Perfetta
SEI PEZZI FACILI
Un monologo che racconta un mese di vita di una donna, attraverso le quattro fasi del ciclo femminile. «Mattia Torre era un essere umano sensibile, curioso. Non scriveva di quello che viveva, ma di ciò che lo appassionava e lo faceva riflettere» afferma Geppi Cucciari, protagonista di una delle opere teatrali dirette da Paolo Sorrentino. Sabato 26 novembre alle 22.00 su Rai 3
Un monologo tutto al femminile…
Un’opera in cui si respira l’ironia di Mattia Torre. Ho avuto, e ho ancora il privilegio di portare in scena il suo ultimo spettacolo scritto per il teatro. Si racconta di una donna che non sono io, ma che somiglia a me più di ogni altra donna abbia mai rappresentato, questo perché sapeva quali parole regalare a chi. Il mondo ha perso un grandissimo autore e drammaturgo, noi abbiamo perso un amico.
Di cosa tratta “Perfetta”?
Mattia Torre ha spesso scritto delle miserie e delle ricchezze dell’essere umano, argomenti che ben conosceva, ma riusciva a raccontare anche di ciò che non conosceva direttamente, come nel caso del mio spettacolo nel quale si affronta una cosa che innegabilmente non poteva sapere, il ciclo mestruale della donna di cui celebra la bellezza. Una volta mi disse “io e il mio cortisone abbiamo scritto questo spettacolo”. Lo compose, infatti, negli anni più difficili sotto il profilo fisico, ma certamente molto proficui dal punto di vista emotivo. Lui non scriveva di quello che viveva, ma di ciò che lo appassionava e lo faceva riflettere. E poi si si preparava, perché credeva nella competenza, termine che dovrebbe essere centrale nelle vite di tutti. Ha potuto affrontare il tema della gravidanza, di ciò che accade a una donna ogni mese in quei giorni così pieni di vitalità e colori semplicemente perché ha studiato, ha parlato con ginecologhe, con sua moglie ostetrica, si è incuriosito su un tema così distante da lui. Mattia era un essere umano sensibile, curioso, lo studio veniva affinato dalla sua genialità, ma le due cose sono sempre andate insieme.
Come avete affrontato questo viaggio?
Ci siamo approcciati a questo lavoro con quel senso di gratitudine nei confronti di un amico pieno di talento che ha creduto in noi in tempi diversi. Grazie a Paolo (Sorrentino, il regista) Mattia può ambire a quello che meritava di più, l’immortalità. In quindici anni abbiamo portato in giro per l’Italia le sue opere, la gente ha scelto di comprare un biglietto per andare a vederle a teatro. Questa volta, grazie a un regista come Sorrentino e a Francesca (moglie di Mattia Torre) che ci ha sempre creduto tantissimo, è il teatro che entra nelle case degli italiani. In queste opere si avverte tutta la sua presenza anche se in assenza. Abbiamo registrato questi sei spettacoli con sole venti persone a teatro. Davanti a noi un pubblico in totale silenzio. Era quasi come essere da soli. Il rumore di quel silenzio non lo dimentico, come non dimentico che, tutte le volte che succede qualcosa, mi chiedo cosa avrebbe scritto Mattia, come lo avrebbe trattato.
TRAMA
Un monologo che racconta un mese di vita di una donna, attraverso le quattro fasi del ciclo femminile. Una donna che conduce una vita regolare, scandita da abitudini che si ripetono ogni giorno e che, come tutti noi, lotta nel mondo. Ma è una donna e il suo corpo è una macchina faticosa e perfetta che la costringe a dei cicli, di cui gli uomini sanno pochissimo e di cui persino molte donne non sono così consapevoli. È la radiografia sociale ed emotiva, fisica, di ventotto comici e disperati giorni della sua vita.