Piero Angela

Un viaggio lungo 40 anni

Uno dei marchi più amati e apprezzati dal pubblico televisivo festeggia un importante compleanno. Il RadiocorriereTv incontra il decano della divulgazione televisiva, che di “Quark” è ideatore e conduttore: “Con il nostro lavoro dobbiamo svegliare le coscienze sul ruolo fondamentale di tecnologia ed energia”. E ancora: “Se non ci diamo una mossa le cose andranno male”

Come nacque il progetto “Quark”?

Questo è il quarantesimo ciclo, sono tanti anni, il primo andò in onda nel 1981, ma lo stavamo preparando già nel 1980. “Quark” nacque perché nel decennio precedente facevo dei documentari, nell’ambito del telegiornale, non potevo farne tanti in un anno e andavano in onda in ordine sparso. Non c’era un appuntamento fisso con la scienza e, proprio per questo motivo, pensai di creare una rubrica con la collaborazione di altri divulgatori. Misi in moto questa macchina.

Perché scelse proprio questo nome?

Avevamo un lunghissimo elenco di titoli, ognuno aveva messo quelli che gli sembravano più interessanti, alla fine venne fuori questo “Quark”, che è la più piccola particella conosciuta all’interno dell’atomo, significava andare dentro le cose. A proporlo fu Marco Visalberghi, il primo collaboratore del programma insieme a Lorenzo Pinna e a Giangi Poli. Due sono andati in pensione, Visalberghi ancora lavora.

Quando iniziò l’avventura, pensava che “Quark” sarebbe diventato un punto di riferimento per tante generazioni di telespettatori?

Ho sempre pensato che la scienza sia così interessante, piena di conoscenze utili, straordinarie, per cui qualunque persona un po’ curiosa non può non esserne interessata, anche se nella vita fa altre cose. È andata molto bene, anche perché “Quark” è un marchio che si è differenziato in tantissimi altri programmi, come “Il mondo di Quark”, “Quark economia”, “Quark Europa”, “Quark musica”, e ancora l’enciclopedia, le serie, gli speciali. Abbiamo fatto 200 pillole di “Quark” e poi “Superquark”, quando nel 1994, la prima serata, per essere vincente, doveva durare con lo stesso programma fino al telegiornale della notte.

Un progetto capace di adeguarsi al passare del tempo…

Una volta i programmi di prima serata della Rai duravano un’ora. Nella prima edizione andammo in onda alle 21.30, subito dopo il famoso telefilm “Dallas”, che andava benissimo. La prima puntata di “Quark” fece 9 milioni di telespettatori. Grazie a tutti i collaboratori facemmo 18 appuntamenti.

“Quark” è da sempre un osservatorio privilegiato sulle scoperte scientifiche e tecnologiche, sull’evoluzione della nostra società. Come siamo cambiati noi umani e come è cambiato il mondo che ci ospita nel corso di queste quattro decadi?

Un anno prima che io nascessi, Lindbergh attraversava l’Atlantico per la prima volta. Molti non hanno capito come il mondo stia cambiando rapidamente. C’è una grande carenza di scuola e di informazione, il nostro programma cerca proprio, così come faccio personalmente con i libri e con le conferenze, di aiutare a colmare questo buco. Pensi come il mondo è cambiato nell’arco della mia generazione. Quando sono nato, nel 1928, la speranza di vita era di 52 anni. Io quest’anno ne compio 92, ho fregato 40 anni alle statistiche (sorride). Le tecnologie figlie della scienza, che sono alla base dello sviluppo economico e della capacità di competere, oggi sono sottofinanziate, sono l’ultima ruota del carro. Se non ci diamo una mossa le cose andranno male, come già stanno andando male.

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