Poesia, comicità, commozione

SEI PEZZI FACILI

“Qui e Ora” è il terzo dei cinque appuntamenti con le opere teatrali di Mattia Torre con la regia televisiva del Premio Oscar Paolo Sorrentino. Protagonisti dello spettacolo Valerio Aprea, che abbiamo intervistato, e Paolo Calabresi. Il 3 dicembre alle 22.00 su Rai 3

Valerio Aprea, qual e il valore del teatro di Mattia Torre oggi?

Il coronamento di un percorso, iniziato tanti anni fa nella più totale sordina che è arrivato fino a qui. In questo mestiere, se si rimane assolutamente fedeli a se stessi, portando avanti quello che ci rappresenta profondamente – come ha fatto Mattia – senza cercare alcuna forma di successo, il successo arriva. Non è un caso che la firma televisiva sia quella di Paolo Sorrentino.

Qual è l’eredità di Torre?

Rappresenta tutta la mia vita, al pubblico Mattia lascia del materiale imprescindibile. Tra le sue tante peculiarità, ha dimostrato che la scrittura può anche permettersi di utilizzare in abbondanza una forma di turpiloquio senza per questo essere mai lontanamente volgare, anzi coltissima. Mattia è stato elegante e raffinatissimo perfino nell’usare parolacce, mischiando nei suoi testi lessico sopraffino e lussureggiante.

In che modo convivono i diversi linguaggi del teatro e della televisione?

“Sei Pezzi facili” sono la dimostrazione del fatto che il classico ossimoro teatro-televisione, sia possibile. In questo caso è stata molto importante la mano di Sorrentino che ha portato il cinema a servizio del teatro per la televisione. Una miscela misteriosa ben riuscita. Chi ha avuto la fortuna di assistere alla registrazione dello spettacolo dal vivo, ha vissuto le macchine da presa come parte integrante dello spettacolo, tra interazione e fusione totale.

Davanti a quale emozione mettono queste opere?

Sono quattro monologhi e due spettacoli. Io faccio “Gola”, un reading di mezz’ora, forse lo spettacolo più esclusivamente comico rispetto agli altri, quello che meno reca con sé la tridimensionalità tematica ed emotiva. È una pièce che nasce per far ridere furiosamente, ma amaramente.  “In mezzo al mare” invece, è un monologo scritto da Mattia nel 2003 che ho portato a teatro per diversi anni, comico e amaro, è la storia di un uomo che dichiara di non sapere nulla di sé e della vita. Si creano per questo momenti di comicità irrefrenabile, ma anche una buona dose di poesia e di commozione. “Qui e Ora”, l’altro spettacolo che faccio con Paolo Calabresi, racconta di due motociclisti incidentati che per un’ora e un quarto di spettacolo interagiscono in una sorta di antagonismo perenne che rivela modi di porsi differenti e confliggenti. Tutti gli spettacoli mischiano l’altissimo e il bassissimo, la furia e la gentilezza, la poesia, la comicità e la commozione. Parlano di tutto, della vita e della morte, di noi in quanto italiani, ma anche di noi individui.

Come potremmo definire la scrittura di questo autore?

Uno sguardo sulla vita in un incontro di contenuti molto originali, con una lingua irriproducibile.

Trama

Un incidente frontale tra due scooter in una strada secondaria della periferia di Roma, con i soccorsi che tardano ad arrivare, porta due uomini feriti e a terra, a confrontarsi e a odiarsi perché opposti, inconciliabili. Aurelio è un cuoco famoso, sicuro di sé, protagonista anche di un programma radiofonico. Claudio è un disoccupato, mammone, impacciato, svogliato e sempre sul punto di soccombere ma ancora miracolosamente vivo

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