PRESA DIRETTA

Adesso, non dopo

La squadra di Riccardo Iacona ha ripreso a viaggiare in giro per il mondo con le inchieste, i reportage, le testimonianze esclusive, le interviste ai grandi esperti e l’attualità con gli ospiti in diretta nello studio. Da lunedì 1° febbraio, su Rai3, otto nuovi appuntamenti per affrontare le grandi emergenze di questo periodo, dalla pandemia da Covid-19 alla crisi economica, dall’emergenza sociale a quella ambientale

FOTO DI MAURIZIO D’AVANZO

Com’è cambiato il modo di raccontare i fatti nell’anno pandemico?

Sono cambiati la nostra vita e il nostro modo di vedere la realtà, c’è una dose di preoccupazione in più determinata dal fatto che siamo in un momento veramente drammatico per l’Italia, l’Europa, il mondo intero. Con il nostro racconto, abbiamo sempre cercato di mettere nell’agenda dell’opinione pubblica temi che ci sembravano importanti per lo sviluppo del Paese, per la democrazia. Ora abbiamo l’obbligo di essere ancora più determinati. Ci sono cose che dobbiamo assolutamente fare, non solo per uscire dalla pandemia, ma soprattutto per cercare di tenere aperta una finestra sul futuro. Quello che abbiamo perso nell’ultimo anno in termini di sofferenza, di persone ammalate, di morti, di pezzi di economia, va totalmente ricostruito, adesso, non dopo. Ecco, potessi mettere uno slogan a questa serie di “PresaDiretta” direi: Adesso, non dopo.

Da dove si ricomincia?

Noi ricostruiamo il futuro se veramente accettiamo la sfida che questa pandemia ci ha lanciato, faccio un esempio che ha a che fare con la prima puntata di “PresaDiretta” dedicata a Lombardia e Calabria. Ci siamo ritrovati nella seconda ondata, che ci ha colpito più della prima, un’altra volta impreparati, nonostante avessimo capito un sacco di cose di quello che dovevamo fare per contenere il virus, a cominciare dal tracciamento, dai tamponi, dalla costruzione di presidi esterni agli ospedali, proprio perché avevamo capito che l’assalto agli ospedali di marzo e aprile aveva portato un sacco di morti e che questo Covid non si combatte nelle corsie ospedaliere, ma nelle case. Quando poi è partita la seconda ondata tutto ciò che avremmo dovuto mettere in campo non è stato fatto. Dobbiamo considerare questo momento come un’occasione straordinaria per fare le cose, se non le facciamo non solo siamo colpevolmente in ritardo, ma poi ci troveremo in un deserto, considerando anche che i tempi della vaccinazione di massa sono incerti e che dovremo convivere ancora con la presenza di questa infezione.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N. 5 a pag.28