rispetta i miei spazi, e fammi tante coccole, dammi del buon cibo, non tradirmi mai e sarò tuo per sempre”.

Che rapporto aveva Sergio Zavoli con gli animali, e in particolare con i gatti?

Avevamo entrambi un grande amore per gli animali. La nostra casa era un via vai di piccoli ospiti: gatti, cani, uccelli. Viveva con noi anche un airone bianco reso incapace di volare dal fucile di un cacciatore.  Sergio era forse un tantino più gattofilo rispetto alla mia sfrenata “canitudine”. Nel ’95, mentre era alle prese con la sua inchiesta sulla fede in “Credere non credere” che girava nella Basilica di Sant’Alessandro a Roma, ebbe un incontro speciale. Improvvisamente dal nulla apparve sul set un bellissimo gatto bianco con gli occhi azzurri. Partecipava ogni giorno in modo diligente alle riprese. Per nulla intimidito dal gran trafficare dei tecnici, tra luci e grovigli di fili. Per Sergio era diventata una presenza insostituibile al punto da non iniziare a girare se prima Alessandro (volle chiamarlo così) non si fosse piazzato sulla colonna di marmo che era diventata ormai la sua postazione. Finite le riprese, come era prevedibile, il gatto si trasferì a casa nostra. E che dire di Magò, l’altra felina di casa Zavoli, sgusciata fuori da chissà dove sul trafficatissimo piazzale di Palazzo Madama davanti al Senato. Era poco più grande di una pallina di pelo quando rotolò proprio davanti ai piedi di Sergio che stava per entrare in auto: altro che segno del destino.

Che belle storie…

Sì, sono storie di amore profondo che lasciano per sempre un segno indelebile sul cuore. E che scaldano i ricordi.