Polizia di Stato

Psicologia e polizia, le passioni della vita

Risoluta, coerente, determinata: Emanuela Tizzani, direttore tecnico capo psicologico della polizia di Stato presso il ministero dell’Interno, è una donna autentica, non segue i tempi, preferisce anticipare i processi della società e delle persone. Le sue facoltà di assimilazione e la mente analitica le consentono di affrontare compiti delicati e di massima responsabilità con grande senso del dovere

Sobrietà di gusti e stile, riservatezza dei modi e di approccio, qualità innate e anche ereditate: Emanuela Tizzani è figlia del primo questore donna d’Italia, Annamaria Miglio. Di sua madre porta con sé l’esempio e la passione per il bene della collettività e per la polizia di Stato, di cui fa parte dal 1993.

Come nasce il suo percorso lavorativo nella polizia di Stato?

Ho iniziato a lavorare per la polizia di Stato nel 1993, in qualità di psicologa e in regime di convenzione con la Direzione centrale di sanità. Mi occupavo prevalentemente di selezione, partecipando però anche a formazione e ricerca. Nel 1999 sono entrata a far parte della polizia di Stato come funzionario tecnico psicologo. Dopo pochi mesi dal temine del corso, sono stata assegnata al servizio centrale di protezione, che protegge testimoni e collaboratori di giustizia. Insieme ai miei colleghi ci occupavamo di tantissime situazioni, sia direttamente collegate alla vita sotto protezione, come la necessità di comunicare ai minori il contesto, sia legate alla necessità di intervenire in frangenti particolari, come sedare liti familiari o scongiurare scioperi della fame. Svolgere questa attività mi ha consentito di sviluppare una conoscenza della psiche di soggetti gravitanti nell’orbita delle mafie.  Successivamente sono stata assegnata al servizio polizia scientifica, dove mi sono occupata di interviste per la realizzazione di identikit, di gruppi distruttivi, e di vittime del crimine. È in quel periodo che è iniziata una lunga e proficua collaborazione con la professoressa Giannini dell’Università La Sapienza di Roma, allora facoltà di psicologia, in particolare sul tema della realizzazione di progetti finalizzati a dedicare attenzione alle vittime di reato. Successivamente ho lavorato in Sapienza in regime di dottorato di ricerca, sempre continuando a occuparmi di progetti europei in partenariato con la polizia di Stato. Al termine del dottorato, dopo una breve parentesi in Direzione centrale di sanità, nuovamente impegnata nelle selezioni, sono stata aggregata alla Direzione centrale delle specialità, dove mi sono occupata di approccio alle vittime di incidenti stradali e ferroviari gravi e di formazione del personale del reparto mobile sul training autogeno. Attualmente dirigo il centro psicotecnico della polizia di Stato, sito nella Direzione centrale delle risorse umane del dipartimento di pubblica sicurezza.

Un ruolo delicato, di cosa si occupa in particolare?

Il centro psicotecnico si occupa di selezione attitudinale, sia per il personale in ingresso nei vari ruoli della polizia di Stato, sia per il personale interno che accede a qualifiche superiori o a corsi specialistici. La selezione attitudinale prevede per i concorsi esterni l’accertamento dei requisiti psicoattitudinali del D.M. 30 giugno 2003 n. 198. È uno step fondamentale perché consiste in una valutazione tecnica psicologica da effettuarsi su soggetti per i quali è già stata acclarata la salute mentale ed è importante verificare che possiedano requisiti che li rendono adatti a svolgere i compiti delicatissimi del poliziotto. Un esempio per tutti: se si pensa a un incidente stradale, l’operatore deve essere in grado di mantenere un grado di allerta tale da garantire la sicurezza, specie se ci si trova in autostrada, deve avere doti che gli consentono di cogliere gli elementi necessari a ricostruire l’evento, deve saper affrontare la vista di scenari inimmaginabili e, infine, deve poter tranquillizzare le persone che sono coinvolte. Alcune caratteristiche, come per esempio la capacità di gestire adeguatamente le proprie emozioni, sono indispensabili in questi frangenti. Questo tipo di accertamento richiede non solo competenze tecniche, ma anche competenze organizzative elevate, poiché implica la gestione quotidiana di numeri importanti di candidati, gestione resa possibile dal fatto che il personale che lavora nel Centro, tutto il personale, a prescindere dal grado e dalla qualifica, possiede un elevato livello di professionalità e motivazione. A dimostrazione del fatto che imprese di un certo livello possono essere condotte solo in modo corale da gruppi ben affiatati.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N. 24 a pag. 34